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Convegno Nazionale Unitario                          Programma

 

Relazione per il convegno del 12 dicembre sulla sicurezza

 

Quando le Segreterie Nazionali dei sindacati delle costruzioni presero la decisione di realizzare un convegno sul tema sicurezza, nessuno avrebbe immaginato che l’opinione pubblica sarebbe stata nuovamente squarciata da una ennesima tragedia sul lavoro, come quella che ha colpito Torino la notte del 6 dicembre. Oltre al carico di morti e feriti, l’esplosione alla Thyssen Krupp ha colpito le coscienze per l’atrocità dell’evento, che ha visto i lavoratori coinvolti trasformati in torce umane, bruciati vivi, addirittura intrappolati, come sembra dalle prime dichiarazioni dei compagni sopravvissuti.

Le inchieste si incaricheranno di accertare le responsabilità, come sempre, ma ciò che è accaduto a Torino è semplicemente l’ultima, in ordine di tempo, delle tragedie che giustifica il richiamo che sempre più insistentemente proviene anche dalle più alte cariche dello Stato a fare della sicurezza sul lavoro una delle questioni centrali dello sviluppo di questo Paese.

Noi come categoria, da tempo abbiamo rinunciato alle frasi ad effetto, consapevoli che in questo caso il problema è la determinazione e la coerenza dei comportamenti, l’azione concreta, fatta di denunce e di iniziativa per modificare le condizioni di lavoro. I morti della Thyssen Krupp fanno più effetto per le circostanze che hanno determinato la tragedia. Purtroppo. Però, quelle morti vanno ad aggiungersi ad una triste conta quotidiana, dato che ogni giorno, mediamente, il nostro Paese paga quel tributo di vite umane. E se i lavoratori sono tutti ugualmente importanti da vivi, lo debbono essere ancora di più da morti, perché ogni numero che noi forniamo nelle nostre statistiche un po’ fredde e ovattate, corrisponde ad un grido di dolore d’uomini e donne colpite dalla morte sul lavoro.

Ciò significa che tutte le forze sociali, politiche, istituzionali, produttive debbono una volta par tutte uscire dalla logica delle ondate emotive, per fare realmente della sicurezza una azione permanente, quotidiana del loro operato.

Noi, come sindacato di categoria, costretti quotidianamente a confrontarsi con questo problema, saremo in prima fila nelle iniziative di lotta che in questi giorni le Confederazioni hanno deciso di promuovere. Al tempo stesso, riteniamo indispensabile richiamare i nostri gruppi dirigenti, i nostri quadri sindacali alla necessità di non abbassare la guardia, di mantenere alta la mobilitazione, che nel corso di questi mesi ha già visto importanti iniziative svilupparsi in regioni importanti del nostro Paese.

 

Il nostro convegno –pertanto- rappresenta una occasione immediata, dopo i fatti di Torino, per verificare con i principali soggetti interessati, lo stato dell’iniziativa sulla sicurezza, sia sul versante istituzionale che su quello contrattuale di settore.

Abbiamo invitato a partecipare a questa discussione i soggetti istituzionali che sono impegnati in primo piano nella ricerca di soluzioni a questi problemi, il ministero del lavoro che ha svolto un importante ruolo nella definizione del TU, così come sulla lotta all’irregolarità, basta ricordare i decreti sul DURC e sui tesserini di riconoscimento, o quello sull’assunzione del giorno prima, ma anche tutti quelli sui controlli e sulle norme sanzionatorie.

Il ministero della salute impegnato in prima persona sul TU e sulla ricerca di soluzione al tema infortuni e sulle malattie professionali, inoltre la lunga esperienza dei due sottosegretari nel mondo sindacale garantisce una sensibilità al problema non indifferente e utile nella ricerca di soluzioni.

La presenza inoltre dell’INAIL ci garantisce un confronto con un’istituzione fondamentale sul tema infortuni e sul loro riconoscimento; al tempo stesso, abbiamo invitato il dottor Masi per la sua lunga esperienza e sensibilità sul tema sicurezza, nella convinzione del ruolo necessario delle Regioni nella ricerca di nuove e più profonde interconnessioni tra il lavoro sindacale e gli enti territoriali. Per ultimo e non per importanza la rappresentanza dell’ANCE convinti che il tema sicurezza sia comune alle OOSS ma anche ai datori di lavoro, una maggiore e più forte collaborazione tra noi attraverso gli organismi bilaterali, ma anche nell’occasione del rinnovo del contratto di lavoro sia un’occasione per avanzare nella ricerca di più idonee soluzioni al tema sicurezza.

