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Documento Politico Conclusivo del XVI° Congresso Nazionale FILLEA-CGIL

 

 

Diritti senza frontiere

 

Il XVI° Congresso Nazionale della FILLEA CGIL riunito a Pesaro dal  6 all’ 8 Febbraio 2006, approva la relazione del  Segretario Generale Francesco Martini, i contributi emersi dal dibattito e le conclusione del Segretario Nazionale Paolo Nerozzi.

 

 

1. L’iniziativa dal XV Congresso ad oggi

 

Costruire un futuro di qualità. Con questa parola d’ordine il XV Congresso Nazionale della Fillea ha indicato scelte strategiche e obiettivi per i quattro anni di mandato successivo. La questione centrale era rappresentata dal tentativo di destinare una quota della crescita in corso verso un significativo processo di qualificazione del mercato, dell’impresa e del lavoro.

 

Qualificare il mercato ha significato affermare l’idea di un settore delle costruzioni organico ad uno sviluppo sostenibile, del quale le politiche di recupero, di tutela e di valorizzazione dei beni territoriali e culturali, dei servizi, fossero parte integrante delle politiche di superamento del gap infrastrutturale del Paese.

 

Qualificare il lavoro ha significato fare del capitale umano il principale centro dell’investimento di risorse da parte dell’impresa, soprattutto per la sicurezza e la valorizzazione professionale. La qualificazione dell’impresa è il tema della sua strutturalità, della sua capacità di innovazione, della sua regolarità, assolutamente speculare a quello del lavoro.

In questo ambito diventa decisivo avere una legislazione che introduca nel settore delle politiche industriali che incentivino la strutturalità delle imprese, per dare una risposta alla frantumazione, combattendo il fenomeno delle scatole vuote o del nanismo imprenditoriale.

 

Lungo queste direttrici si è sviluppata l’iniziativa della Fillea, sia sul terreno della contrattazione che su quello del sostegno alle politiche di settore.

 

Sul terreno della contrattazione questi ultimi quattro anni sono stati caratterizzati dal rinnovo dei Contratti Nazionali di Lavoro e dall’avvio del secondo livello di contrattazione in tutti i settori.

Vanno riconfermate le scelte dei due livelli contrattuali, nella definizione di strumenti adeguati a realizzare politiche contrattuali generali nel CCNL con una forte connotazione di tipo confederale, solidale e capace di rimettere al centro le grandi questioni aperte nel mondo del lavoro, tra cui la questione salariale è quella che richiede maggiore attenzione.

 

Nel primo caso i risultati complessivamente sono stati positivi, sia per la parte economica, sia per quella normativa, dove di particolare rilevanza assumono gli avanzamenti sul terreno dell’inquadramento.

Nel contratto dell’edilizia, inoltre, è da rilevare come l’opposizione ai tentativi di introdurre gli aspetti negativi della Legge 30; di cui chiediamo, come CGIL, la sua cancellazione e di sostituirla con un sistema di norme e diritti complessivamente alternativi, in particolare, nel contratto nazionale dell’edilizia, abbiamo respinto lo snaturamento degli enti bilaterali,  sia avvenuta di pari passo con il sostegno ad un progetto di qualificazione della bilateralità, sia attraverso l’introduzione nel sistema di un quadro unitario di regole (protocollo), sia attraverso una valorizzazione delle funzioni strategiche della formazione e della sicurezza nel settore e di converso degli enti preposti.

 

Nel settore degli impianti fissi, oltre gli importanti CCNL conclusi con buoni risultati economici si sono realizzate nuove politiche inerenti al sistema dell’inquadramento, costruito su aree professionali, che rispondono maggiormente alle diverse e nuove professionalità esistenti nel settore.

Oggi dobbiamo consolidare una politica contrattuale sulla qualità dello sviluppo, dei diritti delle persone, della politica degli orari, dell’organizzazione del lavoro, tutto ciò al fine di consolidare ed estendere nuove politiche inerenti le condizioni di lavoro.

 

Inoltre si sono conclusi con esito positivo i secondi livelli contrattuali, la definizione del premio di risultato per tutti i gruppi del settore cemento, con un soddisfacente risultato economico, che realizza aumenti in coerenza con le piattaforme presentate.

 

Altrettanto importante è da considerare l’estensione della contrattazione alle fasi antecedenti l’apertura dei cantieri nelle grandi opere, attraverso la normazione della concertazione d’anticipo.

