3 MARZO MANIFESTAZIONE NAZIONALE FILLEA FILCA FENEA. LE CRONACHE, I COMMENTI, I VIDEO, LE INTERVISTE

Almeno 30mila lavoratrici e lavoratori del settore delle costruzioni hanno preso parte alla manifestazione nazionale di sabato 3 marzo a Roma, indetta da Fillea Filca Feneal per chiedere al Governo l'apertura immediata di un tavolo di crisi e lanciare la piattaforma rivendicativa e le proposte dei sindacati per portare fuori dalla crisi il settore delle costruzioni, nel segno della regolarità e della sicurezza del lavoro, della legalità, della qualità dell'impresa e per uno sviluppo sostenibile.
Tutti con i caschetti in testa rossi, verdi e blu, ad unire simbolicamente i tanti saperi e le diverse professionalità: muratori, carpentieri, tecnici e operai specializzati, impiegati, gruisti, cavatori, addetti operai del legno e arredo, dei laterizi, del cemento, dei lapidei, restauratori e archeologi, italiani e stranieri, soprattutto romeni, polacchi, egiziani, magrebini, est europei, arabi, latino americani, africani.
In testa al corteo lo striscione con lo slogan della manifestazione “in piazza per costruire il futuro”, portato dai LAVORATORI DELLA METRO C, i compagni di lavoro di Luigi, il giovanissimo lavoratore morto nei giorni scorsi in un cantiere della Metro C a Roma, e poi i segretari generali di Cgil Cisl Uil Camusso Bonanni Angeletti al fianco dei segretari delle categorie Walter Schiavella, Domenico Pesenti, Antonio Correale.
Dietro a loro 100 lavoratori con indosso cartelloni con i ritagli dei giornali locali, per ricordare alcune delle centinaia di crisi che quotidianamente, lontano dalla ribalta nazionale, si consumano nei territori. Storie di imprese che chiudono, di cassa integrazione, di licenziamenti. Ma anche storie che ricordano gli altri temi al centro della protesta e della piattaforma unitaria, come il dramma degli infortuni mortali, la piaga del caporalato, l'esplosione di irregolarità, l'illegalità diffusa e le infiltrazioni della criminalità organizzata nel sistema degli appalti, ed ancora i cantieri fermi, le opere incompiute e quelle mai partite.
Dietro il serpentone di uomini - sandwich lo striscione di Roma e Lazio, con in testa i segretari generali confederali i leader di Feneal Filca Fillea: Camusso, Bonanni, Angeletti, Correale, Pesenti, Schiavella.
In piazza anche i mezzi di lavoro, una betoniera, due camion e a fianco al palco una gru, e numerose coreografie: dai “nonnetti - muratori” di Padova, al “funerale del lavoro” inscenato dalla delegazione di Salerno, alle carrozzine “vuote per genitori licenziati” della delegazione di Bergamo, agli spezzoni delle restauratrici con le magliette “fantasmi dei cantieri” e quelli organizzati dai lavoratori stranieri.



