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Rita Innocenzi è la nuova Segretaria Generale della Fillea de L’Aquila.

 

Eletta dal Direttivo Provinciale nella sessione del 7 dicembre, Rita Innocenzi è la nuova Segretaria Generale della Fillea de L’Aquila. Rita sostituisce Emiliano Dandreamatteo  chiamato a svolgere un’ attività presso gli enti bilaterali provinciali in particolare sui problemi della formazione e sicurezza.

Dopo aver conseguito la maturità scientifica Rita inizia a lavorare presso un’industria farmaceutica manifestando subito il suo interessamento all’attività sindacale, interesse che la porterà presto ad essere eletta nelle RSU aziendali. Dall’azienda al sindacato il passo è breve, prima operando nella Filcea provinciale poi, con il congresso di Chianciano del 2001 a tempo pieno nella Fillea.

Oltre ad operare nella segreteria provinciale de L’Aquila Rita ha svolto e ricopre incarichi nazionali, facendo parte della Direzione Nazionale ed essendo componente della Commissione Nazionale Cemento.

Con l’elezione di Rita Innocenzi diventano sette le donne segretarie generali della Fillea, confermando l’impegno della struttura nazionale nella promozione di quadri femminili e giovanili.

 

 

 

Intervento di Franco Martini al Comitato Direttivo Fillea Provinciale L’Aquila

Presentazione della proposta dei centri regolatori

 

Vorrei innanzitutto rivolgere ad Emiliano il ringraziamento della Segreteria Nazionale per la disponibilità espressa verso la proposta a lui avanzata.

            Come a voi è noto Dandreamatteo non era in scadenza di mandato, né siamo in una fase di verifica dei mandati, come tradizionalmente lo sono gli appuntamenti congressuali. Ciò nonostante la Segreteria Nazionale aveva a lui avanzato la richiesta di rendere disponibile la responsabilità generale di direzione del comprensorio de L’Aquila per favorire un progetto di rinnovamento al quale da anni la Fillea Nazionale lavora.

            Per esperienza so che non è semplice aderire senza dubbi o remore a ipotesi cariche di discontinuità con la prassi consolidata all’interno dell’organizzazione, come lo è l’ipotesi alla quale abbiamo lavorato. 

            Per questo il mio ringraziamento e quello della Segreteria Nazionale è sincero, come sincera è la convinzione che l’incarico che Emiliano occuperà a partire dai prossimi giorni può rappresentare una opportunità per non far venire meno il suo contributo all’iniziativa della categoria. Come lui stesso potrà confermare, fin dall’inizio di questa discussione ho espresso la convinzione che nel progetto di rinnovamento e di riqualificazione degli enti bilaterali l’apporto dei compagni di comprovata esperienza è funzionale alla battaglia che sta conducendo la Fillea.

Se lui lo vorrà, in un rapporto il più costruttivo con la nostra organizzazione, l’esperienza e le competenze acquisite nel corso degli anni potranno rappresentare un prezioso contributo per i lavoro della Fillea nel sistema della bilateralità. Ed io non ho dubbi che questo sarà lo spirito con il quale Emiliano intraprenderà il nuovo lavoro che lo attende.

La proposta che avanzo a nome dei centri regolatori credo sia già nota e non ha certamente bisogno in questa sede di troppe presentazioni. Non sono certo io a dire a voi del valore della proposta di Rita, semmai è il contrario, avendo avuto voi occasione di sperimentare quotidianamente le qualità della compagna. 

Posso dire due cose. A conferma che la proposta risponde ai migliori requisiti di qualità voglio dire che Rita è una compagna che tutte le strutture della Fillea vi invidiano. In questi casi le valutazioni si possono fare adottando le leggi del mercato, come nel gioco del calcio: se mettessimo sul mercato questo giocatore sicuramente vi sarebbe una gara al miglior offerente.

Ciò deriva dal giudizio che Rita si è conquistata dentro l’organizzazione, per le competenze, le qualità, la passione e l’abnegazione dimostrata nell’impegno di tutti i giorni, tanto sulle questioni quotidiane, quanto sulle vicende più generali. In ultimo il grande contributo dato alla gestione della trattativa per il rinnovo del contratto del cemento.

La proposta che noi oggi avanziamo è per la direzione di una struttura importante, come la Fillea de L’Aquila, ma la compagna che proponiamo è un quadro considerato tra i migliori della nuova generazione di dirigenti della Fillea e questo, oltre ad essere motivo di orgoglio per la struttura de L’Aquila e dell’Abruzzo, deve rappresentare anche una garanzia per la solidità della soluzione che proponiamo.