 

Va anche apprezzato lo sforzo fatto per rappresentare nuovi terreni, come quello del restauro e dell’archeologia per cimentarsi con aspetti innovativi dello sviluppo sostenibile, riproponendo l’attenzione su questioni importanti come l’ambiente, l’urbanistica, le città, la bio-edilizia. Tutto ciò per affermare una visione del Cantiere Qualità che intervenga anche sul modello di sviluppo e sul mercato delle costruzioni.

 

Nel corso dei quattro anni passati si è confermata ancora una volta la distanza che separa le affermazioni e le dichiarazioni di disponibilità al cambiamento del sistema delle imprese e delle istituzioni e il concreto cambiamento delle condizioni reali che caratterizzano il lavoro nel settore delle costruzioni.

Se questo lo si è potuto verificare sul terreno della trasparenza e della regolarità ancor di più lo si evidenzia sul fronte degli infortuni e della lotta per la sicurezza nei luoghi di lavoro.

La diminuzione degli infortuni costantemente registrata dall’Inail, che pure è un dato che non può essere sottovalutato (ma che va quantomeno approfondito perché risente negativamente di un sistema di rilevazione che esclude interi  comparti che all’INPS sono registrati in un altro settore merceologico), non deve al tempo stesso essere strumentalmente utilizzato per ritenere superata la fase critica di una situazione che continua a manifestarsi tutta intera la sua gravità. Soprattutto in edilizia, oltre al permanere di un indice quantitativo di assoluto rilievo, rappresentano fattori fortemente negativi le dinamiche infortunistiche rimaste inalterate nel corso dei decenni.

 

La Fillea ha fatto della sicurezza in tutti questi anni la priorità assoluta del proprio impegno, diventando punto di riferimento non solo dentro il sindacato ma nell’insieme della società. Tale impegno resterà prioritario anche negli anni successivi poiché il diritto alla sicurezza e alla dignità nei luoghi di lavoro rappresenta per il nostro sindacato il primo diritto dei lavoratori.

 

Anche per questo a fronte del massiccio impegno per la sicurezza la Fillea è stata in prima fila nella lotta contro la criminalità organizzata nel sistema degli appalti, non solo partecipando attivamente alla Carovana contro le mafie, ma operando attraverso la contrattazione e la concertazione d’anticipo per rendere più efficace possibile l’azione di contrasto sul territorio.

 

Delle politiche a sostegno del settore l’iniziativa per la regolarità delle imprese e la trasparenza degli appalti ha rappresentato il baricentro dell’azione politica e di confronto istituzionale della Fillea e dell’intero sindacato di categoria.

La conquista del DURC, soprattutto nella sua estensione ai lavori privati, rappresenta indubbiamente un grande risultato dell’azione sindacale e costituisce un imprescindibile punto di riferimento per proseguire verso l’obiettivo della regolarità tutt’altro che acquisito senza l’obiettivo della regolarità legata alla congruità.

La lotta per la legalità si coniuga e viene aiutata da politiche regionali anche di natura legislativa, che impediscano le infiltrazione malavitose, purtroppo massicciamente presenti nel settore.

Vanno introdotte in rapporto con gli enti locali, norme nei regolamenti edilizi che prevedano l’esclusione temporanea delle imprese recidive dagli appalti pubblici.

Inoltre per impedire i sistemi di strumentalizzazione dei lavoratori, occorre definire criteri di ricorso a strumenti di sostegno al reddito, nei casi di lavori bloccati per infiltrazioni malavitose, come è necessaria una normativa negli appalti pubblici che penalizzi quelle imprese che non denunciano all’autorità giudiziaria i tentativi di penetrazione delle organizzazione malavitose nei cantieri.

 

 

2. Una nuova fase della lotta per estendere i diritti oltre ogni frontiera.

 

Il XVI Congresso Nazionale è chiamato a riproporre la lotta per i diritti nel settore delle costruzioni nel nuovo contesto che rischia di vedere accentuate nei prossimi anni le contraddizioni tra una crescita ancora in atto e la difficoltà a tradurla in un deciso salto di qualità del sistema di imprese e del lavoro.

 

La prima frontiera da superare riguarda i problemi posti dalle grandi trasformazioni del mercato del lavoro, caratterizzate dal massiccio ingresso della forza lavoro straniera. Il fenomeno con il quale il sindacato dovrà confrontarsi nei prossimi anni sarà di portata epocale per il settore delle costruzioni, tale da ritenere possibile nel giro di pochi anni una composizione del mercato del lavoro nel quale prevarrà la componente immigrata.

 

Assumere la portata del fenomeno significa mettere all’ordine del giorno la costruzione di un sindacato multietnico dove la sfida non sia solo quella di rappresentare bisogni e diritti sul lavoro, ma esprimere la forza e la capacità del salto culturale e del profilo politico che necessariamente l’iniziativa della Fillea dovrà avere.

