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Arborea - Oristano                     Relazione di Giampaolo Lilliu, Segretario Camera del Lavoro di Oristano

 

“Emergenza amianto”

Un convegno sulle nuove tecnologie utili per lo smaltimento e bonifica della fibra amianto

in difesa della salute e la tutela dell’ambiente

 

 

Relazione di Carmelo Farci, Segretario Generale Fillea Sardegna

 

Non è certo un caso che l’ iniziativa di oggi nasca dall’ incontro della esigenza della CGIL di Oristano e della FILLEA, di rilanciare con forza l’ attenzione sulla mai chiusa vertenza “ Amianto”. 

Abbiamo scelto di ripartire da qui , da questo territorio che tanti anni fa ci ha visto protagonisti di una vera e propria battaglia di civiltà e di crescita culturale tesa al riconoscimento dei sacrosanti diritti dei lavoratori e alla necessità di chiudere l’ esperienza della produzione di cemento – amianto  con tutto il suo carico di morte e di malattie  professionali.

Con quella grande mobilitazione e denuncia , fornimmo il nostro contributo alla lunga e difficile battaglia avviata nei primi anni 70 in particolare in Piemonte , sede della già citata e tristemente famosa cava di Balangero e l’ ETERNIT di Casale Monferrato ( dove, ad oggi, si contano oltre 900 morti per tumore causato dall’amianto). Gradualmente si arrivò, grazie ad importanti accordi sindacali , poi recepiti da leggi Regionali e Nazionali ma soprattutto dopo tante sentenze di processi civili e penali, all’approvazione della legge n° 257/92 , che stabiliva il divieto di estrazione , lavorazione , utilizzo e commercializzazione dei prodotti contenenti amianto, contestualmente alle bonifiche delle fabbriche e del territorio, oltre alle misure di tutela sanitaria e previdenziale per i lavoratori ex esposti all’ amianto.

Quella legge così importante rappresenta ancora oggi uno spartiacque fondamentale nella lotta a quel materiale così devastante per la salute dell’ uomo. Dopo tanti anni di lotte, dolore e sofferenza ,   si decretò la pericolosità dell’ amianto, riconoscendo il nesso tra esposizione e l’insorgere della malattia , evidenti dati di fatto colpevolmente negati per decenni,  in nome di enormi interessi  economici  di poche potenti famiglie e grandi gruppi multinazionali, che certo mal si conciliavano con il rispetto e la dignità della persona e del lavoro.

A quella innovativa legge italiana , seguirono analoghi provvedimenti in Francia nel 1996, e nel 2000 in Belgio e in Svizzera.

Pensandoci bene, anche in quei tempi, battersi per far chiudere delle attività produttive che occupavano migliaia di  persone fu un grande atto di coraggio e di forte responsabilità del sindacato, ma certo non era  più tollerabile ne giustificabile un suicidio collettivo di così vaste proporzioni sia per gli esposti direttamente sia perché continuando ad immettere nel mercato materiali pericolosi , si accentuava la potenzialità del pericolo per tutta la popolazione e un danno irreversibile in termini sociali ed anche economici.

I dati relativi all’ attuale situazione nel mondo rispetto all’ utilizzo dell’ amianto, sono davvero allarmanti e nascono delle ovvie riflessioni in relazione al valore della vita umana e della dignità del lavoro che davanti agli interessi economici e ai profitti contano meno di niente.

Ancora oggi l’ industria dell’ amianto , si stima estragga nel mondo circa 2 milioni di ton/anno e se in Europa bene o male si riesce ad avere processi produttivi controllati , in tante altre realtà come in Russia, Cina, India, paesi sottosviluppati o in via di grande  crescita economica, l’ utilizzo di questo prodotto e i cicli di lavorazione  sono ancora  estremamente pericolosi.

In Turchia esistono grandi giacimenti a cielo aperto , in altre parti si usa l’ amianto per costruire ed isolare le abitazioni , in Brasile esistono condizioni di lavoro estreme, dove si sta a contatto con la fibra in ambienti senza aerazione e senza l’ utilizzo di alcun dispositivo di protezione, con rischi altissimi di contrazione di malattie devastanti.

Ha fatto bene Giampaolo a sottolineare il valore della risoluzione dell’ O.I.L  del Giugno 2006, essa è estremamente incoraggiante e rappresenta finalmente una presa di coscienza forte  e non può essere diversamente, quando si stima che annualmente muoiono 100.000 lavoratori per malattie causate dall’esposizione all’amianto.

Non si può non preoccuparsi che continui, spesso in maniera inadeguata, l’esposizione all’amianto, in particolare nelle attività di rimozione, di demolizione, di restauro di edifici, di disarmo navale e gestione dei rifiuti.

