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Lavoratori stranieri

 

Dossier Caritas- Migrantes

Le stime nell’anticipazione del rapporto 2005. Tre milioni di stranieri in Italia, ma manca un'adeguata politica di immigrazione

 

Gli immigrati regolari presenti in Italia all'inizio di quest'anno hanno superato la quota dei 3 milioni, inoltre, tra gli stranieri in Italia e' boom di nuovi nati (55-60.000 nascite sono stimate per il 2006).

Questi i dati contenuti nell' anticipazione del rapporto annuale Caritas-Migrantes sull'immigrazione, relativo al 2005, presentata a Roma.
Attualmente gli stranieri rappresentano quindi il 5,2% dei residenti. I ricercatori del dossier ricordano che a fine 2004 i soggiornanti regolari erano 2.786.340; nel corso del 2005 sono entrati nel nostro paese 170 mila lavoratori fra fissi e stagionali; circa 15 mila sono stati i neocomunitari insediatisi in Italia; sarebbero stati circa 180 mila i visti rilasciati per inserimento.
Il ritmo d'aumento annuale e' di circa 325.000 unita', tanto che l'Italia, tra 10 anni, con 6 milioni d'immigrati, diventera' il secondo Paese di immigrazione in Europa dopo la Germania. Tenuto conto che la velocità di crescita della popolazione straniera non tenderà a diminuire ma anzi aumenterà (secondo i segnali attuali), si stima che prima della metà del secolo gli extracomunitari rappresenteranno dal 17 al 20% della popolazione residente in Italia. Il nostro paese si collocherebbe quindi a metà fra il Canada e la Svizzera, i paesi industrializzati dove più alta è la presenza di stranieri.
Criticato da Caritas e Migrantes il fatto che "i figli degli immigrati sono incomprensibilmente esclusi dal bonus bebe'",  criticata anche  la legge Bossi-Fini il cui meccanismo d'ingresso a chiamata nominativa dall'estero definiscono "velleitario, inconcludente ed esso stesso causa dell'espansione dell'irregolarita'". Caritas e Migrantes chiedono, inoltre, con urgenza "la reintroduzione della possibilita' di venire in Italia per la ricerca del posto di lavoro, al fine di favorire l'incontro tra domanda e offerta', come pure il superamento dell'antiquata legge sulla cittadinanza e l'attribuzione del diritto di voto amministrativo.

Sempre nell’ anticipazione del dossier si legge che sono triplicate le domande di lavoro insoddisfatte. Nel 2005 sono state centomila; un bilancio che ha fatto chiudere l'anno con 100 mila clandestini. Nel corso di quest'anno, la tendenza di domande non soddisfatte per i lavoratori stranieri è addirittura triplicata. L'anticipazione, inoltre, ha sottolineato "la frattura" fra mercato programmato (basato sulle quote) e il mercato reale espresso dalle aziende e dalle famiglie e ha affermato che l'attuale politica sull'immigrazione è rigida e "discriminatoria". Il decreto flussi, per i ricercatori, "evidenzierebbe una rilevante sacca di irregolarità perché nella maggior parte dei casi riguarda persone già esistenti in Italia". Nel 2005, le domande per posti non stagionali (123.567 a fronte di una disponibilità di quasi 28 mila) hanno interessato nel 44,2% dei casi collaboratori familiari; in alcune regioni (Campania, Lazio, Liguria, Puglia, Sicilia, Toscana) si è raggiunta una punta del 50%. Il fabbisogno della forza edile, che mediamente è pari al 17,2% delle domande pervenute (21.208) ha avuto punte superiori al 20% in molte regioni del Nord e del Centro (Bolzano e Trento, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Marche, Molise). L'Emilia Romagna è la regione che ha totalizzato il più alto numero di richieste di lavoratori stranieri (20.106, di cui l'84,3% rimasto insoddisfatto); mentre le regioni con il più cospicuo numero di immigrati, Lombardia e Lazio, rivelano una richiesta inferiore alla media (16.381 e 15.278).
In tema di immigrazione, concludono i ricercatori - "servono una nuova mentalità non discriminatoria e il coraggio di procedere alle riforme necessarie, tra le quali vanno sicuramente incluse il superamento dell'antiquata legge sulla cittadinanza e l'attribuzione del diritto di voto amministrativo, senza più considerare uno spauracchio questa conquista civile, altrove sperimentata positivamente da anni. L'Italia è diventato un grande paese di immigrazione anche senza il supporto di un'adeguata politica di immigrazione".

 

 

 

Roma 5 giugno2006

  

 


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