Costruire una nuova civiltà del lavoro

 

VALORIZZARE ED ORIENTARE LA FORMAZIONE PROFESSIONALE
COME STRUMENTO ESSENZIALE DELLA POLITICA ATTIVA DEL LAVORO

 

 

“Ogni edificio che si rispetti ha le sue strutture.

La formazione professionale è l’architrave

del nostro CANTIERE QUALITA’,

è la risposta più forte che possiamo dare oggi

ai processi disgregativi in corso,

per mettere i lavoratori edili nella condizione

di starvi dentro senza subirli”

 

 

Documento della Fillea Nazionale
Ottobre 2001

 

 

1 – Il mercato del lavoro in edilizia

 

            Nel settore dell’edilizia gli occupati nel 2000 sono risultati pari a 1.618.000, con un incremento di 43.000 unità (+2,7%) rispetto al dato dell’anno precedente. Anche il primo trimestre del 2001 ha confermato questo trend positivo con un’ulteriore crescita di 86.000 unità (+5,5%) rispetto al periodo corrispondente dell’anno precedente.

 

            Nella crescita delle unità lavorative la quota del lavoro dipendente registrata nel 2000 è stata pari al 3,8% mentre quella autonoma all’1,1% (Il primo trimestre 2001 sembra invece aver invertito la tendenza).

 

            Il settore si conferma –pertanto- come uno dei settori produttivi a più alta intensità di manodopera, un settore nel quale il capitale umano resta una delle componenti principali dell’impresa.

 

            A fronte di questo dato positivo trovano conferma anche le dinamiche che tendono ad accentuare gli elementi di precarietà del mercato del lavoro.

            In particolare il ricorso al lavoro irregolare, che in edilizia raggiunge la quota del 15,9% sul complesso delle unità lavorative.

            Mentre nel corso degli anni ’90 tale incidenza è rimasta sostanzialmente invariata per il lavoro autonomo, nel lavoro dipendente è passa dal 18,5% (’92) al 22,2% (’99) secondo i dati stimati dall’Istat ( ma si presume che la sua incidenza sia ancora maggiore).

 

            Nella composizione del lavoro irregolare una quota crescente è rappresentata dai lavoratori stranieri anche per effetto della forte domanda di lavoro alla quale fanno riscontro i limiti imposti dalle attuali normative sui flussi.

 

            La composizione degli occupati vede costantemente ridursi la quota delle professioni più qualificate per una tendenza delle imprese ad assumere manodopera a basso costo. Per contro cresce il ricorso a forme di lavoro temporaneo ed occasionale.

 

            L’ingresso dei giovani nel settore è significativo, ma il saldo tra entrate ed uscite è negativo per un elevata tendenza a fuggire dal settore stesso.

 

            Gli ultimi dati Inail registrano una diminuzione del numero degli infortuni nell’ultimo periodo, ma il settore dell’edilizia resta caratterizzato da tassi ancora alti, tra i più alti dell’industria, e ciò rappresenta una delle cause della scarsa appetibilità del settore, oltre a quello relativo alle basse retribuzioni.

 

            La fotografia attuale del mercato del lavoro in edilizia, nel quale le ombre superano di gran lunga le luci, porta a dire che la crescita registrata in questi ultimi anni, dopo la crisi di metà degli anni ’90, non è riuscita ad invertire le tendenze negative registrate. E’ stata persa una importante occasione per destinare una quota di tale crescita a vantaggio di una forte qualificazione del lavoro, per investire sul capitale umano e ciò per il riproporsi ed il riprodursi di scelte e strategie aziendali basate essenzialmente sulla riduzione dei costi.

 

            In conseguenza di tali scelte il sistema delle imprese del settore si è progressivamente destrutturato, impoverito nel suo capitale tecnologico e professionale. Il tentativo di inseguire ancora su questa strada la forza competitiva necessaria per affrontare le sfide del mercato, sempre più globale, è destinato ad  offrire alle imprese soltanto una semplice e neanche troppo scontata sopravvivenza.