Abbiamo poi previsto interventi dei soggetti più direttamente coinvolti gli RLS e RLST che sono in prima linea sulla battaglia contro le morti e gli infortuni, con il loro lavoro di sensibilizzazione e di formazione ai lavoratori, contribuiscono quotidianamente a produrre avanzamenti sul tema sicurezza.

La presenza –infine- della confederazione CGIL CISL UIL e l’impegno che il sindacato confederale sta esercitando sulla sicurezza, con le iniziative del dicembre 2006 e quelle di quest’anno sui temi della sicurezza e dell’ambiente, stanno testimoniando un nuovo e importante impegno sindacale, la nostra categoria sta nell’interno di questa linea confederale ne assume le scelte generali e con questa iniziativa, contribuisce alla definizione di un maggior impegno nella ricerca di più avanzati risultati nella lotta alle morti sul lavoro ma anche alla regolarità e alle condizioni di lavoro.

 

Il settore edile è spesso presente nelle cronache dei giornali per le morti nei cantieri, denominate eufemisticamente morti bianche, pensiamo tale termine sia riduttivo sarebbe opportuno parlare di stragi nel mondo del lavoro, così come si fa sugli incidenti stradali, dietro ogni lavoratore che muore ci stanno spesso condizioni drammatiche per i familiari, drammi personali che si aprono e su cui sarebbe utile fare una riflessione, per comprendere cosa produce una morte sul lavoro nella società.

Questo drammatico fenomeno che ha visto anche nel 2007 fino ad oggi 188 vittime nel settore delle costruzioni, è solo la punta d’iceberg di un fenomeno che si chiama infortunio, disabilità ed la conseguente emarginazione sociale, basti pensare ai numerosi infortuni che avvengono nel settore del legno e di cui nessuno parla mai, o agli effetti provocate da condizioni di lavoro con sostanze pericolose o in condizioni di forte nocività ambientale, per comprendere come siamo in ritardo sulla medicina del lavoro e sulla conoscenza spesso delle malattie professionali, si stanno facendo su tale materia primi passi nelle direttive europee, ma in Italia scontiamo troppo ritardo.

L’anno scorso nel settore delle costruzioni del lapideo e del legno e laterizi sono decedute 333 persone, li abbiamo chiamati fili recisi come abbiamo visualizzato nel nostro manifesto che annunciava quest’iniziativa, in quest’anno il numero di persone che muoiono nei cantieri resta elevato, per questo va alzato il livello di guardia e affrontato il problema, analizzando le motivazioni per cui esso nasce ma anche individuando qualche nuovo strumento.

 

Affrontare il tema della sicurezza senza inquadrarla nella condizione lavorativa in cui vivono i lavoratori edili e non solo, sarebbe inadeguato per comprendere il fenomeno e la sua ampiezza.

Oggi la forte presenza di lavoro irregolare nei cantieri è un dato acquisito, assieme alla presenza di lavoratori stranieri spesso sfruttati e condizionati ad accettare condizioni lavorative senza tutele, fenomeni che si stanno diffondendo.

Inoltre la presenza d’organizzazioni malavitose che costringono aziende ad accettare la politica del pizzo,  ma controllano spesso lo stesso funzionamento dei cantieri, i fenomeni emersi in Calabria e in Sicilia sono esempi visivi, ma va sottolineato anche la reazione che alcuni imprenditori hanno assunto anche sotto minacce, a cui va tutta la stima e la solidarietà del sindacato delle costruzioni.

Siamo e saremo sempre contro un aberrante parallelismo tra lavoratore immigrato uguale minor sicurezza, ma è indubbio che esso sia un lavoratore più condizionabile, pertanto va tutelato maggiormente, aiutato nell’inserimento del mondo del lavoro, messo nella condizione di usufruire di diritti simili a tutti i lavoratori italiani.

 

Dove non c’è regolarità si abbassa il livello della tutela sulla sicurezza di tutti, inoltre la politica del subappalto ormai diffusa in ogni livello del Paese aggiunge un problema maggiore, per questo pensiamo necessario cha si definisca una responsabilità dell’impresa madre che assume il primo appalto, che abbia l’obbligo per legge di garantire il rispetto della sicurezza e della regolarità anche per le ditte subappaltatrici ripristinando la responsabilità in solido (art.35 l.248/’06), in questo modo si garantirebbero standar maggiori di regolarità.