 

Una Fillea multietnica sarà dunque un sindacato che si batte per la Pace, per lo sviluppo e la cooperazione nei Paesi dai quali fuggono i nostri immigrati, che avrà quindi una propria politica internazionale, fondata sugli aiuti ai paesi in via di sviluppo e che dovrà svolgere una funzione di promozione e di sostegno allo sviluppo nell’area del Mediterraneo.

 

Dovrà essere, inoltre, parte attiva dei processi di inclusione sociale, stabilendo rapporti con le comunità etniche per coglierne i tratti sociali e culturali, un sindacato che non si limiti ad offrire un po’ di spazio agli stranieri, ma che acquisisca una capacità di innovare profondamente politiche e rappresentanza.

 

 

Nel nostro Paese tali politiche hanno la duplice valenza di un intervento per una società più aperta e più solidale nei confronti dei lavoratori stranieri, ma anche di misure di lotta al lavoro nero e per un mercato del lavoro regolare, contrastando i fenomeni di caporalato internazionale e, a tal fine, ripensando la stessa normativa sul distacco di manodopera da altri Paesi.

 

A questo fine è necessario perseguire politiche che raccordino direttamente l’ingresso in Italia ad un percorso trasparente di inclusione sociale e di cittadinanza, un percorso di legalità che si connetta al progetto migratorio del lavoratore.

Fanno inoltre parte di questo percorso la dimensione dell’accoglienza abitativa in una rinnovata programmazione urbanistica, della formazione dentro un quadro di diritto all’uguaglianza nell’accesso al sapere.

 

E’ necessaria inoltre una sinergia fra l’azione contrattuale e rivendicativa del sindacato di categoria con quella delle strutture confederali sul territorio, per sviluppare una rete di servizi e adeguare il sistema di welfare in direzione di un sistema fruibile e aperto ai bisogni dei lavoratori stranieri e delle loro famiglie, estendendo l’esperienza del delegato sociale, già sperimentata in alcune regioni sulla base di un progetto confederale unitario

 

Si dovrà realizzare la garanzia del trattamento pensionistico, attraverso accordi bilaterali con i Paesi  di provenienza e il riconoscimento della pensione di invalidità civile ai lavoratori immigrati.

 

“Una ulteriore frontiera da superare è quella delle differenze sociali e lavorative fra uomini e donne, nello spessore del salto culturale che questo richiede.

In alcuni settori le lavoratrici sono una realtà significativa, che é necessario conoscere in modo più approfondito, analizzandone composizione, sindacalizzazione e distribuzione nelle qualifiche e indagando il fenomeno dei differenziali salariali fra uomini e donne.

Il nostro impegno per condizioni di lavoro più dignitose e sicure per tutti, rappresenta anche un impegno per far crescere l’occupazione delle donne anche nei settori a minor presenza femminile. Ma è sul terreno della lotta alle discriminazioni e agli ostacoli all’occupazione femminile e su quello delle politiche di conciliazione fra impegni lavorativi e impegni familiari che va sviluppata la nostra capacità negoziale, con l’obiettivo di superare i differenziali salariali, incrementare le flessibilità che rispondono alle esigenze delle persone, incentivare l’uso dei congedi parentali da parte di lavoratori e lavoratrici attraverso una loro maggiore copertura salariale, prevedere l’uso del part-time a richiesta delle lavoratrici al rientro dalla maternità, attuare una revisione degli inquadramenti che riduca i fenomeni di segregazione professionale delle donne, assicurare il completo rispetto delle misure di prevenzione della salute delle donne e di tutela della maternità, stipulare protocolli con gli enti locali per realizzare, con il concorso delle aziende, asili nido aperti al territorio.

 Per ampliare la nostra capacità di intervento è indispensabile che queste materie vadano ad implementare il progetto nazionale di formazione.

 E’ necessario, inoltre, promuovere, da parte delle strutture della Fillea a tutti i livelli, la partecipazione e il contributo delle compagne allo sviluppo di queste politiche, favorendo il confronto e le forme di relazione da loro scelte, assicurandone la necessaria agibilità.

L’Assemblea Nazionale delle delegate e delle dirigenti, preparata da un percorso di iniziative nel territorio, deve diventare un appuntamento annuale, quale momento di verifica e di messa a punto di proposte e progetti nati dalle compagne nel confronto portato avanti attraverso Fille@donna e la riflessione sul terreno della contrattazione della condizione delle lavoratrici.

