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Direttivo Nazionale Fillea – Roma, 9 settembre 2005.

Relazione di Franco Martini

 

 

1. Convocazione XVI Congresso Nazionale della Fillea

 

L’odierna sessione del Comitato Direttivo ha il compito di convocare il XVI Congresso Nazionale della Fillea.

La proposta che avanza la Segreteria unitamente alla presidenza del Direttivo è di svolgere il nostro congresso nazionale, nell’ambito dei periodi decisi dal regolamento congressuale, nei giorni 7-8-9 febbraio 2005.

Al momento non siamo in condizione di accompagnare la proposta di data con quella della località, poiché è ancora in corso la ricognizione delle offerte da parte del dipartimento organizzazione. La nostra intenzione è quella di individuare una città che possa in qualche modo rappresentare le problematiche del settore e contribuire così a caratterizzare il nostro congresso come un evento politico.

Ovviamente dovremo ricercare un giusto compromesso tra questa nostra esigenza ed il problema dei costi, cosa che non sarà semplice. Anche per questo vorremmo su questo punto ascoltare la vostra opinione e sentire le vostre proposte.

 

Colgo l’occasione per ricordare l’articolazione del calendario congressuale delle categorie, secondo quanto previsto dallo stesso regolamento:

-                           le assemblee di base saranno convocate dal 10 ottobre e dovranno terminare entro il 12 dicembre;

-                           i congressi delle categorie territoriali e regionali dovranno terminare entro il 24 gennaio;

 

Naturalmente, come è noto per quanto ribadito anche all’ultima Conferenza di Organizzazione, gli unici congressi regionali previsti dalla Fillea saranno quelli della Lombardia e della Sicilia, poiché uniche strutture allo stato ad aver mantenuto la configurazione di primo livello.

Per tutte le altre potranno svolgersi assemblee congressuali e gli organismi relativi saranno formati sulla base del meccanismo “pro-quota”, attraverso il quale ogni struttura provinciale sarà rappresentata.

 

Per quanto riguarda la composizione quantitativa della platea congressuale, proponiamo gli stessi criteri del congresso precedente, cioè, un delegato in ragione di 600 iscritti o frazione di 600 non inferiore a 300.

 

Particolare attenzione proponiamo di dedicare alla composizione “qualitativa” della platea congressuale. Credo superfluo affermare che essa dovrà cercare di rappresentare nel modo più qualificato possibile il lavoro svolto in questi anni sul terreno di una politica dei quadri e dei gruppi dirigenti fortemente innovativa, con particolare attenzione ai giovani e ai lavoratori e dirigenti stranieri.

 

Come voi sapete nello congresso precedente la Fillea Nazionale, attraverso una delibera del Comitato Direttivo, presentò un emendamento all’art.6 (punto h) dello Statuto che consentisse alla nostra organizzazione una graduale applicazione della norma antidiscriminatoria, per motivi talmente ovvi che non serve ribadire.

 

Quell’emendamento non fu approvato e nel progetto di Tesi con il quale andiamo al congresso non solo la norma antidiscriminatoria viene riconfermata in tutto il suo valore, ma della sua coerente applicazione se ne dà un valore ancora più impegnativo per la validazione degli organismi esecutivi.

 

Come sappiamo, per la Fillea tale norma risulta materialmente inapplicabile. Non dobbiamo aver motivi per dubitare che la stessa Cgil, a partire dagli organi preposti a verificare la corretta applicazione dello Statuto, sia perfettamente consapevole della indiscutibile peculiarità del settore che noi rappresentiamo, soprattutto l’edilizia, le cave, le cementerie.

Tuttavia, per noi deve essere motivo per fare con ancor più convinzione quello che abbiamo fatto in questi ultimi anni: promuovere le donne ad ogni livello dell’organizzazione. Progetti di inserimento nell’organizzazione, delegate sindacali e alla sicurezza, dirigenti ad ogni livello possibile e soprattutto, come ho detto all’ultimo Direttivo, non avere dubbi quando a parità di meriti si può scegliere tra un uomo e una donna. La Cgil può arrivare a capire perchè nei nostri esecutivi è praticamente impossibile che sia rappresentato il 40% delle compagne, ma difficilmente capirebbe e sicuramente non accetterebbe che noi penalizzassimo le compagne quando queste hanno tutte le carte in regola per assumere importanti ruoli di direzione.

