Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

Facoltà di Architettura Valle Giulia

Via Antonio Gramsci, 53 – 00197 Roma

Centro Studi Architettura Valle Giulia 2002

LAVORO E IMPRESA

IN EDILIZIA

 

 

 

Casella di testo: Federazione Italiana Lavoratori del Legno Edili Industrie Affini  Ed Estrattive
Via Giovan Battista Morgagni, 27 - 00161 Roma

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


INDAGINE NAZIONALE SU

LAVORATORI EDILI E TITOLARI DI IMPRESA

 

 

sintesi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roma, dicembre 2003

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

Indice

 

 

1.                                                     Sintesi dei risultati dell’indagine

2.                                                     Analisi dei dati

2.1                                     Nota sul trattamento dei dati

2.2                                     Lavoratori

2.2.1      Caratteristiche sociodemografiche

2.2.2 I temi della sicurezza del lavoro

2.2.3    Profilo sociologico

 

2.3                                     Titolari di impresa

 

 

 

 


1. SINTESI DEI RISULTATI DELL’INDAGINE

 

LAVORATORI

 

La popolazione esaminata su base campionaria nazionale,  con esclusione di due Regioni: Abruzzo e Friuli –VG, è di 1.713 lavoratori. Il campione è stato calcolato sul dato relativo all’occupazione regionale in edilizia.

 

Profilo sociologico degli intervistati

Il 56,9 % della popolazione studiata lavora nel settore delle costruzioni da oltre 11 anni (975 unità). I giovani edili rappresentano un numero esiguo che è pari al 5,3 % degli intervistati (90). Forte è stata la tradizione familiare nel determinare la scelta lavorativa (20,7%),  ma soprattutto le possibilità occupazionali (931 intervistati,  pari al 54,3%).

Il 60,5% degli intervistati è andato a lavorare tra i 15-18 anni (1.037) ; un numero consistente (244) è stato inserito nel mondo del lavoro ad una età inferiore ai 14 anni. In edilizia su 1713 intervistati ben 1080 sono andati a lavorare prima dei 20 anni.

Il livello d’istruzione è legato al soddisfacimento dell’obbligo scolastico :81,9% pari a 1404 intervistati . La modesta scolarizzazione non viene ritenuta una remora al lavoro (783 risposte, pari al 45,7%).

Infine l’ambito familiare (coniuge o convivente) apprezza il lavoro di edile che viene svolto dall’intervistato (757, pari al 44,2%) anche se una parte numericamente rilevante di familiari  vive il lavoro di edile come un qualsiasi altro lavoro (543, 31,7%), mentre la stragrande maggioranza degli edili ritiene che il loro lavoro è assai importante per la comunità (1.416, pari all’82,7%).

 

Profilo lavorativo

Il lavoratore ritiene il suo lavoro  difficile con delle gradazioni lievi di tale parametro. Ne è convinto il  67,2% degli intervistati,  pari a 1150 unità. Per 1.386 edili  il lavoro risulta essere pericoloso (80,9%), di cui ben 784 pari al 45,8% ritiene assai pericoloso il lavoro. Lo stress da lavoro è percepito da 1.093 intervistati,  pari al 63,8 % . Ad esso si accompagna la faticosità : 1.439 intervistati, pari all’84,0%.

Su 1.713 intervistati,  1.270,  pari al 74,1% ritiene il salario assolutamente insufficiente per garantire i bisogni suoi e della sua famiglia.

Una quota relativamente consistente degli intervistati  (624, pari al 36,4%) dichiara di aver pensato di mettersi in proprio. Ma tra il dire e il fare lungo la strada molti aspiranti si sono persi. Infatti solo 100 ( pari al 5,8%) lo ha fatto. Il grosso dichiara di non esser andati avanti riconoscendosi scarse capacità manageriali (18,0%),  impotente rispetto al sistema creditizio (17,9%) o incapace di superare gli ostacoli frapposti dalle varie burocrazie (17,2%).

