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A Montecitorio il via libera definitivo al maxiemendamento che accompagna la Finanziaria 2004. Inserite ulteriori novità che aggraveranno le conseguenze del condono edilizio.
Arriva alla Camera il voto di fiducia al “decretone”, il provvedimento che accompagna la Finanziaria 2004 che, tra condono edilizio, concordato e vendita di immobili, dovrà far entrare nelle casse dello Stato 13,6 mld di euro. Nonostante il ricorso alla Consulta di cinque regioni italiane e la diffusissima impopolarità del condono edilizio, il Governo prosegue imperterrito la sua strada. Il provvedimento permetterà di condonare entro il 31 marzo 2004, tutti gli ampliamenti fatti con abuso che non superino il 30% della costruzione. In caso di nuove costruzioni la volumetria non dovrà superare i 3.000 metri cubi, ma il limite è solo per gli edifici residenziali, per i centri commerciali, capannoni industriali e alberghi non c’è una soglia massima di abuso sanabile. Rispetto alla versione originaria del decreto sul condono edilizio, che già la Fillea Cgil aveva fortemente criticato, ci sono tre novità che ulteriormente lo aggraveranno. La prima è quella dell’obbligatorietà di una polizza assicurativa sulle case “a rischio”, che farà pagare ai cittadini le conseguenze del dissesto idrogeologico del nostro Paese. La seconda riguarda l’edificabilità dei terreni che hanno subito incendi, dando così la possibilità di compiere ulteriori scempi in aree già danneggiate. La terza e più grave novità è l’applicazione della norma del “silenzio-assenso”, secondo la quale potrà essere dimesso e venduto ai privati il patrimonio artistico-culturale del nostro Paese, mobile e immobile, se entro 120 giorni le sovrintendenze locali non ne daranno veto. Il condono se da una parte servirà a far cassa, dall’altra permetterà ai privati di accaparrarsi “gioielli” dello Stato a prezzi stracciati, ma quello che più preoccupa è il chi governerà il territorio. Saranno gli enti locali o i privati? Il Governo in ogni caso ha già tracciato le linee fondamentali. Saranno gli abusivi.
Roma, 19 novembre 2003
La Fillea Cgil: I GUASTI DEL CONDONO EDILIZIO
“Il condono è l’effetto del condonare un reato leso ad un individuo o alla società in genere.”
Con l’avvio della stagione dei condoni, il Governo Berlusconi, ha previsto anche quello sugli abusi edilizi. Le anticipazioni di questo condono se da un lato hanno aperto attese speculative, dall’altro hanno avviato un giro d’illegalità a 360 gradi, di cui la parte ultima è la costruzione: illegalità verso gli strumenti urbanistici, a volte è illegale l’area dove si è costruito, illegalità nelle forniture, nelle fatture fiscali , nella forza lavoro , negli allacci alle reti di servizio. Illegali sono anche i costi che le Pubbliche Amministrazioni saranno costrette ad assumere per le opere d’urbanizzazione primarie e secondarie. Costi che ricadranno sulla collettività ed a scapito di altre opere pubbliche. I NUMERI: Il condono edilizio previsto dal Governo per tutte le costruzioni abusive realizzate nel nostro paese dal 1994 fino a giugno scorso, consentirebbe allo Stato un’entrata superiore ai 5 miliardi di euro, mentre i costi di urbanizzazione che i Comuni sarebbero chiamati a sostenere ammonterebbero a 9 miliardi di euro. Le case abusive, costruite dal 1994 al 2002, in Italia sono 362.000, mentre le costruzioni non residenziali 92.500. Calcolando un’adesione alla sanatoria pari all’80% degli immobili illeciti, il gettito complessivo stimato supera i 3,1 miliardi di euro. Da questi dati appare chiaro che l’operazione condono è antieconomica, produrrà infatti al Pese più costi che ricavi ed