Non sono più tollerabili i ritardi nell’attuazione delle leggi esistenti.

La risoluzione promuove l’eliminazione di tutte le forme di amianto e dei materiali contenenti amianto, è un aspetto decisamente importante ma certo il difficile sarà tradurre coerentemente e concretamente tali intenti in azioni atte ad attenuare i fenomeni negativi ed in particolare quante e quali risorse reperire per far fronte a quella che può diventare una emergenza internazionale.

Certo, stante questi dati, appare in tutta la sua cruda realtà la previsione che nei prossimi 25/30 anni il problema è destinato implacabilmente ad accentuarsi soprattutto considerando che casi di mesotelioma si possono manifestare dopo lunghissimi periodi di incubazione e che non esiste, in teoria, un valore di soglia per il rischio neoplastico.

E’ vero che in Italia non si estrae e non si producono  più prodotti derivanti dall’amianto ma è altrettanto vero che con quelle caratteristiche esso diventa un nemico subdolo e viscido che può manifestarsi e colpire dopo tanti anni con gli effetti devastanti già evidenziati.

Certo è difficile non indignarsi e preoccuparsi per una situazione che si presenta incredibilmente complessa e che, senza ovviamente esasperare il concetto, deve far diventare una priorità l’intervento per attenuare gli effetti e, in prospettiva, eliminare il pericolo.

Per tanto tempo la sensibilità attorno a questi temi non si è concretizzata in atti e azioni coerenti; dopo il ’92 sono state introdotte nuove disposizioni legislative e decreti attuativi ma i presupposti contenuti nella 257/92 molto spesso sono stati disattesi, accumulando colpevoli ritardi e  poche sono le realtà regionali che si sono dimostrate capaci di assolvere ai dettati delle leggi in tempi relativamente accettabili.

La Sardegna sotto questo profilo ha manifestato tutte le sue difficoltà e poca attenzione, arrivando a definire un buon testo legislativo solo nel Dicembre del 2005.

La non attuazione dei contenuti della 257/92 come il censimento e la mappatura dei siti inquinati, i piani regionali di bonifica etc, che sono la imprescindibile base di partenza, rende difficile programmare gli interventi adeguati sia le risorse necessarie.

 

Certo, sono state chiuse le cave e i siti produttivi, si sono sviluppate tutele sanitarie e previdenziali nei confronti dei lavoratori ex esposti ma molto dei contenuti di quelle disposizioni legislative è rimasto disatteso e dietro una sempre dichiarata volontà alla soluzione del problema, ben poco in realtà è stato realizzato concretamente.

Il nostro obiettivo comune è oggi tenere alta la guardia, rilanciando l’attenzione su questi temi, coinvolgendo tutti i soggetti preposti a mettere in atto le disposizioni legislative ed anzi possibilmente andare oltre in termini di proposta, adoperandoci per recuperare il tempo perduto.

C’è insomma l’esigenza di chiudere il cerchio; completando la filiera degli interventi e razionalizzando gli stessi in un’ottica di nuovo e forte impegno finalizzato ad attuare quanto previsto dalle leggi vigenti, dando risposte alle domande che emergono dal mondo del lavoro, dalle istituzioni, dalla società nella sua interezza.

Sotto questi punti di vista diventa per noi essenziale, come categoria delle Costruzioni, coniugare l’avvio generalizzato di interventi di risanamento e bonifica in quanto occasione per creare nuove opportunità di lavoro.

Avvalendoci di tecnici di comprovata capacità ed esperienza, vogliamo provare oggi a beneficiare delle tecnologie e dei progressi della ricerca scientifica per far si che l’ amianto che in greco significa  “ immacolato e incorruttibile”, e asbesto che significa “perpetuo” paradossalmente proprio dalle alte temperature attraverso un procedimento d’ inertizzazione, venga trasformato in modo irreversibile in un prodotto non pericoloso e completamente riutilizzabile nel processo produttivo.

Per tanti anni l’amianto è stato considerato un materiale che per la sua versatilità e il costo relativamente contenuto si prestava ad un’infinità di applicazioni sia in prodotti di largo consumo sia in applicazioni industriali.

In modo particolare nel settore edilizio, nel nostro Paese, veniva utilizzato circa l’80% del totale dell’amianto lavorato.  Nel 1988 il 72% di esso veniva impiegato in prodotti di amianto-cemento (ETERNIT) tra cui le famose onduline per coperture, tubi per condotte d’acqua e canalizzazioni, ed  in particolare nel Fibro/Cemento si determinava una miscela di  giusta plasticità e consistenza diventando un prodotto ideale per mille usi sia in ambito termo-idraulico che per la sua resistenza ad alte temperature.

