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LA FILLEA CGIL METTE “SOTTO OSSERVAZIONE” LE GRANDI OPERE

CREATO UN OSSERVATORIO PER NOVE GRANDI CANTIERI

 LAVORO NERO, CAPORALATO E INFORTUNI  PROSPERANO ANCHE

NELLE GRANDI OPERE  DEL NORD  -  IL CASO DI TORINO E MILANO

 

Un Osservatorio sulle grandi opere per sconfessare i “cantieri di carta” del governo Berlusconi. A promuoverlo la Fillea Cgil che dopo aver messo “sotto osservazione” l’Autostrada Salerno - Reggio Calabria, ha deciso di mettere sotto “la lente d’ingrandimento” altre otto grandi opere ricomprese nella Legge Obiettivo per monitorarne i tempi di realizzazione, i relativi flussi finanziari e le modalità con le quali sono eseguiti i lavori. Questo per evitare che gli annunci delle volontà di fare, o delle gare di appalto bandite, o ancora peggio, che le inaugurazioni della posa della prima pietra finiscano per diventare la realizzazione dell’opera.

Le opere monitorate sono oltre alla Sa-Rc : il passante ferroviario di Palermo, la statale Jonica, il Mose di Venezia, la statale Romea, il nodo autostradale di Bologna, la riqualificazione della E 45 e l’autostrada Bolzano- Verona- Parma- La Spezia.

L’annuncio è stato dato durante il convegno promosso a Torino dalla Fillea Cgil dal titolo “Grandi cantieri e qualità delle costruzioni. Torino – Milano: l’altra faccia della medaglia”. Al convegno ha partecipato oltre al Segretario Generale della Cgil, Guglielmo Epifani, il Segretario Generale della Fillea Cgil, Franco Martini, il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, il vice sindaco di Milano Riccardo De Corato, il Pretore di Torino, Raffaele Guariniello.

 

Il mercato delle costruzioni in questi anni è stato interessato da una forte discussione sul ruolo delle grandi infrastrutture nel Paese. Tanti progetti annunciati e pochi quelli partiti. E nelle grandi opere dove i cantieri si sono aperti, purtroppo si parla poco di qualità intesa come regolarità del lavoro, condizioni di trasparenza, di sicurezza e dunque di qualità del lavoro e dell’impresa.

I fenomeni perversi che colpiscono il settore delle costruzioni, rileva la Fillea Cgil, non riguardano solo il Sud, ma anzitutto le capitali del Nord dove si concentrano le maggiori risorse investite.

Per queste ragioni Milano e Torino sono stati assunti dalla Fillea Cgil come due laboratori dell’iniziativa sulla qualificazione del settore, facendo di quei cantieri, quelli che dovranno consegnare alle capitali del Nord importanti strutture (a Milano innanzitutto la Fiera, a Torino ovviamente quelle per le Olimpiadi invernali del 2006), terreni di sperimentazione per la costruzione di “Cantieri di Qualità” prendendo come esempio la pratica della concertazione d’anticipo sperimentata con successo nei cantieri della TAV tra Firenze e Bologna.

Monitorando le grandi opere che si stanno realizzando nel Nord e in particolare in Piemonte e in Lombardia, si segnalano situazioni allarmanti: prospera il lavoro nero e il caporalato, il lavoro è sempre più precario, si diffonde l’illegalità e la sicurezza diventa un “optional”. In Piemonte nel 2004 – secondo il monitoraggio realizzato dalla Fillea Cgil -  è raddoppiato, rispetto all’anno precedente, il numero degli incidenti mortali in edilizia. 

Anche qui la cronaca si è occupata di dimostrare che il sindacato aveva ragione nel sostenere che i grandi lavori sono ugualmente terreni dove le contraddizioni del settore possono proliferare. La denuncia dei fenomeni di caporalato, di lavoro nero e quant’altro che hanno visto impegnate le nostre organizzazioni in questi mesi, sia a Milano che a Torino, sono la conferma di questa iniziale preoccupazione.

Il problema è decidere se e come intervenire con il coinvolgimento di tutti gli attori in campo. Possibilità e volontà si intrecciano, poiché se è difficile fare e anche vero che qualcosa si può comunque fare, come dimostrano le esperienze condotte in questi anni.

La Fillea Cgil respinge l’idea che, trattandosi di cantieri che volgono al termine “quel che è stato è stato”. L’inaugurazione delle opere, perché a questo naturalmente si arriverà, non può lasciare aperte contraddizioni, se queste esistono, perché il settore delle costruzioni avrà comunque un suo futuro e se tali contraddizioni non vengono esaminate ed elaborate, il futuro delle costruzioni rischia di continuare ad essere tracciato sulle rotte di una qualità inesistente o peggio di una decadenza ancor più marcata.