Qui sta il secondo aspetto della proposta. Questa operazione ci consente di fare un passo impostante verso l’obiettivo formulato all’ultimo congresso. Non mi stanco di ricordare a tutti noi che in occasione del congresso di Chianciano abbiamo deciso di impegnare la Fillea in un forte progetto di rinnovamento dei propri gruppi dirigenti, tra un mandato e l’altro. E la decisione non era di quelle assunte tanto per “sciacquarci la bocca” sul tema del rinnovamento. La decisione consisteva nel promuovere tra Chianciano ed il prossimo congresso l’assunzione di nuove responsabilità di direzione generale che promuovesse una nuova leva di dirigenti della Fillea. 

La Fillea è una delle strutture della Cgil che può farlo, perché avendo adottato ormai da diversi anni una politica di forti investimenti sulla politicadei quadri deve coerentemente raccogliere il frutto di questo investimento. Rita è una delle espressioni più avanzate di questo investimento, direi la più avanzata sul piano nazionale e per questo l’operazione che noi vi proponiamo viene caricata di un significato generale, una sorta di banco di prova della coerenza di quest apolitica di rinnovamento. 

Serve anche per superare alcune difficoltà, limite, titubanze che spesso sul terreno del rinnovamento incontriamo nella Cgil. E’ ovvio che rinnovare significa chiedere a qualcuno di farsi da parte per lasciare il posto a qualcun altro. MA questo processo non privo di tensioni personali lo si può governare se il faro che orienta questa scelta è l’interesse primario dell’organizzazione e non del singolo o dei singoli. La Fillea, da questo punto di vista, ha scelto di essere un soggetto che intende  fare delle forzature, anche dentro la Cgil, spesso prigioniera di logiche comprensibili per le dinamiche intesti8nali, ma molto poco comprensibili per le esigenze di fare di questa nostra organizzazione una organizzazione in grado di liberare tutte le potenzialità in termini di innovazioni e di discontinuità. 

Spesso, quando si vuol dire che le cose nonsi possono ancora fare, si usa l’argomento che non si è ancora pronti per certe responsabilità. Ma questo è un falso problema. Ve lo dice uno al quale è capitato più di una volta nella vitA INTERNA ALLA Cgil di assumere responsabilità di rilievo. Se dovessi dire di aver assunto tali responsabilità una volta essere giudicato pronto del tutto vi direi una bugia. Uno non è mai pronto del tutto el’esperienza quotidiana di direzione si incarica di formare i quadri per le responsabilità superiori alle quali si è chiamati. 

Non lo dico per Rita, che secondo la nostra opinione è già pronta per responsabilità ben superiori a quella che oggi le proponiamo. Lo dico perché dovremmo avere il coraggio di adottare sempre, in ogni circostanza, la massima trasparenza. Bisogna chiamare sempre le cose col proprio nome e la chiarezza ha sempre premiato la vita dell’organizzazione. Personalmente ho sempre detto ciò che penso, pur con l’educazione necessaria, e questo mi ha sempre regalato grandi amicizie, pur tra opinioni non sempre coincidenti. 

In questo caso il motivo che ci ha ispirati è apparso chiaro fin dal primo momento: se la forza e il coraggio del rinnovamento non si esprime nel comprensorio di L’Aquila dove disponiamo della migliore risorsa sul piano nazionale, dove mai dovremmo farlo, se la Cgil non fosse in condizione di promuovere il rinnovamento in una realtà dove dispone di un quadro come Rita dove mai dovrebbe farlo?

Questo non può significare mortificare le risorse di cui disponiamo ed è quello che abbiamo cercato di fare conle proposte avanzate ad Emiliano, ma senza smarrire l’ordine delle priorità, che nel nostro caso è la capacità di questa organizzazione di saper investire sul proprio futuro. 

Quando a Roma qualcuno dei miei compagni-collaboratori mi taccia di Kamikaze, cioè, di eccesso di carica innovativa sulla politica dei gruppi dirigenti non riesco a nascondere l’origine di questa mia “foga”. Ho avuto la fortuna di nascere e crescere in unaCamera del Lavoro diretta da vecchi compagni consapevoli di raggiungere piano, piano il termine della loro esperienza. Il Segretario della allora Camera del Lavoro capi per tempo che non vi sarebbe stato futuro per la Cgil e mentre nel Partito e nella sinistra dilagavano i conflitti generazionali il quella Cgil, un vecchio compagno fece una retata di giovani presso la Fgci e i movimenti giovanili, con il chiaro intento di consegnare a quei ragazzi le “chiavi della Cgil”. Non fu senza tensioni nel rapporto con la “vecchia guardia”, ma quella operazione coraggiosa ed avveniristica consegnò alla Cgil un nuovo gruppo dirigente che ha segnato le sorti di quel comprensorio negli anni successivi.  

