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Dossier Caritas Immigrazione 2005

 

“Immigrazione è globalizzazione”, questo il titolo del XV Rapporto Caritas/Migrantes.

In Italia soggiornano regolarmente 2.800.000 stranieri.

 

Presentato oggi a Roma  Dossier statistico 2005 sull'immigrazione curato da Caritas e Migrantes. Il XV Rapporto prende in esame le aree di origine, le presenze, l’inserimento, il lavoro e il territorio degli immigrati presenti in Italia, partendo da un raffronto con il 1970. In quell’anno gli immigrati in Italia erano 144.000, meno degli italiani che in quell'anno avevano preso la via dell'esodo (152.000). A 35 anni di distanza la situazione è radicalmente cambiata. Il dossier stima che oggi gli stranieri regolarmente soggiornanti sono 2 milioni e 800 mila, all'incirca lo stesso numero di Spagna e Gran Bretagna. Nell'Ue l'Italia viene subito dopo la Germania (7,3 milioni) e la Francia (3,5 milioni), mentre insieme alla Spagna è lo Stato membro caratterizzato da ritmi d'aumento più consistenti. Un nuovo raddoppio è atteso fra 10 anni quando, quindi, la popolazione straniera prevista sarà di circa 5 milioni e mezzo

Quest'anno il lavoro della Caritas, intitolato “Immigrazione è globalizzazione”, vuole evidenziare come "l'immigrazione è un potente fattore di cambiamento e di sviluppo nel mondo e gli immigrati sono i promotori di una globalizzazione più umana". "Bisogna operare per una progettualità dell'accoglienza - si legge nel rapporto - nella convinzione che la più grande minaccia alla sicurezza non è la diversità bensì l'esclusione sociale: lo slogan immigrazione e globalizzazione' esprime questa esigenza".  
Ci avviamo, sottolinea lo studio della Caritas, a diventare un nuovo Canada, dove la presenza straniera è così forte da incidere per un sesto sulla popolazione. Il ritmo di crescita - fra arrivi, ricongiungimenti e nascite -continua ad essere accelerato e  non sembra destinato a diminuire nel prossimo futuro, con un potenziale flusso di ingresso di circa 300mila persone l'anno.

Per quanto riguarda i provvedimenti di allontanamento dall’Italia,  emerge che nel 2004 gli stranieri che l’hanno ricevuto sono stati sono stati circa 105 mila, come nell'anno precedente. E' di poco diminuita la cifra di chi e' stato invece rimpatriato, il 56,8 per cento contro il 61,6 per cento del 2003. Rilevante e' la differenza di nazionalita' dei rimpatriati: la media di 56,8 rimpatriati ogni 100 persone da allontanare scende di molto nel caso, ad esempio, del Marocco e della Moldavia (38-34 casi su 100) e viceversa raggiunge i 60-80 casi su 100 per la Bulgaria, l'Albania, la Romania e la Serbia-Montenegro. Una cifra in calo rispetto al 2003 e' anche quella dei minori stranieri non accompagnati: sono 5.573 rispetto ai circa 7 mila dell'anno precedente.
Nel 2004 sono sbarcate 13.635 persone, in prevalenza nei mesi estivi, soprattutto in Sicilia. I flussi di ingresso irregolare nell'Ue ammontano annualmente a circa mezzo milione. In Italia l'arrivo via mare incide solo per il 10% del totale, mentre un altro 15% passa attraverso le frontiere e i tre quarti sono persone entrate con regolare visto e fermatesi oltre la scadenza. Il 2004 è stato un anno di afflusso medio, con 131mila ingressi stabili. Protagonisti nell'accesso al lavoro sono la Romania (40% dei visti), quindi Albania, Marocco e Polonia, con quote tra il 15% e il 10%.  

 

Piu' immigrati al  nord che al sud, la meta' sono donne

La presenza di immigrati è più concentrata a Nord (59%), mediamente al Centro (27%) e si riduce nel Mezzogiorno (14%). La capitale dell'immigrazione è Roma che raggiunge i 340.000 stranieri regolari, seguita da Milano con 300.000, mentre fanalino di coda sono Isernia, Enna e Oristano con circa 1.000 soggiornanti.

La Romania e' il primo Paese di provenienza dei minori non accompagnati (37,2 per cento); seguono il Marocco (20,1 per cento) e l'Albania (16,8 per cento). La Lombardia rimane la regione con piu' presenze (1.347), seguita da Lazio (913), Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna, tutte con quasi 600 segnalazioni. Le donne sono 1.350.000, circa il 48% del totale delle presenze in Italia. La provincia più 'femminilizzata' e' Napoli (62,3%).