E’ davvero difficile pensare oggi ad altri materiali così diffusi come l’amianto e così drammaticamente pericolosi e nocivi per la salute dell’uomo. E’ oggi scientificamente provato che esso è la causa principale di tumore causato dallo svolgimento di attività professionali.

Buona parte di questi manufatti utilizzati nel ciclo costruttivo risultano catalogabili nella cosiddetta matrice compatta (es. coperture), certamente meno pericolosa dei manufatti a matrice friabile, quali ad es. le ricoperture a spruzzo, rivestimenti isolanti per tubazioni, caldaie, corde, tessuti etc.

Per capire la presenza di questo materiale basta dare uno sguardo in giro ed ovunque, troveremo la presenza di prodotti contenenti in diverse forme questa fibra, serbatoi, onduline, pavimenti in vinil-cemento e tante altre applicazioni, è bene osservare inoltre che  in modo più diffuso troviamo questo materiale, proprio perché il suo costo era relativamente basso, in aree povere e degradate dove spesso non si è nemmeno coscienti del pericolo.

E’ vero infatti che, l’ amianto è meno pericoloso quando è presente in matrice compatta, ma è pur vero che quando viene esposto ad eventi meteorologici come le piogge acide, smog, vibrazioni etc, subisce alterazioni che possono provocare la rottura, lo sfaldamento, lo  sfarinarsi superficiale, per cui le fibre si liberano e si disperdono nell’aria.

Per testimoniare del grande successo commerciale che ebbe questo prodotto e della sua diffusione, basta ricordare i dati contenuti nella precedente relazione da cui si deduce  che esiste una emergenza amianto e che occorre intervenire rapidamente, cercando di invertire le logiche che caratterizzano il nostro spesso purtroppo, “basso senso civico” prevenendo davvero eventuali rischi .

Come troppo spesso succede  questa è una Nazione che alle buone leggi fa seguire altre leggi e norme attuative, poi si scopre che per mille motivi le stesse o parti importanti di esse, vengono disattese e non applicate  e si ricomincia, come un gatto che si morde la coda,  così è anche per quanto concerne le leggi relative alla vicenda legata alla protezione dell’ambiente, decontaminazione, bonifica e smaltimento dei prodotti contenenti amianto.

E’ anche da questi atteggiamenti che si misura la volontà vera di comprendere e rimediare agli errori compiuti nel passato.

Certo la sensibilità e la coscienza, come la capacità di indignarsi e reagire non si inventa né si compra; essa fa parte della cultura di un popolo e pur senza generalizzare, non si può non sottolineare e ricordare che la nostra è una Nazione che, pur in presenza di un dramma terribile e devastante come gli infortuni sul lavoro e le morti bianche – 1300 annue- non riesce ancora ad attrezzarsi in modo adeguato per contrastare le cause e contenere sensibilmente i numeri di un fenomeno indegno di un società civile.

L’infortunio sul lavoro, si vede, si manifesta in tutta la sua concretezza e drammaticità e provoca comunque un senso d’indignazione, figuriamoci quale sensibilità e attenzione si può avere verso quel freddo killer che è la fibra d’amianto, che però uccide in silenzio anche a distanza di tanti anni.

Oggi occorre reagire diversamente e se sul fronte della sicurezza sul lavoro e della legalità, in particolare nel nostro settore, si sta cominciando ad incidere con convinzione e decisione (speriamo ci siano le condizioni politiche per continuare nella strada intrapresa), altrettanto si deve fare per rimediare ai danni causati dall’amianto!

E’ giusto sottolineare che vanno evitati i facili e insensati allarmismi ma non si può neanche attendere ancora troppo tempo!

Il problema va risolto con razionalità e gradualità, partendo dalle situazioni più a rischio ed interagendo tra tutti i soggetti interessati.

La Sardegna è riuscita nel dicembre 2005 a darsi un’importante e positiva legge in materia di Piano Regionale e della sua attività  pianificatoria,  si sono stabilite misure importanti come il censimento, i Piani Provinciali, i Programmi di bonifica,le risorse  per la bonifica degli immobili Regionali, per la bonifica degli impianti di distribuzione dell’acqua; si sono inoltre stabilite risorse per gli Enti Locali per la bonifica degli immobili e strutture pubbliche.

Si destinano inoltre  risorse ai privati per la bonifica dell’ amianto dai propri immobili con contributi massimi di un 60% delle spese ammesse al finanziamento.

Misure importanti si assumono anche per la sorveglianza sanitaria e per il laboratorio di riferimento regionale infine si  stabilisce di tenere una Conferenza Regionale annuale sullo stato di attuazione della stessa legge.

