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CRISI SARDEGNA.
FILLEA CGIL: AL CANTIERE DEL CARCERE DI UTA IN 50 ASPETTANO ANCORA GLI
STIPENDI. PERCHE' LO STATO NON INTERVIENE?


30.08.12 Dopo aver trovato al rientro da tre settimane di ferie obbligatorie l'amara sorpresa di una ulteriore settimana di fermo dei lavori con un laconico messaggio in bacheca "ferie per caldo", i 50 lavoratori del cantiere per la costruzione del carcere di Uta a Cagliari hanno occupato nei giorni scorsi con la Fillea CGIL la sede territoriale del Ministero delle Infrastrutture, committente dell'opera, per chiedere di porre fine alla lunga e complicata vertenza aperta con la societa' appaltatrice, la Opere Pubbliche SPA. Per Walter Schiavella ed Enrico Cordeddu, rispettivamente segretario generale nazionale e regionale della Fillea CGIL, questa azienda e' "una mosca bianca nel panorama degli appalti pubblici in Italia, perché può vantare di non aver alcun credito con il committente pubblico, che in questi anni ha assegnato con regolarita' le risorse stanziate per i lavori del nuovo carcere. E allora domandiamo ai Ministri delle Infrastrutture e della Giustizia perché non riescano ad intimare ad una azienda che lavora per loro di pagare con regolarita' gli stipendi ai lavoratori – in arretrato di tre mesi - e di versare in cassa edile i contributi non pagati degli ultimi due anni." Da Schiavella e Cordeddu la richiesta di un incontro urgente a Roma "per chiudere una vertenza lunga tre anni, su cui in passato il Ministero delle Infrastrutture e' gia' intervenuto pagando direttamente gli stipendi dei lavoratori e minacciando l'azienda di impugnare il contratto" contraddicendosi poi nei fatti con una "ulteriore assegnazione alla stessa azienda - stavolta addirittura con affidamento diretto da parte del commissario straordinario per le carceri - di un altro appalto di 3 milioni di euro per opere fognarie e di adduzione, che sembrerebbe essere stata deliberata a luglio. E' davvero così difficile pretendere che chi lavora con il pubblico rispetti le regole ed i contratti?" Preoccupa questa "schizofrenia dei due dicasteri" proseguono Schiavella e Cordeddu che sottolineano come da "una parte si richiamino tutti al rispetto delle regole, si inneggi all'efficienza ed alla trasparenza del mercato e degli appalti, e dall'altra si consentano affidamenti diretti di appalti pubblici a quelle stesse aziende cui vengono pignorati i crediti con lo stato e che non rispettano le regole." Dagli edili CGIL la richiesta dunque di un incontro urgente a Roma "i lavoratori sono disperati, hanno più volte occupato il cantiere, nei giorni scorsi la sede territoriale delle Infrastrutture. Siamo pronti a proseguire la protesta nella capitale fino a quando non verranno riconosciuti i sacrosanti diritti di questi 50 lavoratori sardi."