IMMIGRATI NEI CANTIERI IN FORTE CRESCITA NEL 2004
TRA REGOLARI E IRREGOLARI RAGGIUNGONO 250.000 UNITÀ
SONO SOPRATTUTTO RUMENI, MAROCCHINI, ALBANESI E UCRAINI
QUEST’ANNO CRESCIUTO IL NUMERO DEGLI INFORTUNI MORTALI
Continua nel 2004 la crescita di
lavoratori immigrati che lavorano nel settore delle costruzioni in
Italia con uno scenario in forte evoluzione. Oggi le stime parlano di
una percentuale di immigrati nel settore intorno al 28% .
Ben oltre il 16,71 %
di edili stranieri regolari iscritti alle Cnce registrato lo scorso anno
e il 13,36 % del 2002.
Nel 2003 i lavoratori immigrati iscritti
alle Casse Edili, addetti del settore edilizia industria, hanno
raggiunto il numero di 84.099. Aggiungendo a questi gli addetti
dell’artigianato, degli altri comparti e la stima dei lavoratori
irregolari, la cifra di 250.000 unità non è molto lontana dalla realtà.
Una crescita molto rapida che si è
puntualmente verificata soprattutto nelle aree del Nord Italia.
Non è una profezia affermare che fra
qualche anno in molte realtà territoriali del nostro Paese gli edili
stranieri raggiungeranno la metà degli occupati. Già oggi in alcune
province del Nord Est si registrano punte anche superiori al 50% del
totale.
E’ il Nord Ovest
l’area geografica che occupa il maggior numero di immigrati in edilizia.
Con il 22,94% del totale supera di stretta misura il Nord Est che
registra una presenza del 22,11%. Più lontano il Centro con il 13,97% .
Solo il 3,84% lavora nel Sud e l’1,46% nelle Isole.
Quella degli immigrati
è quindi una presenza importante che si accompagna ad un grande
fabbisogno di manodopera. In Italia infatti, ben il 17,2% del fabbisogno
totale di manodopera immigrata è rappresentato dai lavoratori settore
edile.
IMMIGRATI : CRESCE NEL 2004 IL NUMERO DI INFORTUNI MORTALI
Sono già 35 le vittime, contro le 32 del 2003. E metà delle vittime
venute a lavorare in Italia avevano tra 26 e 35 anni: la maggior parte
proveniva dai paesi dell’Est Europa. Per quanto riguarda le nazionalità,
i più colpiti sono i rumeni, seguiti dagli albanesi e dai tunisini. La
regione che conta il maggior numero di immigrati morti sul lavoro in
edilizia è il Piemonte, seguito da Lombardia e Lazio.
Su questi lavoratori
molte volte si riversano i lavori peggiori, più faticosi, più pericolosi
con meno prevenzione, senza protezioni con orari di lavoro prolungati e
turni senza riposo. I dati sugli infortuni lo evidenziano.
Le costruzioni che
hanno registrato anche quest’anno una crescita occupazionale si conferma
tra i settori più a rischio per quanto riguarda l’incidenza degli gli
infortuni. Nel 2003 per quanto riguarda le denunce di infortuni (dati
Inail – Istituto Italiano medicina sociale) le costruzioni hanno
occupato il triste primato con il 20,9% di denunce presentate dagli
edili stranieri contro il 15,3% delle domande presentate dagli italiani.
IL 25% DEGLI OPERAI
IMMIGRATI E’ QUALIFICATO
più del 25% degli
edili immigrati ricopre qualifiche di operaio qualificato, specializzato
e specializzato super. Dal punto di vista del lavoro regolare non è
raro,però, che il lavoratore straniero venga inquadrato nei due livelli
più bassi anche quando lavora come operaio specializzato, piastrellista,
ecc.
EDILIZIA:UN SETTORE CHE “RISCHIA DI RINGIOVANIRE”
La consistente
immissione di lavoratori stranieri nel nostro tessuto produttivo, la
maggior parte giovani, “rischia” di determinare profondi e
significativi cambiamenti nella struttura stessa della manodopera. Un
elemento sul quale bisogna soffermarsi. Il processo di invecchiamento
del settore si è fermato proprio grazie all’immissione di nuova
manodopera immigrata. L’età media? Hanno
meno di 35 anni, mentre la media degli edili di nazionalità italiana si
aggira intorno ai 40 anni.
Secondo la CNCE nel 2003 il 43,4% aveva
un’età compresa tra i 26 e i 35 anni e il 32,05% con un’età tra i 36 e i
50 anni. La differenza con gli edili di nazionalità italiana è evidente.
Se guardiamo alla
composizione nazionale della presenza straniera nel settore
dell’edilizia osserviamo un ventaglio tanto ampio di nazionalità tale da
far usare ad alcuni ricercatori espressioni simboliche del tipo “il
caleidoscopio dell’immigrazione”.
Più dell’80% dei
lavoratori impiegati nell’edilizia parla europeo. Soprattutto rumeno,
albanese, ucraino, polacco e moldavo. La Romania è al primi posti tra i
Paesi fornitori di manodopera edile:
Milano, Torino, Padova
e dintorni di Roma, in queste zone la componente rumena nei cantieri
edili è molto forte. Una presenza consistente è anche quella
dell’America Latina (Ecuador, Colombia, Perù), mentre nei cantieri
italiani si continua a parlare sempre più africano. Molto forte la
presenza di lavoratori del Marocco. A distanza quelli dell’Egitto, della
Tunisia e della Nigeria.
Il salario degli edili
stranieri nel 1999 oscillava tra le 50 e le 60 mila lire al giorno (80
per gli specializzati), senza limite orario (in genere intorno alle 10
ore).
Sono passati cinque
anni e la situazione non si discosta molto da quella di allora. Il
salario medio dei lavoratori regolari oggi è intorno ai 30/40 euro al
giorno per giornate lavorative che oscillano tra le 8 e le 10 ore. Ma
molti di coloro che aprono una vertenza denunciano un salario medio
leggermente più basso: si arriva a minimi salariali pari a 3,6 l’euro
l’ora e non si superano mai i 5 euro.
Nel caso del lavoro
nero le cifre che circolano sono molto più basse. Il racket dei cantieri
“offre” dai 2 ai 3
euro l’ora a seconda delle zone.
LA FORMAZIONE NEI PAESI DI ORIGINE
“C’è bisogno di una vera politica di
accoglimento ed integrazione degli immigrati e di una adeguata politica
dei flussi, che offra una reale risposta alla pressione migratoria e ai
fabbisogni delle imprese. Bisogna – sottolinea il Segretario Generale
della Fillea Cgil, Franco Martini - rafforzare il ruolo della
formazione, come alternativa ad un modello che vede la manodopera
straniera come elemento di massima flessibilità e i lavoratori,
utilizzati in lavori precari, venire poi scaricati come un peso sociale
col rischio di nuove forme di emarginazione.
Per questo – aggiunge Martini - serve
superare quella vera e propria iattura per il settore dell’edilizia, che
è la legge Bossi-Fini.
E’ urgente una inversione di tendenza,
pena l’aggravarsi della situazione, con conseguenze immaginabili, quali
una forte incentivazione a tutte le forme di lavoro nero e irregolare e
alle peggiori forme di sfruttamento.
La domanda da parte delle centinaia di
migliaia di lavoratori edili immigrati – conclude Martini - è quella di
avere maggiori tutele, salari certi e una qualità del lavoro migliore:
l’aumento nel 2004 rispetto all’anno precedente del numero di infortuni
mortali che hanno coinvolto gli immigrati nel nostro settore sta a
significare che nulla è stato fatto per arginare questa triste piaga.
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