 

Pregiudizi,  stereotipi e tolleranza  degli edili nei confronti degli immigrati

Sui 1.713 intervistati ben 1.250, pari al 72,9% ritiene che i lavoratori immigrati non abbiano tutti i requisiti di professionalità analoghi ai colleghi italiani, individuando soprattutto (37,9%) il limite nella scarsa conoscenza tecnica che si accompagna ad una scarsa precisione (16,0%) e alla difficoltà da parte degli immigrati nel lavoro di squadra (13,1%). Questa valutazione da ritenersi obiettiva va letta però con una valutazione ritenuta largamente positiva nel rapporto lavorativo-relazionale. Ben 1.193 intervistati, pari al 69.6% valuta le sue esperienze lavorative con immigrati ottime, buone e discrete. Tant’è che 659 (pari al 38,5%) intervistati hanno stretto rapporti amicali con gli immigrati e comprendono le difficoltà che quest’ultimi incontrano sia nelle relazioni interpersonali, quale la difficoltà di comunicare con gli italiani (34,8%), tale da compromettere o perlomeno rendere meno produttivo il lavoro (1.047, pari al 60,7%) e la difficoltà di conquistare una privacy personale (23,6%), preludio ad un ricongiungimento familiare (18,1%) fortemente sentito. Solo una minima parte degli intervistati  (289, pari al 16,9%) mostra pregiudizio nelle relazioni affettive interetniche.

 

Percezione e realtà dei rischi infortunistici nel lavoro

Il 72% degli intervistati ( in valore assoluto 1.233 lavoratori) ritengono rischioso il loro lavoro in edilizia, individuando  tra gli incidenti più probabili : colpirsi con / urtare contro / mettere piede in fallo  il 44,2% ; cadute dall’alto il 36,8% ; incidente a bordo / alla guida di mezzo meccanico il 7,6%; schiacciamento da il 5,9%; colpito da / investito da il 5,5%.

Per quanto riguarda i rischi di cantiere gli intervistati individuano la seguente graduatoria : 1) rischi legati al montaggio/ smontaggio ponteggi; 2) rischi legati alla movimentazione dei carichi ; 3) rischi rumore ; 4) rischi elettrici ; 5) rischi macchine ; 6) rischi legati alla circolazione dei mezzi ; 7) rischi legati allo stoccaggio dei materiali .

Nell’ultimo anno ben 735 lavoratori hanno vissuto direttamente perché colpiti (184, 10,7%) o assistito ad infortuni di loro colleghi di lavoro con il conseguente invio presso un Dipartimento Emergenza Accettazione del Servizio Sanitario Nazionale.

La gravità degli infortuni che hanno colpito direttamente gli intervistati  comprende: il 43,7% hanno subito infortuni di lieve gravità,  il 30,2% infortuni di media gravità ( 38 casi con giorni di malattia da 21 a 50) e il 26,1% infortuni di elevata gravità ( 18 casi da 51 a 100 gg; 9 casi da 101 a 250 gg.; 5 casi da 251 gg.  e oltre).

La sede della lesione risponde alla seguente graduatoria : 1) mano; 2) braccio; 3) colonna; 4) ginocchio ; 5) occhi, gamba, caviglia ; 6) cranio ; 7) torace, polso .

I periodi che registrano maggiori infortuni durante l’anno sono: giugno-luglio il 24,1% ; gennaio-febbraio il 23,0%.

Alla domanda  se il lavoratore ritiene sicuro il cantiere dove attualmente lavora ben 1.025,pari al 59,8% ritiene il cantiere sicuro. La considerazione da fare,stante alle risposte, è un obiettivo e visibile miglioramento delle condizioni di lavoro legate ai processi d’attuazione dei due dispositivi fondanti la sicurezza : il D:leg.vo 626/94 e il D.leg.vo 494/96 e succ. modificazioni.

Una conferma viene dalla valutazione che viene fatta sul livello di manutenzione delle attrezzature e delle macchine presenti nei cantieri. Il 64,8 % degli intervistati dichiara un livello adeguato-sufficiente della manutenzione.