Io non so se questo appuntamento sia già in programma ma oggi, il nostro convegno può rappresentare una tappa intermedia per fare il punto della situazione e verificare a che punto sono gli impegni assunti, a ciò siamo fortemente interessati come categoria del settore delle costruzioni, come cittadini e lo siamo come profondi e strenui difensori del bene ambiente, consapevoli che esso è una risorsa determinante per creare lavoro e futuro alle nuove generazioni.

Siamo molto interessati a capire se il censimento dei siti con priorità per gli edifici pubblici- contenenti amianto, è stato avviato, quale metodologia è stata seguita, che tempi servono prima di poter avere la mappatura dei rischi e le priorità d’ intervento sulla base del grado di pericolosità dei siti inquinati.

A Novembre 2006 ad un anno dal varo della Legge n°22, sono state assunte delle importanti delibere nel merito dell’ assegnazione delle risorse previste in legge, certo non esaustive, ma comunque  un primo segnale di attenzione concreta.

E’ utile capire oggi quanti gli interventi effettuati e le risorse già spese sulla base dei trasferimenti agli Enti locali, quanto si è speso per la bonifica e sostituzione degli impianti di distribuzione dell’acqua realizzati in  cemento/amianto  che ancora sono utilizzati in tantissimi  Km lineari.

In questi anni per la sostituzione o incapsulamento di lastre in cemento/amianto  utilizzate per coperture nelle aziende agricole sono state destinate delle risorse  a valere sul  P.O.R misura 4.9 Fondo FEOGA sarebbe interessante capire quanto è stato utilizzato questo provvedimento e quanto materiale è stato conferito in discarica.

In Sardegna esistono varie aree minerarie e industriali abbandonate da tanti anni, dove sono state consumate devastazioni ambientali, un vastissimo patrimonio di luoghi e strutture che hanno visto svilupparsi varie attività produttive, sono ormai luoghi della memoria, che possono rappresentare una grande opportunità di sviluppo se valorizzati adeguatamente e resi fruibili attraverso interventi di bonifica da prodotti inquinanti e nocivi come l’ amianto, largamente presente in quei siti.

Certo l’ attuale disponibilità finanziaria, considerando le risorse nazionali e quanto previsto in ambito regionale con i recenti provvedimenti, è molto lontana dalle reali necessità ma sicuramente sono un’ occasione per avviare un vero programma di bonifica che unitamente agli interventi delle grandi aziende private ( alcuni già in fase attuativa),  offrono al settore opportunità di lavoro  e in particolare ai giovani che abitano in quei territori le risposte alternative ad un futuro altrimenti, troppo spesso fatto di nuova emigrazione.

Le risorse da destinare a questi interventi devono derivare dal sistema pubblico e dai privati ma anche e soprattutto da chi ha creato o contribuito a creare l’ inquinamento di quelle aree minerarie e quei siti industriali.

Troppo spesso si rimane impuniti davanti a grandi responsabilità e a danni enormi per l’ambiente.

Dopo tanti anni finalmente si stanno creando delle reali opportunità di intervento in diverse aree ad alto rischio ambientale. Anche questi interventi che ovviamente non riguardano esclusivamente l’amianto ma anche tanti altri prodotti inquinanti e pericolosi, possono davvero generarsi nuovo posti di lavoro.

Finalmente si è proceduto ad istituire anche in Sardegna l’ARPAS –Agenzia regionale per l’ambiente- che, come soggetto unico, ha un ruolo decisivo di coordinamento di funzioni e competenze, la Sardegna era l’unica regione a non avere ancora adempiuto all’obbligo previsto da una legge del ’94.

Il ruolo di questa agenzia è importante  anche e soprattutto per le competenze in merito alla promozione a alla prevenzione della salute collettiva e il controllo ambientale.

Occorre far conoscere i rischi ed informare sul come agire per lo smaltimento o altro intervento di bonifica, c’è infatti poca coscienza del pericolo ed è un compito sociale far crescere anche su questi aspetti, la cultura della sicurezza

E’ indispensabile una grande campagna d’informazione e sensibilizzazione, capillare, che deve svilupparsi in tutti i posti di lavoro, nelle scuole, in particolare è opportuno attuare un’informazione collettiva attraverso i mass media e le c.d pubblicità progresso.

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Certamente in questa battaglia contro gli effetti dell’amianto ci sono ragioni di carattere etico, milioni di lavoratori sono stati impiegati per estrarre e lavorare amianto, centinaia di migliaia sono morti per questa esposizione.