 

Sugli aspetti politici del Congresso non vi è nulla da aggiungere a quello che già abbiamo detto nella riunione di luglio. Come già saprete il Direttivo Nazionale della Cgil lunedì scorso a completato il percorso iniziale del congresso, prendendo atto del fatto che al progetto di tesi già approvato lo scorso 18 luglio si sono aggiunte altre tre tesi alternative, una con primo firmatario Patta, alla tesi 9 sulla partecipazione, l’autonomia e l’unità e altre due con primo firmatario Rinaldini, sempre alla tesi 9 e alla 8, quella sulla contrattazione.

 

Non è questa la sede per entrare nel merito delle stesse. Sarà il dibattito congressuale a offrire sedi e spazi di confronto. L’auspicio è che possa prevalere il merito delle questioni, evitando di riproporre attraverso il meccanismo delle tesi alternative la stessa dinamica del precedente congresso. Le tesi alternative non sono documenti alternativi “camuffati”. Il congresso dopo quindici anni sarà un atto unitario della Cgil, e tale rimarrà, perché confrontarsi su posizioni diverse e alternative su alcune questioni pure complesse come la contrattazione e la democrazia non inficia la scelta fatta ed il suo alto valore politico.

 

Per quanto ci riguarda, dovremo garantire tutto lo spazio necessario e richiesto a chi vorrà rappresentare nelle assemblee le posizioni alternative e stessa sensibilità dovremo avere nel saperle rappresentare là dove dovessero esprimersi in modo significativo.

 

 

Al Direttivo avanziamo la proposta di considerare l’utilità di accompagnare i documenti congressuali con un nostro documento di categoria –naturalmente estraneo all’insieme dei documenti congressuali- che serva ad aggiornare l’elaborazione e le proposte programmatiche della Fillea per il prossimo mandato.

Per non sovraccaricare il dibattito delle assemblee pensiamo a qualcosa che entri nella fase dei congressi provinciali e delle assemblee regionali e che rappresenti alla fine del percorso il documento politico conclusivo del nostro congresso nazionale, ovviamente sui problemi del settore.

 

In questi quattro anni abbiamo molto arricchito la nostra elaborazione, le nostre proposte, l’iniziativa della Fillea, sia a livello nazionale che nei territori e nelle regioni. Crediamo giusto trarre da tutto questo lavoro una sintesi programmatica che rinnovi il nostro legame politico e strategico, che offra alla strategia del “Cantiere Qualità” nuovi stimoli, nuove intuizioni, che consolidi i vari reparti della nostra organizzazione che nel corso di questi anni sono cresciuti, sia in termini di iniziativa che di rappresentanza.

 

Ma sarà anche l’occasione per essere più conseguenti, almeno nelle determinazioni politiche e programmatiche, su questioni che rendono peculiari la nostra categoria e spesso la espongono ad incomprensioni nel rapporto con le altre.

Penso ai temi della rappresentanza e della rappresentatività, a quello della democrazia e della partecipazione dei lavoratori alla vita sindacale, sui quali ancora recentemente abbiamo registrato osservazioni, critiche, perplessità che non sempre possono essere liquidate come ingenerose e strumentali, per quanto spesso lo siano.

 

Rappresentare questa obiettiva peculiarità non può significare negarci uno sforzo ad approfondire nuovi livelli, nuove vie per invertire quella che potrebbe essere la pericolosa tendenza a considerare irreversibile il rapporto di delega totale che soprattutto in edilizia in molte realtà si è creato tra lavoratori e sindacato.

 

In questo quadro, altro tema delicato è quello delle risorse e del finanziamento al sindacato, la questione delle deleghe e del rapporto in alcuni casi decisamente anomalo che si è venuto determinando per mille ragioni tra quota delega e quota di servizio, sapendo che già al nostro interno abbiamo avviato una riflessione che con il congresso dovrebbe sfociare in un impegno di tutta l’organizzazione ad avviare almeno con le altre organizzazioni sindacali di categoria, per poi affrontarlo con le controparti, un processo di riequilibrio assolutamente improcrastinabile.

 

Se le compagne e i compagni condividono la proposta di presentare al dibattito dei nostri congressi un documento con queste caratteristiche, che per il suo carattere non necessariamente deve essere formalizzato nel Comitato Direttivo, la Segreteria può predisporre una bozza da presentare alla Direzione, che quasi sicuramente sarà convocata nel giro di poche settimane su questioni alle quali accennerò brevemente fra breve.

