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“Flessicurezza”

Approvata dal Parlamento Europeo una risoluzione sui

principi comuni della flessicurezza.

 

Il Parlamento Europeo ha approvato, 496 voti favorevoli, 92 contrari e 49 astensioni, una “risoluzione sui principi comuni della flessicurezza”.

Questa risoluzione si differenzia in diversi significativi punti dalla comunicazione della Commissione Europea intitolata “Verso principi comuni della flessicurezza: posti di lavoro più numerosi e migliori grazie alla flessibilità e alla sicurezza” COM (2007) 0359. Si tratta di un fatto importante anche in vista della riunioni del Consiglio Occupazione e delle previste conclusioni del Vertice di dicembre.

 

In particolare il Parlamento Europeo:

 

ritiene che per controllare l’efficacia delle politiche dell’occupazione la Commissione dovrebbe basarsi anche su indicatori qualitativi, sulla qualità del lavoro, sugli investimenti, su competenze e formazione dei lavoratori e sulla transizione tra contratti atipici a contratti a tempo indeterminato;

si oppone altresì alla creazione di un nuovo indicatore delle “rigidità della legislazione in materia di tutela dell’occupazione”, come a suo tempo proposta dalla Commissione;

critica poi la sovrarappresentazione delle donne nell’ambito dei lavori atipici e richiama in maniera esplicita l’importanza della dimensione di genere;

sottolinea l’importanza del principio di sussidiarietà ed evidenzia che gli Stati Membri devono disporre di un margine di discrezionalità al fine di equilibrare la necessità di protezione contro la necessità di flessibilità, nel rispetto delle condizioni e delle tradizioni dei rispettivi mercati del lavoro nazionali;

chiede una rinnovata lotta contro il lavoro non dichiarato e l’economia sommersa e chiede alla Commissione uno specifico impegno in questo senso;

sottolinea l’importanza della contrattazione collettiva e del dialogo sociale per affrontare, tra l’altro, il problema delle delocalizzazioni;

sottolinea che la lotta contro la segmentazione del mercato del lavoro debba includere la garanzia dei diritti fondamentali per tutti i lavoratori, a prescindere dal loro stato giuridico compresa la protezione contro i licenziamenti arbitrari;

sottolinea altresì la necessità di adottare politiche che impediscano lo sfruttamento dei lavoratori mediante l’accumulo di contratti non standardizzati e chiede che tutte le politiche comunitarie si attengano al modello classico del contratto di lavoro a tempo indeterminato che forma la base dei sistemi di sicurezza sociale negli Stati Membri.

 

E’ quindi auspicabile che il Consiglio e il Vertice di dicembre tengano conto di queste indicazioni e che la citata comunicazione della Commissione non venga presa come unico punto di riferimento.

 

 

 

                             Segretariato Europa Cgil

                                  Nicola Nicolosi

                                                                                   

 

Roma 7 dicembre 2007

 

 

 

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