TORINO
IL PRESIDENTE NAPOLITANO INCONTRA SINDACATI E RAPPRESENTANTI DEI LAVORATORI
04.05.09
In visita a Torino, il Presidente Giorgio Napolitano ha incontrato il 23
aprile rappresentanti sindacali ed i lavoratori di alcune azienda della
Provincia di Torino.
Di seguito gli interventi svolti nel corso dell’incontro da due lavoratori
della Fillea Cgil, Antonio Memoli (Rieter) e Stefano Ponzuoli (Bieffe).
ANTONIO MEMOLI
Signor Presidente, sono onorato di essere qui a portarle il l saluto dei
lavoratori del mio stabilimento e dei lavoratori di tutto il comparto delle
Costruzioni di Torino e provincia.
Mi chiamo Antonio Memoli e sono una RSU dello Stabilimento RIETER AUTOMOTIVE
FIMIT SPA di Leinì, azienda del settore Legno di cui faccio parte da oltre
20 anni come operaio e che si occupa di progettare, fabbricare e
commercializzare componentistica per autoveicoli.
La RIETER AUTOMOTIVE FIMIT SPA è una multinazionale che possiede
stabilimenti produttivi in tutta Europa, 5 solo in Italia, 3 siti di
progettazione e prototipia di cui 1 è appunto quello di Leinì, dove sono
occupato insieme ad altri .....operai e ..... impiegati.
Già nel gennaio 2008 i primi sintomi della crisi che ci stava per colpire ma
della quale non avevamo una esatta percezione delle dimensioni che avrebbe
assunto di li a poco tempo.
In quei mesi ci fu proposto di far fronte a questa situazione ricorrendo
alle ferie individuali piuttosto che alle chiusure programmate; alla fine
dell' anno l'azienda fu costretta però a ricorrere agli ammortizzatori
sociali, cassa integrazione accompagnata da una riduzione di personale.
Due stabilimenti produttivi del sud Italia (Pignataro- Marcianise) vengono
unificati in un unico sito con "100 lavoratori licenziati". L'azienda prese
queste decisioni giustificandole con la situazione economica attuale e la
congiuntura negativa, che colpisce, dicono i vertici, in maniera pesante il
mondo dei costruttori dell' automobile e dell' indotto imponendole di
mettere in atto delle azioni che richiedono la partecipazione di tutti.
Aggiungeva inoltre : "ci troviamo ad affrontare un passaggio difficile ma,
nonostante tutto, siamo certi che la nostra società riuscirà, come a sempre
fatto, a trovare le soluzioni mettendo in campo tutte le risorse umane ed
economiche necessarie a fronteggiare e gestire questo delicato momento ".
Bene Signor Presidente noi come lavoratori la nostra partecipazione la
stiamo dando; come me molti miei compagni sono in cassa integrazione da 90
giorni, con lo stipendio ridotto, non senza sacrifici economici e morali,
però ci appare evidente che la crisi la stiamo pagando solo noi.
Ad oggi non si vedono prospettive di rientro e la direzione sembra non avere
piani di rilancio per il prossimo futuro; le grandi industrie
automobilistiche, come Fiat, ci hanno bloccato alcuni progetti perchè ormai
producono essenzialmente all' estero e non sembra che ciò debba cambiare.
La nostra sensazione è quella che non ci sia la volontà di ripresa o
perlomeno che in questa ripresa noi, lavoratori in possesso di contratti
tutelati e dignitosi per i quali i nostri padri si sono battuti, non siamo
contemplati.
La nostra situazione è lo specchio di ciò che accade qui nella nostra
provincia; il settore delle costruzioni da sempre trainante per la ripresa
nei momenti di crisi, perde duemila lavoratori in cassa edile rispetto a
gennaio 2008. Tutto il settore ne risente, dal legno, ai lapidei, ai
laterizi, al cemento. L'unico aspetto che non risente della crisi sono gli
infortuni sul lavoro. Purtroppo il 24 marzo nella nostra provincia abbiamo
scioperato, rinunciando al salario in un momento così difficile, per
protestare per l'ennesimo morto sul lavoro in un cantiere di Torino.
Conosciamo il suo impegno e la sua attenzione verso questi drammi e le
chiediamo di non lasciarci soli. Vogliamo lavorare per vivere
dignitosamente, non vogliamo più contare lavoratori che muoiono di lavoro.
La saluto e la ringrazio anche a nome di tutti i miei colleghi per averci
ascoltato.
STEFANO PONZUOLI
Mi chiamo Stefano Ponzuoli, ho 31 anni, e lavoro presso la Bieffe srl
un'azienda della provincia di Torino che si occupa della produzione di
arredamenti per yacht. Il nostro settore in costante crescita negli ultimi
sei anni, sembrava poter passare indenne attraverso questa crisi poiché il
prodotto che noi realizziamo è di alta qualità ed i suoi fruitori
appartengono a classi sociali agiate; purtroppo non è stato così.
Infatti gli ordinativi hanno subito un vero e proprio crollo per quanto
riguarda i natanti di media grandezza, quelli per cui noi realizziamo il
mobilio e da dicembre 2008 è arrivata, inaspettata, anche per noi la cassa
integrazione. In un primo momento la cassa ha interessato 12 dipendenti su
40, ma col passare dei mesi i lavoratori coinvolti sono diventati 23.
Il fatto che più ci preoccupa è che, ad oggi, i segnali di una ripresa
ancora non ci sono. Il settore nautico adesso vive una crisi strutturale e
purtroppo le speranze di ripartire nel breve periodo sembrano illusorie. Non
bastasse la crisi del settore anche i tentativi di riconvertire le
produzioni indirizzandosi verso altre nicchie di mercato non hanno dato sino
ad oggi nessun risultato.
La situazione economica nostra e delle nostre famiglie è a dir poco
complicata: l’indennità di cassa integrazione in molti casi basta appena a
coprire la rata del mutuo e chi ha moglie e figli a carico, e purtroppo sono
la maggior parte, ha seri problemi a far fronte anche alle più piccole
necessità; chi non ha famiglia, soprattutto giovani, cerca di barcamenarsi
come meglio può con la cruda consapevolezza che non riuscirà a costruirsene
una.
Nonostante tutto ci riteniamo ancora dei privilegiati a poter usufruire
della cassa integrazione: essa infatti ci permette di aver un introito,
seppur basso, ma soprattutto mantiene ancora in vita i nostri posti di
lavoro, privilegio di cui migliaia di precari in Italia non hanno potuto
usufruire.
Il nostro unico desiderio al momento è quello che il mercato si riprenda;
coloro che sono in grado di rimettere in moto l'economia, chi non ha pagato
la crisi, chi può permetterselo, rimetta mano al portafoglio permettendo
così a tutti noi di tornare a realizzare quei prodotti di altissima qualità
che rendono giustamente famoso il “made in Italy” in tutto il mondo. |