SINTESI INTERVENTO DI WALTER SCHIAVELLA
03.03.12 Oggi ci porta in piazza la preoccupazione e la rabbia per il lavoro che abbiamo perso in questi anni. Anni in cui alla crisi congiunturale e finanziaria si è aggiunta una crisi strutturale, dove pesa la responsabilità delle imprese di non aver saputo approfittare del lungo periodo di espansione del settore - durato quindici anni - per investire in innovazione, per crescere, per strutturarsi, per intervenire sulle fragilità del sistema d’impresa.
E ci porta in piazza anche un progetto. Quello di costruire un Paese in cui quando piove non si debbano temere frane e alluvioni, dove le abitazioni e le scuole siano sicure; dove le città siano vivibili e le case non siano preda della sola speculazione immobiliare; dove il lavoro non sia separato dai diritti; dove la corruzione non sia l'unica politica industriale; dove le infrastrutture siano fatte e fatte ben, con certezza di costi e di tempi, nel rispetto della legalità e, soprattutto, si facciano quando servono davvero, rispondendo a priorità indispensabili per il futuro del Paese, come quella di connettere il Nord al Sud d’Italia e far ricominciare a crescere il Mezzogiorno.
Un Paese dove le risorse stanziate, come quelle delle ultime delibere CIPE, si trasformino in cantieri e non restino promesse. Un Paese dove i comuni siano messi in condizioni di spendere in maniera selettiva le risorse, allentando quel patto di stabilità che sta strangolando cittadini ed imprese.
Siamo qui per sostenere questo progetto, un progetto di sviluppo, di crescita sostenibile, un progetto che parte dal presupposto che questa crisi non può essere affrontata con lo sguardo rivolto al passato, ma occorre cambiare passo assumendo la sfida della sostenibilità come faro di una nuova fase di crescita che va innescata con investimenti, con regole di mercato adeguate e con politiche industriali capaci di offrire un futuro all'intero sistema delle costruzioni, dall'edilizia ai materiali, a partire dalle risposte che da troppo tempo attendono le centinaia di vertenze aziendali delle imprese della filiera. Quanto ancora dovranno attendere ai tavoli del Ministero i lavoratori di Rdb o di Natuzzi per conoscere il loro futuro?
Non abbiamo ancora visto fra i provvedimenti del Governo proposte in grado di riavviare lo sviluppo, ma ancora una volta assistiamo ad iniziative definite “liberalizzazioni” ma che nei fatti continuano a tradursi in deregolazione, come nel caso dell’articolo 14. Come si può pensare di eliminare i controlli sulla sicurezza? E come si può consentire di aprire un’impresa con un euro in un settore dove già oggi ci sono 900.000 imprese e ormai si aprono partite Iva per pagare di meno il lavoro dipendente?
All'atto del suo insediamento il nuovo Governo definì i suoi obiettivi: crescita, rigore, equità
E allora, dov'è la crescita?
Cosa si sta facendo per affrontare la stretta creditizia e la rendita di posizione delle banche? Come si rilancia il mercato interno se non si redistribuisce la ricchezza a favore del lavoro dipendente?
E’ questa è l'emergenza che si deve affrontare per far ripartire il Paese, non l'art.18. E lo dimostra proprio l’edilizia, dove quel “totem” si applica solo al 5% degli addetti e si licenzia per fine cantiere. Eppure l’emorragia di posti di lavoro è inarrestabile. Al contrario, in edilizia ciò che servirebbe è estendere le tutele e i diritti a tutti quelli che ne sono esclusi.
E dov’è il rigore?
Nel fatto che continuano a pagare sempre i soliti? O il rigore è colpire rendite finanziarie e immobiliari e restituire salario a lavoratori e pensionati alleggerendo il peso del fisco sulle retribuzioni?
Quando il Governo annuncia di voler ridurre la flessibilità cattiva, lo faccia sul serio: colpisca il falso lavoro autonomo e le partite IVA, riduca i co.co.pro., limiti il ricorso al tempo determinato, impedisca il ricorso al lavoro a chiamata in edilizia e, soprattutto, adotti quegli strumenti necessari a rendere effettiva ed esigibile una stretta regolativa, ponendo fine alla devastante corsa al ribasso dei costi che sta distruggendo il settore.
Può farlo adottando subito quegli strumenti che abbiamo condiviso con le controparti: la qualificazione di impresa, il Durc per congruità, la limitazione degli appalti al massimo ribasso. Ed ancora, rafforzi le norme di contrasto al caporalato e metta fine alle discriminazioni verso i lavoratori migranti e verso i loro figli nati in Italia.
Infine, dov’è l’equità?
E’ giusto chiedere ad un muratore, ad un cavatore, ad un operaio di un cementificio o di una fabbrica di materiali o del legno, di stare su un'impalcatura, su un fronte di scavo o ai forni fino a 67 anni di età? Dobbiamo ringraziare il Governo per la fiducia che mostra nella vitalità dei lavoratori dei nostri settori, oppure dobbiamo chiedere la badante per assisterci sulle impalcature?
C’è forse una idea di equità nella riforma previdenziale, che penalizza ancora una volta i più deboli, i lavoratori dell’edilizia, i migranti, le donne, i giovani? Non tutti i lavori sono uguali, e metterla sul piano generazionale è fuorviante. Vecchi e giovani sono sulla stessa barca, che fa acqua da tutte le parti, perché ci consegna, a 67 anni con 42 di contributi, una pensione che non arriva al 50% della retribuzione.
C’è forse una idea di equità quando sugli ammortizzatori sociali si propone di abbassare il livello della contribuzione figurativa per i periodi di disoccupazione, quando un edile trascorre oltre un quarto della sua vita proprio in disoccupazione?
Con la manifestazione nazionale di oggi parte un'azione capillare e diffusa nei territori e nelle fabbriche per sostenere la nostra piattaforma e, con essa, l'azione negoziale delle nostre confederazione nel confronto in atto col Governo.
Al tempo stesso proseguirà la nostra mobilitazione nei confronti delle controparti imprenditoriali: anche a loro chiediamo coerenza, a partire dal rinnovo dei contratti integrativi provinciali dell’edilizia, su cui il ritardo è intollerabile e inaccettabile.