Regolarità significa anche rispetto del DURC, se citiamo i dati pubblicati dal Sole 24 ore emerge come il 50% dei Durc viene rilasciato dall’INPS e dall’INAIL scavalcando in questo modo le casse edili, conseguentemente fuori dalle norme definite dallo stesso Ministero del Lavoro.

Spesso non c’è una corretta applicazione dei contratti di lavoro, oppure adeguati investimenti su formazione e prevenzione, bisogna anche dire che molte aziende sono in regola e sviluppano spesso politiche attive sulla sicurezza e salute, andrebbero aiutate con interventi finalizzati a questo obiettivo.

 

I sindacati di categoria sono anche impegnati a produrre al Parlamento un progetto sulla patente a punti che si pone tra l’altro l’obbiettivo di visualizzare nell’interno del settore il raggiungimento di standar di regolarità, efficienza, rispetto della sicurezza e quindi definire una forma di risposta collegata alla condizione reale in cui opera l’azienda, questo aiuterebbe ad evitare la vecchia politica dei finanziamenti a pioggia e razionalizzerebbe l’intervento statale.

Molte delle cose che ipotizziamo fanno parte di una diversa politica di questo governo, senz’altro più attento alla tematica inerente alla sicurezza e la regolarità, basti pensare ai decreti Bersani e alle direttive del Ministero del lavoro, sul cartellino di riconoscimento, l’assunzione il giorno prima, le norme sulla responsabilità d’impresa e la politica di prevenzione e tutela prodotte da ministero della salute.

Emerge una discontinuità con il governo precedente di cui cogliamo gli aspetti positivi e innovativi, il particolare il TU rappresenta il maggior elemento di novità politica.

Nello stesso tempo ci preoccupano alcuni elementi che stanno emergendo.

In prima parte l’attuazione e la definizione delle norme sul TU deve vedere un confronto permanente tra le OSSS e i ministeri interessati, abbiamo realizzato un primo confronto tra la categoria e la confederazione CGIL/CISL/UIL per alcune contraddizioni emerse nella stesura, in modo particolare sull’interpretazione dell’art. 7 e sulla norma sanzionatoria inerente alla sicurezza nei cantieri, oggi risolta con la circolare emessa dal Ministero del lavoro, ma restano aperte questioni centrali come l’applicazione del DURC che non vanno sottaciute.

 

Il sindacato è parte attiva sulla sicurezza nel mondo del lavoro, ma non può rimanere isolato in una battaglia che ha questa difficoltà e drammaticità, vi è oggi un’attenzione maggiore del mondo politico anche se un’insufficiente sistemazione di tale tema nell’agenda delle priorità dei partiti, mentre forte è la voce del Presidente della Repubblica che ha riportato il tema sicurezza all’attenzione del Paese e dei mass media, che possono svolgere un ruolo centrale.

Servono campagne d’informazione maggiori, anche visibilmente scioccanti che colpiscano la coscienza delle persone, ma anche politiche sulla formazione che riguardino i lavoratori ma anche gli imprenditori specialmente nel diffuso delle piccole imprese, in cui tale tema è spesso sottovalutato.

 

Serve una politica scolastica che prevede la materia inerente alla sicurezza nelle università, in modo particolare in quelle facoltà che hanno collegamento diretto col mondo del lavoro, la sicurezza deve diventare elemento di consapevolezza per i giovani che entreranno nel futuro lavoro.

Tutto questo intreccio tra formazione, sensibilizzazione, prevenzione assunto assieme tra sindacato, imprenditori e impegno politico può creare quella cultura della sicurezza di cui ha bisogno il Paese, per muoversi nell’interno di un impegno sociale più forte,  elemento centrale di un sistema democratico presente nei Paesi europei più avanzati.

La sicurezza trova una diversa attenzione in Europa dove persistono situazioni molto avanzate, pensiamo all’esperienze dei Paesi nordici portatori d’interesanti esperimenti sulla lotta alla nocività sul lavoro, con contraddizioni evidenti presenti in molti Paesi di nuova immissione nel sistema europeo.

Il nostro sindacato è impegnato in questo confronto con il proprio sindacato Europeo FETBB, sia in un importante lavoro tendente ad indirizzare nuove direttive sulla sicurezza a livello europeo che nella ricerca d’iniziative finalizzate e definire nuove tutele per i lavoratori dei Paesi Europei.

Alcuni segnali di novità sono importanti, la definizione di sostanze nocive, l’esigenza di una loro certificazione sulla pericolosità, la campagna contro le malattie scheletro muscolari, contro lo stress, la lotta contro la silice e i suoi effetti deleteri sui lavoratori e quell’antica ma sempre presente contro l’amianto.

