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Direttive Servizi e Distacco Lavoratori

Approvata la relazione di Jan Andersson (PE). Fatto importante per ruolo parti sociali

 

Il Parlamento Europeo ha approvato, a fine settembre scorso, la relazione di Jan Andersson in merito alla direttiva Servizi e alla direttiva Distacco dei Lavoratori .

Il voto del Parlamento Europeo e i contenuti della relazione rappresentano un fatto importante in merito al ruolo che le parti sociali hanno nella costruzione dell’Europa.

Definire, come fa la relazione, che la libertà di fornire servizi (libertà di impresa) seppur importante, ”pietra angolare non è di rango superiore rispetto al diritto fondamentale delle parti sociali di promuovere il dialogo sociale”, assume grande significato politico dopo le sentenze della Corte di Giustizia Europea dei mesi scorsi sui casi Viking, Laval, Rueffert..

A tale riguardo il Parlamento Europeo difende “il diritto dei sindacati di negoziare e concludere contratti collettivi ai livelli opportuni, e in caso di conflitti di interesse, di intraprendere azioni collettive comprese le azioni di sciopero”.

Inoltre si afferma il principio giuridico e politico che “i diritti sociali fondamentali non sono subordinati ai diritti economici in una gerarchia di libertà fondamentali”.

Appare inoltre importante la scelta di rafforzare la nozione di parità di trattamento e di retribuzione tra uomini e donne per il medesimo lavoro.

La campagna europea sui salari intrapresa dalla CES, che ha visto per la prima volta una azione rivendicativa sul piano continentale, dei 27 Paesi dell’Unione Europea, con l’obiettivo della crescita dei salari, vede così confermata la giustezza della nostra azione e della nostra ragione.

La campagna sull’aumento dei salari in Europa sarà accompagnata da un concetto sintetico ma efficace “Parità di lavoro – Parità di salario”.

La nostra azione viene incoraggiata dal voto del PE anche sul versante della estensione dei diritti di tutti i cittadini europei, dove la cittadinanza del datore di lavoro, dei dipendenti o dei lavoratori distaccati “non può giustificare ineguaglianze nelle condizioni normative, retributive o nell’esercizio dei diritti fondamentali come il diritto di sciopero”. Si afferma così il diritto alla parità di retribuzione per tutti i lavoratori, indipendentemente dalla loro nazionalità. Il Parlamento esprime la necessità di allargare la base giuridica della “direttiva Distacco dei Lavoratori” modificando quelle parti che possono essere interpretate ambiguamente da chi vuole concorrenza sleale e condizioni retributive e normative peggiori rispetto a quelle vigenti nel paese dove si presta l’opera lavorativa.

Cade con questa decisione il tentativo di alcune imprese di aggirare la competizione leale, sfruttando il basso costo della prestazione lavorativa e l’assenza dei diritti, determinando il dumping sociale che è foriero di divisione e fratture fra i diversi Paesi e tra gli stessi lavoratori. La cultura della paura si alimenta anche per questa via. L’Europa che noi vogliamo necessita di solidarietà sociale e di norme che non giustificano: resta la responsabilità di far vivere questi temi nel rapporto diretto con i lavoratori nei singoli Paesi e in una strategia europeista.

Il prossimo appuntamento è a Strasburgo il giorno 16 dicembre per una grande manifestazione contro l’allungamento del tempo di lavoro fino a 65 ore settimanali.

 

 

Nicoletta Rocchi e Nicola Nicolosi

 

 

Roma, 29 ottobre 2008

 

 

 

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