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Padova
 

 

I Sinti si costruiscono le case

A Padova un progetto di autocostruzione della casa di Sinti della provincia, sostenuto dall’Amministrazione comunale ma attaccato dalla lega locale.

Fillea: iniziativa positiva che esprime il valore del lavoro e l’integrazione abitativa e sociale.

 

 

Comunicato stampa Fillea Padova

 

Buon lavoro ai Sinti che a Padova si stanno autocostruendo la casa in muratura!

Come sindacato dei lavoratori edili vogliamo esprimere un forte augurio di buon lavoro ai quei giovani sinti che grazie ad un progetto del Comune di Padova, stanno autocostruendo le semplici case in muratura in cui andranno a vivere con le loro famiglie. Riteniamo questo progetto pilota un’iniziativa positiva che esprime in modo pieno il valore del lavoro edile. Infatti oltre a comportare la costruzione di alloggi che resteranno di proprietà del Comune e quindi una ricchezza in più per la nostra collettività, realizzerà una positiva azione di integrazione abitativa e sociale per i concittadini padovani di origine sinta, che da più di quindici anni vivono nel vicino campo nomadi. Inoltre, con il metodo dell’autocostruzione, grazie all’intervento dell’impresa edile CPM di Padova, questi giovani avranno la possibilità di imparare, e di continuare se lo vorranno, un bel mestiere come il nostro. Questo progetto, pur di semplici dimensioni e con la sue evidenti specificità, è esemplificativo per la soluzione positiva di due grossi problemi nella nostra società.

  1. Per moltissime famiglie in Italia, poter accedere ad un’abitazione dignitosa è sempre più un dramma. Oggi milioni di lavoratori in Italia possono accedere alla casa solamente in affitto privato vedendosi decurtare il proprio salario di anche oltre il 50%, o accollandosi mutui pesantissimi per l’acquisto della casa con rate spesso vicine a una mensilità di lavoro. Questa situazione può essere affrontata solamente attraverso adeguati investimenti pubblici in case popolari. Mentre la percentuale di alloggi di edilizia sociale sul totale delle abitazioni, ad esempio, in Olanda è del 35% e in Francia del 16%, in Italia abbiamo solamente il 4%.
  2. L’integrazione dei migranti, o di chi appartiene a culture diverse (come nel caso dei sinti padovani, che sono cittadini italiani), deve essere obiettivo degli enti locali partendo dai valori della ricerca della convivenza civile e rispettosa, come stabilito dalla nostra Costituzione. Solamente con l’integrazione positiva si può dare risposta al sentire così diffuso di “bisogno di sicurezza”. Oggi invece, la “paura per la sicurezza” è un business per alcune forze politiche che cercano voti su questi temi ma che poi si guardano bene dal risolverli. Nel nostro settore edile, ad esempio, per risolvere la clandestinità di molti lavoratori migranti edili, fenomeno che altera il mercato del lavoro danneggiando anche i lavoratori italiani, si dovrebbe poter far emergere chi dimostra di avere un lavoro, riconoscendogli il permesso di soggiorno, ma la legge Bossi Fini (2002) lo vieta. Sarebbe utile che le forze politiche si impegnassero a ricercare l’integrazione partendo dal rispetto delle persone come unico mezzo per la sicurezza di tutti. Così è la vita nel cantiere! Dove c’è il rispetto delle regole e della dignità di tutti i lavoratori in cantiere, si riesce a lavorare con più in sicurezza fisica contro gli infortuni, e sicurezza economica per il pagamento del proprio salario, dei contributi per la pensione e delle tasse per i servizi sociali.

 

           

Marco Benati – Segr. Gen. FILLEA CGIL di Padova

 

Padova, 4 luglio 2008

 

 

 

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