 

L’altra frontiera da superare sarà ancora quella della mancata sicurezza. La Fillea dovrà continuare a fare della lotta agli infortuni, alle malattie professionali, per la sicurezza nei luoghi di lavoro il proprio assillo quotidiano.

 

Esistono ancora ampi margini per imporre una inversione di tendenza decisa sul fronte degli infortuni.

Ma è necessario per questo passare sempre più dalla logica degli osservatori e dei diritti di informazione, al modello dell’intervento preventivo, per assicurare condizioni di lavoro sicure e l’applicazione concordata e verificata di tutte le misure di sicurezza.

 

Oltre a quanto fatto in questi quattro anni, sia sul terreno della denuncia, che su quello della regolarità e della trasparenza del lavoro, occorre con il prossimo mandato operare un massiccio investimento per la valorizzazione di tutte le risorse e gli strumenti che presidiano il posto di lavoro sul tema della sicurezza.

 

Ma in particolare occorrerà mettere in campo una nuova capacità negoziale sulle condizioni di lavoro, per fare concretamente della sicurezza un punto prioritario della contrattazione di secondo livello, non solo nelle grandi imprese e nei cantieri delle grandi opere. Un ruolo più forte della contrattazione di secondo livello sul terreno delle condizioni di lavoro, dell’organizzazione del lavoro e della salute e sicurezza, che sviluppi maggiori sinergie fra questi temi e superi i limiti di una parziale delega della materia della sicurezza agli RLS e, nell’edilizia, ai Comitati Paritetici territoriali e agli RLST.

 

Coerentemente con ciò occorre delineare una nuova stagione di protagonismo delle strutture sindacali e dei delegati che sconfigga i fenomeni di separazione e di “solitudine del RLS”, una ricomposizione e una sinergia positiva, nella distinzione dei ruoli, fra le funzioni degli RLS e quelle dei delegati, delle RSU e delle strutture sindacali, che rafforzi il nesso fra l’azione rivendicativa del sindacato e l’azione di analisi, proposta e controllo del RLS in materia di salute e sicurezza dei lavoratori;

una organizzazione degli RLS – RLST in reti e in coordinamenti territoriali o regionali, con il supporto delle competenze specialistiche necessarie (medici del lavoro, ingegneri, ecc.), prevedendo altresì periodiche assemblee almeno una volta l’anno, per consentire  analisi,confronto, scambio di esperienze, e la predisposizione di proposte sui temi di salute e sicurezza.

 

In questo quadro si impone una rinnovata attenzione al tema della malattie professionali, alle quali il  continuo verificarsi degli infortuni mortali o invalidanti sembra attribuire un minore impatto, ma che, viceversa, vedono i settori delle costruzioni ai primi posti per numerosità e gravità delle conseguenze. L’azione degli RLS e RLST per la verifica dei documenti di valutazione dei rischi e per il monitoraggio delle condizioni di salute, dovrà intercettare le problematiche proprie delle malattie professionali dei lavoratori della categoria.

Una nuova e rinnovata legislazione sul tema dei lavori usuranti, capace d’individuare nell’interno delle categorie lavorative le figure che possono essere considerate usuranti, con particolare riferimento ai lapidei, e ad alcune figure del settore edile, serve inoltre una reale copertura finanziaria nell’interno della politica sugli ammortizzatori sociali che garantisca la fattibilità di tali scelte, ormai non più rinviabili.

 

Conseguentemente, sul terreno della contrattazione dovremo operare al secondo livello per misurare l’azione negoziale con i processi organizzativi del lavoro, a partire dagli orari, dai carichi di lavoro, dagli ambienti. La stessa contrattazione di secondo livello dovrà intervenire sui processi di precarizzazione del lavoro, per combattere il ricorso esasperato ai rapporti di lavoro a termine, del tutto incoerenti con la lotta per la regolarità, la trasparenza e soprattutto la qualificazione dell’impresa e del lavoro. Occorre affermare con forza l’incompatibilità sostanziale tra l’uso precario del lavoro e la formazione del capitale umano, il cui scopo si fonda proprio sulla stabilità e sulla fidelizzazione del rapporto di lavoro.

Nelle piattaforme di rinnovi contrattuali va rilanciata la questione centrale di una forte risposta salariale per le categorie oggi fortemente penalizzate dalle politiche governative prodotte in questi anni.

Confermando la contrattazione aziendale dove essa sia praticabile,vanno altresì ricercate forme nuove di risposta contrattuale territoriale per i settori non sufficientemente coperti dalla contrattazione di 2^ livello, attraverso l’utilizzo di strumenti contrattuali di filiera, di distretto e territoriali.