i costi non saranno solo economici. Le costruzioni abusive sulle spiagge occuperebbero una superficie totale di circa 12 milioni di metri quadrati. Se sommiamo a questa superficie l’area edificata illegalmente del demanio idrico e del patrimonio dello Stato, si raggiunge una superficie complessiva di 22 milioni di metri quadrati. “ La possibilità di un condono – afferma la Fillea Cgil - ha introdotto nella cultura della gente la filosofia del furbo e quella del facile guadagno. Il nuovo condono si andrà a legare alla già esistente operazione delle detrazioni fiscali per i lavori di manutenzione straordinaria degli edifici, producendo degli effetti negativi non previsti e sottovalutati. In un rapporto tutto privatistico, se oltre ai lavori di manutenzione straordinaria alle facciate esterne dell’edificio, si faranno anche i lavori di “sistemazione” delle volumetrie, si produrranno degli effetti per i quali, con lo sgravio delle detrazioni fiscali si pagheranno le penali per l’abuso commesso, e si avrà un bene del valore triplo rispetto a ieri. “ Le dichiarazioni dei Segretari territoriali sul condono edilizio
IL NO DELLA FILLEA CGIL DI ROMA AL CONDONO
“ Bisogna smettere di tollerare e incentivare il lavoro nero in questo settore.” La Fillea di Roma, il sindacato degli edili della Cgil, è contro il condono edilizio nella Capitale. “Costruire abusivamente vuol dire lavoro nero, condonare vuol dire legittimare il lavoro nero. Questo condono – sostiene Sandro Grugnetti, Segretario Generale della Fillea di Roma – equivale a tollerare ed incentivare il lavoro nero in questo settore, con tutte le conseguenze per quanto riguarda la sicurezza nei cantieri. E’ proprio nei cantieri illegali infatti che il non rispetto delle norme di sicurezza ha spesso come tragica conseguenza gli infortuni sul lavoro. Il Lazio è la quarta regione, dopo la Calabria, la Sicilia e la Campania nella classifica del lavoro irregolare e la Fillea stima che siano 60.000 i lavoratori che lavorano in condizioni di non regolarità, una cifra pari se non superiore a quelli regolari. Lavoratori soprattutto stranieri, senza formazione, senza alcuna tutela, i più deboli ed esposti al rischio di infortuni. Il condono edilizio per Roma vuol dire legalizzare tutto questo. Sanare gli abusi che sono stati frutto di illegalità, equivale a prendere in giro tutti coloro che invece rispettano le regole e le leggi. Occorre mettere in campo iniziative, accordi ed intese con i costruttori e le Istituzioni che mirino a colpire duramente le imprese non rispettose delle regole. Bisogna isolare tutti coloro che utilizzano il lavoro nero, che operano fuori dal sistema contrattuale, che non rispettano le norme di sicurezza per i lavoratori e combattere con ogni mezzo l’illegalità. Sul fronte dei controlli nei cantieri non bastano le pochissime e scollegate ispezioni delle Asl ed i pochi strumenti messi in campo, occorre più personale e un maggior coinvolgimento delle forze dell’ordine. Il Prefetto è l’unica autorità in grado di coordinare ed organizzare in modo organico e sistematico, controlli e personale.” “Siamo perfettamente d’accordo infine - conclude Grugnetti – con il Comune che con fermezza sta procedendo nell’abbattimento di tutti gli edifici abusivi sorti a Roma negli ultimi anni. La Capitale non ha bisogno di sanare i recenti abusi ma di creare sviluppo e lavoro regolare, attraverso la riqualificazione delle periferie e attraverso piani di recupero urbano.” Roma 2 ottobre 2003
Sandro Grugnetti Segretario Generale Fillea Cgil di Roma e Lazio
IL CONDONO EDILIZIO NEL VENETO
Un provvedimento contro la qualità del lavoro Contro gli interessi delle istituzioni dei cittadini.