            L’impoverimento del valore professionale del lavoro non è solo un danno per l’impresa, esso rappresenta un diritto negato al lavoratore, il diritto a crescere ed autorealizzarsi sul lavoro.

 

            Tale diritto, assieme ad altri diritti fondamentali, è ancor più a rischio nel nuovo quadro politico e sociale che va delineandosi in questo autunno e che trova nel “libro bianco” del Ministro del Lavoro il nuovo modello sociale del lavoro. In questo modello tutte le tutele vengono indebolite e tutto ciò non fa che aggravare le peculiari caratteristiche negative già esistenti in edilizia: l’essere un settore “a licenziamento inevitabile”, così come stabilito dall’accordo interconfederale del 1965 che sancisce l’esclusione degli edili dalle norme di contrattazione dei licenziamenti collettivi; essere pervaso da una diffusa evasione contributiva e da estesi fenomeni di lavoro nero; essere investito dalla generale ventata di deregolamentazione e flessibilizzazione del lavoro dipendente (aumento dei contratti atipici, invenzione del part-time nei cantieri, aumento degli artigiani spuri, dei subappalti atipici, inserimento dello strumento del lavoro in affitto, pretesa di utilizzo delle cosiddette “collaborazioni coordinate e continuative”.

 

            A fronte di tutto ciò appare fondamentale e non rinviabile una decisa ripresa di iniziativa per costruire una strategia di politica attiva del lavoro che punti a respingere tali attacchi mettendo al centro dell’iniziativa la riaffermazione dei diritti, una maggiore continuità del lavoro, la sicurezza, la qualificazione e stabilizzazione dei lavoratori, il riconoscimento visibile di una carriera professionale.

 

            E’ una iniziativa che sceglie di investire sui punti di forza dell’impresa. Tra questi il capitale umano perché la crescita professionale del lavoro è parte integrante della scelta dell’innovazione, l’unica in grado di offrire alle imprese quella forza competitiva di cui il sistema necessita.

 

            La formazione professionale è strumento essenziale di una politica attiva del lavoro che voglia incidere sulla realtà. Occorre convincersi del suo ruolo strategico ed operare per una maggiore valorizzazione ed una profonda riorganizzazione del nostro sistema paritetico.

 

 La formazione può produrre positivi risultati solo a condizione che si muova come un sistema organico, su obbiettivi ben definiti, condivisi e strettamente collegati con l'insieme della  politica contrattuale a tutti i livelli; in modo tale da qualificarla fortemente come condizione per poter affrontare un confronto ampio sui temi del governo del mercato del lavoro, dei diritti, della flessibilità positiva; della revisione della stessa struttura dei costi contrattuali, delle qualifiche e delle mansioni; del ruolo, delle sinergie e della migliore logistica degli stessi enti paritetici. 

 

La formazione professionale rappresenta per questo uno dei terreni principali dell’iniziativa sindacale di categoria.

 

 

2 - Valorizzare ed orientale la formazione

 

Un impegno concreto, teso a fare della formazione lo strumento centrale della politica attiva del lavoro di cui il settore ha bisogno in questa situazione, deve partire da alcuni convincimenti di fondo :

 coinvolgere tutti i lavoratori , almeno una volta nella loro carriera, nel nostro sistema di formazione, all'ingresso nel lavoro, attraverso le azioni mirate alla sicurezza ed alla riqualificazione, attraverso la formazione di qualità, in modo da dare concreta visibilità al lavoratore della sua potenziale progressione di carriera professionale;

dotare il sistema di strumenti di analisi dei fabbisogni reali, orientamento, valutazione dei risultati; adottare una griglia omogenea ed articolata di standards seri di valutazione della produttività delle azioni formative e delle unità formative ed adeguare il sistema a tali standards;

 

 considerare l'impegno dei quadri sindacali negli enti scuola e nei coordinamenti territoriali e nazionale come un compito da affrontare con risorse umane professionalmente preparate;

 

 intrecciare continuamente l'azione sindacale e la politica contrattuale a tutti i livelli con gli obbiettivi da raggiungere nel campo della formazione, considerandoli prioritari e costruendoli in modo da rendere concretamente usufruibili dai lavoratori tutti i vantaggi derivanti dai percorsi formativi;

