“Il lavoro della Rete, non solo a
marzo”
Iniziative nazionali, interventi territoriali, contrattazione di secondo
livello
e contrattazione sociale
Articoli per numero speciale 8 marzo “Prima donna” di Rassegna Sindacale
a cura di Mercedes Landolfi, Responsabile Nazionale Rete Fille@donna
Arduo parlare di donne e di interventi a favore delle pari opportunità, di
conciliazione tra tempi di lavoro e vita, di occupazione e di sviluppo delle
politiche femminili in tempi di crisi, ancora più arduo in una categoria
come quella delle costruzioni, a prevalenza di manodopera maschile. Occorre,
quindi, tenacia e fiducia nelle azioni che le donne, come sempre in tempi
difficili, sono capaci di mettere in campo, poichè saranno soprattutto le
lavoratrici, insieme agli immigrati, a pagare la recessione economica che
investe il nostro come altri paesi.
"Ma il rischio che si corre è che l’Italia paghi un prezzo più alto e
doloroso di altri - afferma Walter Schiavella, segretario generale della
Fillea Cgil – perché affronta questa drammatica congiuntura senza gli stessi
anticorpi che hanno paesi come la Spagna, la Francia, la Gran Bretagna. Il
primo anticorpo è dato dalla consistenza e dalla forza del sistema delle
imprese, caratterizzate in Italia da un cronico nanismo che le rende più
vulnerabili di fronte alla crisi, il secondo è dato dalle azioni dei Governi
per ridurre gli effetti della crisi, nel nostro Paese inadeguate, quasi
irrisorie se messe a confronto con le cure da cavallo che i partner europei
hanno già da tempo avviato. A tutto questo poi si aggiungono altri fattori
strutturali che caratterizzano la società ed il mercato del lavoro italiano,
un welfare non inclusivo, ovvero servizi non in grado di sostenere le donne
che lavorano, ed il primato negativo dell'Italia sul fronte dell'occupazione
femminile, lontano mille miglia dagli obiettivi dell'Agenda di Lisbona.
Insomma, il nostro Paese ha una strutturale incapacità (che è una scelta,
badate bene) a considerare le donne soggetti a pieno titolo del mercato del
lavoro. Non è un caso che l'occupazione delle donne è sempre stata una sorta
di fisarmonica. In guerra, con la crisi e soprattutto con gli uomini
impegnati sul fronte – prosegue Schiavella - le donne hanno tenuto accese
tutte le macchine della produzione, per poi essere espulse dal mercato del
lavoro a guerra finita. La forte crescita di questi decenni, accompagnata
alle grandi battaglie di emancipazione, ha potuto di nuovo riallargare la
fisarmonica, ma se vediamo bene ha prodotto per le donne molto lavoro
precario e salari, a parità di mansione, sempre più bassi di quelli dei
colleghi. Ora la crisi stringe nuovamente la fisarmonica, con l'espulsione
di chi è meno tutelato e la contrazione dello stato sociale. Non siamo bravi
noi – aggiunge il leader Fillea - ma è ineluttabile, comprovato dai più
illustri economisti mondiali, che dove cresce la buona e stabile occupazione
delle donne, cresce l'economia. La nostra, dunque, non è una scelta di
maniera ma una scelta convinta, che per la Fillea significa considerare la
differenza non un limite ma una opportunità, non un obiettivo ma metodo di
lavoro, una lente attraverso cui leggere le dinamiche sociali e da far
vivere nelle nostre politiche, nelle proposte e nelle battaglie sindacali,
nella contrattazione, ma anche nella rappresentanza e nella costruzione
delle forme della democrazia interna della Fillea. E tutto questo vive nella
nostra categoria, a partire proprio dalla Rete Fille@donna e dal suo
lavoro."
Conclusa la stagione dei rinnovi nazionali le donne della Fillea si
preparano ad affrontare una stagione contrattuale di secondo livello che si
profila, anche a seguito dell'accordo separato del 22 gennaio, molto
impegnativa. Parliamo di Rete perché questa è la forma di
autoregolamentazione che le donne della Fillea hanno scelto, fin dalla prima
costituzione del gruppo, quale luogo aperto di confronto e di elaborazione.
