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Lavoratori stranieri | |
Lettera aperta di un lavoratore immigrato in edilizia
In Senegal studiavo informatica e matematica per diventare ingegnere programmatore, oggi grazie all’edilizia sto sognando di diventare architetto o ingegnere civile. Magari un domani con l’aiuto dello stato italiano potrò andare in Africa per fare le autostrade o i centri commerciali, in modo da creare lavoro così che gli africani non siano più costretti ad andare in giro per il mondo per non morire di fame o di guerra.
Buongiorno a tutti,mi chiamo Sagna Cheikh. Ho 28anni e sono senegalese. Sono arrivato in Italia 5anni fa, ed ho deciso di raccontare la mia storia per dare la forza a tutti quegli immigrati che una volta in Italia convinti di realizzare il loro sogno, si trovano a dover affrontare una durissima realtà. Di giorno faccio il carpentiere per un impresa edile di Tortona, tutte le sere dalle otto a mezzanotte vado a scuola a Voghera in un istituto statale per geometri, il mio sogno è quello un giorno di poter diventare un architetto. Comunque sono molto felice perché nonostante le mille difficoltà che ho dovuto attraversare fino adesso quest’anno mi diplomerò da geometra. E la cosa che mi fa più piacere è la stima che tutti i professori quotidianamente mi dimostrano per il fatto che nonostante il lavoro duro che svolgo quest’anno sarò geometra arrivando agli esami con una media di 8 e 9 in tutte le materie. Voglio approfittare dell’occasione che mi viene data per parlare delle mie esperienze da immigrato in Italia, sottolineando le condizioni che gli immigrati in generale si trovano ad affrontare ed inoltre vi parlerò di quello che oggi è il mio lavoro, dei miei sogni e del rapporto che ho con il sindacato che per me è stato molto prezioso. Come ho già detto sono arrivato in Italia nell’estate del 2001. Però per me come per altre centinaia di migliaia di immigrati il 2002 è stato l’anno indimenticabile, perché è l’anno in cui sono stato regolarizzato. Per un immigrato avere il permesso di soggiorno è una cosa vitale, perché permette di uscire dal mondo della clandestinità per entrare in quello dei diritti dei doveri ( dandoti la possibilità di sentirti un essere umano ). Essendo stato nella clandestinità per 2anni, posso dire che è un inferno fatto di soli doveri, un mondo dove se hai la grandissima fortuna di trovare un lavoro sottopagato lo devi svolgere con tutti i rischi del caso senza poter mai fiatare. Io all’inizio, per un anno ho fatto distributore di volantini pubblicitari , e devo ammettere che stavo bene e guadagnavo abbastanza. Quando è arrivata la sanatoria del 2002, volevo regolarizzare la mia posizione, così ho chiesto aiuto al mio datore di lavoro dell’epoca, ma lui su consiglio del suo commercialista si rifiutò dicendomi che la sua azienda non era perfettamente regolare per cui non poteva aiutarmi. Così mi ritrovai nella situazione disperata di dover trovare in fretta un lavoro, in quanto il tempo stringeva ed il sogno della regolarizzazione lentamente sfumava. Un giorno con l’aiuto di mio zio che viveva in Italia da molti anni ho conosciuto un imprenditore edile, così ho iniziato a lavorare.Per i primi 5mesi sono stato mandato nel cantiere dello stadio San Siro di Milano,(e devo ammettere che era la prima volta che mettevo i piedi in un cantiere edile,così incominciò la mia avventura in edilizia). Alla fine del lavoro nel cantiere di San Siro fui trasferito a Nizza in Francia dove insieme ad altri 2 rumeni (anche loro clandestini ) dovevamo ristrutturare degli appartamenti. Ricordo che non è stato facile in quanto si lavorava senza il piano di sicurezza in cantiere, però per noi clandestini che avevamo bisogno di regolarizzarci devo ammettere che nessun motivo sarebbe stato abbastanza valido per farci lamentare, il sogno del permesso di soggiorno era talmente importante che non volevamo rischiare di comprometterlo. Una volta finita la ristrutturazione il datore di lavoro era rimasto contento , avevamo fatto un buon lavoro a costi praticamente irrisori , e lui grazie a noi aveva fatto un buon guadagno cosi mantenne la promessa, ci diede ancora lavoro e ci regolarizzo . Devo dire che da quel momento per me la vita iniziò a cambiare in positivo, avevo il mio permesso di soggiorno in