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La Questura di Genova dà ragione a 29 extracomunitari truffati dai datori di lavoro.

 

 

Dopo la sentenza del TAR del Lazio che,  sospendendo  la circolare interpretativa della legge Bossi- Fini voluta dal Ministro Maroni, permette ai lavoratori immigrati licenziati o che hanno interrotto il rapporto di lavoro di essere subito regolarizzati dai nuovi datori di lavoro, un altro caso a lieto fine per i lavoratori extracomunitari.

A Genova, ventinove lavoratori  stranieri, per lo più ecuadoriani,  dipendenti di  ditte che si occupano di appalti edili, truffati dai loro datori di lavoro con una regolarizzazione fasulla, avranno il permesso di soggiorno per attesa occupazione e potranno così cercare un nuovo impiego.

Tramite l’ufficio immigrati della Cgil i lavoratori sono stati assistiti da uno studio legale e hanno presentato istanza all’ufficio stranieri della Questura per il rilascio del documento per “attesa occupazione”.

“ Secondo una interpretazione rigida della Bossi- Fini questi lavoratori andrebbero espulsi- sostiene Angelo Sottanis, Segretario regionale della Fillea Cgil – ma siccome hanno scoperto di essere stati truffati dai loro datori di lavoro mesi dopo la scadenza della regolarizzazione, noi abbiamo fatto valere i loro diritti e la Questura, per la prima volta in Italia concederà il permesso di soggiorno per sei mesi.”

Secondo quanto ricostruito dal sindacato, le tre ditte promettevano la regolarizzazione che gli stessi lavoratori si pagavano con il compenso di un mese di un mese di lavoro, da 800 a 1600 euro, ma i bonifici postali erano fasulli.

Una delle tre ditte ha regolarizzato solo sette albanesi su sessanta lavoratori.

“ Su 11mila richieste di regolarizzazione, afferma Marco Noverano, responsabile Ufficio stranieri della Cgil, sono moltissimi i casi di lavoratori che hanno pagato di tasca propria, ma solo nel settore dell’edilizia abbiamo trovato casi di lavoratori che con il ricatto della regolarizzazione, non venivano neanche pagati. Ora il permesso di soggiorno permetterà a questi lavoratori di trovarsi un altro impiego,  regolare anziché di lavorare in nero.”

 

30 settembre 2003

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