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Milano 8 aprile 2003

  

COMUNICATO STAMPA

 

Il settore del mobile in Italia nel 2003:

la guerra aggrava una crisi annunciata

Sono diminuiti nel 2002 i consumi interni e le esportazioni

Le proposte della Fillea Cgil per evitare il declino industriale del settore

L’Italia è il primo Paese nell’esportazione di mobili e secondo in quanto a produzione del prodotto. Dopo dieci anni di crescita ininterrotta di questo settore, nel biennio 2002 – 2003 si è registrato un vistoso rallentamento. E’ diminuita del 3,3%  la produzione, è calato dell’1,6% il consumo interno e le esportazioni hanno subito una forte contrazione. Il nuovo scenario di guerra sta ulteriormente aggravando la situazione di crisi dell’intero comparto

E’ quanto è emerso nel Convegno organizzato a Milano dalla Fillea Cgil dal titolo “Legno- arredamento: la sfida della qualità” nel corso del quale è stato presentato il Rapporto congiunturale sul settore del legno e del mobile elaborato dal Csil (Centre for Industrial Studies) per conto del sindacato degli edili della Cgil.

Il convegno ha messo a confronto esponenti del mondo industriale e del mondo sindacale con l’obiettivo di individuare proposte di politica industriale adatte al settore.

Un settore composto complessivamente da circa 80.000 imprese che danno lavoro a 400 mila addetti.

Il rapporto ha tracciato uno scenario piuttosto preoccupante per il settore, che potrebbe ulteriormente aggravarsi con gli effetti della guerra in Iraq.

La produzione ha risentito della debolezza dell’economia mondiale

Anche la produzione del mobile in Italia ha risentito della debolezza dell’economia mondiale e dell’incertezza delle prospettive e i dati per il 2002 indicano un calo dell’offerta del 3,3% a prezzi costanti rispetto al 2001. La produzione industriale del settore del mobile nel 2003 è legata, come altri fattori congiunturali, ai riflessi che la guerra in Iraq avrà sull’economia internazionale. Primi segnali di crisi arrivano da alcune zone importanti della produzione del mobile. Nella Brianza comasca, ad esempio, si registra una diminuzione diffusa e generalizzata delle ore lavorate.

Nel 2002 consumi “in frenata”

I consumi di mobili del 2002 presentano una diminuzione dell’1,6% a prezzi costanti rispetto al 2001, registrando quindi la fine del ciclo di crescita degli anni 1998-2000.

A determinare questo risultato negativo hanno concorso in larga misura: l’andamento dei mercati azionari che ha ridotto la ricchezza finanziaria delle famiglie, il trend dell’inflazione che si presenta solo in moderata decelerazione e l’accresciuta incertezza sulle prospettive del ciclo economico. Tutti questi fattori infatti inducono ad una certa cautela nei comportamenti di spesa soprattutto per beni durevoli quali i mobili e il cui acquisto può essere rinviato.

Gli indicatori di fiducia dei consumatori europei ed americani, inoltre, sono nuovamente in discesa nei primi mesi del 2003.

Commercio con l’estero: per l’Italia gli Usa il mercato più importante

L’ Istat ha appena diffuso i dati provvisori sul commercio estero relativi al 2002 dai quali emerge che l’anno si è chiuso con una diminuzione delle esportazioni di mobili del 3,5 in valore e del 5,7% in quantità.

Il mercato statunitense rimane lo sbocco più importante per il mobile italiano, con una quota sul totale pari al 17% e in aumento rispetto al 2001 (+4,1 in quantità e –0,4% in valore). Seguono la Germania e la Francia che costituiscono il mercato di sbocco di un ulteriore 28% delle esportazioni italiane. La situazione di leggera crisi che ha interessato nel 2002 le vendite all’estero del mobile italiano è comune a quasi tutti i principali mercati europei. L'unica eccezione è costituita dalla Gran Bretagna dove si assiste ad un aumento del 15,7% in valore rispetto al 2001. Negli altri due più importanti mercati europei, Germania e Francia, permangono i segnali di crisi. In Germania infatti il consumo di mobili nel 2002 ha subito un calo non indifferente che ha interessato in modo consistente anche i mobili di fattura italiana (-16,5% in valore delle esportazioni italiane verso il mercato tedesco).