 Sull’organizzazione del cantiere le opinioni sono pressoché analoghe: 804 lavoratori,pari al 46,9% ritiene l’organizzazione corretta; 857 lavoratori, pari  al 50,0% ritiene, al contrario, l’organizzazione del cantiere non rispondente.  A conferma della rispondenza il 68,1% degli intervistati ,pari a 1.167 dichiara che comunque nel caso di necessità di fuga dal cantiere vi sono le condizioni per abbandonare tempestivamente l’area.

Le ragioni dell’insoddisfazione vanno ricercate soprattutto per spazi di lavoro troppo ristretti (39,2%) ; percorsi non studiati correttamente (19,3%); materiali che intralciano la movimentazione ( 14,1%); non corretta disposizione delle macchine e impianto elettrico non a norma ( 13,7%).

I pareri sono diametralmente opposti sulla valutazione che viene fatta dei processi di sensibilizzazione sui rischi da lavoro e sulle misure prevenzionistiche : 820 lavoratori,  pari al 47,9% dichiara che lo stato delle informazioni per la sicurezza sul lavoro sono adeguate; 821 lavoratori, pari al 47,9 % dichiara che non sono adeguate.

Largamente accettati ed utilizzati di Dispositivi di Protezione Individuale: 1396 lavoratori dichiarano un  loro utilizzo sistematico (81,5%).

L’autovalutazione da parte del lavoratore del proprio stato di salute evidenzia (questione che andrà approfondita sulla base dell’età e degli anni di lavoro svolti) che oltre il 50% dei lavoratori intervistati dichiara di soffrire di dolori articolari sempre o,  comunque, frequentemente e  che negli ultimi tre mesi ha consultato il medico di medicina generale.

 

 

Profilo della coscienza e della conoscenza dei diritti legati al lavoro

E’ oramai acquisito largamente (1.450 intervistati, pari all’84,6%) che le vertenze individuali con il datore di lavoro vanno affrontate coll’aiuto dei Patronati sindacali e che la tutela dei diritti avviene con l’iscrizione al Sindacato ( 1.460,  pari all’85,2%). Nonostante una risposta quasi plebiscitaria le remore di coloro che dissentono vengono individuate nella debolezza del Sindacato nell’azione rivendicativa ( 29,2%),  nella eccessiva politicizzazione del Sindacato ( 27,5%), nella disattenzione del Sindacato rispetto alle aspettative dei lavoratori ( 21,7%) e, infine, nella eccessiva burocratizzazione del Sindacato (18,3%).

Il 62,9% degli intervistati ha partecipato ad una o più riunioni sindacali. Il restante 37,1% non ha partecipato perché ritiene di dare piena delega e fiducia all’azione dei rappresentanti sindacali (53,9 %) ovvero per impossibilità a partecipare alle riunioni (21,3%) ovvero,  esprimendo sfiducia, ritenendo che le riunioni siano una perdita di tempo perché le decisioni sono assunte a monte (16,2%).

Circa la metà degli intervistati ha partecipato ad azioni di sciopero per motivi contrattuali . Tale percentuale s’innalza se l’azione promossa dal Sindacato riguarda la difesa dei diritti dei lavoratori (62,4%). Occorre ricordare che l’anno 2002 ha visto un notevole impegno del Sindacato in difesa dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori.

Un’ultima notazione riguarda come gli intervistati vedono il ruolo del Sindacato in un Paese che vive nella globalizzazione il suo processo di trasformazione: Il 79,2 % auspica un Sindacato che non sia solo contrattuale ma orienti e condizioni la politica economica del Governo; il 20,8 % un Sindacato esclusivamente contrattualistico. Questi dati sono ulteriormente rinforzati se si pone il quesito di un impegno del Sindacato per migliorare la qualità della vita del lavoratore. In tal caso dal 79,2% si passa all'82,8%.

 

Profilo di un lavoratore che partecipa alla società civile e alle attività familiari

Solo il 5,5% degli intervistati vede positivamente il processo di globalizzazione dell’economia nazionale. La restante parte degli intervistati ne vede solo aspetti negativi soprattutto per quanto riguarda la perdita dei posti di lavoro, la crescente pauperizzazione delle famiglie, la concentrazione della ricchezza in poche mani.