In questo quadro il sindacato deve promuovere l’iniziativa per il rispetto degli impegni volti a qualificare la funzione della bilateralità in favore della qualità e della trasparenza dell’impresa e del lavoro, in un quadro di rigorosa applicazione delle intese contrattuali. Il mantenimento della titolarità contrattuale nel luogo dove si svolge il lavoro, rimane la condizione necessaria per realizzare questi obiettivi.

Sul versante delle politiche settoriali il prossimo mandato congressuale dovrà in primo luogo costruire una intensa iniziativa di verifica circa l’attuazione degli strumenti e delle politiche legate alla regolarità. Questi ultimi quattro anni hanno visto una proliferazione di intese istituzionali a tutti i livelli con i quali sono stati assunti impegni diffusi sul fronte della lotta per la regolarità. L’Avviso Comune e il conseguente Durc rappresentano i risultati più alti di questo impegno, ma altrettanto importanti sono le intese territoriali, i protocolli di legalità, le intese con le Prefetture ed altro.

 

Occorre imporre una verifica sui risultati ottenuti, capire se e quali siano gli ostacoli che ancora oggi impediscono un pieno dispiego delle potenzialità insite in tali iniziative. Occorre sostenere l’impossibilità di implementare una lotta “cartacea” al lavoro e all’impresa irregolare, senza un cambiamento concreto della realtà.

 

Al tempo stesso la Fillea, con tutto il sindacato di categoria, manterrà l’impegno per la realizzazione delle  necessarie politiche di sostegno al settore, non solo sulla regolarità, ma anche sulla “reindustrializzazione” del settore, secondo le proposte di legge avanzate nel settembre 2005.

 

Il declino industriale del paese si è prodotto anche nel nostro settore pur in presenza di un ciclo espansivo, perché il livello delle esternalizzazioni, deresponsabilizzazione e disarticolazione dei processi ha portato il ciclo produttivo ad una spinta verso la terziarizzazione, tanto da non rispondere più alle sollecitazioni di recupero alla trasparenza e regolarità. Il Sistema Impresa così come si è venuto a delineare non produce più ricchezza, mentre i meccanismi di auto-destrutturazione vengono accentuati paradossalmente con maggiori finanziamenti.

E’ fondamentale –dunque- attivare politiche di incentivazione aprendo in particolare a sistemi di contribuzione, anche per quanto riguarda il costo del lavoro operaio, legandolo a interventi di qualificazione dell’impresa e dei lavoratori.

 

Anche negli impianti fissi serve una nuova politica di settore che combatta i fenomeni di delocalizzazione o delle acquisizioni e gli effetti che producono sul lavoro,  fenomeni che le aziende stanno operando in Paesi dove il costo del lavoro è più basso e che vengono accentuati dalla presenza di aziende di piccole dimensioni, che rappresentano un limite per reggere le nuove dinamiche del mercato.

Valorizzazione dei distretti industriali in particolare nei comparti interessati da crisi strutturali, come il lapideo.

I distretti debbono produrre iniziative concrete, volte ad incentivare le politiche produttive di filiera e di aggregazione e di consortilità tra le imprese.

 

Nei settori del Made in Italy, prevalentemente il Legno-Arredo per la nostra categoria, la strategia dell’innovazione deve appartenere alla scelta di sostenere lo sviluppo dei distretti industriali capace di rispondere in termini di sviluppo industriale alla crisi del settore ormai presente e diffusa con una politica di aiuti economici alle aziende finalizzate alla tenuta occupazionale, contro la delocalizazione  proiettata unicamente alla riduzione del costo del lavoro e dei diritti.

 

Una nuova politica del settore in una logica di mercato globale richiede anche un  nuovo impegno del sindacato Europeo, sul piano del controllo delle condizioni di lavoro per evitare forme di dumping sociale conseguenza dello sfruttamento del lavoro minorile, fortemente presente  nei Paesi da cui provengono i prodotti finiti, ma anche per una politica Europea sullo sviluppo più generale del settore, derivante dall’immissione di nuovi partner nella comunità.

 

Manca una politica coerente del governo sullo sviluppo, capace di coniugare questioni ambientali con quelle del sistema produttivo, che richiede invece forti investimenti in tema d’innovazione tecnologica e delle politiche di formazione. Come ad esempio, nell’utilizzo dei combustibili alternativi, la cui compatibilità può essere assunta solo dopo una coerente verifica della non nocività di tale scelta per i lavoratori,  ma anche per l’ambiente, in un nuovo rapporto con le istituzioni, gli organismi preposti alla tutela ambientale e le RSU aziendali e le aziende, rifiutando un ruolo di pressione per il rilascio dei permessi, condizionato magari da ipotesi di riduzioni di forza lavoro; il rapporto tra sindacato azienda su tale materia va invece intrecciato con le comunità locali, nella ricerca di idonee soluzioni al tema ambientale.