 Graf. 1   Esportazioni di mobili delle regioni italiane, 2002. Quote percentuali su dati in valore

Fonte: elaborazioni Csil su dati Istat

 

Al risultato del 2002, le diverse regioni italiane hanno contribuito in modo disomogeneo in ragione della diversa specializzazione di ciascuna di esse. Tra le regioni con flussi in uscita superiori ai 200 milioni di euro, solo la Basilicata e la Toscana hanno registrato tassi di crescita positivi (rispettivamente + 20%, +4% rispetto al 2001). Il Friuli Venezia Giulia ha invece chiuso l’anno in sostanziale stabilità rispetto al 2001. Tra le restanti regioni che detengono una quota rilevante delle esportazioni italiane di mobili, la Lombardia e il Veneto presentano diminuzioni dell’8,5% e del 7,6% in valore rispetto al 2001, mentre Puglia, Marche ed Emilia Romagna contengono le perdite sui mercati esteri al di sotto del 5%.

 Prezzi: incide il costo energetico

L’aumento dei prezzi alla produzione nella media del 2002 risulta del 1,8%, per effetto di una riduzione dei prezzi dell’energia, della dinamica modesta della domanda e del rafforzamento dell’euro sul dollaro. Gli effetti del conflitto in corso si sono fatti subito sentire con le relative conseguenze sul commercio internazionale e sui prezzi delle materie prime. Il prezzo del petrolio dopo essere salito negli ultimi 4 mesi del 34% e ben oltre il livello previsto, ora è ridisceso, ma è difficile stabilire se rimarrà nella fascia di oscillazione dei 25/28 dollari al barile.

 

FILLEA CGIL:  GLI ASPETTI CRITICI E LE PROPOSTE PER RILANCIARE IL SETTORE

Il settore – sottolinea il Segretario Nazionale della Fillea Cgil , Luigi Aprile, – si trova di fronte ad un tornante delicatissimo e decisivo per le proprie sorti future. Nei prossimi mesi si vedrà se sarà possibile imboccare la strada del rilancio o se, invece, anche questo settore industriale si avvierà verso un destino di ridimensionamento e declino.

Anche il settore legno – aggiunge Luigi Aprile, - come quello del tessile abbigliamento, soffre della mancanza assoluta di un progetto, di una politica di sostegno, della indifferenza di questo governo nei confronti di iniziative mirate a rilanciare produzione e domanda interna.

Dall’altra ancora non emerge, nel mondo delle imprese e delle sue Associazioni, la chiara consapevolezza che, essendo venuti meno definitivamente i fattori che hanno garantito il successo degli anni passati (lira debole per le esportazioni e la possibilità di esercitare la leadership sul terreno della qualità, del designer, della storia e del Know-how in maniera incontrastata) oggi occorre mettere in campo altri fattori, per contrastare la fragilità strutturale dovuta alla dimensione piccolissima delle imprese, all’eccesso di frammentazione dei cicli realizzativi, ai costi dei componenti e della principale materia prima (il legno, di cui siamo importatori netti). Pertanto sarebbe illusoria – aggiunge il sindacalista, - una strategia imprenditoriale che continuasse a cercare di rafforzare la propria competitività agendo esclusivamente sui fattori della flessibilità (nel settore ce n’è troppa, e pochissimo governata dalle dinamiche sindacali) e del contenimento dei costi e dei diritti.

La Fillea auspica e propone che anche per il settore del legno e del mobile si determinino le condizioni di un dialogo serio e approfondito tra le parti sociali, che abbia come traguardo la richiesta al Governo di avviare un Tavolo operativo per il sistema CASA/ARREDO, similmente a quanto si sta facendo per il sistema MODA/ABBIGLIAMENTO.

Il cuore della nostra proposta è la via alta allo sviluppo, la sfida sulla qualità.

Qualità dei processi, dei prodotti, della sicurezza, della professionalità riconosciuta e remunerata, della formazione.

 

 

La sintesi completa della ricerca CSIL sugli scenari dell’industria del mobile

e’ disponibile su Internet nel sito www.filleacgil.it

 

Ufficio Stampa Fillea Cgil – Mercedes Landolfi  cell. 3290733079

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