Il 58,1% degli intervistati dichiara di non partecipare alla vita del quartiere ove risiede soprattutto per mancanza di tempo o perché preferisce curare maggiormente le relazioni familiari,  parentali o amicali.

Infatti il 53,5% dichiara che aiuta la famiglia su tutte le questioni che quotidianamente si presentano. Il 65,3%, pari a 1.120 intervistati rientrati dal lavoro difficilmente esce con amici. Un buon 50% è andato a cena fuori, qualche volta.

Il tifo sportivo è l’elemento che accomuna : 1.276 intervistati, pari al 74,5% dichiara di seguire gli avvenimenti sportivi. Il calcio occupa pressocchè l’interesse della gran parte dei tifosi (83,7%). Solo una minima parte svolge un’attività sportiva (491,  pari al 28,7%) identificabile soprattutto  nel calcio (56,5%).

Per quanto riguarda i consumi culturali il 73,1% (1.253) nell’ultimo mese non ha visto alcun film. Tutti vedono abitualmente la televisione  (90,6%) durante la fascia più qualunquista ed idiota : dalle 20 alle 22,30 (58,2%).

Risulta essere una sorpresa,  superiore ai dati nazionali ( e pertanto da controllare) l’alto numero di intervistati che dichiara di acquistare abitualmente un quotidiano non sportivo (711, pari al 41,5%) e di aver letto durante l’ultimo anno un libro (358, pari a 20,9%).

Il 69,1% degli intervistati dichiara di aver fatto le ferie estive per una durata media di due settimane.

Un’ultima notazione positiva riguarda la soddisfazione dell’intervistato nei confronti della sua famiglia. Ben 1.048 si dichiarano molti soddisfatti ( 61,2%). La soddisfazione si tramuterebbe in felicità se le disponibilità economiche fossero maggiori (1.194, pari all’81,4%). Grande fiducia si ha nei confronti del gruppo amicale (1.033, pari al 60,3%), vissuto quasi come gruppo parentale.

 


 

TITOLARI DI IMPRESA

 

La popolazione esaminata su base campionaria nazionale è pari a 211 titolari di impresa

 

Profilo dei Titolari di impresa

Il profilo de titolari di impresa intervistati, si può sintetizzare in poche battute:

-          hanno un’età matura compresa tra i 41-55 anni (111 intervistati, ovvero il 52,6% di cui il 21,3% hanno un’età compresa 41/45 anni, ed il 31,3% tra 46/55 anni)

-          hanno un diploma di scuola superiore (113 intervistati, ovvero il  53,6%)

-          prima di aprire l’impresa quasi tutti svolgevano attività nel settore edile (154 intervistati, pari al 73%), molti con qualifica impiegatizia dirigenziale o tecnica (69 int.), altri con mansioni di operai specializzati o capocantieri (57 int.)

-          lavorano nell’impresa a tutto campo (dalla gestione dei rapporti con il committente alle lavorazioni di cantiere) con un impegno assiduo di 6 giorni lavorativi (158 int., pari al 74,9%)

-          si distribuiscono quasi equamente tra coloro i quali sono unici titolari dell’impresa (103 int.) e coloro che gestiscono l’attività con almeno un altro socio (102).

-          vivono in casa di proprietà (185 int., pari all’87,7%)

-          sanno usare discretamente il computer (73,4%) e le imprese ne sono dotate generalmente, ma l’uso è relegato all’ordinaria gestione della commessa; la maggioranza delle imprese non ha propri siti web (136 imprese) né utilizza l’e.commerce

-          si aggiornano annualmente visitando le fiere dell’edilizia (154 int. pari al 74,4%), ma negli ultimi due anni, solo una parte ha frequentato almeno un corso di aggiornamento professionale (98 int.); leggono poco le riviste di settore (86 int.) e per nulla i rapporti sull’andamento del settore edile (solo 79 int. dichiarano di comprare rapporti di settore)

-          molti aderiscono ad associazioni di parte imprenditoriale di settore (131 int., il 62,1%)

