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Lavoratori stranieri

 

ARTICOLO DE LA NUOVA SARDEGNA. PARLA HASSAN BEN BOUZID

 

 

Dopo lo sfratto di via Argentina è crollato il muro di ipocrisia sugli affitti agli extracomunitari

«Esercito di invisibili da sfruttare fino all’osso»

Lavoro nero: parla Hassan Ben Bouzid, delegato per l’immigrazione della Fillea-Cgil

 

OLBIA. Anche un fatto di cronaca eclatante come quello dei sette clandestini sfrattati di prepotenza dal padrone di casa, il giorno dopo viene incanalato nella «normalità»: inchieste giudiziarie, provvedimenti amministrativi, difesa dell’interessato che minaccia di querelare il mondo. Tutta roba che ha il sapore della minestra riscaldata. Diverso è andare alla ricerca dell’iceberg di cui il movimentato sfratto di via Argentina ha portato alla luce solo la punta. Il sette è un pilastro della numerologia da tempo immemorabile, e sette sono i marocchini clandestini che sono stati cacciati personalmente da Gino Micheletti dalla sua proprietà. Sarà che il destino è scritto nei numeri ma avantieri è veramente saltato un tappo, si è scoperto un universo parallelo e per una volta hanno acquistato forma e sostanza, insieme a una sicuramente sgradita per sei di loro notorietà, quegli «invisibili», quei clandestini sfruttati in tutte le maniere, da quanti li fanno lavorare in nero ai padroni di casa che affittano alloggi a volte indecenti a prezzi sempre indecenti. Ne abbiamo parlato con Hassan Ben Bouzid, segretario emigrazione della Fillea Cgil per Olbia-Tempio. «Il vero problema è il contratto di soggiorno legato al contratto di lavoro, come previsto dalla legge Bossi-Fini sull’immigrazione. Così ogni volta che un lavoratore extracomunitario perde il posto diventa irregolare e non gli è facile trovare un altro lavoro regolare. Di conseguenza è costretto a lavorare in nero. Ma anche se si tratta di clandestini sono sempre lavoratori, e questa legge permette agli inprenditori disonesti di sfruttarli, facendoli lavorare più ore e pagandoli come vogliono e quando vogliono. Esistono anche gli imprenditori onesti, ovviamente, e io non voglio generalizzare, ma ci sono anche quelli improvvisati, che vogliono arricchirsi sulle spalle di questa gente. Così, questi clandestini, pur lavorando, non hanno affittare una casa regolarmente e sono costretti ad accettare la prima soluzione che capita, come è successo ai ragazzi protagonisti dello sfratto di via Argentina. Ma al di là di tutto, il problema non è come vivono o con chi vivono, i ragazzi mi hanno detto che sono stati offesi dal proprietario dello stabile (non ho aggettivi per definire altrimenti quelle mura), al quale pagavano l’affitto, perché hanno trovato la loro roba fuori della loro stanza. Se il signor Micheletti ha scelto di investire in questo campo, dovrebbe anche prendersi le proprie responsabilità e sapere che non esistono gli sfratti fai da te e che con un contratto di affitto vero e proprio tutto sarebbe andato secondo la legge. In questo caso, quindi, io difendo la dignità di sette disgraziati che non hanno nessuna possibilità di difendersi da soli, persone che sono invisibili per quanto riguarda i loro diritti. Noi, come dipartimento immigrazione della Cgil, cerchiamo sempre di far integrare questi cittadini nella società, allontanandoli dall’illegalità. Gli diamo consigli, gli facciamo capire quali sono i loro diritti e i loro doveri. E io non so proprio per quale motivo non possano essere regolarizzati. In Gallura, inoltre, c’è una stragrande maggioranza di mano d’opera invisibile, che non possiamo calcolare. Il numero degli immigrati triplica in estate, quando arriva tanta gente da tutte le nazioni per cercare lavoro, regolare o irregolare che sia, e diventa ancora più difficile stabilire quanti sono. Noi sappiamo anche da sempre che si affittano i posti letto agli immigrati, ma finché non ci chiamano non abbiamo nessun titolo per intervenire. E quando lo facciamo cerchiamo sempre di evitare il peggio. Sappiamo benissimo quello che è successo in questi ultimi anni a Olbia e siamo diventati un punto di riferimento importante, soprattutto per l’assistenza amministrativa gratuita per il rinnovo o il rilascio del permesso di soggiorno. Collaboriamo con l’Inca (il patronato della Cgil), che ha sua volta ha un accordo con il ministero degli interni, e con le Poste, dove si presentano le pratiche. Da una ricerca fatta da noi tra i proprietari di case in affitto, abbiamo avuto una sorpresa: prima hanno risposto con gentilezza poi quando hanno saputo che la richiesta riguardava immigrati extracomunitari con un lavoro regolare hanno cambiato maniere. Però sono convinto che questi sono casi isolati. Olbia è una città molto etnica, accogliente; però poi c’è gente che vuole speculare sui bisogni degli altri, mentre noi incoraggiamo gli imprenditori veri che rispettano le regole e la dignità dei lavoratori».

 

Olbia 14 giugno 2007

 

 

 

 

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