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Manifestazione Nazionale Sul Restauro – Roma 18 Novembre 2006 | |
Intervento di Livia Potolicchio, Coord. Nazionale FilleaRestauro a nome delle segreterie nazionali Filca Cisl – Feneal Uil – Fillea Cgil
Vorrei iniziare questo intervento ricordando che la mobilitazione di oggi coincide con un altro importante appuntamento nazionale, la manifestazione per la pace e la giustizia in Medio Oriente, che si tiene questo pomeriggio a Milano. Vogliamo ribadire da questa piazza la necessità di un impegno forte della comunità internazionale per la risoluzione dei problemi ancora irrisolti in Medio Oriente, a partire dal conflitto israelo-palestinese rispetto al quale recenti tragici avvenimenti fanno temere una ripresa dell’escalation di violenza.
Nel ribadire la solidarietà e la partecipazione alla manifestazione di Milano, vogliamo spiegare che la coincidenza con questa in corso a Roma è determinata da una vertenza tra le organizzazioni sindacali e il Ministero per i beni e le attività culturali.
Sono quattro mesi che i lavoratori del Restauro attendono risposte da chi continua sistematicamente ad eludere i problemi, è da luglio che i problemi sollevati sono ad oggi rimasti lettera morta! La manifesta e reiterata volontà del Ministero a sottrarsi al confronto e alle politiche di concertazione rilanciate dallo stesso Governo Prodi unito alle scadenze date dallo stesso ministero per la soluzione di problemi che coinvolgono direttamente il futuro lavorativo di moltissimi lavoratori, spiega l’esigenza della mobilitazione di oggi.
In particolare ci riferiamo all’applicazione delle disposizioni transitorie che stabiliranno la qualifica di restauratore, previste nel decreto che apporta modifiche al Codice dei Beni Culturali, che nelle intenzioni del Ministero si dovranno chiudere entro la fine dell’anno, cioè questo dicembre.
L’entrata in vigore del decreto ha imposto una agenda di confronto urgente e non rimandabile.
Dopo anni di richieste di interlocuzione al Ministero, su questi temi, siamo stati invitati a partecipare ad un tavolo tecnico che però ad oggi non ha prodotto ancora alcun risultato, non è stato possibile ancora attivare un puntuale confronto sulle singole questioni di merito portate all’attenzione dai sindacati.
Sappiamo inoltre, da fonti Ansa, che in questi giorni è stato firmato un decreto che definisce i componenti della commissione che dovrà lavorare sulle competenze professionali, che vede l’esclusione formale delle rappresentanze sindacali. Un atto grave che dimostra la volontà del Ministero per i beni e le attività culturali di procedere senza valorizzare il confronto con i sindacati.
Le nostre richieste, già presentate al Ministero, hanno un obiettivo preciso, parlare di lavoro all’interno dei beni culturali. Soprattutto ci preme testimoniare e rappresentare la realtà lavorativa e professionale degli operatori del settore.
Partire analizzando le condizioni reali di lavoro e da queste far scaturire le risposte ed i provvedimenti necessari a normalizzare e rilanciare il tema della qualità nel settore è il primo passo , a nostro avviso, per poter affrontare e risolvere adeguatamente qualsiasi problema legato alla gestione, organizzazione e regolamentazione di qualsiasi segmento di mercato di lavoro.
Per questo siamo qui oggi.
Prima di tutto perchè vogliamo ribadire l’importanza ed il diritto dei lavoratori di essere rappresentati ed ascoltati. In merito a questo denunciamo le difficoltà e i rimandi continui che ostacolano costantemente il dialogo con il Ministero e ne riaffermiamo la centralità.
Chiediamo pertanto l’istituzione di 2 tavoli interministeriali tra Ministero per i beni e le attività culturali e Ministero del lavoro, che ha già dato la sua disponibilità a parlare del problema, e tra Ministero per i beni e le attività culturali e Ministero delle infrastrutture (anche se crediamo che in questo ragionamento debba rientrare un confronto anche con il Ministero dell’Università). Chiediamo inoltre la revisione dei termini, previsti dal Decreto legislativo 156/2006, per la presentazione dei requisiti necessari all’ottenimento della qualifica professionale di restauratore e collaboratore restauratore.
Il Decreto è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 27 aprile scorso e definisce in via transitoria i requisiti di idoneità necessari al conseguimento di queste qualifiche professionali, dando solo 15 giorni di tempo per presentare tutta la documentazione certificata, utile al conseguimento dei titoli mediante esame di idoneità.
Da sempre è stata denunciata dai lavoratori la difficoltà estrema nel reperire dai datori di lavoro le attestazioni dell’attività svolta per le imprese. A questo va aggiunto che in via ufficiale non è stato mai definito, da parte del Ministero dei beni culturali, uno schema o un modello di riferimento per tali documenti e la loro presentazione.
E’ evidente quindi che i tempi previsti da tale decreto sono da ritenersi assolutamente insufficienti per poter dare a tutti i lavoratori la possibilità di rientrare nelle maglie di tali disposizioni transitorie.