Circa la metà degli immigrati sono cristiani (20,3% ortodossi e 22,6% cattolici). I musulmani sono il 33% e gli ebrei lo 0,3%.

Per quanto riguarda la scuola, gli studenti stranieri sono 361.576, con un aumento annuo del 205 e un'incidenza sull'intera popolazione scolastica del 4,2%.

 

Gli stranieri sono il 9% della forza lavoro e sono  piu' istruiti di italiani

Il dossier Caritas segnala, che la maggioranza degli irregolari che arrivano in Italia lo fa via terra (15%) e non via mare (10%) - come farebbero pensare le frequenti notizie di sbarchi sulle coste italiane -, mentre la restante parte di irregolari riguarda persone entrate regolarmente che poi sono rimaste oltre la scadenza. La stima dei  lavoratori stranieri è di 2.160.000 presenze,  ossia il 9% delle forze lavoro e che il tasso medio di disoccupazione sia vicino all'8% registrato per gli italiani. Prevalgono i contratti a termine e quelli a tempo parziale mentre sono ridotti gli impieghi ad alta qualifica (solo 1 su 10, tre volte meno degli italiani). Un dato ingiustificato, poiché  - come riporta il rapporto - gli immigrati sono mediamente più istruiti degli italiani. I residenti stranieri laureati sono infatti il 12,1% mentre tra gli italiani sono solo il 7,5%. Primato che vale anche per gli altri titoli di studio. I diplomati stranieri sono il 27,8% contro il 25,9% di quelli italiani e i possessori di licenzia media stranieri il 32,9% contro il 30,1%.

Quasi la metà degli immigrati sono impiegati nei servizi, il 39,5% nell'industria, il 13 % nell'agricoltura. Prevalgono i contratti di lavoro a termine e quelli a tempo parziale, mentre sono ridotti gli impieghi ad alta qualifica (solo 1 su 10, tre volte meno degli italiani). I reparti che spiccano maggiormente sono le costruzioni, ogni 10 assunzioni avviene in questo  settore, quello alberghiero e della ristorazione, l'agricoltura, il servizio operativo alle imprese, il commercio e il lavoro domestico e di assistenza alle persone, con un grande protagonismo delle piccole aziende. Per il 2004 sono state autorizzate le quote di 70 mila stagionali e 29.500 lavoratori non stagionali.
La retribuzione pro capite annua per settori vede in testa quella della metallurgia e meccanica, 13.541 euro per 139.205  totale di addetti, seguono i lavoratori autonomi, con 12.238 euro e 38.945 presenze,  i commercianti, che sono 14.448  e hanno una retribuzione di 12.771 euro e gli artigiani, 23.602, che hanno una retribuzione di 12.137. I lavoratori impiegati in edilizia, che sono 174.532, percepiscono una retribuzione annua di 7.958 euro.

 

Le Discriminazioni sono ancora forti

Mezzo milione di donne straniere lavora nelle nostre case come collaboratrici domestiche a fronte delle 100mila italiane. Per il rapporto, la discriminazione verso gli immigrati nel mondo del lavoro è ad ogni modo ancora attualissima. Gli stranieri sono destinati a mansioni più gravose, sono soggetti a turni più disagiati rispetto agli italiani e nel 60% dei casi subiscono atteggiamenti di discriminazione da parte dei colleghi, secondo dati Ires del 2005. Sopperiscono, fra l'altro alla carenza di infermieri con ben 5 mila professionisti.

  

Suggerimenti dal Dossier

Permessi per lavoro, diritto al voto, cittadinanza, una legislazione più giusta. Questi i principali suggerimenti che arrivano dal dossier "Immigrazione e globalizzazione" della Caritas. Mons. Francesco Montenegro, presidente della Caritas italiana, non risparmia inoltre un duro attacco alla legge Bossi-Fini: ha causato, spiega, la "precarizzazione" della condizione degli immigrati.  
"Il futuro dell'Italia - ha sottolineato Franco Pittau, coordinatore del Dossier - sara' simile a quello attuale del Canada dove un sesto della popolazione è nato all'estero". A questa situazione occorre rispondere concretamente: Pittau ha avanzato "l'ipotesi di un permesso di soggiorno per la ricerca del posto di lavoro, come suggerisce il recente Libro verde dell'Ue da integrare con la possibilità di convertire in soggiorno per lavoro i permessi per studio, turismo o visita".

 

 

Roma 27 ottobre 2005

 

  

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