Dunque, anche la realizzazione delle grandi opere non deve essere una occasione mancata per combattere la battaglia per la qualità del settore ed è un battaglia che i sindacati vogliono condurre fino all’ultimo minuto utile, anche per i messaggi che questa può lanciare per il “day after” di Torino e Milano, ovviamente riferendoci ancora una volta alle prospettive del settore delle costruzioni. Ciò che ha ispirato questo impegno del sindacato è la convinzione che non vi è un rapporto automatico tra grande opera e qualità. Le condizioni di regolarità, di trasparenza, di qualità non sono automaticamente indotte dal fatto che sia in atto la realizzazione di un’opera complessa, poiché i fatti dimostrano che anche in questi casi il settore è purtroppo in grado di riprodurre tutti i fenomeni perversi, tipici della piccola dimensione del mercato e dell’impresa.

La stessa situazione relativa all’andamento infortunistico mantiene ancora alto il livello di guardia non solo per l’elevato numero di infortuni che ancora il settore registra, ma soprattutto per la banalità di gran parte degli eventi, che dimostra quanto ancora precarie siano le condizioni organizzative del lavoro nei cantieri.

L’ingresso sempre più massiccio di forza lavoro straniera aggiunge complessità a complessità ed impone il massimo di attenzione e di iniziativa di ogni soggetto che operi nel settore per sostenere questa forza lavoro con il massimo delle tutele necessarie, cosa che ovviamente non avviene in maniera diffusa.

Per quanto riguarda il tema della legalità è necessario dunque – sostiene la Fillea – un’azione sinergica tra concertazione d’anticipo e azione di controllo. Le azioni di prevenzione e di repressione devono marciare assieme.

Le grandi opere che oggi vengono annunciate in fase di ideazione, generano, nel sistema delle imprese, nei lavoratori e fra gli utenti, aspettative di lavoro, occupazione e sviluppo economico . Il governo deve cambiare strada. Il sistema di realizzazione delle opere pubbliche con la figura del General Contractor, così come si configura nella Legge Obiettivo, anziché velocizzare l’iter burocratico e tutti gli adempimenti per l’avvio dei lavori, obbliga le grandi imprese di costruzioni a trasformarsi in holding finanziarie e organizzatrici dei processi produttivi, disarticolando e dequalificando le fasi realizzative e assegnando la copertura dei costi industriali dell’impresa alla compressione dei prezzi nella fase del subappalto e dell’esternalizzazione..

 

Bisogna – sostiene la Fillea Cgil – superare il gap infrastrutturale che ci allontana dal resto d’Europa., ma bisogna fare chiarezza sui flussi finanziari, sulle reali disponibilità, sui tempi delle gare di appalto e sull’esecuzione dei lavori, sulle modalità con le quali sono eseguiti i lavori.

Basta un dato: dall’inizio di quest’anno a tutto il 2006 compreso sono stati prosciugati tutti i finanziamenti pubblici e non è possibile attivare nessuna pratica di mutui garantiti dallo Stato. Inoltre riguardo alle opere approvate dal Cipe e ai finanziamenti disponibili mancano 22 milioni di euro.

 

Rimane poi il problema dell’impoverimento del profilo industriale delle grandi imprese: in presenza di un ciclo espansivo del settore delle costruzioni, che dura da sette anni, con  un forte ritmo di crescita, assistiamo all’accentuazione di una crisi del sistema costruzioni, dovuta alla mancanza di programmazione e di politiche virtuose di sostegno al settore. Alla fine di questo ciclo espansivo ci troveremo con un sistema di piccole, medie e grandi imprese in forte declino industriale e produttivo.

Non sarebbe un esercizio impossibile per il governo, nella situazione in cui è stato portato il Paese, confrontarsi su proposte diverse per uscire dalla crisi.

 

 

Tab -  ATTUAZIONE LEGGE OBIETTIVO

 

Opere approvate  dal CIPE

 

40.880  milioni di euro

 

Finanziamenti disponibili approvati dal CIPE

 

 

18.270  milioni di euro

Risorse da reperire per completare le opere approvate dal  CIPE           

 

22.000  milioni di euro

 

 

 

                                                  

 

                                                                                 

 

                  

 

 

 

 

 

 

Tab  - FONTI  DI RIFERIMENTO PER IL FINANZIAMENTO

 

Fondi Europei esauriti

 

esauriti

Fondi Statali (Finanziarie 2004 2005)

non disponibili

Legge Obiettivo

esauriti

Finanziaria 2006

possibile

Ricorso ai finanziamenti privati

difficile

 

 

Tab - SITUAZIONE SOCIETÀ A PARTECIPAZIONE PUBBLICA

 

ANAS

400.000 Euro di arretrati per stati di avanzamento lavori da liquidare

RFI

14,7 miliardi di euro  previsti nel triennio 2003 – 2005 rinviati al triennio 2006   2008

 

 

Torino 23 febbraio 2005

Via G.B. Morgagni 27 - 00161 ROMA - Tel: ++39 06 44.11.41  fax: ++39 06 44.23.58.49

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