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Veneto
Ricerca sul settore delle costruzioni nel Veneto2004/2005
La crisi dell’ediliiza veneta e del suo modello
Nel 2004, dopo dieci anni di crescita il settore delle costruzioni del Veneto rallenta anzi frena consistentemente. Questo avviene essenzialmente per due motivi: la diminuzione delle opere pubbliche e delle strutture non residenziali(i capannoni) Va detto che sulle opere pubbliche ci si aspettava il contrario, sia su scala nazionale che su quella regionale, viste le promesse di una stagione di infrastrutturazione senza precedenti; la realtà è diversa: il 2004 ha visto un rallentamento dei grandi ma anche dei piccoli lavori. Cresce invece il residenziale; Le ragioni stanno paradossalmente su quello che è diventato il punto debole della nostra economia nazionale: E’ stato il prodotto dell’incertezza che ha visto investire negli immobili e non nelle attività produttive. Il risultato è che abbiamo molte più risorse investite negli case e nei capannoni sfitti nonchè sulla finanza e molto meno sulle aziende. Detto questo si registra che,aldilà di quello che vorrebbero i costruttori, il sistema di imprese rimane piccolissimo con l’89% di “aziendine” artigiane, con una media di due addetti per impresa. Questo è uno dei grossi limiti che vede assegnare ad imprese extraveneto i più importanti lavori non avendo tali nostre imprese struttura e competenza per realizzare opere pubbliche di certe dimensioni. Inoltre calano i dipendenti e aumentano i lavoratori autonomi quale fenomeno che alimenta l’esercito delle microimprese e non produce nessuna capacità di consolidamento e di consorziazione tra soggetti imprenditoriali. Ne deriva anche un calo della qualità della stessa impresa che abbassa notevolmente i criteri della competizione nella guerra dei costi a partire dalla sicurezza e sul rispetto dei contratti di lavoro. Questo quadro è destinato a peggiorare in una fase di recessione alimentando il sommerso, stimato al 30% dell’economia del settore. Ecco perché ritengo che più di prima si debba dar corso a delle politiche di rilancio del settore partendo dalla riqualificazione urbana,dal recupero e dagli investimenti pubblici. Tutto ciò attraverso una scelta di fondo che mantiene alta la lotta alla irregolarità e alle illegalità. Servono risorse,mezzi e uomini sulla sicurezza e prevenzione poiché il 9% dei controlli sui 20.000 cantieri Veneti sono un’inezia. Ricordo che nel nostro paese muoiono 250 persone all’anno nei cantieri,che nel solo Veneto avvengano più di 10.000 infortuni dei quali il 5% invalidanti. L’edilizia ha da circa cinque anni vissuto i rischi della”Bolkestain” dove imprese italiane sottoscrivono contratti con imprese straniere che a loro volta distaccano in Italia lavoratori lavoratori senza garanzie sull’applicazione dei contratti di lavoro italiani. Posso dire che questo conferma che il “mercato” ha già trovato il modo di superare i limiti dei flussi e dimezzato i costo del lavoro. Nel 2004 il 40% dei lavoratori erano immigrati non solo dipendenti ma anche titolari di impresa; Infine se il nuovo deve lasciare spazio al recupero,quale scelta di riqualificazione urbana, il caos urbanistico del Veneto, dove ogni Comune con i proprio PRG programma per conto suo, non aiuta a dare risposte ad un assetto del territorio che ha visto nella sua saturazione l’accentuarsi del problema viabilità. Quindi il settore più è in crisi e tanto più accentua le sue contraddizioni; Il guaio è che i Costruttori e le associazioni Artigiane preferiscono attendere gli ormai annosi sgravi fiscali piuttosto che proporre strade che intercettino la qualità e l’innovazione. Purtroppo il mercato da se ha già dimostrato cosa sapeva fare e se i nostri guai sono strutturali è evidente che rimangono tali. La differenza è che oggi non abbiamo più il vento in poppa,quel 7% di crescita annua che giustificava ogni pecca del sistema. E’ qui che serve una classe dirigente all’altezza.
DATI SUL SETTORE ( FONTE CRESME)
· 18,277 VALORE DELLA PRODUZIONE · 8,2 DESTINATI ALLA NUOVA COSTRUZIONE · 7,5 DESTINATI AL RECUPERO
· IN CRESCITA LE OPERE DEL GENIO CIVILE · IN CRESCITA LE OPERE RESIDENZIALI · RALLENTANO LE NON RESIDENZIALI
· DIMINUISCONO BANDI DI GARA DEL 35,3 % · DIMINUISCONO GLI IMPORTI MESSI IN GARA DEL46,4%
· DAL 1998 AL 2003 UNA CRESCITA COMPLESSIVA MEDIA DEL SETTORE PARI AL 5,2% ANNUO · IL 2004 SU 2003 –1,5%
· 68.700 IMPRESE REGISTRATE,65.5000 ATTIVE ( COME NASCESSERO 7,5 IMPRESE AL GIORNO)
· 166.744 OCCUPATI –5% DIPENDENTI + 5,4 AUTONOMI
· UNA MEDIA DI 2,5 ADDETTI PER IMPRESA
· SCARSA PROPENSIONE ALLA COOPERAZIONE O CONSORZIAZIONE
· LIMITATA STRUTTURAZIONE E CAPACITA' NEI MEDI E GRANDI LAVORI
· I LAVORI PRIVATI SONO QUASI L'80% DEL GIRO D'AFFARI
· 3600 NUOVI POSTI DI LAVORO ALL’ANNO (10 AL GIORNO)
· LE SOCIETA' DI CAPITALE CRESCONO DAL 5 AL 10% DI QUESTE IMPRESE TOTALI L'82% SONO ARTIGIANE
· 42% DI LAVORATORI IMMIGRATI
· 10500 INFORTUNI DENUNCIATI NEL 200
· NEL 2004 12 VITTIME NEI CANTIERI
· L'ETA' MEDIA DEI COLPITI è 37 ANNI
· LE CAUSE MAGGIORI: LE CADUTE,LO SCHIACCIAMENTO, LE FOLGORAZIONI I COLPITI: LAVORATORI DIPENDENTI 60% ,40% AUTONOMI, DI CUI 20% IMMIGRATI.
· L'ABUSIVISMO E' CRESCIUTO MOLTO NEGLI ULTIMI DIECI ANNI NEL 2004 SONO STATI REGISTRATI 1664 ABUSI , NELLE ZONE AGRICOLE E ARTIGIANALI PER LO PIU,CON 1.500.000 METRI CUBI DI COSTRUITO.
· SATURAZIONE DEL TERRITORIO E CONSUMO DEL SUOLO A LIVELLI ALTI CON UNA MEDIA DI 4,2 DI METRI CUBI DI EDIFICAZIONE PER ABITANTE RISPETTO ALLA MEDIA ITALIANA CHE E' PARI A 2. MENTRE IL VALORE DEI METRI CUBI DI EDIFICAZIONE CON 7,1 PER ETTARO E' DUE VOLTE E MEZZA IL VALORE NAZIONALE.
Michele Carpinetti
10 giugno 2005
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©Grafica web michele Di lucchio