 

Un altro tema da affrontare che ha caratteristiche tutte sindacali riguarda la definizione di normative più incisive nell’interno del rinnovo dei CCNL, il tema sicurezza deve trovare una coerente formulazione, sia nell’estensione di norme che regolano le tutele dei diritti alla prevenzione, all’informazione sulle buone prassi, ma anche nella definizione di maggiori strumenti adeguati a tale obbiettivo.

Pensiamo ad un numero maggiore di risorse economiche per il CNCPT e con la contrattazione territoriale lo stesso obbiettivo sui cpt territoriali, ma anche un numero maggiore di ore per assemblea e per la prevenzione.

L’esperienza dei CPT nell’edilizia rimane uno dei punti di riferimento più avanzati che esiste nel mondo del lavoro attivo, lo spirito partecipativo che esprimono deve permanere come base centrale dell’organismo bilaterale che nasce dalla volontà comune delle parti di operare prevenzione e offrire un ausilio finalizzato a tale scopo anche alle aziende.

Siamo impegnati ad un miglioramento delle funzioni di tali organismi, sulla base di coordinamenti regionali che offrano razionalizzazione delle risorse ed un maggiore servizio integrato dei vari CPT territoriali, così come va potenziato il sistema informatico nazionale.

Il ruolo dell’organismo bilaterale, la sua funzione di prevenzione non può confondersi con organismi di natura ispettiva preposti ai controlli ed ad interventi repressivi, per questo abbiamo criticato e chiesto la modifica dell’art. 7 del TU, in cui si confonde il ruolo dell’organismo bilaterale con altri istituti che trattano la sicurezza sul lavoro.

 

Uno dei punti fondamentali nella lotta agli infortuni e alle morti sul lavoro riguarda il tema della formazione, l’esperienza consolidata in categoria rappresenta un punto avanzato, servono in ogni caso alcuni avanzamenti nella definizione di ruoli precisi tra scuola edile e CPT, per evitare sprechi e doppioni d’intervento, proprio perché consideriamo la necessità della formazione una priorità, senza la quale non si costruisce prevenzione e lotta agli infortuni sul lavoro.

 

I nostri sindacati operano in prevalenza nel settore edile che visivamente è quello più colpito dagli infortuni mortali, ma le condizioni di lavoro presenti nei settori lapidei e del porfido, sono tra le più pesanti e difficili presenti nel mondo del lavoro, il rischio d’incidenti mortali in particolar modo nel distretto del lapideo in Toscana ha visto anche quest’anno la perdita di giovani vite, pensiamo sia necessario un maggiore sviluppo e attenzione alla prevenzione e all’attuazione di norme di sicurezza, intervenendo anche con aiuti finalizzati alle imprese che realizzano prevenzione, specialmente nelle fasi in cui il settore ha qualche difficoltà di prospettiva.

Dicevamo all’inizio che il maggior numero d’infortuni non mortali, ma con effetti pesanti sui lavoratori e loro famiglie è  rappresentato dal settore del legno.

La stessa tipologia del settore con la presenza di una forte ramificazione aziendale, molto spesso di poco superiore al livello familiare, il massiccio e diffuso livello artigianale non garantisce sempre l’applicazione adeguata e sufficiente di norme sulla sicurezza, assieme ad una politica della prevenzione.

Gli effetti derivanti dalle polveri, dal rumore, dal rischio connesso all’uso di macchine non sempre a norma provocano effetti sulle condizioni di vita dei lavoratori del settore.

Una diversa attenzione del sindacato ma anche una maggiore disponibilità delle imprese aiuterebbe ad affrontare e risolvere le problematiche inerenti alla sicurezza.

Non è come avviene spesso abbassando i costi della sicurezza che si riesce a rispondere a logiche di mercato e di competitività, una logica questa fuori da una coerente politica  imprenditoriale, la sicurezza è una forma di sviluppo e di partecipazione che aiuta il livello produttivo e il miglioramento delle condizioni operative nelle aziende, non il contrario.

 

La tematica sicurezza s’intreccia fortemente con la tematica ambientale, ne ha negli anni passati intrecciato il percorso tra tipologia produttiva ed effetti sull’ambiente circostante.

Oggi l’attenzione alle tematiche ambientali è strategia generale, ormai acquisita a livello mondiale, non sempre coerentemente assunta dai governi.

L’inquinamento ambientale deve essere ridotto, vi sono in questo senso scelte ormai irreversibili assunte dai governi mondiali, in Italia abbiamo perseguito per anni come sindacato confederale e categoiriale tale linea.

