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CONFERENZA IMMIGRAZIONE
"Uomo per natura, immigrato per caso…dentro e fuori il cantiere"
Questo il titolo della V Conferenza nazionale sull'immigrazione della Fillea Cgil che ha chiuso i lavori nel pomeriggio al termine di una giornata densa di lavoro per gli oltre 200 delegati immigrati giunti a Roma da tutte le regioni. Nel corso della Conferenza è stato presentato il 3° Rapporto dell'Ires Cgil "I lavoratori stranieri nel settore edile", che conferma l'andamento in crescita della presenza di lavoratori migranti nel settore delle costruzioni. Una crescita esponenziale, non solo dal punto di vista quantitativo. Infatti, il valore aggiunto portato dagli immigrati è stato anche qualitativo, sia dal punto di vista delle qualifiche e dell'esperienza che dal punto di vista delle motivazioni e della capacità produttività. I dati acquisiti da Unioncamere e pubblicati nell'ultimo rapporto Excelsior (2008), infatti, indicano come le imprese siano alla ricerca per il prossimo anno di almeno 20.000 nuovi lavoratori stranieri solo per il settore edile. Le figure più richieste, oltre agli operai non qualificati, sono gli operai specializzati come i muratori, gli elettricisti e i saldatori. La stessa fonte evidenzia, infine, come la crisi colpirà soprattutto i lavoratori immigrati (contrattualmente e socialmente più deboli), ma al tempo stesso evidenzia che il settore non può prescindere dalla loro presenza. Nei primi sei mesi del 2008 i dati sulle forze lavoro dell'Istat rilevano una presenza di quasi 300.000 lavoratori stranieri pari a circa il 15% del totale (dato che passa al 17% se si prendono in considerazione solo i dipendenti), con una presenza dominante nelle regioni settentrionali (in cui si concentra circa il 62% della loro presenza). Un ulteriore dato particolarmente significativo riguarda la variazione percentuale registrata rispetto al 2007: mentre nel loro complesso gli occupati del settore non crescono (anzi arretrano di un -0,35%), gli immigrati aumentano del 5%. Sale vertiginosamente la percentuale degli immigrati iscritti alla Cassa Edile: oltre il 19%, cresciuta nel corso degli ultimi otto anni di circa 7 volte. Ma, in termini di qualifiche professionali, mentre su 100 operai comuni circa 30 sono stranieri, su 100 operai di IV livello gli immigrati sono solo 4. Da segnalare, ancora, come nel corso dell'ultimo anno siano aumentati in maniera significativa i contratti di apprendistato per i lavoratori stranieri (del 68%) e questo potrebbe avere una ricaduta importante sulla loro sorte occupazionale con alle porte una possibile contrazione del settore. Per quanto riguarda gli infortuni subiti dai lavoratori stranieri, che salgono al 15%. Nel caso specifico degli infortuni mortali, nonostante questi siano leggermente calati nel corso del 2007, il settore delle costruzioni - con 39 vittime straniere - mantiene il triste primato di "settore killer". Nel concludere i lavori della Conferenza, il segretario generale Walter Schiavella ha ricordato che "nel 2008 la forza lavoro immigrata ha prodotto oltre 18 miliardi di euro di Pil e produce il 20% del valore aggiunto del nostro settore. E saranno proprio i migranti i primi a fare le spese della crisi, nell'edilizia così come negli altri settori produttivi. E sono proprio loro, i migranti e l'insieme dei soggetti più deboli e precari oggi posti dalla crisi davanti al baratro, che debbono assumere centralità nella nostra azione rivendicativa." Per Schiavella la strada per uscire dalla crisi è un sola "quella degli investimenti – a cominciare dal settore delle costruzioni che storicamente ha funzione anticiclica – e della qualità del lavoro e del produrre, per vincere la sfida della competizione attraverso l'investimento nel capitale umano e nell'innovazione. La strada che invece si sta imboccando è un'altra, quella che punta sul taglio degli investimenti e sulla riduzione di salari, tutele, diritti, sicurezza, protezioni sociali. Ancora una volta la scelta è di considerare il lavoro un costo da comprimere e non un capitale da valorizzare." Imprescindibile per la Fillea "il rafforzamento dei redditi e dei diritti di cittadinanza a partire dai più esposti. Per questo chiediamo la sospensione della Bossi-Fini, perché occorre evitare che con la perdita del lavoro i lavoratori migranti perdano anche tutti i diritti acquisiti, rischiando una nuova clandestinità, magari sostenuta dal lavoro nero che imprenditori senza scrupoli utilizzerebbero - in assenza di regole e controlli - per scacciare slealmente dal mercato le imprese sane." Per questo il sindacato chiede che "vengano estese le protezioni sociali, a partire dagli ammortizzatori, a tutti i lavoratori, italiani e migranti e che si imbocchi la strada della qualità del lavoro e delle imprese, rafforzando quindi i diritti e le tutele, sostenendo la formazione per chi è sottoinquadrato, contrastando ogni violazione delle norme sulla sicurezza."
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