 

Per quanto riguarda i calendari dei congressi provinciali invitiamo le strutture a definirli prima possibile per consentire alla segreteria di predisporre un piano di ripartizione delle presenze dei compagni del centro nazionale, sia per le assemblee che per gli stessi congressi.

Già nei prossimi giorni metteremo in piedi una cabina di regia alla quale ogni struttura potrà rivolgersi sia per comunicare ogni decisione presa che per avanzare richieste di partecipazione o altro.

 

Concludo questo primo punto tornando sull’accenno fatto in apertura alla volontà di fare del nostro congresso un evento politico e culturale. Ogni congresso di per sé deve rispettare un suo programma, poiché vi sono anche adempimenti da svolgere: il rapporto di attività e il dibattito sullo stesso; l’elezione degli organismi dirigenti. Per questo in molti casi tende a prevalere un carattere celebrativo e liturgico.

La nostra intenzione sarebbe quella di arricchire il programma congressuale con delle iniziative politiche e culturali che parlino di noi, del nostro settore, della nostra gente, delle condizioni in cui vive e lavora, delle nuove culture di cui va arricchendosi il mondo del lavoro che rappresentiamo per la massiccia presenza dei lavoratori stranieri, ecc….

 

Proveremo nei prossimi giorni a elaborare un programma in tal senso ed anche su questo se avete delle opinioni da esprimere vi chiediamo di farlo.

 

 

2. Le scadenze contrattuali

 

Relativamente alle scadenze dell’agenda sindacale di questo autunno valgono le considerazioni fatte nel direttivo del 20 luglio. Non devo aggiungere nulla a quanto detto in quella circostanza.

Debbo solo dedicare qualche minuto ad uno di quei capitoli, senza dubbio tra i più importanti, poiché nel corso di queste settimane si è determinata una certa evoluzione e si tratta dell’iniziativa contrattuale.

 

In edilizia, dopo gli esecutivi unitari che hanno approvato la richiesta del tetto per avviare la contrattazione provinciale si è svolto proprio in queste ore un incontro informale con l’Ance, come di consuetudine, per predisporre l’inizio del confronto.

Nell’occasione non si è entrati molto nel merito, ma è stata tuttavia sufficiente per trovare conferma delle previste difficoltà che già a luglio avevamo immaginato.

Queste difficoltà non sono relative solo alle tradizionali resistenze della nostra principale controparte, soprattutto sulle materie economiche, che nel caso specifico saranno implementate dalla coincidenza del tetto e del secondo biennio. Esse riguardano anche l’intreccio che queste materie vivranno con alcune partite definite nel contratto nazionale. Inutile dire che l’Ance ha chiarito subito che questa sarà la tornata nella quale dovrà essere ricolta in via definitiva l’annosa questione della trasferta.

 

Sappiamo che la fantasia ha un limite e in ogni caso penso che sarà opportuno considerarla anche per noi la tornata decisiva, poiché non possiamo trascinare all’infinito una vicenda che ogni volta torna a galla e viene giocata d’impedimento ad un normale sviluppo dei negoziati sindacali. Credo, in buona sostanza, che su questo nodo della trasferta dovremo decidere se e a quali condizioni si possa immaginare la sperimentazione di una soluzione nuova, anche se solo di natura sperimentale e dunque provvisoria, oppure se non esistono le condizioni nè oggi, né domani e dunque affrontare il toro per le corna, tentando di gestire tutte le conseguenze che ne deriveranno.

 

Ovviamente, non è strumentale dire da parte nostra che l’aver impedito, come ha fatto l’Ance, la sperimentazione regionale in una regione nevralgica, come la Lombardia, nega una delle condizioni che avrebbero consentito di riflettere meglio su questa vicenda. Per non dire delle altre, che da anni non vengono ancora realizzate, a partire dal sistema informatico degli enti.

 

Ma nello specifico approfondiremo le cose nelle prossime settimane, anche per tentare una sintonia con Filca e Feneal, dato che su questo terreno andare in ordine sparso è navigazione pericolosa per tutti!

 

L’inizio ufficiale delle trattative è fissato per il 5 ottobre, giorno precedente a quello nel quale svolgeremo l’iniziativa unitaria sulla proposta di legge a sostegno dell’industrializzazione del settore e sull’emendamento alla finanziaria.

Per queste ragioni penseremmo di convocare la Direzione Nazionale della Fillea il pomeriggio del 5 ottobre, per consentire ai compagni di poter poi essere già su Roma la mattina del 6 e tenere in coda all’iniziativa o nel primissimo pomeriggio la riunione degli esecutivi unitari per formalizzare la richiesta da avanzare per il rinnovo del biennio.