Il fenomeno come già detto si manifesterà in forma più devastante nei prossimi anni e noi tutti dobbiamo sentire il dovere di operare al fine di adottare apposite misure per bonificare e sorvegliare dal punto di vista sanitario e ambientale per attenuare l’incidenza della nocività di questo prodotto, In questa partita il ruolo degli enti locali e dei Comuni in particolare è molto importante ed anche se sappiamo molto bene che non sono tempi di grande disponibilità di risorse, vanno promossi, sostenuti ed incentivati gli interventi a sostegno dei privati che decidono di smantellare i manufatti  contenenti amianto. Quanti sono i comuni che già agiscono in tal senso, quanto materiale giace nelle discariche autorizzate e come viene trattato?  Anche per  questo è indispensabile il censimento e la mappatura, dai comuni può in questo senso  scaturire un aiuto importante per la raccolta dei dati in stretta collaborazione con le ASL e con l’ ARPAS, creando sinergie essenziali per il conseguimento degli obiettivi che ci prefiggiamo.

Molto spesso si interviene sui rifiuti contenenti amianto , in maniera superficiale ed irresponsabile smaltendolo in discariche abusive o peggio ancora dove capita!!  L’ episodio di per se gravissimo avvenuto nel Sulcis,  è solo la punta di un iceberg  che nasconde molteplici casi di azioni sconsiderate e rischiose frutto di una totale assenza di educazione civica ed assoluta mancanza di rispetto dell’ambiente e della collettività. Davanti a certi episodi si rimane sconcertati e si comprende quanto sia lunga e faticosa la strada che porta ad una gestione ottimale del problema legato ai rifiuti. Gli obbiettivi contenuti nel Piano regionale dei rifiuti sono ambiziosi e condivisibili e certo apre una discussione importante a cui ovviamente si legano anche i nostri ragionamenti e le prospettive dello smaltimento dei prodotti contenenti  amianto. La gestione integrata dei rifiuti è l’ approdo finale e l’ orientamento legato al recupero e al riciclaggio va perseguito sapendo che bisogna effettuare un grande salto di qualità in una regione che ancora oggi paga anche in quest’ ambito ritardi enormi, basti pensare alla raccolta differenziata e alla bassa percentuale del suo utilizzo ( – del 20%).

 Spesso l’ intervento di rimozione è affidato ad imprese che non conoscono o che non rispettano le regole e i parametri di sicurezza,  alimentando i rischi ma anche un mercato già falsato dalla concorrenza sleale e dal lavoro irregolare.

Le tecniche di bonifica, siano esse di rimozione, incapsulamento o confinamento , debbono garantire affidabilità ed essere eseguite da tecnici e personale professionalmente valido.

 I lavori vanno eseguiti da imprese certificate e in possesso dei requisiti tecnici oltre a tutte le misure di sicurezza e D.P.I idonei. I lavori vanno autorizzati e controllati dalle autorità sanitarie e ambientali locali , sia per governare i rischi sia per monitorare gli interventi, inoltre va garantito il trasporto e il conferimento in discarica autorizzata.

Dal punto di vista legislativo e normativo, anche in Sardegna, nonostante i già denunciati ritardi, oggi è presente un sufficiente armamentario che garantisce, se attuato correttamente e coerentemente, interventi ottimali, occorre colmare i ritardi , reperire le risorse e sviluppare l’ opportuna  volontà politica che consenta di attuare gli interventi.

Nell’Ottobre del 2002 tenemmo a Cagliari un convegno dal titolo “Recupero ambientale e governo urbanistico del territorio” le proposte della Fillea per creare nuove occasioni di lavoro in edilizia, sviluppo della bio-edilizia e bio-architettura, bonifica delle aree degradate, riconversione delle aree industriali dismesse, riciclo dei rifiuti prodotti dalle demolizioni e ristrutturazioni, riqualificazione del tessuto urbano erano alcuni dei punti principali di quel convegno.

 Industria e Ambiente due settori che possono e devono trovare un punto d’incontro e favorire l’occupazione qualificata e lo sviluppo sostenibile.

Nell’ambito di quel Convegno venne illustrato un D.L. sul Piano regionale di protezione dell’ambiente, decontaminazione, smaltimento e bonifica dell’Amianto, lo presentò il consigliere regionale On..le  A. Sanna,  allora all’opposizione, ci volle il cambio della compagine di governo regionale e oltre tre anni per definire quel lungo e accidentato percorso che si completò nel Dicembre 2005 con il varo della legge 22.

Il mutamento dello scenario politico in questi anni, prima in Sardegna e successivamente in ambito Nazionale ha evidenziato un profondo cambiamento, una sensibilità assai diversa se non del tutto opposta in particolare sui temi legati all’ambiente.