-          hanno una visione del futuro che denota una certa mancanza di fiducia; la maggioranza si rispecchia nel “giudizio di stabilità” (sul fatturato, sul numero di addetti), ma nonostante questo continuano ad investire soprattutto in attrezzature di cantiere

-          non credono nelle “iniziative” del nuovo governo nella prospettiva di una maggiore volume di affari (il 62%); non considerano influente per il settore la cancellazione dell’art.18 dallo Statuto dei Diritti dei lavoratori (il 61%), né considerano, o almeno sollevano forti dubbi, sull’efficacia del provvedimento sull’emersione del lavoro sommerso

-          sono prevalentemente tolleranti, così tra la scelta di un lavoratore italiano o uno straniero si appellano alle capacità professionale (il 49%), ma una consistente parte manifesta una certa intolleranza esprimendo una preferenza assoluta per i lavoratori italiani (il 44%)

-          individuano tra i principali problemi del mercato la troppa concorrenza, basata sul prezzo, e la difficoltà di reperimento di forza lavoro qualificata, nonostante si rilevi una consapevolezza diffusa sul valore dell’aspetto qualitativo dei lavori

-          individuano nella forte specializzazione di impresa il motivo di sopravvivenza sul mercato per il prossimo futuro.

 


Profilo prevalente delle imprese edili

Numero e profilo degli addetti

-          nel 2002 risultano prevalenti le imprese con un numero di addetti compreso tra i 10/15 (44 imprese), seguita da quella con oltre 30 addetti (35 imprese) e da quelle con 4/6 addetti (34 imprese): è interessante notare che nell’arco del triennio considerato (2000/2002) si assiste ad una maggiore “crescita” dimensionale generalizzata delle imprese in relazione alle fasce di addetti, nonostante quelle monoaddetto si mantengano pressoché costanti

 

tab.1 – Concentrazione delle imprese per fasce di addetti (2000/2002)

 

 

n. Imprese

 

 

2002

2001

2000

 

Fasce di addetti

 

 

30+

35

32

28

 

tra 26 e 30

9

10

7

 

tra 21 e 25

15

11

10

 

tra 16 e 20

18

26

28

 

tra 10 e 15

44

31

31

 

tra 7 e 9

27

22

19

 

tra 4 e 6

34

35

33

 

tra 2 e 3

16

24

31

 

1

6

7

7

 

Non rilevato

7

13

17

 

Totale campione

211

211

211

 

 

-          sul totale degli addetti il 6% risultano essere extracomunitari e rivestono hanno prevalentemente qualifiche di operaio qualificato (132) e operaio specializzato (46)

-          le mansioni maggiormente diffuse tra le maestranze sono: manovale (620); muratore (574); carpentiere (414), autista (226) e ferraiolo (179)

 

Fatturato

-          il  fatturato nel 2002 si localizza per 91 imprese (43,1%)  nella fascia di importo superiore a 500.000,00 €, seguita da quella compresa tra Є 51.000,00 e Є 100.000,00 (21 imprese) e omogeneamente da quella comprese da Є 101.000,000 a Є200.000,00 (20 imprese) e da Є 26.000,00 a Є 50.000,00 (20 imprese). Il dato è di difficile interpretazione in quanto riflette evidenti contraddizioni nella disomogeneità delle risposte, ben 16 imprese dichiarano un fatturato fino a € 25.000,00, ai limiti della sopravvivenza sul mercato. Inoltre i dati devono considerare l’astensione alla riposta da parte di 13 imprenditori

-          Nell’arco del triennio considerato (2000/2002), così come si è rilevata una crescita dimensionale, altrettanto è possibile affermare per il fatturato per la fascia di importo oltre Є 500.000,00


 

tab.2 – Fatturato per fasce di importo (2000/2002)

 

Fasce di importo

2002

2001

2000

n.

imprese

%

n.

imprese

%

n.