 

 coinvolgere nel sistema tutte le controparti imprenditoriali, valorizzando la formazione proprio in quanto patrimonio di tutto il settore; aprire il sistema ai lavoratori autonomi; costruire le risorse settoriali per il sistema attraverso  razionalizzazione dei costi, ma soprattutto progressivi obbiettivi di estensione dei risultati di qualità ottenuti ad una sfera sempre più ampia di utenti, utilizzando le risorse pubbliche disponibili solo in funzione dell'attuazione di una precisa strategia prescelta e non come pura alimentazione quantitativa di azioni indipendenti e scollegate.

 

Un impegno di questa portata si deve poter appoggiare sulla partecipazione convinta di tutta la nostra organizzazione, a partire dalla discussione appassionata di questi temi nel percorso congressuale, fino al varo ufficiale di una sostenibile piattaforma di lavoro nel congresso nazionale, da confrontare con gli altri attori presenti nel settore.

 

Per cominciare a concretizzare meglio tali impostazioni di fondo si possono individuare tre campi di riflessione strettamente collegati tra loro : strategia formativa, ingegneria di sistema, politiche contrattuali

 

 

3 – Strategia formativa

 

Occorre concentrare l'impegno per realizzare una strategia di azioni formative finalizzate al coinvolgimento di un sempre maggior numero di lavoratori lungo le seguenti direttrici:

 

formazione di ingresso

 

Fare dell'apprendistato l'unica forma di ingresso nel settore, incrementare le risorse destinate a questo scopo anche con strumenti mutualistici; accreditare in questa materia le scuole presso le regioni e le province richiedendo anche risorse per la formazione dei tutors aziendali; distribuire le prime 120 ore annue minime di formazione obbligatoria esterna all'impresa in 40 ore che precedano l'ingresso al lavoro, articolando le altre 80 in moduli accorpati, puntando ad elevare il numero di ore  almeno fino alle 140 già sperimentate con il progetto nazionale Formedil.

In questo quadro è importante anche un impegno verso il Ministero del lavoro per riuscire ad includere gli apprendisti nella normativa degli ammortizzatori sociali.

Nel campo della formazione d'ingresso una particolare attenzione e particolari misure formative ed iniziative di cura debbono essere pensate e realizzate per i lavoratori extracomunitari, anche con iniziative collegate con i paesi di origine.

 

formazione per l'obbligo ed integrata superiore

 

Nel quadro della riforma dell'obbligo scolastico e dell'università, il sistema formativo paritetico del settore deve migliorare ed affinare le proprie capacità di offrire attività professionalizzanti, dirette ai giovani che optano per svolgere la prosecuzione dell'obbligo in una scuola professionale o come apprendisti, rinsaldando i rapporti con le scuole e gli Ordini professionali ed impegnandosi per essere riconosciuto a pieno titolo come struttura in cui si può formalizzare tale opzione. Deve inoltre impegnarsi per offrire sempre meglio progetti di tirocini professionalizzanti diretti ai detentori di diploma di scuola secondaria superiore, di laurea e di diploma universitario in materie affini. A questi fini diventa prioritario l'obbiettivo di realizzare una convenzione-tipo nazionale tra il sistema ed il mondo della scuola e dell'università.

 

                                                  formazione continua

 

Intendere la formazione continua come concretizzazione dell'impegno per la realizzazione di uno sviluppo visibile della carriera professionale, come rimedio all'obsolescenza di particolari professionalità e come miglioramento della qualità della stessa impresa.

Impegnare risorse per la costruzione di un articolato ed organico progetto-guida sperimentale che sia in grado di raggiungere direttamente le diverse tipologie di realtà aziendali presenti nel settore e di rappresentare un reale vantaggio comune. La riqualificazione continua dei lavoratori in stretto rapporto con la ridefinizione continua dei fabbisogni rappresentano uno strumento fondamentale per la qualità del lavoro e dei suoi prodotti, per la qualità dell'impresa, per la lotta all'evasione ed al lavoro nero, per la continuità del lavoro, per una proficua autonomizzazione delle figure professionali, per la modernizzazione dei processi produttivi e dei materiali.

