AMMORTIZZATORI SOCIALI

NOTA

 

Per quanto riguarda il problema dell'estensione della CIG e del CdS alle aziende e settori dove ancora non trova applicazione (imprese industriali fino a 15 dipendenti, le aziende artigiane, le imprese commerciali fino a 50 dipendenti, altre attività terziarie in genere ed i servizi) occorre innanzitutto respingere l'ipotesi, non ancora tramontata, che questa operazione possa realizzarsi a “costo zero” per lo Stato, attraverso la costituzione di fondi di natura contrattuale e di dimensione settoriale.

 

Questa impostazione è da respingere nel merito, in quanto non equa rispetto ai settori più deboli del mondo del lavoro e perché in linea di principio comporterebbe, come successiva conseguenza, l'annullamento totale dell'intervento dello Stato anche per i settori dove da sempre trova applicazione la CigS o il CdS.

 

Oltretutto occorre considerare che gli oneri a carico dello Stato per gli interventi della CigS e del CdS, nella fase odierna e rispetto alla situazione che si presentava nel primo quinquennio degli anni '90, almeno per i settori produttivi, si sono già notevolmente ridotti in quanto in valore assoluto il numero degli interventi di CigS e del CdS, è sensibilmente calato, per la riduzione delle ore autorizzate.

 

Ritornando ancora ai problemi di carattere finanziario, per quanto si riferisce alla CigS e facendo i conti in tasca all'INPS, risulta che nell'anno 2002, le entrate costituite dalla contribuzione a carico delle imprese e dei lavoratori (fissa + addizionale) hanno raggiunto circa i 980 miliardi di vecchie lire, somma inferiore di pochi milioni a quella costituita dalle uscite, che sono destinate a coprire gli oneri dell'integrazione salariale ai lavoratori, a garantire la copertura della contribuzione previdenziale figurativa e l'erogazione degli assegni familiari.

 

La CigO è a totale carico delle parti sociali, sia attraverso la contribuzione fissa che quella addizionale (più elevata per gli operai del settore edile, essendo utilizzata anche nel caso eventi meteorologici).

 

Nel corso del 2002 gli interventi della CigO, rispetto all'anno precedente, sono cresciuti nella misura del 40% e malgrado ciò a fronte di un onere calcolato in circa 1.270 miliardi di lire, le entrate da contribuzione ammontano ad almeno 1.750 miliardi, con un saldo attivo di circa 480 miliardi di lire, che compensa l'esigua differenza tra entrate ed uscite della CigS.

 

L'attivo che presenta la CigO ed il sostanziale pareggio della CigS è però da attribuire al fatto che la contribuzione a carico dei lavoratori e delle imprese opera in misura percentuale sulle retribuzioni di fatto, mentre le prestazioni economiche (integrazione salariale) sono sottoposte a dei massimali i cui valori sono sempre più distanti dalla media dei salari percepiti dai lavoratori, quando non sono sospesi dal lavoro.

 

Nei conti dell'INPS questi valori non sono visibili in quanto ricompresi con quelli riguardanti le altre prestazioni temporanee erogate da questo istituto.

 

Mentre è opportuno che vi sia una maggiore trasparenza sui dati in oggetto, con queste risorse già disponibili, nell'immediato potrebbe intanto essere disposto dal legislatore un riadeguamento dei massimali di CIG, rispondendo in tal modo e positivamente ai solleciti contenuti anche nei pronunciamenti della stessa Corte di Cassazione e nel contempo disporre di una base di risorse utili per attivare l'estensione dell'istituto della CIG e del CdS ai lavoratori dei settori ancora scoperti, da attuarsi naturalmente nelle forme appropriate e fermo restando il mantenimento in termini compensativi del contributo a carico dello Stato per gli interventi della legge 223/91, nonché di quelli posti a carico del Fondo per l'Occupazione, per i trattamenti di CigS in deroga alla normativa generale.

 

Questi ultimi interventi, assunti a partire dal 1993, hanno riguardato diverse realtà dove non poteva più essere concesso il trattamento di CigS a carico della legge 223/91 oppure non vi trovava applicazione.

 

Queste situazioni hanno riguardato: grandi aziende private che hanno attivato disinvestimenti che hanno portato alla chiusura di intere unità aziéndali di notevole dimensione, aziende fallite o in AS, esuberi di aziende facenti capo alle PP.SS. e lavoratori di imprese privatizzate e condotte al fallimento da imprenditori inaffidabili nonché i lavoratori già impegnati nella costruzione delle reti del settore telecomunicazioni.

 

Si ricorda infine che vi é un forte interesse in ambienti governativi degli altri paesi europei, sull'esperienza maturata in Italia con la CIG e dove si pensa all'opportunità di adottare strumenti analoghi. Questo dovrebbe indurre tutti a non seguire invece percorsi inversi.