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Lavoratori stranieri

 

Permessi di soggiorno

Cgil: Denunceremo con forza una situazione gravissima,
peggiorativa delle precedenti procedure.

 

NOTA DI  MORENA PICCININI ( SEGR. CONFEDERALE CGIL)

E PIETRO SOLDINI (RESP. IMMIGRAZIONE CGIL)

 

Ormai dall’11 dicembre 2006 è entrata in vigore la nuova procedura per il rinnovo dei permessi di soggiorno e a distanza di cinque mesi la situazione di disfunzioni gravissime ci fa temere per un vero e proprio allarme sociale.

Come sindacato abbiamo via denunciato tutti i problemi che  si sono registrati, dal mercato nero dei kit, alle pratiche anomale, al costo elevato di questi servizi che devono pagare gli immigrati senza avere certezze né sui tempi né sul buon esito delle domande.

In un primo incontro avuto sia con le Poste che con il Ministero dell’Interno tenuto (20-21 marzo) avevamo constatato che a fronte di 270.000 domande erano stati consegnati 5000 permessi di soggiorno (circa il 2%), oltre il 60% delle domande risultavano anomale e non era previsto un meccanismo di richiamo e perfezionamento della domanda incompleta. Oltre a tutte le disfunzioni tecniche del portale informatico.

Allora il sindacato chiese un intervento straordinario  di Poste e Ministero per risolvere questi problemi e di fare una verifica a distanza di un mese.

Questa verifica si è svolta i primi di maggio con un incontro con le Poste  in sede di Confindustria e successivamente un incontro con il Sottosegretario all’Interno On. Marcella Lucidi.

In questi incontri ci sono stati forniti  i dati aggiornati dai quali si evince che le Poste stanno lentamente migliorando il loro lavoro, gli sportelli sono aumentati di 420 unità, modifiche al portale, avvisi sms e le pratiche sono state consegnate tutte alle questure tranne il lavoro corrente (30.000 domande che sono quelle che arrivano in una settimana circa) visto che ne arrivano circa 6000 al giorno (1.300.000 circa all’anno) domande anomale un mese fa erano il 60% del totale, oggi sono scese al 45%.

Questo quadro di lento miglioramento si evince anche dai dati forniti dal Ministero dell’Interno  però complessivamente il quadro appare in tutta la sua desolazione:

a fronte di 570.361 domande effettuate sono stati attivati 9267 permessi (alla data del 3 maggio 2007. Il Ministero fa poi riferimento al dato dei permessi prodotti che sono 34.381 ma che sono ancora al Poligrafico dello Stato che impiega per stamparli 50 giorni (dulcis in fundo).

La situazione è gravissima, tanto più grave se si considerano gli sforzi fatti perché vuol dire che il sistema è così sballato che pur migliorando i singoli aspetti tecnici non si migliora di molto la situazione. In più anche dalla lettura articolata dei dati si capisce quanto sia farraginoso il percorso di queste domande e quante strozzature ci sono durante il percorso, anche a prescindere dalle poste.

Questa situazione peraltro è peggiorativa di tante situazioni precedenti perché in molte città e province prima di imporre questa procedura gli accordi locali fra questure e OO.SS., Patronati, Associazioni e Comuni, consentivano uno snellimento e quindi tempi di rinnovo decisamente più celeri di quelli attuali.

Quindi bisognava intervenire per accorciare i tempi e invece si è messo in piedi un meccanismo oneroso per gli immigrati che pagano 30 euro in più che allunga i tempi e aumenta i disagi.

Il motivo di allarme deriva anche dal fatto che in molti casi, nonostante la direttiva del Ministero Amato del 5 agosto 2006 che equipara la ricevuta della domanda di rinnovo rilasciata dalle Poste al permesso di soggiorno nella fase di attesa, ci sono altre istituzioni che non lo riconoscono, Asl, scuole, motorizzazione ecc. fino ai casi drammatici dei lavoratori di Brescia che vengono sospesi dal lavoro nei mesi di attesa del permesso e minacciati di licenziamento perché alcuni procuratori dicono che la direttiva non ha forza di legge e quindi un lavoratore senza permesso di soggiorno  ed il suo datore di lavoro sono perseguibili penalmente secondo la legge Bossi-Fini, ci sono anche molti casi di lavoratori che sono tornati nel loro paese di origine per vacanze o altri motivi familiari e non riescono a rientrare in Italia perché non gli viene riconosciuta la ricevuta delle Poste.

La situazione è insostenibile ed è preoccupante perché non si prospettano soluzioni a breve termine.

In sostanza così come siamo oggi a fronte di 6000 domande circa che vengono presentate ogni giorno le questure rilasciano mediamente la ridicola cifra di 84 permessi senza contare che i patronati si fanno carico di compilare le domande (il 34% del totale è presentato tramite i patronati) in modo completamente gratuito investendo risorse, personale e strutture, e rischiando in questa situazione di diventare la controparte dei lavoratori.

Il sistema non funziona e non è stato ancora testato, il personale è macroscopicamente insufficiente ed anche le strutture e gli impianti tecnologici non sono tarati alla bisogna.

A questa emergenza si aggiunge quella dei flussi, a distanza di oltre un anno dal Decreto flussi del 2006 non si sono ancora consegnati i nulla osta delle vecchie richieste che ricordiamo furono bloccate al 21 luglio 2006 ed oggi non esiste il modo di entrare legalmente nel nostro paese.

E’ evidente che le responsabilità di questa situazione sono della legge Bossi-Fini che purtroppo è ancora in pieno vigore e delle scelte fatte dal vecchio governo, ma è anche vero che dopo un anno di lavoro del nuovo governo siamo ancora al palo ed i tempi della riforma del Testo Unico sembrano essere drammaticamente lunghi.

Si fa un gran parlare di diritti e doveri degli immigrati e poi i diritti non ci sono (è bloccata anche la proposta di legge di riforma della cittadinanza) ed anche per i doveri che pure sono previsti in modo eccessivamente vessatorio, gli immigrati vengano messi nella impossibilità di adempierli.

La CGIL non starà con le mani in mano, intende denunciare con forza questa situazione e promuovere iniziative di protesta e di mobilitazione nelle città, nelle prefetture e nelle questure.

Noi abbiamo avanzato delle proposte rispetto alla sperimentazione degli enti locali ed alla regolarizzazione del lavoro nero e pretendiamo delle risposte.

 

Roma 7 giugno 2007

 

 

 

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