Io sono condizionato da      quell’insegnamento, che ho ritenuto giusto e all’avanguardia. Per questo credo che il compito di ognuno di noi non è quello di capire come vivere gli otto anni del regolamento e preoccuparsi di cosa fare dopo, ma spendere ognuno di questi otto anni per costruire la soluzione più avanzata e utile  a noi stessi. 

Vorrei fosse chiaro che l’operazione di cui stiamo discutendooggi a L’Aquila riguarda un pezzo di futuro di questa organizzazione, perché in questo caso la direzione della FilleaProvinciale de L’Aquila sarà una nuova opportunità di esperienza di direzione per una compagna che è un pezzo di futuro di questa organizzazione. Chi non cogliesse questo significato perderebbe una occasione per dare un grosso contributo al rinnovamento e al futuro della Cgil. 

Questo non vuoldire che Rita non sarà chiamata a dimostrare sul campo questa fiducia. Ma se oggi noi avanziamo la sua proposta è perché siamo convinti che lei ce la farà benissimo e molto tranquillamente. Siamo convinti che questo è anche il vostro giudizio perché avete già avuto la possibilità di verificarlo tutti i giorni. E poi anche perché Rita potrà contare sulla vostra collaborazione. Lei parla spesso dei delegati che rappresentano la forza viva di questa struttura territoriale. Ed anche questo è motivo di conforto perché rimanda ad un altro ricordo dei miei primi anni di direzione. Anch’io ero giovane e più acerbo di lei. Ma ho avuto la fortuna di incontrare dei delegati che sono stati i miei maestri sindacli, ai quali devo tutto quello che oggi sono capace di fare. 

Se voi crederete al progetto che vi proponiamo non solo potrete consentire al realizzarsi di una pagina importante del rinnovamento del gruppo dirigente della Fillea, ma potrete a ragione ritenere di essere voi stessi, in prima persona protagonisti di questo processo. E questa è la miglior garanzia non solo per il successo dell’esperienza di Rita che noi vi proponiamo a segretaria della Fillea de L’Aquila, ma dell’intero progetto di rinnovamento per il quale la Segreteria Nazionale si batte con grande coerenza e determinazione.

 

 

Intevento di di Rita Innocenzi

 

Cari Compagni,

 

è con una buona dose di emozione che intervengo, così come previsto dalle regole statutarie, per accettare formalmente la proposta avanzata dai centri regolatori, ringraziandovi, intanto, per la fiducia dimostratami nell’ambito di questa consultazione e cercando di tracciare un percorso che spero venga condiviso.

 

Sono già passati tre anni da quando, proprio qui, in occasione dello scorso congresso, nacque la Fillea Provinciale di L’Aquila quale unificazione delle tre strutture territoriali esistenti di Avezzano, Sulmona e L’Aquila. In quel congresso venne teorizzata una vitale ed importante trasformazione che, da allora, ci ha visto immersi in un processo non facile - e ringrazio il Segretario uscente D’Andreamatteo per l’impegno posto nell’avviare quel percorso -.

 

Ci attendono, ora, però, delle prove importanti tese al raggiungimento dell’obiettivo di una concreta realizzazione della nuova struttura Fillea Provinciale. Vi è la assoluta necessità, infatti, di costruire una rispondenza pratica a quegli intenti teorici del congresso, perché solo così si arriverà  al superamento della  logica della ‘sommatoria’, che ancora ci contraddistingue, a beneficio della ‘sintesi’.

Si tratterà, quindi, di modificare, ulteriormente, il nostro agire quotidiano perché l’essere categoria provinciale non corrisponde alla prevaricazione di una zona sull’altra, non è un gareggiare come per ottenere un primato; l’essere Fillea Provinciale nasce – piuttosto – dal rapporto, dalle relazioni, dall’interesse a dialogare tra esperienze precedenti apparentemente diverse, da un confronto, quindi, che ha il sapore dell’arricchimento.

 

Ve n’è la necessità, è per questo che siamo stati chiamati ad operare una scelta congressuale di questa portata: abbiamo, noi, assoluto bisogno di una elaborazione dallo sguardo ampio perché – noi - per primi abbiamo avvertito ed avvertiamo la necessità di ‘pesare’ sia nel dibattito confederale che in quello di categoria ai diversi livelli.