 

Onde evitare nuove ed in questo caso sterili polemiche voglio ricordare che stiamo parlando del valore economico della richiesta per il secondo biennio e come le alte volte abbiamo fatto, la riunione degli esecutivi è sufficientemente legittimata per approvare quello che è poco più di un calcolo matematico.

Del resto, immaginare chissà quale consultazione dei lavoratori su una questione come questa ci porterebbe fuori tempo massimo e teoricamente fuori tempo massimo già ci saremmo, se non ci diamo una mossa, dato il rischio che il biennio possa davvero bloccare il negoziato sul tetto.

 

In queste settimane possiamo cogliere l’occasione delle assemblee dei lavoratori per allargare la discussione alle problematiche contrattuali di categoria, ma oggi diventa assolutamente urgente concludere il lavoro unitario per dare il via all’intera materia contrattuale in edilizia.

 

Ragionamento analogo vale per gli impianti fissi, nei quali, almeno nel cemento la conclusione degli accordi nei grandi gruppi può dare il via alla fase contrattuale successiva.

 

Come abbiamo detto il 20 luglio (al netto delle ferie circa 15 giorni fa!) adesso tocca agli altri settori mettere a punto la fase contrattuale e tra questi il legno dovrà godere delle attenzioni particolari che già abbiamo detto. Nel giro di due mesi abbiamo svolto due iniziative politiche, quella unitaria al Cnel e quella con la Filtra e la Cgil l’altro giorno sui distretti. Nei prossimi giorni dovrà essere riconvocata la commissione legno per riprendere i lavori della piattaforma.

 

Nel frattempo, per tornare all’edilizia, si è sbloccata la famosa vicenda legata alla circolare attuativa del Durc, contro la quale si opponevano soprattutto le Associazioni di rappresentanza dell’artigianato. Nei suoi contenuti non possiamo che apprezzarla, ma quella vicenda ha lasciato il segno ed è stata l’occasione per misurare la grande tentazione che in quei settori vi è di uscire dal sistema o di farlo saltare, dato che il processo di regolarità e trasparenza che faticosamente inseguiamo viene spesso strumentalmente vissuto come penalizzante per quelle imprese. L’Ance ovviamente “nicchia”, pur confermando in ogni sede la sua volontà ad andare avanti in quella direzione, ma bisogna sapere che la situazione resta molto delicata ed è per questo che noi dobbiamo insistere per evitare pericolose smagliature.

 

Del resto di alcune di queste smagliature già ci stiamo occupando a proposito delle casse edili che la Confartigianato a costituito con l’Ugl in alcune regioni del Sud e sulle quali come voi certamente saprete a fine luglio è intervenuto il Ministero del Lavoro per dire che debbono essere considerati legittimi e potranno essere validamente costituiti.

Con l’Ance abbiamo concordato una posizione comune, in particolare per affermare che le Casse Edili atipiche non possono svolgere funzioni di certificazione del Durc.

Probabilmente il Ministero non ci starà neanche a sentire. Ma su questa delicata materia proprio nei giorni scorsi con Filca e Feneal abbiamo valutato l’opportunità di affrontare con decisione, anche con iniziative di una certa mobilitazione la questione. Potrebbe aprirsi una strada pericolosissima, che non c’entra con il leso monopolio del sistema “tipico” ma con il fatto che in questo settore è utile riunificate non dividere ulteriormente.

 

Riunificate potrà, ad esempio, diventare un termine di moda in materia di fondi integrativi. Mentre Prevedi, superata la soglia dei 20.000 continua piano, piano a crescere stessa cosa non si può dire per altri fondi minori dell’edilizia, soprattutto quello della Confai che potrebbe proprio essere il primo caso di confluenza, propedeutico ad un futuro, forse neanche tanto lontano, che potrebbe riguardare anche altri contratti, oltre a quello dell’edilizia.

 

Delle cose da fare di cui abbiamo parlato il 20 luglio –infine- ne ricordo altre due. La prima riguarda gli immigrati. Non abbiamo scherzato a Vicenza, quindi in questi giorni andremo avanti con la convocazione del coordinamento, mentre invitiamo tutte le strutture ad implementare i progetti di inserimento.

