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Cgil, Cisl e Uil: boom di stranieri

Indagine della Caritas/Migrantes. Sono 333.883 gli stranieri iscritti al sindacato.

In tre anni si è registrato un aumento delle adesioni del 49%.

 

Boom di stranieri iscritti ai sindacati. In tre anni in Italia si è registrato un aumento del 49% delle adesioni da parte di lavoratori immigrati, portando così Cgil, Cisl e Uil da poco più di 220 mila a 333.883 iscritti stranieri. Di questi, secondo la stima della Caritas/Migrantes, il 57,4% lavora al Nord, il 21,1% al Sud e il 18,5% al Centro. Nella tessera sindacale gli stranieri vedono uno strumento in più per difendere i propri diritti, l’azione di tutela dei lavoratori svolta dalle organizzazioni di categoria si articola in diversi livelli. Si  parte  dalla contrattazione nazionale, territoriale e aziendale, per proseguire nelle strutture confederali locali per le materie ‘intercategoriali’, che possono riguardare problematiche del lavoro o di politica sociale, rientro temporaneo nel Paese di origine, licenza matrimoniale, ecc… Sono poi sempre meno  rari i casi in cui il lavoratore d’oltre frontiera riesce a far carriera  all’interno dell’organizzazione, anche se le posizioni di vertice restano ancora appannaggio dei sindacalisti italiani.  I contratti nazionali che contengono specifici riferimenti agli immigrati sono 48, mentre nel 2001 erano solo 30. Formazione professionale, servizi di accoglienza e ferie lunghe per il rientro in patria sono i diritti degli stranieri maggiormente tutelati nei diversi settori. Non  mancano, inoltre, servizi totalmente gratuiti.  

A livello settoriale, nella confederazione di Corso d’Italia le cinque categorie con la più elevata incidenza di immigrati iscritti sono edili, commercio-servizi, metalmeccanici, formazione professionale e agroalimentare. Per la Cisl, i comparti più gettonati sono edili-legno, agrindustria, metalmeccanici, commercio-servizi, chimici e tessili. Nella Uil, invece, guidano la graduatoria dei settori di maggiore adesione agroalimentare, edili, metalmeccanici, chimici-energia-manifatturiero, commercio e servizi.

La Cgil è molto impegnata nell’ offrire  servizi gratuiti per alleggerire pratiche e per la tutela degli immigrati. “Non è semplice tutelare i lavoratori immigrati. Nella maggior parte dei casi, infatti, si tratta di occupazione irregolare”. Spiega Pietro Soldini , responsabile dell’ufficio immigrazione della Cgil. “Il sindacato offre servizi, per lo più gratuiti, negli oltre 100 uffici immigrati disseminati sul territorio nazionale. Certo, chi ha un contratto regolare può scegliere la trattenuta sullo stipendio o la tessera annuale. Cerchiamo di operare su un duplice fronte per alleggerire le pratiche farraginose per la messa in regola e per la tutela politico-sociale. Il nostro obiettivo - sottolinea Soldini - non è la contrattazione separata. Al contrario, noi promuoviamo parità di trattamento tra cittadini italiani e stranieri. Tuttavia, sappiamo bene che in alcuni casi servono accordi ad hoc per le esigenze degli immigrati. Ad esempio, la possibilità di accumulare più giorni di ferie per tornare nei Paesi di origine lontani dall’Italia, oppure prevedere pause per la preghiera e la distribuzione nelle mense di cibi tradizionali”.

Lel Akkioui Moulay, 39 anni, originario del Marocco, dal 1997, Segretario Generale della Fillea Cgil di La Spezia racconta la sua esperienza. “L’attività sindacale - sostiene - scorre nelle vene. Mio padre tutelava i diritti sindacali dei lavoratori in casa. Una volta venuto in Italia, nel 1991, sono riuscito a diventare responsabile del coordinamento immigrati della Cgil di La Spezia e nel ‘94 sono entrato nella Fillea”. E ora guarda alla globalizzazione. “La sfida che ci aspetta - avverte - è quella della ‘comunicazione interculturale’. Se le persone non si capiscono, infatti, non possono lavorare insieme. Non basta, infatti, avere le competenze professionali. Bisogna conoscere l’altro, la sua cultura. Il sindacalista straniero - spiega Moulay - è una figura sempre più diffusa e indispensabile nelle diverse categorie produttive, soprattutto in quella delle costruzioni, dove è alta la percentuale degli infortuni. Dobbiamo, dunque, incentivare la formazione continua per far aumentare il numero dei rappresentanti dei lavoratori immigrati”.

Roma 30 marzo 2005

 

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