 

Io credo però che il ruolo che, in futuro, la nostra Fillea Provinciale assumerà, innanzitutto nel rapporto con i lavoratori del settore delle costruzioni, ma, nel contempo, nel rapporto con la Confederazione e la Categoria ai vari livelli, nonché all’esterno con le altre organizzazioni sindacali di categoria e più in generale nel territorio, non potrà essere affidato solo ed esclusivamente ai funzionari. Non basta.

 

Protagonista reale, per quanto inverosimile possa apparire questa affermazione, dovrà essere innanzitutto questo  organismo direttivo al quale è affidato il compito di elaborare la rotta che dovrà seguire la sottoscritta e l’intera segreteria.

Sono assolutamente convinta, infatti, che la strada sia quella di creare le condizioni perché da parte vostra, da parte, cioè, dei componenti di questo direttivo, ci sia innanzitutto una partecipazione attiva. Non sono interessata ad un modello che vi vede, spesso, come semplici destinatari di bellissime relazioni, né mi entusiasmano riunioni sporadiche nelle quali fate fatica ad esprimere le vostre opinioni. Io credo che le esperienze di ognuno di voi, in base al vostro vissuto, nei vostri luoghi di lavoro e nei ruoli che rivestite rappresentino la linfa perché la Fillea sappia essere davvero rappresentativa dei lavoratori.

Ritengo utile, per questo, che si avvii da subito una fase di ‘contaminazione’ fatta di maggiori momenti di incontro tra di noi che vadano anche un po’ oltre la mera presenza ai lavori di questo direttivo. Credo, in sostanza, che per la nostra Fillea Provinciale sarebbe preziosa la creazione di un modello organizzativo che preveda una sorta di piccoli gruppi di lavoro, costituiti da compagni delegati dei luoghi di lavoro e membri di questo direttivo, che si confrontino non  zona per zona ma per settore o per temi specifici. Ed è grazie a questo percorso che riusciremo a capire quali potrebbero essere le priorità da inserire nelle nostre piattaforme - aziendali nel caso degli impianti fissi e provinciale nel caso del contratto integrativo degli edili – ma che ci permetterà, peraltro, di entrare, a pieno titolo, e con consapevolezza, nella discussione che vede impegnate le commissioni nazionali in occasione della contrattazione nazionale e dei grandi gruppi.

 

Ritengo questo percorso di partecipazione attiva alla vita dell’organizzazione l’unico modo per alimentare il senso di appartenenza “alla Fillea” ed il terreno fertile per la crescita del numero dei nostri iscritti.

Come ovvio, in questa strada una costante compagna di viaggio non potrà che essere la formazione dei delegati e dei funzionari nell’ambito del programma nazionale, ed a sua volta regionale, che ha iniziato ad interessare tutto il gruppo dirigente Fillea. Formazione che, sia la categoria a livello nazionale, sia la camera del lavoro provinciale, hanno deciso di porre in essere e che rappresenterà per la nostra Fillea provinciale una priorità perché sono convinta che solo così prenderà corpo la crescita del gruppo dirigente.

 

Penso, inoltre, che l’elemento della sistematicità dei nostri incontri e delle nostre  riunioni che ci permetteranno di lavorare meglio, dovrà vivere anche all’esterno attraverso una calendarizzazione delle nostre presenze nei luoghi di lavoro a partire dai cantieri.  Luoghi, questi ultimi, che rappresentano l’espressione pura della frammentazione del lavoro nella nostra provincia - dove quasi il 90% delle imprese conta alle proprie dipendenze una media da 1 a 5 addetti – punti nevralgici a noi noti dove è ancora evidente la carenza dei diritti più elementari.

Lì quotidianamente siamo abituati a misurarci con i problemi pratici, nella risoluzione dei quali dovremo continuare ad avere un ruolo prezioso, ma  saremo chiamati sempre di più a misurarci anche con la nostra capacità di coinvolgimento dei lavoratori sui grandi temi.

 

Dovremo, pertanto,  attivarci maggiormente perché si coniughi meglio l’attività di tutela individuale con quella di rappresentanza collettiva. Rispetto alla prima il nostro compito di categoria, credo, debba essere di prima risposta e primo ‘filtro’ senza sostituirsi al ruolo del Sistema Servizi CGIL, reale punto di eccellenza per professionalità e competenze nella risposta ai bisogni e nella difesa dei diritti individuali dei lavoratori. Semmai, va perseguito l’obiettivo di una maggiore e migliore interlocuzione in una relazione continua che dovrà innanzitutto interessare l’INCA con la quale, da subito, la segreteria si confronterà, al fine di realizzare delle iniziative e delle campagne congiunte, ad esempio in tema di previdenza integrativa.