La filosofia della precedente giunta Regionale in assoluta sintonia con il governo centrale, sviluppò una filosofia di fondo tesa a alleggerire i vincoli di carattere ambientale in nome di un liberismo sfrenato, dove la tutela ambientale veniva spesso interpretata come un freno allo sviluppo e un impedimento, certo anacronistica e fuori luogo rispetto alla esaltazione del concetto dell’abuso e del condono, valida in tutti gli ambiti.

L’azione dell’attuale giunta Regionale e i provvedimenti legislativi assunti dal Consiglio vanno in direzione decisamente opposta ed attuano un programma di governo che fa della tutela e valorizzazione dell’ambiente, del territorio e del paesaggio un aspetto qualificante e perseguito con forte determinazione. C’è un filo “verde” che lega l’ insieme delle misure fino ad oggi adottate e riteniamo doveroso continuare a sviluppare coerentemente quel progetto, anche perché  rileggendo gli atti di quel nostro Convegno del 2002,  non possiamo che condividere e ritrovarci in gran parte dei provvedimenti assunti.

Non possiamo però nascondere che in qualche caso si ingenera  la preoccupazione in particolare per i risvolti occupazionali che questi provvedimenti producono, ecco perché è opportuno trovare alternative serie e immediate per controbilanciare gli effetti negativi che si possono generare.

Creare nuove opportunità di lavoro regolare dagli investimenti legati alle bonifiche e all’eliminazione dell’Amianto. dai luoghi di vita e di lavoro, può rappresentare  una prima risposta in questo senso.

I dati sul settore cominciano a preoccupare, si inverte la tendenza positiva di questi ultimi anni  e con  la fine della fase espansiva si possono creare ulteriori fenomeni di destrutturazione del settore.

In questi anni caratterizzati da una forte crescita del settore in valori numerici come OO-SS ci siamo battuti ed abbiamo elaborato una serie di proposte per creare condizioni di sviluppo proiettando il settore attraverso il sostegno di adeguate politiche industriali, verso parametri innovativi e qualitativi, avendo come prioritario l’obiettivo della qualificazione del sistema di impresa e del capitale fisso della stessa, il lavoro.

Uscire dalla precarietà occupazionale, dall’instabilità e incertezza dei flussi finanziari, qualificare il sistema delle imprese,  avere regole certe ed esigibili per il governo degli appalti, far crescere la cultura della legalità e sicurezza sul lavoro, sono per noi fattori irrinunciabili per avviare un processo che garantisca la qualificazione e lo sviluppo. E’ innegabile la potenzialità del settore ed il contributo alla creazione della ricchezza Nazionale e Regionale inoltre non si può non tener conto degli effetti indotti che lo sviluppo dell’edilizia genera sui diversi settori manifatturieri.

Da tanti anni si è consolidata nella nostra organizzazione , la profonda convinzione che occorre uscire dai luoghi comuni e dagli stereotipi a cui è stato sempre associato il settore dell’ edilizia. Fattori di precarietà del lavoro e di speculazione edilizia , cultura del mattone, legato ad abusivismo e illegalità diffusa, intreccio tra affari e malavita, idea  del costruire a prescindere, purchè si lavori e si facciano gli affari.

Questa visione del settore non ci piace e non ci appartiene!! e concretamente operiamo affinché ci sia una percezione diversa, anche perché in quel contesto non può trovare spazio ne la dignità e valore del lavoro ne dell’ uomo .  Affermiamo con forza l’ esigenza di uno sviluppo sostenibile , dove si coniuga il rispetto e la valorizzazione delle risorse naturali ed ambientali con il valore del lavoro e la dignità dell’ uomo . Per noi la difesa dell’ ambiente , la valorizzazione del patrimonio culturale e monumentale, il recupero dei centri storici , la salvaguardia e manutenzione del territorio , le bonifiche , l’archeologia industriale , l’ innovazione tecnologica , rappresentano la nuova frontiera , una immensa opportunità di lavoro qualificato.

In Sardegna manca ancora una vera “politica della casa”, a nostro avviso la RAS si deve dotare di un Osservatorio regionale sulle problematiche legate a questo bene primario.

Il patrimonio abitativo Nazionale e Regionale , in gran parte è stato costruito nel primo dopoguerra ed ormai sta raggiungendo la soglia critica d’ invecchiamento. Edifici spesso concentrati in aree periferiche , degradate , che spesso rappresentano una vera emergenza sociale .

In questi edifici più o meno fatiscenti quanto è presente il rischio amianto? quanto è alta la soglia di rischio per l’ usura dei manufatti  che lo contengono? Nel 2002 lanciammo l’ idea del “ fascicolo del fabbricato “  come strumento per conoscere lo stato dei nostri edifici e ad es. perché non pensare di collegarlo in qualche modo al censimento e alla mappatura  dell’ amianto?

