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CGIL E FILLEA PER IL MEZZOGIORNO
99 CANTIERI E 30MILA POSTI DI LAVORO ENTRO OTTOBRE. PARTE IL 15 GIUGNO LA SETTIMANA DI MOBILITAZIONE

12.06.09 Il 15 giugno, nel corso di una conferenza stampa congiunta, la CGIL e la FILLEA presentano – alle ore 12 nella Sala Santi di Corso Italia con Walter Schiavella e Vera Lamonica - la mobilitazione che si svilupperà fino al 19 giugno in tutte le province del Mezzogiorno. Ripartire dal lavoro, ripartire dai territori per sollecitare l'avvio immediato di cantieri di opere pubbliche nel Mezzogiorno; in particolar modo è necessario ripartire da quelle opere immediatamente cantierabili sotto la soglia dei cinque milioni di euro che assumono una rilevante funzione anticiclica e possono creare rapidamente nuova occupazione, recuperando la grave flessione occupazionale in atto: sono queste le parole d’ordine della Campagna di mobilitazione promossa da CGIL e FILLEA.
Nel comparto delle Costruzioni sono a rischio oltre 250.000 posti di lavoro a livello nazionale, ma nel Mezzogiorno i dati relativi all’ultimo trimestre del 2008 evidenziano una forte contrazione degli addetti del settore sia per quanto concerne i lavoratori dipendenti (-3%, circa 15.000 lavoratori in meno) che quelli indipendenti (-9,4%, circa 17.000 lavoratori in meno), e si tratta solo della punta dell’iceberg, perché l’apice della crisi nel settore è prevista per il quarto trimestre del 2009!
Lungi dall’affrontare la crescente gravità dei problemi, il Governo ha definitivamente abbandonato una politica strutturale e programmatica per lo sviluppo del Mezzogiorno. Un abbandono, iniziato prima della crisi economica, quando nella ripartizione degli investimenti tra il Nord, il Centro e il Sud del Paese, il Sud si vedeva assegnato,sulla carta, il 40% delle risorse, mentre nelle effettive attribuzioni di spesa (assegnazioni da delibere CIPE) il 40% era diventato poco più del 22%.
Oltre a questa forte penalizzazione, l’incertezza e i ritardi accumulati nell’attuazione del QSN hanno provocato un vero e proprio “blocco” nella programmazione e nella realizzazione dei programmi attuativi regionali. Il progressivo depauperamento delle risorse in forza al FAS e la nuova distribuzione decisa nella riunione del CIPE del 6 marzo 2009, oltre a smantellare di fatto quanto programmato nel QSN, mette in forte dubbio i criteri per la distribuzione delle risorse che dovrebbero essere assegnate per l’85% alle Regioni del Mezzogiorno. Il Governo intende finanziare le sue “politiche di contrasto alla crisi”, soprattutto mediante la riduzione degli investimenti pubblici nel Mezzogiorno, proprio allorché sarebbe opportuno un intervento anticiclico per l’ammodernamento delle reti infrastrutturali e per la valorizzazione delle risorse umane.
E’ fondamentale attivare un impulso di investimenti che sia in grado di produrre immediati effetti sull’occupazione e sulla ripresa dell’economia territoriale.La CGIL e la FILLEA propongono con questa iniziativa di mobilitazione un elemento catalizzatore in grado di coinvolgere, oltre alle realtà territoriali delle altre organizzazioni sindacali e delle organizzazioni datoriali, anche gli stessi enti locali che, soprattutto nelle Regioni meridionali, sono colpiti dalla mannaia dei tagli ai finanziamenti pubblici e sono alle prese con risorse sempre più limitate, nonché con la difficoltà di programmare interventi di competenza territoriale, visto che sono limitati nell’attivare investimenti dai vincoli imposti dal patto di stabilità.
L’ANCE ha reiterato nel corso degli ultimi mesi diverse proposte per un programma di opere medio-piccole per modernizzare il territorio e contrastare la crisi in atto.
E’ necessario avviare un percorso virtuoso di risposta alla crisi, che parta dai livelli decentrati e sia capace di individuare i servizi di cui ha bisogno la popolazione a livello locale per trasformare questi bisogni in richieste da presentare al Governo, affinché, come risultato della nostra coerenza nella politica per il Mezzogiorno, si possano dare risposte all’occupazione e allo sviluppo dei territori del Sud d’Italia.
Una politica che risponda a questi bisogni ha la necessità che le opere siano “sottosoglia” per fare in modo che i tempi di cantierizzazione siano i più brevi possibili e riescano ad avere la solidarietà di tutta la società civile a livello territoriale, operando una saldatura tra le forze sociali e le amministrazioni locali. Una “saldatura”, questa, che è la sola in grado di frantumare quel muro di propaganda che fa il Governo a tutto discapito del sistema Italia.
Le nostre proposte stanno interamente nell’alveo del nostro patrimonio culturale e negoziale: trasparenza e legalità nelle procedure d’appalto, lotta al lavoro nero e irregolare, sostenibilità ambientale, sicurezza nei cantieri, estrema attenzione al rischio di infiltrazioni criminali, qualificazione delle imprese, rintracciabilità dei flussi finanziari sia dalle Committenti verso appaltatori che da questi verso i subappaltatori, le forniture, i servizi, anche attraverso l’intensificazione dei controlli da parte degli Ispettori del Lavoro e dalle Forze di Autorità Giudiziaria e il rafforzamento del Durc.
Politicamente questa proposta delinea ancora una volta il ruolo propositivo della Cgil, la capacità di stare sul territorio e di operare in funzione di una battaglia più ampia per i finanziamenti da destinare al Mezzogiorno e per il superamento del patto di stabilità che - così come congegnato – agisce in questo momento come una barriera per lo sviluppo e la ripresa economica.
È opinione comune dei maggiori osservatori nazionali ed internazionali che per superare la crisi economico-finanziaria in corso possano svolgere un ruolo fondamentale gli investimenti infrastrutturali di carattere anticiclico per la loro capacità di sostenere il reddito e l’occupazione (la Spagna, ad esempio, ha investito circa 8 miliardi di euro per finanziare un programma che prevede la cantierizzazione di oltre 30.000 opere di costo inferiore ai 5 milioni entro il dicembre 2009, garantendo così la creazione di 280.000 posti di lavoro).
Il Governo dovrebbe attivare subito gli investimenti pubblici, mentre le scelte fatte indicano una rotta completamente diversa.
Si parta dal piccolo, dunque, dalle opere sotto la soglia dei 5 milioni che sono ferme per motivi burocratici o perché le risorse sono bloccate; si parta dalle piccole infrastrutture in grado di valorizzare il territorio: scuole, opere per la messa in sicurezza di edifici a rischio e opere per la messa in sicurezza del territorio, strade, piccole opere irrigue, ecc... Si parta dai posti di lavoro che queste opere possono attivare, anche nell’indotto nei settori collegati alle costruzioni; si parta dal ruolo di volano economico che può rappresentare in determinati contesti territoriali. Si tratta di piccole opere che possono dare grandi risultati.
Sono iniziative per intervenire nel momento più acuto della crisi, in quella parte della penisola che più sta pagando il prezzo della difficile congiuntura economica e che più ha bisogno di interventi infrastrutturali; ma sono anche un forte segnale politico per richiamare l’attenzione sul Mezzogiorno, sulla programmazione disattesa e sulla necessità di investimenti straordinari perché straordinaria è la portata di questa crisi.

Documento Cgil e Fillea