La forma della Rete è sembrata la più idonea a raccogliere e tenere insieme
donne di diverse generazioni, spesso divise da un gap storico di esperienze
e conoscenze e il terreno principale di lavoro che si scelto è stato quello
della contrattazione. Riguardo alla contrattazione nazionale, partendo da
un'analisi approfondita di quanto già contenuto negli accordi precedenti e
dopo una verifica su problematiche, temi e possibili proposte "al
femminile", sono stati elaborati una serie di suggerimenti, assunti da tutta
la categoria. Attraverso due gruppi di lavoro separati, edilizia e impianti
fissi, si è arrivati a concrete proposte sui temi del rispetto della legge
sulle pari opportunità; igiene e sicurezza; formazione; apprendistato; part
– time; precariato; conciliazione dei tempi di lavoro – vita; mobbing.
Questi argomenti hanno attraversato, declinati in maniera diversa, le
piattaforme dei contratti dei diversi settori. In tutta la fase del
negoziato le donne hanno "presidiato" l'andamento delle trattative, fino al
momento dei rinnovi. I risultati più importanti sono stati ottenuti nei
rinnovi del cemento, legno e degli altri materiali. Non tutte le richieste
sono state accolte, sono stati fissati però dei "paletti" importanti che
riconoscono il diritto di attività di cura ad entrambi i genitori, la
maternità retribuita e la possibilità di reintegro dopo la scelta di un
part-time. Si è ottenuto il part-time reversibile per le madri fino ai 3
anni del bambino, di un giorno di permesso retribuito al padre per la
nascita del figlio, 3 giorni di permesso retribuito al lavoratore per
l'assistenza di familiari e il 100% nella retribuzione della maternità nei
contratti che ancora non la contenevano. Ora, a poco dalla scadenza dei
contratti di secondo livello, inizierà un analogo lavoro sulla
contrattazione aziendale e territoriale. Contemporaneamente Fillea@donna è
impegnata nella realizzazione di un programma di iniziative, nazionali e
territoriali, tese a tener insieme le tematiche contrattuali con quelle
sociali e a sviluppare iniziative di "radicamento" del lavoro svolto fino ad
oggi dalla Rete, includendo le Camere del Lavoro, le altre categorie, le
consigliere di pari opportunità e le associazioni di donne che lavorano a
livello locale. Molte sono le le frontiere che una categoria storicamente
maschile è chiamata a superare, a partire dalle differenze lavorative e in
termini di diritti sociali fra uomini e donne, in settori molto diversi tra
loro. Mentre in edilizia, infatti, si contano poche operaie, (vedi box con
dati) se non in comparti specifici come quello del restauro, e moltissime
impiegate e personale tecnico; nel settore del legno la proporzione è
inversa, moltissime operaie e poche impiegate. Se la categoria riesce, anche
attraverso le banche dati sull'occupazione, ad analizzare in modo abbastanza
preciso la presenza femminile in edilizia, nei settori degli impianti fissi,
legno, cemento, lapidei e laterizi, l'analisi è difficilissima, poiché
neanche esiste la distinzione tra lavoratori uomini e donne. Da qui la
necessità per la Fillea di intensificare il lavoro di monitoraggio e
controllo della presenza femminile nelle aziende, che spessissimo sono molto
inferiori ai 100 dipendenti e, quindi, anche private dello strumento degli
osservatori per le azioni positive, così come previsto dalla legge 125.
Ugualmente importante è arrivare ad una conoscenza più approfondita della
sindacalizzazione e distribuzione delle qualifiche, così come delle
differenze salariali e di carriera fra i due generi, per non parlare della
sempre più diffusa pratica della "contrattazione individuale", di cui spesso
sono vittime le donne.
“Vuoi uscire prima dal lavoro per andare a prendere il bimbo all’asilo,
rinuncia alla pausa retribuita e fai otto ore di lavoro continuato, senza
parlare di part-time o di orari agevolati...” E' accaduto in una grande
azienda del legno, ma succede ogni giorno, ovunque e in ogni settore.