Perché non pensare a come incentivare ulteriormente chi decide di rimuovere, gli elementi in cemento amianto come le coperture in Eternit, per sostituirle ed impiantare sistemi di produzione di energia alternativa e pulita. Perché non pensare ad es. ad un meccanismo d’ incentivazione agli interventi privati per la rimozione dell’ amianto attuando un meccanismo come quello degli sgravi fiscali per le ristrutturazioni  che così bene ha funzionato e che va reso strutturale, ad esso si potrebbero cumulare gli incentivi già esistenti  legando il tutto alla esecuzione degli interventi con imprese in regola e certificate.

Visti i costi, le normative giustamente severe anche dal punto di vista burocratico, l’assenza di infrastrutture adeguate e soprattutto la carenza di conoscenze di dati e di risorse pubbliche, è difficile oggi pensare ad una bonifica generalizzata per cui è davvero importante stabilire le priorità degli interventi.

In questa partita gioca un ruolo importante il ruolo delle imprese chiamato ad operare con requisiti tecnici e professionali elevati.

Sulla base della normativa vigente statale e regionale in Sardegna a Novembre 2006 risultano iscritte all’Albo nazionale dei gestori ambientali, categoria 10 - attività di bonifica di beni contenenti amianto,  albo gestori, c/o la Camera di Commercio di Cagliari, ,  47 imprese di cui circa 30 nel settore edile.

In quanto ai siti abilitati ai fini dello smaltimento c/o l’Assessorato all’Ambiente Regionale risultano abilitati solo   4   siti   di cui tre operativi

( Sulcis-Nuoro-Sassari).

Per quanto riguarda la Formazione Professionale  delle diverse figure coinvolte nelle attività di protezione e rimozione, trasporto e smaltimento

( che sulla base della vigente normativa necessitano del riconoscimento e validazione da parte dell’Ass.to Lav. R.A.S) la partita era di competenza dell’ASL n°6 che per il tramite del servizio Medicina del Lavoro, ha organizzato diversi corsi sia per l’indirizzo gestionale che operativo, tra l’altro in alcuni casi in collaborazione con i nostri organismi paritetici di settore.

Recentemente sia l’ente SE di Cagliari che l’EC Sardegna hanno organizzato corsi corrispondenti all’indirizzo operativo, rivolti alle imprese associate; ci si sta attrezzando, insomma, per affrontare nel modo più qualificato una fase che speriamo si apra e che offra grandi opportunità di lavoro.

L’iscrizione alla cat.10 presuppone il possesso di requisiti tecnici e professionali che debbono garantire l’intervento professionalmente qualificato e in sicurezza.

Occorre però creare l’espansione del mercato, consentire la crescita e lo sviluppo di queste imprese che possono specializzarsi ulteriormente e creare occupazione regolare nel settore valorizzando ulteriormente  il processo edilizio e la qualificazione tecnico-professionale degli operatori.

Purtroppo anche nella lunga fase espansiva cha ha vissuto il settore si è prodotta una forte parcellizzazione dell’attività produttiva.

I dati relativi alle imprese del settore in Sardegna sono estremamente significativi in tal senso evidenziando come anche in una fase che sta facendo registrare una contrazione degli investimenti e una frenata occupazionale   ( non così catastrofica  come evidenzia l’ISTAT nel 3° trimestre 2006  -12.000  addetti, ma certo preoccupante rispetto alla prospettiva ) cresca a ritmi sorprendenti il n° delle imprese.

Alla fine del 3° trimestre 2006 nel settore erano attive 20.280 imprese di cui 15.236 artigiane.

In 9 mesi del 2006 si ha un saldo attivo di 891 imprese ( 100 imprese al mese).

Dal 2001 al 2006 il saldo positivo del totale delle imprese di costruzioni è di 3.863 nuove imprese.

Si consolida quindi nel settore un processo di destrutturazione, evidenziando un ulteriore debolezza che impone la rivisitazione anche delle politiche del settore.

Sempre più lavoratori entrano nel ciclo produttivo trasformandosi in autonomi ed imprese individuali con una semplice richiesta d’iscrizione alla Camera di commercio.

Esiste un serio e non più rinviabile problema legato a come si accede al settore.

Occorre creare condizioni che impongono determinati requisiti professionali, partendo da percorsi formativi idonei, dotazioni tecniche adeguate, attrezzature a norma, conoscenza e competenza.

Non si può più accettare che nel settore un operaio segua un lungo percorso prima di avere un minimo riconoscimento professionale  o resti apprendista per 6 anni e nel volgere di poche ore invece si possa diventare “impresa edile”.

