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La Fillea Cgil Puglia:  Le nuove regole e normative del Governo in materia di appalti, seria minaccia alla lotta per la legalità e trasparenza.

 

Le nuove regole e normative del Governo che interessano il settore delle costruzioni  hanno peggiorato il sistema di controllo e prevenzione delle infiltrazioni mafiose nella regione Puglia,  dall’affidamento dei lavori ai subappalti. Normative e regole che il Governo centrale ha applicato senza verificare se le stesse fossero salutari per il settore, sia per la concorrenza, trasparenza  e legalità, al contrario,  ha destrutturato tutto il vecchio sistema.

E’ quanto è emerso dal convegno, organizzato dalla Fillea Cgil della Puglia,  che si è tenuto oggi a Bari dal titolo “ Legalità e trasparenza negli appalti pubblici per una migliore qualità del settore delle costruzioni in Puglia”.

Particolarmente grave sarà la norma prevista dalla Legge Obiettivo dell’affidamento a terzi dei lavori, prassi che  diventerà la regola ordinaria.

“La lotta per la legalità e la trasparenza negli appalti – sostiene Franco Martini, Segretario Generale Fillea Cgil -  impone un processo di forte responsabilizzazione della Pubblica Amministrazione. Non è certo ciò di cui sta dando prova la Regione Puglia che ancora non ha avviato il lavoro per l’approvazione della Legge Regionale sugli Appalti, come già hanno fatto la gran parte delle regioni d’Italia, anche quelle governate dal Centrodestra. Ciò è grave perché rischia di vanificare il contributo che possono dare strumenti quali il Documento Unico di Regolarità Contributiva, che troverebbe maggior efficacia se assunto dalla legge tra i criteri per selezionare le imprese che partecipano alle gare di appalti e i Protocolli di legalità.”

“ Il Governo – afferma Domenico Stasi, Segretario Generale della Fillea Cgil Puglia -  dovrebbe ricorrere quanto prima ai ripari, creare le condizioni per ripristinare la legalità, invece di inventare  delle misure che sponsorizzano tutte le forme di attività fuori dalla legalità. “

Nel settore edile in Puglia le percentuali del lavoro irregolare sono  del 13%, in Calabria raggiungono il 40% , in Campania e in Sicilia il 15% della media nazionale. Un fenomeno, quello del lavoro nero che con le nuove normative è destinato ad aumentare.

Con la prossima finanziaria, a seguito di un accordo sottoscritto tra Regione Puglia e Governo centrale, dovrebbero arrivare 7mld 500mil di euro per le opere infrastrutturali della nostra regione, ma tali opere purtroppo rientrano tutte nella L. 443/2001 L. Obiettivo. Con questi presupposti invece di una fase di sviluppo, si potrebbe riverificare quella crisi che ha colpito nei primi degli anni ’90 il settore, con ulteriore ripercussioni sull’economia e sullo sviluppo.

Il sub affidamento dei lavori da parte del Contraente Generale diventerà non la deroga alla regola ordinaria, ma la modalità normale di realizzazione dell’intera opera.

Il Contraente Generale può affidare a terzi, senza necessità di alcuna preventiva autorizzazione, anche la totalità dei lavori, l’unica condizione è quella di indicare già in sede di offerta le imprese esecutrici, con una quota di lavori non inferiore al 30% dell’importo totale, senza che ciò precostituisca un vincolo procedurale o introduca un meccanismo autorizzatorio.

Occorrerà vigilare con grande attenzione per capire che effetti potrà avere sul mercato degli appalti, l’assegnazione al concessionario e al contraente generale, in quanto avrà una sfera di libertà circa le modalità di esecuzione dei lavori, per la scelta degli esecutori dei lavori stessi, senza obbligo di apposita gara.

È del tutto evidente che nuove queste forme di organizzazione dei lavori, usufruiranno degli investimenti della criminalità organizzata, che non saranno più  contrastati in modo  efficace dalle regole di diritto privato rispetto alle remore possibili con l’applicazione di quelle di diritto pubblico.

Il sistema su cui si basa sarà quello di una serie di sub-affidamenti a cascata, che renderanno  il sistema più ramificato e quindi più permeabile a infiltrazioni criminali.

