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Sciopero generale edilizia: adesione superiore all’80%. Pienamente riuscite le manifestazioni degli edili per il contratto. Fermi tutti i grandi cantieri, migliaia di lavoratori in piazza
Le foto della manifestazione di Roma
Bloccati i cantieri di tutta Italia e migliaia di lavoratori edili riuniti nelle piazze di Roma, Bergamo, Venezia e Genova. Pienamente riuscita la manifestazione organizzata dai sindacati di categoria Filca Cisl, Feneal Uil e Fillea Cgil, con un’adesione allo sciopero superiore all’80%, per il mancato rinnovo del 2° biennio economico 2006-07 del Contratto Nazionale dell’edilizia, che in Italia interessa 1.200.000 addetti. Uno sciopero generale per il contratto ma non solo; regolarità, legalità e sicurezza le richieste del sindacato per le quali oggi i lavoratori edili sono scesi in piazza. A Roma in Piazza SS. Apostoli si sono riuniti in una grandissima manifestazione 8.000 lavoratori del centro e sud Italia, pulmann e treni sono arrivati dalla Toscana, dall’Emilia, Marche, Umbria, Campania, Molise, Basilicata, Calabria, Sicilia e Piemonte. Fermi nel Lazio i grandi cantieri, a Roma hanno incrociato le braccia i lavoratori impegnati nella costruzione della Metropolitana B1, Fiera di Roma, Grande Raccordo Anulare, a Civitavecchia bloccati i lavori della Centrale a carbone. Ugualmente riuscite le manifestazioni del nord; a Bergamo oltre 4.000 persone hanno sfilato in un vivace corteo fino al presidio davanti alla sede dell’Ance, la città si è completamente bloccata. Si sono fermati i grandi cantieri lombardi e piemontesi dell’Alta Velocità e della Metropolitana di Brescia. A Venezia sono stati 5.000 i lavoratori che hanno manifestato, fermi i cantieri del Petrolchimico e i lavori del Passante e del Mose, anche i camionisti hanno solidarizzato. A Bologna si sono bloccati i cantieri della Variante, stessa cosa il cantiere della sede comunale. Altissima anche l’adesione alla protesta di Genova, dove i manifestanti hanno bloccato la circolazione del centro della città. Grandissima partecipazione allo sciopero anche al sud, dove si sono fermati i cantieri della Sa-Rc, della 106 Ionica e della Siracusa-Catania. Presidi davanti alle sedi dell’Ance in quasi tutte le città. “Da sei mesi dall’apertura delle trattative per il rinnovo del 2° biennio salariale del Contratto Nazionale degli Edili e dell’aumento economico territoriale – commentano in una nota i Segretari Generali della Filca Cisl, Domenico Pesenti, della Feneal Uil, Franco Marabottini e della Fillea Cgil, Franco Martini - l’Ance e le altre associazioni imprenditoriali del settore continuano a porre sul tavolo delle posizioni strumentali e pregiudiziali, a danno delle politiche settoriali contro il lavoro nero e la destrutturazione del sistema delle imprese. Le richieste di aumento salariale che il sindacato ha avanzato di 81 euro per il biennio salariale e 79 euro per l’aumento territoriale sono compatibili con un andamento della produzione negli ultimi sei anni del 2% annuo, del 23,5% dei volumi di investimento, una crescita del fatturato delle imprese del 17%, compreso un aumento occupazionale del 23%. A fronte di questi dati è inaccettabile negare ai lavoratori del settore il diritto al recupero del valore del proprio salario rispetto all’inflazione e di una ridistribuzione della ricchezza prodotta tramite i contratti integrativi territoriali. Il sistema delle imprese soffre della presenza di elevate percentuali di lavoro nero e di politiche fiscali e previdenziali che non incentivano la strutturalità delle stesse imprese. “ “Oggi in Italia nelle grandi imprese – concludono i Segretari - si registra un rapporto tra impiegati e operai di 1 impiegato ogni 1,5 operai, quando la media europea è di un impiegato per 7,5 operai. Non si comprende per quali ragioni l’Ance dopo aver sottoscritto con il sindacato delle costruzioni negli ultimi anni importanti accordi nella lotta al lavoro nero e all’irregolarità e aver contribuito all’entrata i funzione del DURC anche nei lavori privati, vuole introdurre una norma contrattuale che ne vanifica gli effetti. Pensare che un lavoratore lavori in una provincia e rimanga iscritto alla Cassa Edile di provenienza, applicando un contratto territoriale che non è quello della provincia in cui lavora, vuol dire introdurre una sorta di “Bolkestein all’italiana”; come è improponibile pensare di attenuare l’efficacia della norma di legge della responsabilità in solido dell’impresa appaltante rispetto ai lavoratori del subappalto.”
Roma 14 marzo 2006
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©Grafica web michele Di lucchio