“ Nel 2002 gli abusi registrati nel Veneto sono stati 1664 con 1.500.000 mq di costruito. Le amministrazioni comunali hanno speso 366 milioni di euro per le opere di urbanizzazione ricavandone soltanto 168. Il settoreIl Veneto ha numeri di tutto rispetto nell'edilizia residenziale se pensiamo che nel 2002 ha segnato un vero e proprio boom edilizio con il 16% idi crescita rispetto al 2001 con 12,7 milioni di metri cubi contro i 9,9 degli anni precedenti. Si conferma inoltre una tipologia costruttiva orientata verso i fabbricati di grande dimensione mantenendo, allo stesso tempo, un buon livello del "monofamiliare" con un incremento della volumetria media degli edifici che passa da 1900 mc del 99 ai 2045 del 2002. Dati che ci dicono che dove si urbanizza nascono i grandi complessi ,nelle periferie le case singole sono ampliate. Nella produzione non residenziale siamo nella media di 2600 fabbricati annui destinati alla edilizia agricola e dei capannoni industriali - artigianali che raggiungono i 20 ,2 milioni di mc nel 2002 con un 8,4% di incremento rispetto al 2001.Aumentano anche in questo filone le metrature con una volumetria media di 7650 mc rispetto ai 5650 del 2001. Quindi si registra un mercato delle costruzioni spostato maggiormente nel "capannone" elemento questo che registra i livelli di saturazione che conosciamo con il fenomeno "affittasi" in ogni angolo della regione. Un fenomeno che deriva sicuramente dalle norme introdotte dalla legge " Tremonti" che ha spinto a costruire senza una domanda effettiva e ovviamente senza vincoli di sorta nella programmazione dei comuni ,della provincia e della Regione. Le conseguenzeParliamo quindi di scelte politiche che hanno incentivato non il recupero dell'esistente e delle dovute infrastrutture ma la costruzione del nuovo senza pianificazione. Questo ha voluto dire saturare inutilmente il territorio, peggiorare la viabilità e le condizioni di vita dei lavoratori e dei cittadini. Gli strumenti urbanistici sono datati di oltre venti anni. Se si analizza la crescita alta di ricchezza collettiva e di benessere individuale dimostrata dall'elevato numero di case singole o dei capannoni per comune insieme ai danni subiti dal territorio si intravede i limiti di uno sviluppo quantitativo senza precedenti. Ci sono cambiamenti di rotta ?La regione sta adottando una nuovo provvedimento urbanistico ;sono depositati ben 7 progetti di legge. Nel frattempo si era deciso di bloccare nuove aree produttive e costruzioni abitazioni in zona agricola e l'obbligatorietà della valutazione di sostenibilità ambientale e idrogeologica. Tutto ciò in parte vanificato dalle varianti approvate dalla stessa regione ai Comuni che hanno potuto incrementare sia le aree abitative che produttive. Non si vede ancora all'orizzonte, quindi, uno strumento urbanistico regolatore in grado di gestire uno sviluppo ordinato della regione. La provincia di Treviso rappresenta un emblema di queste contraddizioni: sui 95 comuni sono presenti 279 aree industriali in zona D, cioè autorizzate, e molte altre in zona impropria cioè sorte spontaneamente da altre attività (per esempio l'annesso rustico). La zona occupata in questa provincia dalle aree produttive è pari a 65 milioni di mq con l'individuazione già nelle zone urbanizzate di altri 14 milioni di mq da utilizzare. Se questo è il contesto ci si chiede cosa significhi nell'immediato e nel futuro un condono edilizio generalizzato proposto dal Governo. Se è vero infatti che le precedenti sanatorie sono intervenute a coprire gli abusi, soprattutto nelle zone agricole, e che negli ultimi venti anni i percorsi autorizzativi di nuovi volumi ha visto criteri diversissimi tra realtà amministrative locali, è difficile pensare che la cultura della compatibilità ambientale