Nel settore è forte la necessità di agire sulla formazione, guardando in particolare ai giovani, è fondamentale offrire personale professionalmente preparato e in grado di affermarsi per sviluppare una vera e propria carriera lavorativa,

L’innovazione tecnologica, la ricerca, la formazione professionale, la qualità del lavoro, la continuità occupazionale, il rispetto delle regole, sono gli elementi essenziali per creare sviluppo e uscire dall’emergenza e dalla precarietà.

E’ questa la vera sfida del futuro che attende il settore.

Anche sull’ambiente si gioca una sfida decisiva che impone un approccio assai diverso dal passato.

Si deve recuperare molto del ritardo accumulato anche dal punto di vista culturale, per riuscire a coniugare sviluppo e qualità degli interventi.

Siamo fortemente convinti che il capitale Ambiente è decisivo per il raggiungimento del benessere economico e sociale.

In particolare in Sardegna , dove le risorse ambientali sono un punto di forza indiscutibile; è opportuno valorizzarle e salvaguardarle attraverso scelte ampiamente condivise, che devono anche tener conto di come creare sviluppo ed occupazione regolare.

I temi del risanamento ambientale e del governo urbanistico del territorio offrono una notevole gamma di azioni per creare nuovi posti di lavoro nel settore e contestualmente migliorare la qualità della vita.

Il recupero dei centri storici e le risorse ad esso destinate in questi anni rappresenta un decisivo settore di sviluppo economico oltre che culturale.

Far convergere in questi ambiti risorse pubbliche e private valorizzando gli immobili disponibili dà  lustro e  rivitalizza  il cuore della città ,  creando  importanti ricadute occupazionali.

Da queste opportunità può nascere davvero tanto lavoro qualificato per imprese e lavoratori.

C’è una forte necessità di creare occasioni di lavoro e a questa domanda bisogna dare risposta; ma non può essere un lavoro senza diritti e dignità che alimenta la precarietà e l’economia sommersa.

 

Molto si sta facendo in questi mesi attraverso provvedimenti da tanto tempo indicati dalle  OO.SS., in particolare, si sta lavorando per un nuovo avviso comune per l’ edilizia che coinvolga in modo ancora più stringente tutte le parti sociali, le istituzioni e gli organismi preposti ai controlli,  per creare una decisiva azione di contrasto al lavoro nero ed irregolare in genere, all’ evasione fiscale e contributiva e a tutti quei fenomeni degenerativi che  penalizzano in modo invasivo il settore e sono indice di decadimento della civiltà e cultura del lavoro.  

Due anni fa come OO.SS di categoria abbiamo tentato di avviare un fertile confronto ed un rapporto nuovo con l’Assessorato all’igiene e sanità sui temi legati alla sicurezza e alla prevenzione nei cantieri edili.

E ’ stata un occasione importante che ha prodotto una serie di  iniziative qualificanti.

Nel tempo questo entusiasmo è venuto affievolendosi  non per nostra responsabilità e sentiamo la necessità di recuperare questa collaborazione.

Vogliamo solo poter dare il nostro contributo, i dati e l’esperienza dei nostri enti paritetici anche in termini di sorveglianza sanitaria, prevenzione, formazione, informazione e  quant’ altro.

C’è tanto lavoro da attuare insieme, c’è bisogno di sinergie e coordinamento per avviare percorsi virtuosi.

Rinnoviamo oggi quella disponibilità e necessità di un confronto da avviare anche sui temi affrontati oggi.

Certamente per quanto concerne il riconoscimento per i lavoratori dell’esposizione ai pericoli dell’amianto, ancora oggi come sindacato portiamo avanti lunghe vertenze e battaglie legali che quando si concludono positivamente salutiamo con soddisfazione, come nel caso recente del riconoscimento per i lavoratori dell’APSA di Alghero, ma certo siamo assai preoccupati quando riscontriamo i dati delle richieste presentate all’INAIL per il riconoscimento dei benefici previsti per chi è stato esposto per almeno 10 anni al pericolo amianto.

In Italia sono  circa 607.000 le richieste presentate alla data del 15/06/05.

Preoccupa certo il costo che ne può derivare da un’ eventuale  riconoscimento dei requisiti ma ancor più il costo sociale che si rischia di pagare in prospettiva in termini di vite umane.

In questi giorni si discute di finanziaria regionale, è questa un’occasione per recuperare risorse e per dimostrare la giusta sensibilità su questi temi.

Diversamente dal passato s’ intravede qualche spiraglio di luce e potenzialità che incoraggiano, per questo chiediamo un nuovo e rinnovato impegno su tutte le opportunità che diano risposte importanti sui temi del lavoro, in questo ambito non può non trovare posto il nostro settore e le tematiche che oggi affrontiamo.

 

 

Arborea 23 febbraio 2007

 

 

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