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FILLEA CGIL. DOMANI ASSEMBLEA NAZIONALE A MILANO CON SCHIAVELLA ED EPIFANI

Presentate oggi le proposte degli edili Cgil contro la crisi e  l'osservatorio Fillea sulle prime 50 grandi imprese italiane.

 

26.01.09 "Siamo sconcertati per la firma dell'accordo separato. Ancora una volta saranno i lavoratori a pagare il prezzo più alto. L'assemblea che terremo domani al Teatro Nuovo di Milano con Guglielmo Epifani  sarà l'occasione per esprimere la nostra ferma contrarietà ad una scelta che riteniamo sbagliata e che ancora una volta penalizza i lavoratori."

E' quanto ha affermato oggi il Segretario generale della Fillea Cgil Water Schaivella in una conferenza stampa svoltasi a Milano al Circolo della Stampa per presentare le proposte degli edili Cgil per superare la crisi del settore ed ha presentato i temi della assemblea che si svolgerà domani alla presenza di Guglielmo Epifani, alle 9.30 al teatro Nuovo in Piazza San Babila.

"Per superare la crisi occorrono interventi seri e risorse, ma ancora una volta il Governo sceglie la strategia del "taglio", perché il modello contrattuale voluto da Governo e Confindustria riduce il salario e mortifica la contrattazione, prefigurando un modello sociale inaccettabile. Sarà dunque da Milano che, nel quadro delle iniziative della confederazione, articoleremo le nostre proposte e le iniziative di mobilitazione necessarie per sostenerle, tra cui un pacchetto di scioperi del settore."

"Il settore delle costruzioni può svolgere la funzione anticiclica ma, se è vero che il settore edile ha un effetto moltiplicatore sugli investimenti e sull'occupazione, è necessario che i governi europei, e quello italiano in particolare, impegnino risorse molto superiori a quelle ordinarie, dato che in una fase recessiva il finanziamento privato tende a diminuire. Noi crediamo che il settore delle costruzioni possa contribuire a far uscire il nostro paese dalla crisi se si interviene su due livelli – ha proseguito Schiavella -  da una parte il reperimento delle risorse da investire e dall'altro la revisione della legislazione sui lavori pubblici, per una vera politica industriale del settore."

Le previsioni del settore sono molto preoccupanti, con  una diminuzione nel triennio 2008 – 2010 del 5,4% per gli investimenti fissi complessivi, ovvero 200 / 250 MILA ADDETTI IN MENO. Per questo "occorre fare presto ed intervenire per "difendere il lavoro, il reddito i diritti, a partire dall'estensione della CIG e della Disoccupazione Straordinaria, regolare il mercato e orientare i processi alla qualità, progettare il futuro puntando allo sviluppo sostenibile e quindi compiere scelte precise di politica industriale."

Nel corso della Conferenza Stampa la Fillea ha anche presentato l'osservatorio grandi imprese e lavoro 2009, visionabile da domani sul sito www.filleacgil.it.

Nel raffronto con le imprese europee emergono delle contraddizioni evidenti: tra le prime 50 imprese europee è presente una sola azienda italiana, quando invece siamo quarti nel mondo per capacità di realizzazione di progetti complessi. In quattro anni le grandi imprese nazionali (le prime 50 classificate) con lavori  all'estero in portafoglio sono passate da 18 a 25, con un aumento del valore della produzione estera del 92%. Nel 2008 si è accentuata la strategia delle grandi imprese nazionali verso il mercato estero, cosa auspicabile, ma se questo significa un'equivalente riduzione del fatturato interno si ha un  fenomeno che in un impianto industriale si chiama "delocalizzazione industriale".

In Italia, mediamente, tra l'indizione di una gara a Contraente Generale e l'apertura dei cantieri, si registrano ritardi che vanno dai 3 ai 3 anni e 7 mesi, il 50% dei bandi di gara non vanno a buon fine, e la maggior causa del ritardo dei lavori non è la fase di autorizzazione degli Enti territoriali, ma il contenzioso tra imprese e Stazione appaltante, e questo smentisce qualche luogo comune. La Legge Obiettivo, se ha fallito molte delle sue finalità, ha raggiunto un risultato, che è quello di avere, come paese, un parco progetti di notevole dimensione, quindi oggi il problema è quello delle "disponibilità finanziarie". Accanto a questi fattori di debolezza, per il nostro paese, c'è da aggiungere il problema delle infiltrazioni malavitose: nel Sud il 37,5% delle imprese edili sono vittime di racket, ed alcune società hanno fatto la scelta di non acquisire lavori a Sud di Roma.

Rimettendo in fila i problemi, occorre richiedere al Governo una politica programmatoria coerente con una copertura finanziaria adeguata, e poi dei criteri di selezione delle imprese che, accanto a quelli economico- finanziari, contemplino anche quelli di ordine sociale (sicurezza ed organico professionale).

Dal rapporto emerge poi che le grandi imprese realizzano in Italia  la fase esecutiva con gli affidamenti, mentre all'estero operano con una gestione diretta, "una incongruenza difficile da capire - ha sottolineato Schiavella -  ma anche da gestire. Noi su questi temi vogliamo lanciare una proposta alle Associazioni imprenditoriali, al management delle imprese: è possibile, in questo paese, costruire una politica industriale per l'impresa delle costruzioni, e questo può avvenire in una sede concertativa. Per arrivare ad avere un Tavolo di Concertazione con questo Governo, occorre che le Associazioni imprenditoriali rinuncino all'idea del "fare da soli" nell'accreditarsi nei suoi confronti. Dopo sette anni di Governo Berlusconi irisultati di quel tipo di rapporto sono del tutto insufficienti. In questi ultimi anni, come sindacato del settore, non ci siamo mai tirati indietro - ha concluso il leader Fillea - per trovare soluzioni finalizzate ad aumentare produttività, flessibilità e per la riorganizzazione aziendale, ma tutto questo si annulla se una parte sceglie la strada della destrutturazione."

 

Milano