PALERMO. LA FILLEA PRESENTA IL PACCHETTO DI PROPOSTE SULLE AZIENDE SEQUESTRATE E CONFISCATE.
30.04.12 A trent'anni esatti dalla barbara uccisione a Palermo di Pio La Torre e del suo autista Rosario Di Salvo, la Fillea Cgil, sindacato dei lavoratori delle costruzioni, ha scelto proprio la data di oggi e proprio Palermo per lanciare un appello: salvare l'apparato produttivo delle aziende confiscate alle mafie, dotando l'Agenzia Nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata di una strumentazione adatta a gestire queste imprese, anche e soprattutto per tutelare i livelli occupazionali nei territori dove queste aziende operano. Infatti, chi lavora in un'azienda che viene confiscata e chiusa perde il proprio posto di lavoro da un giorno all'altro e per molti mesi - e a volte per anni - di quell'azienda non si sa più niente perché il percorso di 'bonifica' e destinazione a scopi sociali è molto lungo. Per questo, propone la Fillea Cgil, occorre prevedere anche che tutti dipendenti da aziende sequestrate siano posti, dal giorno stesso del sequestro, automaticamente sotto tutela di un ammortizzatore sociale, una 'cig per ragioni di mafia' ( o meglio 'antimafia') specifica per questa casistica. Di questo si è parlato oggi alla Camera del Lavoro di Palermo, nel corso di un'iniziativa promossa dalla Fillea Cgil nazionale e dalla Cgil di Palermo, alla presenza di Walter Schiavella, segretario generale della Fillea, Maurizio Calà, segretario generale Cgil di Palermo, Salvatore Lo Balbo, segretario nazionale Fillea, e di Pierluigi Vigna, ex procuratore generale antimafia ed oggi Presidente dell'Osservatorio Edilizia & Legalità. Quello che il sindacato degli edili della Cgil ha voluto dimostrare, dati alla mano, è semplice: nel nostro Paese il sistema antimafia produce sì frutti sul piano della repressione e del recupero ad uso sociale dei beni, ma mostra evidenti carenze nell'attività di reinserimento produttivo delle imprese sequestrate e confiscate. Infatti secondo le elaborazioni della Fillea (su base dati ministero della Giustizia), di tutti i beni confiscati e sequestrati in 30 anni (al 30 settembre 2011 erano 82.654) solo 27.845, cioè poco più del 33% in pratica uno su tre, hanno avuto una destinazione. E i numeri si riducono di molto se si guardano alle aziende sequestrate o confiscate: delle 5.546 presenti nell'intera banca dati del ministero della giustizia, le aziende confiscate uscite dalla gestione con decreto di destinazione sono solo 91 (per il ministero, pari all'1,64% del totale). Insomma, dall'entrata in vigore della legge Rognoni-La Torre, solo alcune decine di aziende hanno ricevuto il decreto di destinazione, concludendo l'iter amministrativo necessario per potersi ricollocare nel mercato e tornare finalmente a produrre e a creare occupazione di qualità. Ed ecco le proposte presentate oggi da Fillea: CIG PER RAGIONI DI MAFIA (o 'ANTIMAFIA')- L'autorità giudiziaria cui fa capo il sequestro, tramite l'amministratore Giudiziario, dopo aver presentato la domanda di cig alla locale sede Inps per la copertura salariale per tutti i lavoratori dell'azienda o fatti emergere dall'amministratore, darà contemporaneamente comunicazione al Prefetto, che attiverà il confronto sindacale previsto dalla normativa sulla Cassa Integrazione, informerà l'Inps e la relativa Commissione presso l'Istituto per l'attivazione delle procedure di cig. La Cig avrà una durata pari al periodo utile allo svolgimento di tutti gli atti giudiziari che portano alla definitiva assegnazione dell'azienda confiscata definitivamente o al dissequestro dell'azienda. La Cassa Integrazione s'interromperà qualora l'azienda ricomincerà, anche durante l'iter procedurale del sequestro, ad aver una propria vita. PER LE AZIENDE - L'autorità giudiziaria, cui fa capo il sequestro, anche attraverso una perizia giurata limitata all'attività del singolo cantiere o sito produttivo, deve essere in grado entro breve tempo di poter disporre un provvedimento per la “continuità d'esercizio d'impresa” e impedire la sospensione di ogni attività che porti alla rescissione di ogni singolo contratto d'appalto. WORK TUTOR- L'autorità giudiziaria o l'Agenzia per i Beni Sequestrati o Confiscati informeranno del sequestro le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro più rappresentative a livello nazionale e firmatarie dei Ccnl, che nomineranno un nomineranno un "Work tutor" per l'impresa sequestrata avente già il “riconoscimento di continuità d'esercizio". PROCEDURA POST CONFISCA - Da dodici e diciotto mesi dalla definitiva confisca, l'Agenzia Nazionale dei Beni sequestrati e confiscati procederà alla consegna delle imprese al Ministero per lo Sviluppo Economico, dove sarà istituito un 'Ufficio Speciale' che avrà il compito di gestire queste aziende fino alla loro definitiva collocazione sul mercato. Dell'Ufficio Speciale faranno parte, oltre al Ministero allo Sviluppo Economico, l'Agenzia per i beni sequestrati o confiscati e le organizzazioni sindacali di categoria.
Fonte LABITALIA/ADNKRONOS
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