 

La seconda è il nostro assillo quotidiano, la sicurezza. In questi giorni si sono verificati ripetuti infortuni mortali, diversi dei quali in Umbria. Direte “che c’è di strano, avvengono in tutte le regioni”. Infatti, nulla di strano. Ma c’è un risvolto simbolico, dato che l’Umbria è la regione con la sperimentazione più avanzata in materia di Durc, avendola inaugurata in occasione del terremoto. L’equazione può risultare automatica: Durc o non Durc la storia non cambia, si muore lo stesso, quindi, che serve impiccarci sul Durc e sulle regole!

 

E’ chiaro che estremizzo, ma occorre fare attenzione nella società della comunicazione. Non possiamo far passare il messaggio che il rischio in edilizia è patologico, insuperabile, perché per definizione è un lavoro ad alto rischio di mortalità.

Bene hanno fatto quindi le nostre strutture a proclamare lo sciopero generale il 16 settembre, preceduto da una fitta rete di assemblee. E’ una scelta che rafforza il nostro impegno per la sicurezza, come già altre strutture regionali hanno fatto, lo stesso Lazio proprio in questi giorni, Toscana, Lombardia, .. Vogliamo esprimere tutto il nostro sostegno alle compagne e compagni dell’Umbria e la nostra disponibilità a sostenerli in questo impegno dei prossimi giorni.

 

Nel frattempo il senatore Pizzinato che presiede la commissione parlamentare d’inchiesta sulle morti nei luoghi di lavoro ha avviato il suo operato. Dovremo tentare di fare anche di questa occasione una opportunità per essere presenti in prima fila nell’impegno per la sicurezza.

 

 

3. Le dimissioni del Presidente del Comitato Direttivo Nazionale

 

Le ultime parole le voglio dedicare per tornare sulle dimissioni del nostro Presidente Giorgio Civiero, presentate nell’ultima riunione di luglio. Ho già avuto modo di rivolgere a Giorgio in quella sede parole di apprezzamento per la sensibilità mostrata, per quanto non fosse del tutto necessario.

 

Tuttavia, per chi non lo sapeva e ancora non lo sapesse quelle dimissioni nascevano da una situazione di imbarazzo dovuta al trascinarsi di una prospettiva di uscita del compagno dalla Fillea per un nuovo incarico del quale gli stessi segretari confederali che avevano partecipato ai nostri direttivi di fine 2004 avevano parlato (Patta e Guzzonato).

Poi, la preparazione del Congresso ed altre complicazioni avevano ritardato la definizione di questo percorso, che alla fine –proprio in questi giorni- è stato finalmente precisato e che rende vano l’orientamento della segreteria di respingere le dimissioni di Giorgio.

 

In effetti, nei prossimi giorni il compagno Cimiero lascerà materialmente la Fillea per un incarico in seno al Patronato Inca, presso la sede nazionale, del quale siamo molto contenti ed interessati, poiché si tratta di un progetto di cui Giorgio sarà responsabile relativo alle malattie professionali in edilizia. Come voi ricorderete, ogni volta che abbiamo parlato di infortuni e di sicurezza abbiamo sempre affermato che l’altra facciata della medaglia è proprio quella delle malattie professionali.

Quel progetto lo costruiremo insieme, perché ci interessa, e dunque in un certo qual modo continueremo a lavorare fianco a fianco e penso che alla fine questa sia la migliore delle soluzioni che Giorgio stesso potesse immaginare, dato lattaccamento mostrato alla categoria.

 

Ovviamente, ciò non toglie che dai prossimi giorni, quando avverrà il trasloco fisico presso l’Inca egli non farà più parte dei nostri organismi e dunque non può certo presiedere questo organismo.

 

Troveremo l’occasione e il modo per rivolgere a Giorgio il saluto affettuoso che sempre in queste circostanze abbiamo saputo manifestare.

Per il momento lo voglio nuovamente ringraziare anche a nome della segreteria e di tutti voi per il lavoro da lui svolto in tutti questi anni e che credo abbia segnato il percorso principale della sua esperienza sindacale.

 

Per quanto riguarda la presidenza del direttivo, la segreteria ha valutato l’inopportunità al momento di procedere alla nomina di un nuovo presidente, essendo imminente l’inizio del percorso congressuale, senza escludere nulla tuttavia.

Quindi, sarà la stessa segreteria ha svolgere funzioni di presidenza del Direttivo fino al congresso, a partire dalla prossima riunione, naturalmente, dato che a conclusione di questa mia relazione restituisco per l’ultima volta la parola al presidente dimissionario.

 

 

 

Roma, 9 settembre 2005

 

 

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