Il problema del riconoscimento delle professionalità coinvolte nel settore della cultura, la definizione delle competenze e il modo in cui vengono recepite nel sistema lavorativo, sono senza dubbio il problema principale che investe i lavoratori del settore. Da questo dipendono la situazione insostenibile che vivono quotidianamente sia lavoratori del restauro che dell’archeologia nei cantieri, così come più volte denunciato dai sindacati dell’edilizia:
elusione dell’applicazione dei CCNL o sottoinquadramento, utilizzo di contratti a progetto e di P. IVA (più del 52% dei lavoratori del settore), che nascondono sotto forma autonoma, rapporti di lavoro subordinato e conseguente mancanza di ammortizzatori sociali, precarietà, sfruttamento e forte ricattabilità elevati rischi per la salute degli operatori.
Non ci facciamo problemi ad affermare, quindi, che è proprio dal mancato riconoscimento delle professionalità, degli anni di lavoro, dei percorsi formativi, delle competenze acquisite, della crescita professionale, che ha portato in questi anni alla diffusione di un lavoro dequalificato e mal pagato e tale situazione si verifica sia quando si lavora per un privato sia quando si collabora direttamente con la Pubblica amministrazione.
La situazione di precarietà che si registra in questo settore è oltre i limiti tessi della legge, basti pensare che in moltissimi cantieri di restauro come in quelli archeologici la maggior parte della forza lavoro, spesso la totalità, lavora con contratti a progetto e P.IVA e in alcuni casi quasi totalmente condotto da stagisti sostituiti ogni tre mesi.
Stage che peraltro non si capisce veramente a cosa servano, ai fini del conseguimento di una professionalità nell’ambito dei beni culturali, visto che in tutti questi anni i corsi di aggiornamento o di studio, così come i lunghi periodi di lavoro presso le imprese, anche con contratti di formazione lavoro, non sono mai stati presi in considerazione dalle pubbliche amministrazioni come elementi validi per il conseguimento dei titoli.
Ne si capisce come sia possibile che una pubblica amministrazione non ritenga le collaborazioni coordinate e continuative o i lavori svolti con partite Iva presso aziende di restauro, come lavori svolti con responsabilità diretta nella gestione tecnica dell’intervento, perché se così non è, è come accettare che nei cantieri si sia elusa l’applicazione dei contratti senza che nessuno abbia esercitato un controllo sulle condizioni di lavoro e le professionalità che vi operavano.
Da anni ormai nel settore dei beni culturali ognuno mira a difendere i propri interessi piuttosto che mettere mano in modo strutturale all’intero settore, facendo veramente della qualità il centro dell’interesse comune. Scuole di Alta Formazione, Scuole Professionali istituite dalle Regioni, Associazioni Professionali, Sovrintendenze, Imprese e lo stesso Ministero, ognuno impegnato a salvaguardare condizioni di monopolio, di nicchia e di privilegio.
Ne si può pensare che una risposta credibile sia costituita esclusivamente dall’istituzione di un elenco di professionisti, gestito peraltro dallo stesso Ministero che forma i professionisti e gestisce gli appalti.
Noi oggi siamo qui per esprimere il nostro dissenso su questa situazione partendo proprio dal sostegno ai restauratori. Una causa che vede coinvolta tutta la categoria e in modo più ampio l’intero sindacato in una battaglia che pone il diritto al lavoro e la lotta alla precarietà come tassello fondamentale per la ripresa e il rilancio del paese.
Dobbiamo pensare ad oggi, dunque, come al primo passo di una vertenza sindacale in atto per il riconoscimento dei diritti. E’ ora di prendere atto che gli attori del sistema nei beni culturali non si limitano più soltanto all’apparato amministrativo statale, pertanto c’è bisogno di regole trasparenti nel sistema di affidamento degli appalti e rigorose nella tutela dei lavoratori. Soprattutto è necessario avviare una riflessione seria e concertata per il riconoscimento di tutti quei lavoratori che fino ad oggi hanno operato nei cantieri senza riconoscimento e certificazioni, veri e propri fantasmi senza tutele.
Le lavoratrici ed i lavoratori del restauro e dell’archeologia non vogliono più essere fantasmi e con la manifestazione di oggi pretendono di essere ascoltati dal Governo e dalle imprese; con la manifestazione di oggi decidono di essere protagonisti del cambiamento del settore beni culturali e del mondo del lavoro.
Questa non è una battaglia di pochi, è la battaglia che tutto il sindacato sta già conducendo contro il lavoro precario, per la difesa dei diritti ,a partire da quello alla salute e quello per la valorizzazione professionale.
Per questo oggi è solo la prima tappa di una lotta che dovrà concludersi con risultati significativi per i lavoratori del settore. Chiediamo non solo ai Ministeri competenti, ma anche alle forze politiche, al Parlamento che in questi giorni discute della Finanziaria di porre attenzione alle nostre rivendicazioni. Questi giovani che sono oggi in piazza, queste lavoratrici e lavoratori rappresentano una risorsa importante per lo sviluppo del Paese.
Sta a tutti noi, sta al sindacato che conduce in prima persona questa vertenza, sta ai lavoratori del restauro in ogni territorio dare continuità nei prossimi giorni alla mobilitazione, per fare della giornata di oggi l’avvio di una grande vertenza sul futuro del lavoro e della cultura nel nostro Paese!
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©Grafica web michele Di lucchio