 

Le frontiere dello Sviluppo Sostenibile saranno sempre più il riferimento per strategie di sviluppo qualitative fondate sulla valorizzazione delle risorse e sull’innovazione del mercato delle costruzioni.

Dopo il settore del Restauro e quello archeologico, che dovrà vedere il consolidamento dell’iniziativa sindacale per la tutela e la valorizzazione professionale degli addetti, occorre aprire nuovi fronti sul versante della tutela ambientale, del rinnovo del patrimonio edilizio, abitativo e scolastico in particolare, dell’uso di materiali bio-sostenibili, del rinnovamento delle reti e della mobilità territoriale, della riorganizzazione complessiva delle città.

Per questo una nuova politica territoriale finalizzata alla riqualificazione dei centri storici e delle periferie nelle grandi città rappresenta una occasione importante di sviluppo possibile e ecosostenibile.

 

La stessa questione delle grandi opere in edilizia –come la recente vicenda della Val di Susa dimostra- deve essere affrontata in una logica di sostenibilità infrastrutturale, perseguendo il giusto equilibrio fra gli obiettivi che ispirano la necessità dei piani infrastrutturali con quelli dello sviluppo economico e sociale delle comunità attraversate, la tutela ambientale, i diritti e le condizioni dei lavoratori che realizzano dette opere, e soprattutto il coinvolgimento democratico delle popolazioni per la costruzione del consenso necessario.

La politica governativa sulle grandi opere ha dimostrato profondi limiti e contraddizioni, è necessario al Paese un progetto generale di infrastrutturazione che aiuti il rilancio economico produttivo, in particolare nelle aree geografiche del meridione, senza il quale il divario tra lo sviluppo del Nord e Sud del Paese tenderà ad ampliarsi, con grandi contraddizioni sociali e occupazionali.

Va ripresa e finalizzata in una iniziativa nazionale, la questione meridionale.

Tale iniziativa partendo dalle tematiche del settore e dello sviluppo, deve definire obiettivi e priorità per il rilancio economico del sud del Paese.

 

3. Rappresentanza, partecipazione, democrazia, unità, le frontiere di un sindacato senza confini.

 

In questi anni abbiamo aumentato gli iscritti, sia come Fillea, sia come Filca e Feneal. Ciò nonostante la sindacalizzazione è diminuita in rapporto alla crescita dell’occupazione ed in particolare all’aumento degli iscritti nelle Casse Edili.

 

Ciò è la conseguenza certamente di una logica competitiva “a perdere”, caratterizzata da dinamiche spesso di natura degenerativa, dovuta al venir meno di un rapporto unitario articolato nel territorio e  una capacità di confrontare posizioni diverse per trarre le Sintesi Unitarie.

 

L’obiettivo è quello di ricercare un nuovo Patto Organizzativo per costruire politiche in grado di cementare un rapporto unitario, che per il Sistema Contrattuale in particolare dell’edilizia, con la gestione degli Enti Bilaterali, è obbligato pena una caduta dei diritti dei lavoratori ed un sistema di relazioni decisamente autoreferenziale. 

 

Occorre prepararsi all’appuntamento della scadenza dell’accordo di Grottaferrata per rinnovare le regole dei rapporti tra i sindacati.

In quell’ambito possono essere tentate delle sperimentazioni più avanzate. Ad esempio, la promozione di campagne di proselitismo unitarie verso gli stranieri e  progetti unitari di formazione per la gestione degli Enti Bilaterali.

La funzione fondamentale di tali enti deve essere coerente con la natura contrattuale degli stessi, in un forte e rinnovato rapporto con le parti istitutive, ponendosi inoltre obiettivi di riqualificazione di esigibilità dei servizi erogati, con particolare attenzione al ruolo della bilateralità che non può sostituire norme e regole di gestione occupazionale delegate invece ad organismi a tale scopo definiti.

Inoltre un’attenzione alle politiche formative e al ruolo importante di Formedil, possono rappresentare risposte nuove all’inserimento di forza lavoro giovane nei settori lavorativi.

Nella gestione degli Enti, la stessa natura contrattuale e il concetto di bilateralità condivisa dalle parti contraenti, deve prevedere quale scelta precisa assunta dalla categoria, l’impraticabilità delle decisioni prese a maggioranza, essendo gli organismi costituiti in una logica di tipo unanime.