Ciò significa anche promuovere un progetto nazionale che consenta alle scuole di erogare, in funzione dei concreti fabbisogni delle imprese rilevati in sede territoriale, azioni formative continue, anche con percorsi modulari personalizzati, in aree importanti come: sicurezza e qualità; gestione dell'impresa e procedura di acquisizione lavori; tecnologia e gestione della produzione; qualificazione dei lavoratori extracomunitari.

 

 

 FORMAZIONE Per la sicurezza

 

Canale fondamentale e quasi unico per entrare in contatto con lavoratori ed imprese altrimenti difficilmente raggiungibili, la formazione per la sicurezza ha bisogno di un impegno particolare per realizzare gli obblighi contrattuali ed estenderli, anche attraverso la ricerca di finanziamento pubblico aggiuntivo che possa contribuire a migliorare e rafforzare le iniziative in corso, sviluppando l’azione di formazione attraverso l’attuazione di un sistema di aggiornamento permanente rivolto all’insieme delle professionalità del settore, realizzando anche in questo campo, in sinergia con i CPT, un sistema di anagrafe dei crediti formativi erogati ai lavoratori.

 

 

formazione per i lavoratori interinali

 

Nel quadro di una positiva attuazione dell'articolato contrattuale, avviare sperimentazioni per la gestione delle attività formative di lavoratori interinali attraverso l’utilizzo del contributo dedicato alla formazione, per il quale è necessario produrre iniziative tra le parti e convenzioni che riconducano queste risorse alla gestione della bilateralità di settore.

 

 

4 – Gli enti bilaterali per la formazione e la loro evoluzione

 

Il sistema paritetico di settore è notevolmente mutato nell'ultimo decennio: aumento considerevole del numero dei corsi erogati e del numero di utenti coinvolti nei processi formativi  (da 5000 nel'90 a 25.000 nel 2000); maggiore flessibilità dell’offerta con forte riduzione del peso dei corsi biennali di prima formazione operaia a vantaggio di percorsi di ingresso al settore più agili; rafforzamento dell’offerta formativa per tecnici e impiegati amministrativi, in relazione ai sistemi di istruzione superiore e universitaria; creazione di una offerta di formazione continua per gli occupati; esplosione della offerta di formazione per la sicurezza; creazione di aree formative specialistiche sui mestieri (restauro, posa e installazione materiali e componenti, etc.).

 

Questi cambiamenti hanno riguardato in modo prevalente le aree del centro-nord. Il sistema formativo delle scuole edili del mezzogiorno, anche se coinvolto qualitativamente nei processi di innovazione, ha registrato difficoltà ad espandere la propria capacità di intervento.

 

Nonostante ciò il sistema nel suo insieme è ancora troppo spesso autoreferenziale, anarchico, non a rete, non in stretta sinergia con il resto degli enti, squilibrato territorialmente, non coordinato al livello regionale, distante dalla concreta pratica contrattuale, vissuto spesso come marginale anche dalla nostra organizzazione.

 

Per essere coerenti con quanto fin qui affermato diventa assolutamente indispensabile riorganizzare il sistema per meglio sintonizzarlo sugli obbiettivi individuati, attraverso l'adozione di una serie di misure :

 

Regionalizzazione dell'attività formativa: realizzare un vero coordinamento regionale che interfacci costruttivamente l'Ente regione, ormai unico depositario della formazione, pensi globalmente ed agisca articolatamente sul territorio, producendo risparmi di costi ed ulteriore capacità di autofinanziamento, omogeneizzazione di comportamenti, massimizzazione e miglioramento di qualità dei risultati. Si può agire migliorando l'esperienza dei formedil regionali, oppure concretizzando effettivi e più informali coordinamenti tra le scuole, o realizzando un unico ente regionale. 

 

Accreditamento del sistema e delle sue unità formative presso l'Ente regione, sia nelle diverse materie formative che come sedi di orientamento al lavoro.