Il dibattito sul rapporto delle aziende di produzione del cemento e il loro rapporto con l’ambiente, l’uso dei combustibili alternativi sono questioni presenti nel confronto sindacale, pensiamo sia necessario perseguire una politica di sicurezza interna alla fabbrica oggi presente anche nei grandi gruppi, nello stesso tempo coordinare una politica ambientale che coniughi gli interessi di sviluppo aziendale, con quello della difesa ambientale del territorio, per questo siamo in prima linea nella costruzione di strategie finalizzate a tale scopo.

 

Oggi il tema sicurezza ha riconquistato una centralità nel dibattito sindacale, pensiamo si debba fare ancora di più per affrontare un dramma sociale come quello delle morti sul lavoro, convinti come siamo che non ci sia una logica fatalista in questo, ma molto spesso assenza di controlli, d’applicazioni di norme e insufficiente politica di prevenzione, ma elemento che va fortemente valorizzato riguarda l’impegno d’uomini e donne che svolgono il ruolo di RLS e RLSt nei settori delle costruzioni, del legno, del lapideo e degli impianti fissi, senza il cui impegno difficilmente alcuni risultati sono possibili.

Consideriamo il lavoro di questi soggetti centrale nella ricerca di soluzioni ai temi della sicurezza, fondamentali a generare cultura della prevenzione, necessari nel processo di sensibilizzazione tra i lavoratori, utili per una politica di controllo sulla regolarità delle imprese,

La rete di Rls rappresenta una formidabile occasione per affrontare alcune questioni centrali, ma nello stesso tempo risente ancora oggi d’ambiguità sul loro reale utilizzo nei cantieri e nelle fabbriche.

Troppo spesso considerati dalle controparti come soggetti che complicano la vita nella gestione del lavoro, eppure spesso se le questioni poste dagli RLS o RLST venissero risolte anticipatamente aiuterebbero ad eliminare in futuro incidenti o  il dramma di una morte sul lavoro.

Non sempre quest’elemento si presenta contraddittorio, spesso si coniuga l’opera del RLS e quello di aziende impegnate sul tema sicurezza e si ottengono ottimi risultati.

Pensiamo che RLS sia un investimento importante per il sindacato, esso rappresenta una ricchezza e pertanto va valorizzato, intanto con una mirata politica di formazione, ancora più necessaria oggi rispetto alle mutate norme legislative introdotte dal TU.

Consideriamo importante l’esperienza realizzata con la definizione del RLST che risponde ad una politica di territorio, ma s’intreccia nel lavoro con RLS, su questi soggetti abbiamo realizzato un importante accordo unitario in categoria che ne garantisce il futuro e un maggior sviluppo.

 

Vogliamo sottolineare che essi RLS e RLST e domani RLSA inerenti al tema ambientale, sono strutture del sindacato elette dai lavoratori e quindi soggetti di parte, che svolgono una funzione nell’interno dei RSU o in stretta connessione con un ruolo negoziale insito nella loro funzione.

Siamo quindi convinti che questa caratteristica d’autonomia dalle imprese e certezza di ruolo rappresentativo debba essere presente, quando s’ipotizzano elezioni di questi soggetti ed estensione della loro rappresentanza, saremmo contrari a generare confusione sul ruolo autonomo dei rappresentanti della sicurezza o a costruire coordinamenti autonomi, quasi rappresentassero albi professionali a parte del loro ruolo sociale e sindacale.

Siamo invece impegnati a sviluppare nell’interno delle OOSS un maggior coordinamento funzionale, utile ad esperienze ed interscambio di coscienza, anche con la costruzione di un sito telematico unitario di Filca/Feneal/fillea.

Abbiamo provato in questa breve e insufficiente introduzione a porre al centro dell’attenzione dei presenti alcuni temi, che consideriamo fondamentali nell’attività del sindacato, per realizzare una coerente tutela dei lavoratori.

Sappiamo che spesso il tema sicurezza non rappresenta la centralità dell’attività sindacale, ma pensiamo che sia matura la condizione sociale e politica del Paese per rimettere al centro la lotta contro le morti sul lavoro, la lotta agli infortuni, una nuova politica attenta all’aumento delle malattie professionali, il rilancio di una medicina preventiva e una maggiore attenzione nell’uso di materiali nocivi.

Siamo convinti che questa è una battaglia di civiltà che assunta consapevolmente da tutti i soggetti sociali e politici coinvolti, può rappresentare come dice spesso il presidente della Repubblica, un’importante contributo alla realizzazione di una società più giusta e democratica.

 

 

 

 

 

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