e della legalità siano concetti facili da affermarsi. Anzi i continui condoni suggeriscono a cittadini e imprese di costruire anche nelle zone dette improprie o fuori dai piani urbanistici. Per tali ragione i condoni lavorano contro in primo luogo delle regioni delle province e dei comuni che pur dotandosi di strumenti urbanistici nuovi e idonei avranno il problema del rispetto della norma. Ora noi sosteniamo che il principio della qualità ,del recupero, del restauro dei centri storici, e del patrimonio ambientale e delle opere infrastrutturali necessarie ,non frenano lo sviluppo del settore anzi lo riqualificano e lo potenziano, creando lavoro ed occupazione. Questo però avviene nel segno della riqualificazione urbana ,della qualità della vita, della viabilità all'interno di una programmazione e progettazione delle opere che metta al centro l'individuo e il territorio, il lavoro trasparente e tutelato , un sistema di imprese all'altezza del compito. E' l'esatto contrario delle sanatorie che, si badi bene, per la maggior parte dei casi non riguarda i piccoli abusi, l'ampliamento della prima casa del privato cittadino , ma le speculazioni su lavori di altra dimensione. E' l'idea strategica che manca a questo Governo dei condoni, che rilancia le grandi opere senza le risorse necessarie, che peggiora le norme sulla trasparenza degli appalti. E' nei fatti un'idea strategica che ha la conseguenza evidente di non guidare lo sviluppo ma di subirlo.”
Mestre 2 ottobre 2003
Michele Carpinetti Segretario Generale Regionale Fillea Cgil Veneto
LA FILLEA CGIL DI NAPOLI CONTRO IL CONDONO EDILIZIO
E’ possibile intravedere un filo unico tra azione di contrasto all’illegalità nell’economia, in particolare nel settore delle costruzioni, e la contrarietà alla politica dei condoni annunciati e attivati e delle sanatorie generalizzate.
“ Hanno ragione quanti sostengono dei guasti e delle distorsioni irreversibili, di una scelta legislativa di tal genere che incoraggia e incentiva l’illegalità, non a caso sono aumentate vertiginosamente e nel breve lasso di tempo nel periodo del solo annuncio di ricorso al condono da parte del Governo le costruzioni abusive piccole e grandi, rendendo inefficaci i mezzi di controllo e di repressione oggi disponibili e già oggi insufficienti. Abbiamo da tempo e con convinzione, individuato nella cura, nella difesa e manutenzione del territorio e nel recupero, nella valorizzazione e nella tutela dei tanti Centri storici delle Città, e delle periferie con una vera programmazione, le nuove frontiere dello sviluppo del settore sul piano produttivo ed occupazionale e della sua riqualificazione. La filosofia del condono e della sanatoria è in antitesi a ciò. Essa, oltre a premiare i furbi e chi si colloca fuori della legge, aiuta l’opera di saccheggio del territorio da parte di gruppi finanziari e pseudoimprenditoriali, ai margini della legalità, dietro il legittimo bisogno di case per le giovani coppie, cui però occorre dare risposte. Ed al tempo stesso, essa alimenta un mercato del lavoro illegale, dove gli edili sono privati dei loro diritti più elementari, lavorano a nero e dove la sicurezza sui cantieri è pari allo zero con rischio altissimo di mortalità e la camorra può investire il suo “reddito”. Occorre riconvocare il tavolo di concertazione, dei Protocolli fin qui sottoscritti (Sirena e Racket) per rilanciare un’azione forte ed efficace che contrasti la linea d’istigazione all’illegalità insita nella pratica del condono e incoraggi una politica di ripristino della legalità intensificando controlli ed ispezioni coordinate ad azioni repressive di deterrenza. La Fillea esprime apprezzamento e condivisione delle iniziative intraprese dalla Regione e dal Comune sul Condono e sulla lotta agli abusi. Confidiamo sulla disponibilità dell’Acen e delle altre associazioni imprenditoriali per intraprendere azioni in tal senso, di concerto con le Istituzioni, per isolare chi opera nell’abusivismo e nell’irregolarità. “
