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Concluso accordo mobilificio Natuzzi

Cassa integrazione speciale per 1220 dipendenti, coinvolti complessivamente 2600 unità.

Prevista la rotazione e corsi di riqualificazione.

 

Si è concluso presso il  ministero del Lavoro, l’accordo tra il ministero e le parti sociali per la Cassa integrazione speciale per crisi dei dipendenti in esubero del mobilificio  Natuzzi. L’intesa prevede una prima fase di cassa integrazione speciale per 12 mesi,  che sarà gestita con la modalità della rotazione su più di due turni, ma anche la presentazione di un nuovo piano industriale 'di riorganizzazione e rilancio al quale sara' correlata una ulteriore domanda di Cigs.

Dei 1220 dipendenti interessati al provvedimento, 300 andranno in cassa integrazione a zero ore per 12 mesi, altri 920 in Cigs al 50% sempre per un anno, con una rotazione che coinvolgerà complessivamente 2.600 lavoratori.

La vecchia procedura di cassa integrazione, avviata in precedenza,  verrà chiusa il 15 giugno prossimo, il 16 giugno sarà avviata quella nuova di un anno ma solo per parte dei 1220 lavoratori, l’accordo andrà a regime da ottobre. Alla fine dei dodici mesi si è convenuto di poter riaprire un’altra Cigs per riorganizzazione dell’azienda per altri due anni. Gli esuberi e il provvedimento coinvolgerà tutti gli stabilimenti murgiani della Natuzzi. “ E’ un buon accordo – afferma Francesco Panza, Segretario provinciale della Fillea Cgil di Bari – in quanto non penalizza solo pochi dipendenti. Ora sta alla Natuzzi attivare un vero dialogo”. Per i dipendenti interessati dalla Cigs è inoltre previsto un corso di formazione e riqualificazione. A latere dell’accordo è stato siglato un protocollo in cui l’azienda si impegna a mantenere tutte le unità produttive in Italia. Si è anche stabilito di istituire e mantenere un tavolo permanente presso il ministero delle Attività produttive e un gruppo di lavoro, formato dai Presidenti delle regioni, dei Ministeri interessati e dal Presidente del Consiglio sul mobile che valuterà la situazione dei distretti, per trovare linee di finanziamento e politiche di rilancio. “ Ora abbiamo tamponato la situazione dei 1300 licenziamenti – commenta Giovanni Rossi, della Segreteria nazionale della Fillea Cgil - resta il problema del distretto che stiamo affrontando con governo e regioni per vedere di trovare finanziamenti a sostegno, ma anche le aziende devono fare la loro parte e non chiedere solo aiuti allo Stato”.

''La richiesta di ammortizzatori sociali, avanzata dalle aziende del mobile imbottito dell' area

murgiana, sottolinea il Segretario Generale della Fillea Cgil, Franco Martini -  ha senso se e' legata a una strategia di ripresa che prevede maggiore unita' tra imprese e istituzioni e una riorganizzazione del sistema produttivo. La crisi del mobile imbottito paga il ritardo con il quale gli imprenditori hanno creduto nell'autosufficienza per restare dentro la competizione del mercato globale. Hanno creduto che la competizione potesse essere affrontata solo sul terreno dei costi, ma cio' non e' stato sufficiente. Si sarebbe dovuto investire nei settori dell' innovazione e della ricerca e, invece, si sono accumulati dieci anni di ritardi''.

''Se ne esce concretizzando tre  priorita' - ha concluso Martini - stando tutti insieme, coinvolgendo le istituzioni (perche' il distretto va sostenuto con politiche integrate a partire dalla formazione professionale) e riorganizzando il tessuto delle imprese, per certi versi eccessivamente polverizzato. Se non ci sono questi impegni da parte degli imprenditori, non hanno senso le richieste al governo di ammortizzatori sociali''.

 

 

Roma 10 giugno 2005

 Testo dell'Accordo

 

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