 

Sarà fondamentale, inoltre, garantire la nostra presenza in tutte le sedi di zona, ivi comprese quelle più piccole, dove andranno accolti tutti i lavoratori che di volta in volta, avremo il piacere di convocare, sia individualmente, nell’ambito di iniziative di informazione specifiche, sia collettivamente per realizzare assemblee.

 

Nella attività di rappresentanza collettiva, comunque, innanzitutto saremo chiamati, a rimuovere quell’orribile luogo comune secondo cui i lavoratori edili, per loro natura, sarebbero diversi, ovvero di livello inferire rispetto a coloro che operano in altri settori anche con pari qualifica.

Un luogo comune che rischia di condizionare anche noi stessi che a volte archiviamo a priori la pratica delle assemblee, rinunciandovi anche dove le norme contrattuali le permettono, privilegiando il disturbo dei lavoratori ‘durante i pasti’.

 

Io penso, invece, che non si debba essere rinunciatari, nella consapevolezza che il nostro ruolo non si esaurisce nel chiuso delle stanze siano esse le nostre sedi, o le stanze dell’Ance in occasione degli incontri, ovvero i consigli di amministrazione degli Enti Bilaterali.

In sostanza dobbiamo privilegiare un modello globalmente e maggiormente partecipativo, anche in vista del prossimo contratto Integrativo provinciale degli edili, dove credo che solo una condivisione dell’impostazione da parte dei lavoratori potrà svolgere il giusto ruolo di supporto alla fase contrattuale, e dove, peraltro, sarebbe salutare avere nella delegazione trattante, anche qualche lavoratore, Un modello complicato ma non impossibile da realizzare.

 

Sugli impianti fissi, inoltre, dovremo svolgere, coadiuvati dai compagni che inizieranno a lavorare su questo tema, un ruolo altrettanto importante partendo, prioritariamente, da una analisi approfondita delle aziende dei nostri settori presenti in ambito provinciale, delle Rappresentanze elette e della contrattazione sin qui realizzata.

 

A breve la segreteria dovrà portare all’attenzione di questo direttivo un piano che renda attuabile il modello tracciato, nonché l’approfondimento di alcuni temi specifici ivi compresi quelli sui quali la categoria unitariamente alla Filca CISL ed alla Feneal UIL, sarà chiamata ad attivarsi anche nel rapporto con le istituzioni locali, a partire dalla Provincia.

 

Vi è la necessità, inoltre, di coinvolgere la Camera del Lavoro ed altre categorie – penso in questo momento alla FILT ed al Sindacato Scuola oggi chiamato FLC – per gettare le basi per iniziative anche congiunte sul tema delle infrastrutture e su quello della prevenzione del rischio sismico ad esempio degli edifici scolastici.

 

L’agenda della FILLEA Provinciale sarà, pertanto, ricca di impegni.

 

Alla mia passione, se me ne darete l’opportunità, si affiancherà la preziosa esperienza del compagno Marcello Pagliaroli che da anni si impegna con dedizione alla categoria con particolari capacità organizzative che hanno saputo, in diverse occasioni, dare rilevanti risposte in termini di tesseramento.

 

Insieme a lui, all’intera Segreteria, alla FILLEA Nazionale, nonché alla Camera del Lavoro, avvieremo da subito, il necessario ed ulteriore rinnovamento della struttura.

 

Sono convinta, infatti, che la bravura di un dirigente in una organizzazione complessa come la nostra risieda      nella consapevolezza che ognuno di noi è parte di una collettività,     nella capacità di gioire dei risultati del gruppo,       nella realizzazione, infine, della politica dei quadri ai quali affidare il ruolo decisivo di far vivere i valori e gli ideali che da sempre guidano l’azione della CGIL.

 

Valori che, quotidianamente, vivono attraverso gli uomini e le donne dell’organizzazione, che io spero di riuscire ad interpretare sempre con la serenità che ha contraddistinto l’impegno sindacale di due compagni Piero Leo e Giuseppina Di Girolamo, due compagni che non ci sono più ed ai quali va, in questo momento, al termine di questo intervento, il mio pensiero.

 

Vi ringrazio.

 

 

 

L’Aquila, 7 dicembre 2004

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