Napoli 3 ottobre 2003 Giovanni Sannino Segretario Generale Fillea di Napoli
RAVENNA - IL CONDONO EDILIZIO
“ E’ la legge della giungla contro lo stato di diritto”
“ Il ritorno ciclico del condono edilizio rappresenta un premio per tutti i furbi e i disonesti e penalizza tutti i cittadini rispettosi delle leggi. Esso non solo favorisce il ritorno della legge della giungla a scapito dello stato di diritto, non solo premia chi costruisce in spregio ai vincoli urbanistici, alle norme ambientali, alle regole antisismiche, ma dimostra soprattutto l’incapacità dei nostri governanti d’imparare dagli errori del passato, di comprendere fino in fondo che preservare il nostro paesaggio è di straordinario significato e valore per l’economia del paese. Esprimiamo la nostra adesione agi appelli diffusi nei giorni scorsi dalle associazioni democratiche contro il condono edilizio deciso dal Governo. Nessuna esigenza di bilancio può giustificare un simile scempio. Il solo annuncio di una sanatoria ( la terza dall’’85 ) sta già alimentando una vera e propria industria del cemento illegale, caratterizzata da forti e comprovate connessioni con la criminalità organizzata.”
Ravenna 6 ottobre 2003
La Segreteria confederale e la Fillea Cgil di Ravenna
“ ANCHE LA FILLEA DELLA CALABRIA DICE NO AL CONDONO EDILIZIO.”
“ La Calabria è ai primi posti nella classifica del lavoro irregolare. Di questi lavoratori irregolari la quasi totalità gravita nel settore dell’edilizia. Lavoratori senza alcuna tutela, costretti a lavorare 10 ore al giorno, sottopagati, privi di copertura contributiva, privi di copertura INAL, lavoratori che non hanno mai sentito parlare di Cassa Edile, lavoratori senza alcuna formazione, lavoratori esposti più di ogni altro al rischio di infortuni. Questi lavoratori contribuiscono inconsapevolmente e soprattutto per necessità ad incrementare un’economia parallela, quella del lavoro sommerso, che cresce però a velocità doppia rispetto a quella regolare. Un’economia sommersa che si manifesta in vari modi, dall’impresa sommersa, nella quale restano sconosciuti l’azienda ed i lavoratori, al lavoro sommerso dove è presente manodopera illegale o parzialmente regolare. Migliaia di operai che lavorano in cantieri abusivi, che costruiscono immobili abusivi. Da anni ormai sosteniamo che necessitano molti più controlli sul territorio, ma continuiamo a registrare come i controlli e le ispezioni riguardano spesso i grandi cantieri e troppo spesso medie imprese regolari, ma è nei piccoli cantieri che è più facile riscontrare inadempienze in materia di sicurezza, in materia contributiva e contrattuale. Il condono edilizio altro non è che una sanatoria tombale, non solo volta a legalizzare tutti gli abusi edilizi commessi negli ultimi 9 anni, ma un condono tombale in materia di diritti, assistenza e previdenza di migliaia di lavoratori. Un condono che prevede un’entrata di circa 5 miliardi di euro e una spesa totale a carico dei comuni per l’urbanizzazione delle aree di circa 9 miliardi, per dirlo alla “ paesana “ spenderemo di più di quello che guadagneremo “, e se a questo aggiungiamo i mancati introiti previdenziali alle casse INPS e INAIL quello che ci rimane non è altro che una colossale beffa per migliaia di italiani onesti, per migliaia di imprese sane regolari, un condono che servirà solo per incentivare la corsa all’illegalità lavorativa ed a continuare a delinquere.”
Reggio Calabria 13 ottobre 2003
Per la Segreteria Regionale della Fillea Cgil Calabria Achille Scarfò
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