tasca , la mia prima busta paga, i primi contributi versati ,la possibilità anche per me in caso di malattia o infortunio di stare a casa con dei diritti, tutte queste cose per un italiano forse sembreranno scontate però per un immigrato che ne ha passate di tutti i colori , credetemi e come toccare il cielo con un dito. Il mio ex datore di lavoro, al quale comunque sempre sarò riconoscente per avermi regolarizzato, devo dire che non smetteva mai di ricordarmi che gli dovevo tanto, che se avevo il permesso di soggiorno dovevo ringraziare lui, quindi io per ripagarlo dovevo lavorare per lui rinunciando ad alcuni diritti uno per tutti per capirci era l’indennità di trasferta infatti io lavoravo sempre in trasferta ma non l’ho mai percepita. Dopo un po’ di tempo decisi di cambiare azienda rimanendo però nel settore edile che aveva iniziato a piacermi. Così iniziai a lavorare per una grossa impresa edile di Milano, l’azienda mi inquadrò come manovale anche se io ero gia abbastanza bravo sia in muratura che in carpenteria, comunque io ero contento perché questa azienda mi diede la possibilità di lavorare in cantieri molto grossi e di fare parecchia esperienza, infatti diventai in poco tempo capo squadra dei carpentieri, imparai a leggere i disegni e fu lì che decisi di iscrivermi a Voghera alla scuola per geometri . Il mio primo incontro con il sindacato avvenne in un grosso cantiere edile sulle colline di Tortona, infatti fu li che conobbi un funzionario della FILLEA CGIL di Alessandria, devo dire che mi sono trovato bene da subito, infatti scoprì in quel momento che avevo diritto a dei rimborsi dalla Cassa Edile per i miei studi così recuperai dei soldi che fino a quel momento avevo sempre perso, col tempo grazie alla FILLEA CGIL di Alessandria imparai tante cose per esempio che avevo diritto per legge a dei permessi retribuiti per motivi di studio, e piano piano imparai tutti quelli che erano i miei diritti previsti dal contratto di lavoro e dagli integrativi provinciali. Oggi sempre grazie alla FILLEA, lavoro per una impresa edile di Tortona molto seria e ben organizzata, devo dire che dopo qualche mese mi è stata riconosciuta la qualifica professionale, ma sopratutto in questa Azienda Sindacalizzata dove facciamo regolarmente anche le assemblee sindacali ( cosa non scontata in edilizia ) mi sento molto più tranquillo, infatti anche grazie al lavoro svolto dal sindacato negli anni, si presta attenzione alla sicurezza dei lavoratori, e soprattutto ci vengono riconosciuti tutti i nostri diritti . Devo dire che per noi stranieri il ruolo del sindacato e di fondamentale importanza, spesso arriviamo in Italia con delle storie di vita molto dure alle spalle, impauriti, senza conoscere le leggi e i diritti, spesso sfruttati sui posti di lavoro ed e qui che entra in gioco il sindacato prendendosi cura di noi e tutelandoci. Io nella Fillea CGIL di Alessandria , ho trovato delle persone semplicissime, corrette, simpatiche, per dirla in parole povere “ amici dei lavoratori “. Io li considero dei fratelli maggiori che lavorano per il nostro bene senza distinzione di razza, di cultura o religione. Quando ho iniziato a lavorare in edilizia non sapevo neanche tenere in mano un badile, oggi invece sono capace di armare qualsiasi struttura in cemento armato, anche se fra qualche mese magari ( con un pò di fortuna ) non dovrò più farlo, visto che presto mi diplomerò da geometra. Per lavorare in edilizia , ci vuole impegno, pazienza e tantissima voglia, però e un lavoro che una volta imparato ti da tante soddisfazioni. Ringrazio le persone che mi anno dato la possibilità di dire quello che penso tramite questo giornale, dando così la mia modesta opinione sul mondo dell’immigrazione legato al settore edile. Io in Senegal studiavo informatica e matematica applicata per diventare un giorno ingegnere programmatore, oggi invece grazie all’edilizia sto sognando di diventare architetto o ingegnere civile specializzato nelle costruzioni Edili. Magari un domani con l’aiuto dello stato italiano potrò andare in Africa per fare le autostrade o i centri commerciali, in modo da creare lavoro così che gli africani non siano più costretti ad andare in giro per il mondo per non morire di fame o di guerra.
Sagna Cheikh Alessandria 2 novembre 2006 |
©Grafica web michele Di lucchio