 

Qualificazione delle risorse umane impegnate nel sistema, incrementandone le capacità di conoscenza e di intervento nel governo degli enti e nella costruzione della politica contrattuale collegata.

 

Messa in rete dell'intero sistema nazionale, potenziando la conoscenza e la scambiabilità dei risultati e dei prodotti, integrando le azioni, omogeneizzando i costi ed incrementando le economie di scala, affidando sempre più al Formedil nazionale il compito di coordinamento dei coordinamenti regionali, con l'attribuzione ad entrambi della necessaria capacità gerarchica di intervento. Costruzione di reti locali e di raccordi intersettoriali come chiave di accesso ai finanziamenti pubblici per la formazione e le politiche urbane e del territorio.

 

Definizione di una gamma di standards di produttività delle azioni formative e delle stesse strutture, che sia in grado di misurare la reale produttività del sistema per correggerne ed incrementarne l'efficacia. Costruzione di livelli sempre più integrati di sinergia tra tutti gli enti paritetici del settore a tutti i livelli, come condizione ed opportunità per la massimizzazione delle azioni e prestazioni.

 

Promozione di un progetto nazionale "formazione per la qualità" che affronti i temi della Certificazione ISO, al fine di definire comuni linee guida per la  certificazione della qualità, alle quali uniformare le singole unità formative, con prevedibili effetti di risparmio di risorse e di miglioramento delle interrelazioni.

 

 

5 - Politiche contrattuali

 

Inserire in ogni livello contrattuale obbiettivi finalizzati alla realizzazione di un forte investimento nella formazione professionale intesa come strumento visibile e concreto di carriera, di remunerazione e di stabilità:

-          Riorganizzare il sistema delle declaratorie e delle qualifiche per far emergere le mansioni nascoste e remunerarle, rendendo visibile ed appetibile una progressione professionale nel settore.

-          Inserire nuove figure attualmente non previste, ma emergenti dai processi lavorativi e dalle nuove normative.

-          Valorizzare nella struttura contrattuale le donne, i quadri ed i tecnici intermedi, in particolare operanti in settori collegati, come quello del restauro o quello della posa dei materiali, attraverso l'emersione di figure professionali riconosciute, remunerate e con visibile progressione di carriera.

-          Generalizzare il sistema di certificazione dell'attività formativa (crediti) avviato con il Libretto formativo personale e raccordarlo con l'anagrafe generale dei lavoratori presente nelle casse edili, per codificare, monitorare e governare le politiche di carriera e le competenze professionali dei lavoratori. 

-          Collegare sempre meglio l'attività formativa alle dinamiche della domanda ed offerta di lavoro, anche attraverso la predisposizione di "liste di disponibilità al lavoro in edilizia" da parte dei soggetti deputati al collocamento.

-          Collegare la fruizione di strumenti di sostegno al reddito con l'offerta di azioni formative.

-          Realizzare un sistema di regole per rendere fruibile l'offerta di azioni di formazione continua, attraverso l'utilizzo delle 150 ore, dei distacchi e di altri strumenti analoghi, di risorse provenienti dalla mutualità di settore e dall'uso del contributo dello 0,30%, anche in collegamento con la fondazione paritetica confederale.

 

 

6 – La consulta nazionale sulla formazione

 

 

            La politica per la formazione che la Fillea intende perseguire non può essere delegata solo a chi rappresenta la categoria negli enti formativi, ma deve essere assunta in prima persona dal gruppo dirigente.

            Per questa ragione sarà costituita a livello nazionale una consulta per la formazione composta da dirigenti delle strutture territoriali e regionali, da compagni impegnati negli enti, da soggetti emergenti in categoria (lavoratori stranieri, nuove professioni, giovani, donne).

            Compito della consulta sarà quello di elaborare e proporre i contenuti e le linee dell’iniziativa contrattuale sulla formazione e per la gestione negli enti paritetici e di verificarne periodicamente la realizzazione come elemento di stimolo e di sollecitazione all’intera organizzazione.