In questi anni è stato grande lo sforzo portato avanti della Fillea in
termini di rinnovamento del gruppo dirigente, anche di genere, e questo
impegno proseguirà partendo dalla valorizzazione delle compagne, nei luoghi
di lavoro, nell'elezione di delegati donne, nella scelta delle RSU, RLS,
RLST e dei delegati aziendali, tutto accompagnato dalla costante ricerca di
metodi, strategie e strumenti più incisivi, anche in termini di miglior
utilizzo delle competenze, conoscenze e capacità di direzione delle
compagne. Pur tenendo conto delle peculiarità di un settore prevalentemente
maschile, il riequilibrio della rappresentanza resta per la categoria un
obiettivo da perseguire, anche attraverso un preciso piano formativo,
nazionale e territoriale. A marzo le donne della Fillea parteciperanno a due
seminari formativi nazionali, uno sulla legislazione italiana ed europea in
tema di pari opportunità, iniziativa che si propone anche di "ricostruire la
memoria per consegnarla alle giovani generazioni" e l'altro sulla
contrattazione legata alle politiche di genere, strumento indispensabile al
lavoro sulla contrattazione di secondo livello. Il lavoro della Rete
continuerà nel 2009 anche con progetti di cooperazione internazionale e con
momenti di approfondimento sui “temi di genere” per le donne e gli uomini
della categoria, nella convinzione che se esistono peculiarità e
problematiche specifiche delle donne, gli ostacoli ad una democrazia
veramente paritaria vanno superati tutti insieme.
In viaggio con Marinella
Dal Marocco all’Etiopia, i progetti di cooperazione delle donne Fillea
A marzo 2009, la scelta di questo mese non è casuale ma ha un preciso valore
di impegno, partiranno due interventi della Fillea Cgil finalizzati allo
sviluppo dell’occupazione femminile e dei diritti civili per le donne
africane, in Etiopia e in Marocco.
I due progetti contribuiranno a tener vivo, attraverso azioni concrete, il
ricordo di una compagna amatissima e molto impegnata in progetti di
solidarietà internazionale, Marinella Mezzanzanica, Segretaria della Fillea
di Monza, scomparsa lo scorso novembre. Il primo intervento, che coinvolgerà
la Fillea nazionale e la Fillea lombarda, è incentrato sul sostegno a due
cooperative femminili di studio e lavoro in Etiopia. Esigera, che in lingua
amarica significa fatto a mano, è una cooperativa che coinvolge novanta
giovani donne, per lo più provenienti da zone molto povere, che si mantegono
agli studi superiori attraverso la produzione di oggetti artigianali in
stoffa e in paglia. Le ragazze della cooperativa sono riuscite a realizzare
un piccolo fondo di risparmio, un sistema di microcredito che hanno imparato
a gestire e che viene utilizzato solo nei casi di difficoltà. La cooperativa
si impegna a garantire in caso di necessità, qualora il fondo non fosse
sufficiente, un ulteriore prestito che sarà restituito con modalità e tempi
concordati insieme. La seconda cooperativa si chiama Tokuma, che significa
unione, è nata da un progetto più giovane nella medesima area, Zway, un
piccolo villaggio a 150 km. a sud di Addis Abeba.
Le lavoratrici impegnate nella cooperativa hanno un'età compresa trai 17 e i
30 anni, sono donne particolarmente disagiate, spesso abbandonate dai loro
mariti e con molti figli piccoli da mantenere. Frequentando la cooperativa
si cimentano in diversi lavori, dall'artigianato al lavoro agricolo, dalla
tessitura, alla filatura del cotone e a turno possono accedere a corsi di
alfabetizzazione e formazione.
Dopo una fase iniziale di sperimentazione di diverse attività lavorative
possono decidere, anche grazie ad un sistema di microcredito, di iniziare
attività per conto proprio. Nascono così piccoli negozi o attività di
servizio quali la somministrazione di cibo all'interno dei vari mercati
della zona. Ad oggi sono 40 le donne che si sono rese indipendenti ed
autonome dalla cooperativa e che stanno portando avanti i loro progetti
lavorativi.
La seconda iniziativa di solidarietà e cooperazione della Fillea riguarda un
progetto con le donne del Marocco. Richiesto e sollecitato dalla
responsabile delle donne, immigrati e politiche internazionali della CDT,
Confederazione Democratica del Lavoro, il progetto prevede, nell’ambito di
un protocollo di collaborazione e parternariato, iniziative tese ad
informare, formare e promuovere il lavoro e l’emancipazione delle donne
marocchine, così come la piena integrazione delle donne immigrate in Italia.
In una prima fase, aprile 2008, una delegazione di Fille@donna si recherà in
Marocco per un confronto tra la legislazione italiana e quella marocchina su
diritto di famiglia, pari opportunità e condizioni di lavoro e vita delle
donne. Successivamente si proseguirà con un intervento di donne marocchine
in Italia in cui saranno coinvolte, con l’obiettivo di affrontare le
problematiche delle immigrate, anche donne di altre nazionalità.
Programma seminario su Legislazione a Milano
Programma seminario su Contrattazione a Roma
Roma, 4 marzo 2009 |