Agenda News Contrattazione

Dipartimenti

Documenti

Uff.Stampa

Dove siamo

Chi siamo

Mappa sito

   

Stampa questo documento

 

 Lavoratori denunciano i soprusi subiti

 

 Vivevano come schiavi e  si erano rivolti ai sindacati. Uno dei primi casi in Italia.

La Fillea e la Filcams davanti hanno subito chiesto l’intervento della Questura

 

Un gruppo di lavoratori costretti a vivere come schiavi si rivolge alla Cgil per chiedere aiuto e assistenza.

Otto persone disperate - stando al loro atto d’accusa - costretti a vivere in regime di schiavitù, “legati” anche per 14 ore alla macchina per cucire (tra loro anche giovani donna in attesa di un figlio) a confezionare capi d’abbigliamento per una paga a cottimo da cui dovevano “detrarre” 4.500 euro per la loro regolarizzazione e anche quelli per le trattenute previdenziali.

Secondo il tribunale di Rimini si tratta del primo caso di processo incardinato sulla base della denuncia di un gruppo di lavoratori cinesi che stanchi dei soprusi subiti, anche in questo caso prima volta in assoluto forse in Italia, hanno chiesto aiuto ai sindacati.

Allucinante la realtà emersa dall’indagine condotta dalla Squadra mobile della Questura di Rimini, uno scenario da terzo mondo, che ieri ha portato il Gip Lorena Mussoni a disporre il rinvio a giudizio per sequestro di persona, estorsione e tentata estorsione di tre imprenditori cinesi - una coppia di coniugi e un loro congiunto - titolari di una impresa a ridosso dello stadio del baseball.

Ai tre viene contestato di non aver mai lesinato ricatti - come la firma della lettera di dimissioni in bianco - o di aver usato metodi “poco sindacali” per punire chi rivendicava migliori condizioni di vita: gli accusatori hanno raccontato di essere stati rinchiusi senza cibo nè acqua nello stabilimento (sequestro di persona) per diversi giorni. Vivevano in alloggi messi a disposizione dei titolari: loculi, hanno sostenuto, fatiscenti di pochi metri da cui non potevano uscire.

Nel febbraio del 2003 le otto persone erano corse alla Cgil chiedendo aiuto all’ufficio immigrazione della confederazione all’epoca impegnato a dare un aiuto concreto per l’emersione del lavoro nero legato alla legge Bossi-Fini. La Fillea e la Filcams davanti alle denunce hanno subito chiesto l’intervento della Questura di Rimini.

Il dibattimento sarà celebrato l’11 aprile prossimo vedrà impegnati gli avvocati Moreno Maresi, Filippo Cocco e Luca Zamagni come parti civili.

 

 

 

Rimini 5 ottobre

 

Via G.B. Morgagni 27 - 00161 ROMA - Tel: ++39 06 44.11.41  fax: ++39 06 44.23.58.49

©Grafica web michele Di lucchio