 

Occorre però interrogarsi anche sul modello sindacale che si è andato affermando e che in parte si caratterizza con un rapporto delega/quota di servizio non più omogeneo e che invece deve restare una priorità su tutto il territorio nazionale. La Fillea deve rilanciare l’impegno sulla delega, in un quadro di solidarietà, proponendo a Filca e Feneal un progressivo riequilibrio degli attuali rapporti, che riduca la quantità della quota di servizio a favore della quota delega.

Così come nella gestione degli enti occorre proporre a Filca e Feneal la definizione di strumenti di controllo e di verifica dell’operato delle strutture territoriali, in un quadro di coerenze definite razionalmente.

 

Sulla partecipazione, se da un lato dobbiamo respingere le critiche strumentali alla scarsa democrazia in edilizia, dall’altra dobbiamo capire come allargare l’area della partecipazione dei lavoratori, in un sistema di imprese atomizzato.

La scelta della partecipazione, della rappresentanza e della democrazia: sui quali la CGIL ha costruito la sua iniziativa di questi ultimi anni, resta una scelta fondamentale e deve trovare, anche nella quotidianità del lavoro dei gruppi dirigenti della Fillea, coerenti livelli attuativi, anche attraverso la sperimentazione di nuovi strumenti di democrazia.

Sulla materia della rappresentanza l’obiettivo di una regolamentazione per legge, aiuterebbe a risolvere in un quadro legislativo di certezze le difficoltà di sintesi unitaria.

 

Anche la scelta sindacale unitaria resta valore fondamentale su cui costruire la strategia della FILLEA a partire dai tavoli negoziali e deve in ogni modo produrre spazi nuovi di democrazia di mandato, con regole unitarie sul piano della contrattazione, del ruolo delle commissioni contrattuali e della verifica democratica tra i lavoratori.

 

L’obiettivo di un ruolo importante sul piano delle politiche industriali e del modello contrattuale conseguente, offre l’opportunità di una ricerca nuova sul piano della rappresentanza e della democrazia di mandato.

 

Per affermare questi  diritti  dobbiamo darci due obiettivi:

 

a) occorre definire regole unitarie di rappresentanza dei lavoratori con Filca e Feneal sulle figure di RLST, per evitare di svuotare il ruolo di rappresentante in una funzione di servizio;

 

b) ricomporre una rappresentanza di cantiere come una “unica unità  produttiva”; ciò è possibile aprendo un fronte contrattuale con le controparti, difficile, ma necessario per rendere i protocolli sulla contrattazione di anticipo incisivi nelle condizioni di lavori nei cantieri, realizzando in questo modo una reale partecipazione dei lavoratori alle fasi di negoziazione, attraverso il coinvolgimento e una coerente sintesi unitaria che valorizzi il risultato tra i lavoratori.

 

Il ruolo dei coordinamenti di gruppo negli impianti fissi, con la partecipazione attiva e negoziale delle RSU va rafforzato, definendo momenti partecipativi maggiori e ruoli definiti della contrattazione di secondo livello, con ampie deleghe al territorio.

La definizione d’accordi sugli integrativi nazionali, dovrà trovare una corresponsabilità dei livelli decisionali delle commissioni unitarie, costruendo nello stesso tempo regole certe tra le OOSS per la validazione degli stessi, in coerenza con le forme di democrazia presenti nelle regole della CGIL.

Utilizzando le attuali regole che riguardano una parte numerosa del mondo del lavoro sia pubblico che privato e su cui la sintesi unitaria ha già realizzato importanti risultati.

Riteniamo debba essere aperto un confronto con  Filca e Feneal, che realizzi un accordo unitario sulla verifica democratica tra i lavoratori, sottolineando come per la Fillea sia imprescindibile la scelta della validazione vincolante e  certificata sulle materie contrattuali che li riguardano.

 

 

Il rinnovamento della Fillea e dei suoi gruppi dirigenti deve confermare le direttrici di questi ultimi anni, a partire dal suo carattere multietnico.

 

Lo sforzo della FILLEA in termini di rinnovamento del gruppo dirigente, con la difficile ma necessaria valorizzazione di genere, deve rappresentare un impegno coerente, che si sviluppa e si radicalizza partendo dai luoghi di lavoro, nella scelta delle RSU e dei delegati aziendali.

“La sfida della rappresentanza si gioca anche sul terreno della rappresentanza di genere. La battaglia per la qualità del lavoro e dell’impresa nelle costruzioni ha come obiettivo anche la riduzione delle barriere all’accesso delle donne nel settore. Per questo il riequilibrio della rappresentanza resta anche per la Fillea obiettivo da perseguire, pur nelle evidenti peculiarità del settore, soprattutto nell’edilizia.

