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a cura di Alessandra Graziani

Disagio abitativo regionale

Il disagio abitativo è ormai oggetto di studio dei maggiori Enti e Istituti di ricerca economici e sociali, i dati sulla dimensione nazionale del fenomeno sono noti . L’argomento presenta notevoli fattori di complessità, intersecando problematiche sociali, economiche, tecniche e politiche. Le analisi disponibili indagano la tematica da diversi punti di vista, e con differenti obiettivi finali. Il nostro intento, all’interno di questo filone di ricerca ormai consolidato, è quello di approfondire le conoscenze sulla condizione di uno specifico segmento della popolazione, quello delle famiglie in affitto economicamente più deboli, ovvero nelle condizioni economiche per accedere all’edilizia residenziale pubblica, e di analizzare tale condizione in riferimento alla disaggregazione territoriale di livello regionale, con alcuni approfondimenti sulla situazione delle aree metropolitane. Questo perché ci interessa monitorare e dare una stima, seppure indicativa, del fabbisogno abitativo nelle condizioni più critiche, quello di cui il governo nazionale e locale non può non farsi carico per garantire condizioni minime di equità e solidarietà sociale, quello nel quale ricadono molte famiglie appartenenti alla nostra rappresentanza sindacale (tipicamente famiglie monoreddito e monoparentali con figli). L’interesse dello studio è anche quello di delineare un quadro aggiornato, ed in continuo aggiornamento, delle differenze che tale disagio abitativo assume nelle diverse realtà regionali, e nelle aree metropolitane. A tal riguardo, se molti studi sono stati pubblicati in anni recenti sul fenomeno a livello nazionale, pochi arrivano ad un’articolazione regionale, articolazione che assume particolare rilevanza nell’ambito di uno studio come il nostro, in cui si cercano di coniugare gli aspetti della rigorosità scientifica con quelli dell’operatività dello strumento finalizzato alla contrattazione locale. Il disagio abitativo regionale viene esaminato determinando, nelle sezioni che seguono:

1 la domanda insoddisfatta di edilizia residenziale pubblica;

2 la domanda potenziale delle famiglie a reddito medio-basso;

3 l’incidenza della povertà relativa;

4 il tasso di anzianità;

5 la presenza degli immigrati;

6 la domanda di posti letto per gli studenti fuori sede delle aree metropolitane;

7 la consistenza dei giovani che convivono nel nucleo familiare di origine;

8 un quadro di sintesi della criticità abitativa nelle regioni italiane.

Per ogni categoria vengono individuati uno o più parametri di analisi, che descrivono il fenomeno a livello regionale e per le 14 aree metropolitane. L’indicatore maggiormente significativo di ogni sezione viene inoltre classificato in base allo scostamento rispetto al valore medio nazionale, in modo da evidenziare le differenze territoriali nella manifestazione del fenomeno (il risultato in classi viene graficizzato nella cartina interattiva della pagina). Naturalmente l’attribuzione di queste classi (media, superiore, inferiore…) va letta in relazione al valore medio di riferimento, a prescindere dal valore intrinseco di questo ultimo. Per esempio, nel caso della domanda insoddisfatta di posti alloggio per studenti, il valore medio nazionale è molto alto: quasi l’85% dei posti letto teoricamente necessari risulta mancante; le classi attribuite a ciascuna area metropolitana indicano, quindi, un ulteriore peggioramento, o un miglioramento, rispetto a tale condizione media.

 

 

 

 

 

 

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Tutti i principali Istituti di ricerca, Enti ed Associazioni di categoria hanno effettuato studi recenti sull’argomento. In particolare, per la completezza e l’aggiornamento dei dati, si veda Nomisma, La condizione abitativa in Italia, Roma 2007