Altra conseguenza è  una frenata dello sviluppo e dell’occupazione del nostro territorio, in quanto la perdita annuale è di 7mld e 500mil di euro. Senza la criminalità il PIL meridionale sarebbe eguale a quello settentrionale.

Di recente anche la DIA ha lanciato l’allarme : le infiltrazioni mafiose hanno preso nel mirino tutto ciò che riguarda la costruzione di opere pubbliche e private, infatti secondo il Dossier, la criminalità pugliese gestisce una serie di attività illecite. In  questo momento tutto il territorio pugliese sarebbe colpito da un sistema d’appalto perverso che garantisce poco la legalità e la trasparenza in tutti i settori.

In Puglia e a Bari le mani dei clan sono concentrate nei  grandi lavori. Lavori pubblici in riferimento alla realizzazione di strade, ferrovie, opere idriche, trasporto che riguarda il nodo viario di Bari e palazzi comunali.

Le azioni delle maggiori cosche criminali, in genere, tendono a condizionare ed a gestire una larga fetta di questi  lavori e,  specie per lavori dati in appalto dai comuni, i tentativi di infiltrazione si sono già manifestati.

La maggior parte dei lavori del nostro settore  sono appetibili alle imprese malavitose,  soprattutto gli affidamenti relativi ai noli, forniture e movimento terra,  settori purtroppo fortemente esposti e poco controllabili. E’ preoccupante come queste organizzazioni si sono organizzate e attrezzate con metodi nuovi e sistemi diversi rispetto al passato.

Oggi non chiedono il pizzo ma lavori e, a copertura della  tranquillità del cantiere, indicano all’impresa aggiudicataria  dove acquistare le forniture e i materiali per la realizzazione dell’opera.

Un fenomeno che metterà  fuori dal mercato del lavoro le imprese che rispettano leggi e normative contrattuali,  in quanto non saranno competitive.

Da un’ispezione del Ministero del Lavoro è risultato che a Taranto,  su 54  aziende edili ispezionate,  nessuna è risultata regolare, sono stati riscontrate 277 ipotesi di reato , 54 sono state le persone denunciate  e 4 i cantieri sequestrati.

“ Occorre al più trovare un sistema per fronteggiare queste questioni - continua Stasi - per riportare trasparenza,  legalità e concorrenza negli appalti.

Bisognerebbe innanzitutto rafforzare la legge 109 sugli Appalti Pubblici, introducendo ulteriori strumenti che rafforzino e tutelino chi opera nella legalità.

Applicare nel modo più dettagliato e corretto la circolare n. 26/2000 che fornisce  strumenti di tutela in primo luogo per i dipendenti ed inoltre disciplina le regole per l’appaltatore e il  subappaltatore, tutto riferito agli appalti di opera pubblica.

Si potrebbe pensare anche al D.L. del 25/9/2002 n. 210 “Disposizioni urgenti in materia di emersione del lavoro sommerso e dei rapporti di lavoro a tempo parziale”. appalti. Altro elemento potrebbe essere quello che ha prodotto il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) che richiama fortemente gli accordi di legalità, accordi che sono stati già realizzati con il Comune di Napoli, Prefettura di Palermo, Prefettura di Messina e sicuramente in qualche altra località del Mezzogiorno e dell’Italia. In questo senso è necessario che forze sociali e istituzioni, che hanno compiti distinti, trovino un luogo di incontro, di monitoraggio e di riflessione, in grado di facilitare le politiche e le azioni di contrasto. Il protocollo di legalità può e deve essere il luogo nel quale le forze sociali e quelle preposte alla sicurezza, pur nella separazione delle funzioni.”

Occorre tracciare nuovi percorsi in concertazione con le istituzioni regionali e  locali preposte, che abbiano come comune obiettivo fronteggiare questa  la piaga delle infiltrazioni mafiose e realizzare un sistema di sicurezza, trasparenza, legalità e qualità – conclude Stasi -  al fine di migliorare e rilanciare il settore delle costruzioni in Puglia. “

“ L’imminente rinnovo del Contratto Nazionale del settore edilizia, come contributo alla lotta al lavoro nero, riproporrà il tema della qualificazione del lavoro edile- conclude Martini- attraverso l’investimento nella formazione e per un governo trasparente del mercato del lavoro.”

 

Bari, 7 novembre 2003

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