A fronte dell’attuale obiettiva difficoltà di applicazione generalizzata della norma antidiscriminatoria, l’inserimento e la promozione delle donne negli organismi di rappresentanza e di direzione ad ogni livello non deve rappresentare solo una priorità, ma un vincolo per tutta l’organizzazione. Per questo il XVI Congresso Nazionale della Fillea conferma l’impegno ad estendere ulteriormente l’attuazione dei progetti territoriali e regionali mirati alle realizzazione dei suddetti obiettivi attraverso il sostegno delle necessarie risorse finanziarie.”

 

La FILLEA assume nell’interno del confronto confederale un ruolo fondamentale sia per il livello di rappresentanza acquisito sul piano numerico, ma fondamentalmente per le caratteristiche presenti nell’interno dei posti di lavoro, con la presenza importante di lavoratori immigrati, lotta al lavoro sommerso, questione centrale della sicurezza, tipologia lavorative particolari e una forte presenza di lavoro non tutelato.

Sulla base di questa condizione il ruolo e le tematiche presenti nell’interno della categoria offrono oggettivamente un contributo di forte novità all’insieme del dibattito presente nella Confederazione, la stessa unicità del modello contrattuale dell’edilizia può rappresentare un’importante riferimento nei settori del lavoro particolarmente frastagliati sul piano dell’entità numerica, in cui la contrattazione territoriale riesce a fornire qualche risposta ai bisogni dei lavoratori

 

Resta determinante per la categoria la scelta di governare l’uso delle risorse a sostegno delle strutture e dell’iniziativa territoriali e rendere coerente a questo obiettivo un assetto dei livelli regionale e nazionale snello ma efficace.

Tale scelta deve essere vissuta in pieno rapporto con le strutture confederali a tutti i livelli, secondo un sistema di relazioni che si è andato consolidando nel tempo.

 

Le altre leve sulle quali agire sono l’obbligo formativo ed il rinnovamento generazionale, ed in questo favorire l’inserimento di giovani, donne, professioni alte (restauro, geometri, tecnici), ovviamente mettendo al primo posto uno sforzo per accrescere la platea dei delegati nei luoghi di lavoro ed il coinvolgimento dei lavoratori in produzione, che rappresentano la stragrande maggioranza degli iscritti.

 

L’esperienza di FilleaRestauro, avviata positivamente con la costituzione del Coordinamento Nazionale, va consolidata rafforzando il carattere autonomo di proposta e di elaborazione dei lavoratori del restauro, per rafforzare l’iniziativa politica e contrattuale di tutto il sindacato di categoria su un settore particolarmente importante per lo sviluppo del nostro Paese.

 

Il Progetto Nazionale di Formazione Quadri rappresenta la leva essenziale e vincolante per governare il processo di formazione e di promozione dei gruppi dirigenti. Senza formazione non può esservi rinnovamento politico ed organizzativo della Fillea. Questa scelta rappresenta punto centrale del patto politico dell’attuale gruppo dirigente della categoria.

In questa logica anche la CGIL dovrebbe spostare risorse economiche verso il reinsediamento e la politica dei quadri, aiutando in questo modo una nuova stagione di confederalità che interessa anche le categorie.

 

Parallelamente e coerentemente dovrà essere consolidato l’investimento sul versante della ricerca in collaborazione con gli Istituti e le Università, per l’approfondimento delle principali tematiche che interessano il settore.

 

Analogo sforzo dovrà vedere l’impegno sulle questioni dell’informazione e della comunicazione, per costruire sempre maggiore diffusione e socializzazione delle conoscenze e per sviluppare la sensibilità del Paese attorno ai grandi problemi del settore.

 

Le questioni di politica organizzativa, tra le quali particolare importanza per la categoria assumono le attività di servizio del sindacato a partire dagli uffici vertenze,   saranno oggetto di una apposita Conferenza di Organizzazione da promuovere entro la prima metà del prossimo mandato congressuale, per una loro verifica e aggiornamento.

 

 

  

Approvato con 4 voti contrari

1 astenuto

 

N.B. A chiarimento avvenuto, sui problemi posti, i compagni contrari e l'astenuto hanno dato il loro assenso al presente Documento Conclusivo.

 

 

Pesaro 8 febbraio 2006

 

Via G.B. Morgagni 27 - 00161 ROMA - Tel: ++39 06 44.11.41  fax: ++39 06 44.23.58.49

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