IL FOCUS DI ANSA

Il 24,1% in meno in termini di investimenti e produttività in cinque anni, 400 mila posti di lavoro bruciati in oltre tre anni. Sono i numeri a certificare la crisi del settore delle costruzioni. Una crisi che oggi i lavoratori hanno portato in piazza con la manifestazione nazionale indetta dai sindacati di categoria, presenti anche i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, per chiedere al Governo l'apertura immediata di un tavolo e investimenti per far ripartire un settore chiave per permettere al Paese di tornare a crescere. Una manifestazione colorata di caschetti da cantiere che ha visto la partecipazione, secondo gli organizzatori, di 30 mila persone. I lavoratori hanno sfilato dalla Bocca della verità fino al Colosseo con cartelli di denuncia: 'La crisi ci schiaccia' e 'Piccole opere fanno grande il Paese'. E' andato in scena anche un finto funerale per denunciare i tanti casi di cantieri fermi e opere incompiute. ''Il settore delle costruzioni e' sempre stato il classico settore anticiclico. Se non riparte questo, non e' vero che riparte la crescita'', ha detto Susanna Camusso che, come gli altri sindacalisti, indossava un caschetto colorato. ''Siamo in piazza per protestare contro lo stallo dell'edilizia'', ha aggiunto Raffaele Bonanni, che al premier Mario Monti chiede di ''eliminare la vergogna degli appalti al massimo ribasso, che sono l'anticamera degli interessi mafiosi''. Per il leader della Uil, Luigi Angeletti, e' necessario passare ''dalle promesse ai fatti: il governo faccia realizzare opere e stanziamenti e i cantieri si avviino subito, rimuovendo gli ostacoli''. I sindacati di categoria chiedono anche alla politica di non sottovalutare il ''profondo disagio sociale'' del settore. Solo nell'edilizia si registrano 300.000 occupati in meno dall'inizio della crisi, e le ore di cassa integrazione sono state 104 milioni nel 2010 e nei primi 10 mesi del 2011 sono aumentate del 4,5%. ''I dati sono sconfortanti, ma il settore può diventare un banco di prova decisivo per un cambiamento di rotta'', ha detto il segretario generale Feneal Uil, Antonio Correale, avvertendo che ''Governo e Parlamento non potranno ignorare le nostre proposte unitarie''. I sindacati hanno infatti presentato una piattaforma rivendicativa con le proposte per portare fuori dalla crisi il settore, nel segno della regolarità e della sicurezza del lavoro, della qualità dell'impresa e per uno sviluppo sostenibile. Al Governo si chiede, in particolare, ''una stretta regolativa, ponendo fine alla devastante corsa al ribasso dei costi che sta distruggendo il settore'', ma anche ''che le risorse stanziate, come quelle delle ultime delibere Cipe, si trasformino in cantieri e non restino promesse'', ha detto il leader della Fillea-Cgil, Walter Schiavella. Un altro aspetto riguarda la previdenza: i lavoratori dell'edilizia, marmo e cave, ha avvertito il segretario generale della Filca-Cisl Domenico Pesenti, vanno considerati ''categorie di lavori pesanti e usuranti'' e necessitano quindi di ''un'età pensionabile più bassa'.

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TV / RADIO / INTERNET

02.03.12 RADIO 1 RAI Intervista a Schiavella
01.03.12 SCHIAVELLA AL TG 3 NAZIONALE
IL MATTINO VIDEO
VIDEO ANSA
SCHIAVELLA SU LIBERO.IT
RAI NEWS 24
LA PRESS - VIRGILIO
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GALLERIA FOTO LA PRESSE
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I RITAGLI DALLA STAMPA NAZIONALE

04.03.12 IL SOLE 24 ORE
04.03.12 CORRIERE DELLA SERA
04.03.12 UNITA'
03.03.12 MANIFESTO
03.03.12 UNITA'
24.02.12 IL MANIFESTO
02.03.12 REPUBBLICA
02.03.12 IL SOLE 24 ORE
02.03.12 UNITA'
01.03.12 LA STAMPA
07.03.12 RASSEGNA SINDACALE
DALLA STAMPA LOCALE - SINTESI


I VIDEO DEGLI INTERVENTI DAL PALCO

GIUSEPPE SCHIAVELLO
lavoratore Metro C di Roma, per ricordare Luigi, il giovane morto in un incidente sul lavoro nel cantiere della stazione Casilina della Metro C
PASQUALE MAUTONE
disoccupato, ex dipendente Lavori Alta Velocità, Napoli
GAZMIR BAJRAKTARI
escavatorista di una impresa edile, Perugia
MONICA TESSARO
dipendente azienda arredamenti, Treviso
ANTONIO CORREALE
segretario generale FENEAL UIL
INT. WALTER SCHIAVELLA
segretario generale FILLEA CGIL
DOMENICO PESENTI
segretario generale FILCA CISL
LUIGI ANGELETTI
segretario generale UIL
RAFFAELE BONANNI
segretario generale CISL
SUSANNA CAMUSSO
segretario generale CGIL



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