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Edilizia

 

Costruzioni. In Italia forte gap infrastrutturale

Fillea Cgil:Urgente un piano straordinario per uscire dalla stagnazione

 

L’ Italia soffre di  una sottodotazione infrastrutturale soprattutto nel Sud e ha la necessità di un piano straordinario, finalizzato ad avviare un circuito economico – produttivo – occupazionale capace di far uscire il Sistema paese dalla stagnazione in cui è stato portato. E’ quanto denuncia la Fillea Cgil, il sindacato delle costruzioni, riunito a Pesaro per il XVI Congresso nazionale.

“ E’ necessario che questo piano di infrastrutture – continua la Fillea - contenga parametri certi per misurare le priorità all’interno di un quadro di programmazione generale.

Questo, non solo per superare quel gap infrastrutturale che ci allontana dal resto dell’Europa, ma anche per evitare una nuova stagione di opere incompiute. Le Legge obiettivo del governo Berlusconi è la negazione di tutto questo,  con una logica generalistica fatta di annunci e poca sostanza,  ha prodotto un grave danno per il Paese, per il sistema delle imprese, per i lavoratori che lavorano alla realizzazione delle opere.

 

La Legge obiettivo prevedeva una durata decennale, siamo a metà vigenza e il quadro generale è il seguente:

 

Costo del Piano decennale                          264 miliardi  di euro

Valore dei Progetti predisposti                    173  mld       di euro             pari al 65%

Opere appaltate                                              51  mld        di euro pari al 20%

Opere per cui sono stati aperti i cantieri      37  mld        di euro pari al 14%

 

Dei 37 miliardi di euro di fondi disponibili, solo 2,3 mld di euro sono fondi aggiuntivi, mentre il resto arriva da vecchi fondi ormai esauriti di ANAS e FF.SS.,  messi a disposizioni della vecchia legislatura.

Con la Finanziaria 2006 si penalizzano in modo pesante le risorse a RFI ed in modo drammatico quelle destinate all’ ANAS.

 

Per quanto riguarda RFI, Rete ferroviaria italiana, nel triennio 2006 – 2008 c’è stato un taglio di 20.529.996 miliardi di euro, con una disponibilità nel 2006 di soli 276 milioni di euro, a fronte di una necessità di 714 milioni di pagamenti degli interessi intercalari sui contratti per i prestiti finanziari.

Per il lavori dell’Alta Velocità, sarebbero necessari 750 milioni di euro per la manutenzione straordinaria sulla rete tradizionale e 1,7 mld di euro per proseguire gli investimenti per l’ammodernamento della rete ordinaria.

Per i lavori dell’ Alta Velocità a fronte di una disponibilità per il 2006 di 100 milioni di euro, occorrono 10 mld di euro per completare la tratta Roma – Napoli e altri 5 mld di euro per iniziare i lavori della Milano – Genova.

 

L’ANAS, in base all’Accordo di Programma ANAS – Stato, doveva avere un trasferimento di 3.900 milioni di euro,  ne ha avuti 1.200 con una necessità di liquidare lavori già eseguiti nel 2005 di circa 2300 milioni di euro. Questa situazione ha come conseguenza il blocco del 60% di cantieri per la manutenzione Ordinaria e Straordinaria delle strade, mettendo a rischio i seguenti interventi:

 

1.      Autostrada Asti – Cuneo;

2.      Superstrada Malpensa – Boffalora;

3.      Variante di Forlì;

4.      Grosseto – Fano

5.      Terni – Civitavecchia;

6.      Completamento GRA di Roma;

7.      Ammodernamento SS. 9;

8.      Ulteriori Macro Lotti SA – RC;

9.      SS. 106 Ionica;

10. Ammodernamento SS. 182;

11. Autostrada Catania  – Siracusa;

12. Tratta SS. 125;

13. Superstrada Cagliari – Sassari.

 

Tutto questo in  una situazione di incertezze finanziarie e di grande confusione normativa sui lavori pubblici.

Il Governo senza nessun confronto con il Sindacato ha introdotto, da prima nella normativa della Legge Obiettivo la figura del GENERAL CONTRACTOR, una impresa che secondo le intenzioni dei promotori doveva privatizzare il Sistema degli Appalti pubblici, fungere da contenitore finanziario che con il sistema del prefinanziamento dell’opera, nella misura del 30% poteva consentire l’apertura di tutti i cantieri appaltati,  a prescindere dalla copertura finanziaria.

Il risultato è stato che dall’assegnazione della gara, all’avvio dei lavori passano 24 mesi, il 30% di prefinanziamento dell’opera, prima è stato portato al 20%, poi al 10%. Situazione che ha prodotto una finanziarizzazione della Grande Impresa Italiana.  

Nel 2000 nelle prime 45 imprese italiane, il rapporto medio del  numero dei dipendenti del portafoglio ordini, rispetto al valore finanziario era del 19,5%,  nel 2004 del 9,5%.

Nel 2005 il rapporto impiegati – operai ( dipendenti diretti) è di 1 impiegato ogni 1,5 operai,  in Europa questo rapporto è di 1 impiegato ogni 7,5 operai.

Questo dato, insieme alla sottocapitalizzazione delle imprese italiane, ha prodotto una forte destrutturazione del Sistema Impresa con la completa esternalizzazione della fase lavorativa in cantiere, aumentando le occasioni del lavoro nero, della compressione dei costi per la sicurezza, del taglieggiamento del salario dei lavoratori”.

“Il colpo di grazia – conclude il sindacato - sta arrivando con i Nuovi Codici dei Lavori Pubblici che il Governo vuole approvare prima delle elezioni, approfittando del recepimento della Direttiva Europea, secondo cui una impresa che non ha i requisiti per partecipare alle gare può affittarle da un’altra impresa. Contro questa situazione i sindacati delle costruzioni hanno avanzato due proposte di legge, una che introduce nei criteri di qualificazione delle imprese l’organico operaio, un’altra che introduce politiche industriali per il settore, formazione professionale, incentivi e decontribuzione per quelle imprese che mantengono un organico strutturale in rapporto al fatturato che annualmente svolgono.

Una proposta di strutturalità per dare un valore all’impresa edile e al lavoro, contro la logica del precariato e  della deresponsabilizzazione.”

 

 

 

 

 

Pesaro 6 febbraio 2006

 

 


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