Via libera al ddl
delega per riforma Bossi-Fini
Modifiche alla
disciplina dell'immigrazione e
alle norme sulla
condizione dello straniero
Via libera del Consiglio dei Ministri al disegno di
legge con delega al governo per la modifica della disciplina
dell'immigrazione e delle norme sulla condizione dello straniero, la
cosiddetta riforma Bossi-Fini, elaborato dal ministro dell'Interno
Giuliano Amato e da quello della Solidarietà sociale Paolo Ferrero.
Il nuovo testo
prevede delle nuove procedure per ottenere il permesso di soggiorno
e la possibilità di entrare per cercare lavoro. Nuove regole anche
per i Cpt che non scompaiono ma cambiano radicalmente.
La nuova normativa,
che entrerà in vigore non prima del 2008, contiene anche misure per
la tutela dei minori.
Il ministro della
Giustizia, Clemente Mastella, uscendo dalla riunione del Consiglio,
ha dichiarato che nel ddl sull’immigrazione approvato questa
mattina, «c’è anche una revisione per alcune competenze specifiche
che riguardano il mio ministero».
Roma 24 aprile 2007
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Le novità principali
introdotte dal ddl Amato-Ferrero.
Dal sito di Stranieri in Italia
La programmazione dei flussi
diventa triennale, con un "adeguamento annuale delle quote ad
ulteriori e nuove esigenze del mercato del lavoro". Le
quote potranno essere superate (ma andranno comunque
fissati di volta in volta nuovi limiti) se c'è "un numero di
richieste di nulla osta eccedenti", una possibilità che inizialmente
era prevista solo per colf e badanti, ma che nell' ultima versione
del testo è stata estesa a tutti gli ingressi per lavoro.
La riforma prevede canali privilegiati per l'ingresso e il soggiorno
di lavoratori altamente
qualificati, al di fuori delle quote stabilite con i
flussi. È prevista quindi una revisione di "procedure, categoire e
tipologie" dell'articolo 27 del Testo Unico sull'imigrazione,
dedicato, appunto, ai "fuori-quota".
Nei Paesi d'Origine verranno istituite delle
liste di collocamento "organizzate in base alle singole
nazionalità con criterio cronologico" alle quali potranno iscriversi
i lavoratori stranieri che vogliono venire in Italia. Delle liste
saranno responsabili "enti e organismi nazionali o internazionali
con sedi nei paesi di origine o autorità degli stessi paesi", che le
e trasemtteranno alle nostre rappresentanze diplomatiche. Fino
all'attivazione delle liste è però prevista la formazione di una
Banca dati
interministeriale che raccolga le richieste di ingresso e le offerte
di lavoro.
Parallelamente, torna anche lo
sponsor, che potrà
garantire economicamente per l'ingresso in Italia di chi, iscritto
alle liste o alla banca dati di cui sopra, vuole cercare lavoro.
Potranno fare da sponsor enti locali, associazioni datoriali,
sindacati e patronati, ma anche privati cittadini (però solo pe run
ingresso l'anno) o il diretto interessato, purchè "sia in possesso
di risorse finanziarie adeguate al periodo di permanenza" (autosponsorizzazione).
Il governo vuole sfoltire la burocrazia che pesa sull'immigrazione,
semplificando innanzitutto il rilascio dei
visti di ingresso, anche attraverso una "revisione della
documentazione da esibire". Chi arriva in Italia non dovrà più
firmare il contratto di soggiorno, ma a ridurre i suoi disagi
saranno soprattutto gli interventi previsti sui
permessi di soggiorno.
Innanzitutto, i permessi
dureranno di più: un anno per chi ha un contratto di
lavoro subordinato a tempo determinato di durata fino a sei mesi,
due anni se il contratto è superiore a sei mesi e addirittura tre
anni in presenza di un rapporto di lavoro subordinato a tempo
indeterminato o autonomo. Inoltre con il
rinnovo (per cui
sono previste "forme di collaborazione con gli enti locali"), la
durata verrà raddoppiata.
La delega vuole inoltre estendere la validità del permesso per
ricerca di lavoro
a un anno o finchè durano gli ammortizzatori sociali e questo
permesso potrà essere rinnovato se lo straniero ha adeguati mezzi di
sussistenza. Potranno inoltre essere concessi permessi per
motivi umanitari a
chi "dimostri spirito di appartenenza alla comunità civile".
I Comuni
dovranno diventare il
frontoffice per i cittadini stranieri che chiedono,
rinnovano o ritirano il permesso di soggiorno. È inoltre previsto
"dopo una congrua fase transitoria, il
passaggio delle competenze
ai Comuni per il rinnovo del permesso di soggiorno"
Tra gli
strumenti previsti dal ddl per il "pieno inserimento dei cittadini
stranieri legalmente soggiornanti" c'è una revisione delle regole
per l' iscrizione al Servizio sanitario nazionale "in relazione alle
nuove tipologie di permesso di soggiorno". È previsto inoltre
l'accesso a tutte le provvidenza di assistenza sociale per chi è qui
da due anni e per i minori iscritti sul suo permesso.
Si vuole poi favorire l'inserimento dei
minori stranieri,
prevedendo che se quando fanno 18 anni sono ancora a carico dei
genitori o di chi ne ha la tutela possano comunque ottenere un
permesso per motivi
familiari. Grande attenzione è riservata ai minori
non accompagnati, che alla maggiore età potranno avere anche un
permesso per lavoro
se hanno partecipato a progetti di accoglienza e tutela. Questi
ultimi saranno finanziati da un Fondo istituito presso il ministero
della Società Sociale.
Il ddl riconosce anche l'elettorato
attivo e passivo alle amministrative ai soggiornanti
di lungo periodo, cioè ai cittadini stranieri che sono in Italia con
un permesso di soggiorno da almeno cinque anni, che verrebbero così
equiparati ai cittadini ue. In questo modo si darebbe anche
attuazione completa alla convenzione di Strasburgo sulla
partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale.
Per rendere effettivi i rimpatri vengono introdotti "programmi
di rimpatrio volontario e assistito" destinati non
solo ai clandestini ma anche a chi, non espulso, non ha comunque i
soldi per tornare a casa. Chi partecipa a questi programmi potrà
tornare prima in Italia rispetto agli altri espulsi.
Verranno poi riviste le
modalità di allontanamento in base alla gravità
delle infrazioni e alla pericolosità del clandestino. Le competenze
in materia vengono tolte ai giudici di pace e tornano a quelli
ordinari.
Quanto ai Cpt,
uno dei punti su cui è stato più difficile trovare un accordo
all'interno della maggioranza, è prevista una
diversificazione:
strutture aperte,
con un "congruo orario di uscita" i per chi collabora
all'identificazione e strutture
chiuse per chi non
si fa identificare, ma all'interno delle quali si potrà comunque
rimanere per un periodo inferiore ai 60 giorni previsti oggi. I
detenuti verranno invece identificati in
carcere, senza
passare per i Cpt.
Roma 26
aprile 2007
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