imprese

%

fino a Є 25.000,00

16

7,6

16

7,6

26

12,3

da Є 26.000,00 a Є 50.000,00

20

9,5

27

12,8

17

8,1

da Є 51.000,00 a Є 100.000,00

21

10,0

19

9,0

21

10,0

da Є 101.000,000 a Є200.000,00

20

9,5

22

10,4

20

9,5

da Є201.000,00 Є 300.000,00

13

6,2

12

5,7

19

9,0

da Є 301.000,00 a Є 500.000,00

17

8,1

17

8,1

12

5,7

oltre Є 500.000,00

91

43,1

80

37,9

75

35,5

Non risponde

13

6,2

18

8,5

21

10,0

Totale

211

100,0

211

100,0

211

100,0

 

Gestione della commessa e committenza

-          la redazione dei computi metrici viene svolta prevalentemente attraverso “l’esperienza acquisita” (86 imprese), o attraverso l’uso di software dedicati ( 62 imprese) e poco attraverso la consultazione dei prezzari ( 53 imprese)

-          la programmazione temporale dei lavori, una volta acquisita la commessa viene redatta sempre da 116 imprese e in funzione dei lavori da 75 imprese, solo 11 dichiarano di non oprare mai in tal senso

-          la commessa viene acquisita direttamente da 166 imprese senza alcuna intermediazione a titolo di imprese “individuale” (134 imprese), le altre forme (ATI, consorzi, ecc.) non sono affatto diffuse) così come i collegamenti con altre imprese;

-          33 imprese del campione lavorano in subappalto

-          il raggio d’azione delle imprese è definibile “breve”, i lavori vengono acquisiti prevalentemente nella stessa provincia (104 imprese) e solo per 75 imprese in latra Regione

-          il numero dei clienti, al momento dell’intervista, si concentra nella fascia 4/5 (51 imprese e 6/10 (48 imprese) ed il profilo più diffuso della committenza è “privati cittadini” seguito dalle “amministrazioni pubbliche”; 16 imprese. Proprio con quest’ultima tipologia di committenza le imprese dichiarano di avere molte difficoltà nella gestione della commessa principalmente legate ai ritardi nei pagamenti e più in generale alle lentezze burocratiche

-          Il numero di clienti definiti stabili si concentra nella fascia 2/3 e 4/5 per ben 109 imprese.

-          I legami preferenziali con gli studi professionali di progettazione sono importanti per un numero consistente di imprese (98), mentre non lo sono affatto per 107 imprese

-          a conferma dell’assenza di strutture di progettazione interne alle imprese, quasi tutte (165) operano su progetti redatti esternamente, mentre solo una parte esigua (33) progetta direttamente gli interventi

-          l’acquisto dei materiali è un’attività gestita direttamente dalla quasi totalità delle imprese (200) e i fornitori si localizzano nella stessa provincia. Il calcestruzzo invece viene acquistato da 160 imprese da altri

-          la maggior parte delle imprese sono dotate di almeno un magazzino macchine/materiali (88,2%)

-          non tutte le imprese hanno propri uffici amministrativi (82,5% pari a 174 imprese) e la dotazione di computer è piuttosto diffusa e là dove presenti sono collegati alla rete internet (77,3%). Per valutare tali risposte è necessario considerare un alto livello di astensione (circa di media 33 imprese)

-          la certificazione e qualificazione è ancora un’esigenza sentita ma lontana per le PMI, risulta infatti che solo 74 imprese sono certificate ISO 9000 e 97 sono qualificate per lavorare nell’ambito degli appalti pubblici

 

Campo di attività e dotazione di attrezzature

-          la maggioranza delle imprese opera nel settore dell’edilizia residenziale (130), seguita da strade e autostrade e edifici a carattere industriale

-          la tipologia di opera prevalente è nuova costruzione (146 imprese) e di questa le imprese realizzano completamente l’intervento e solo per 43 imprese la tipologia dei lavori prevalente è “ristrutturazione, manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria”

-          nel ciclo di produttivo le attività che risultano maggiormente “totalmente decentrate”, ovvero appaltati ad altri sono: le diverse tipologie di impianti; il confezionamento del calcestruzzo, i serramenti, le opre da lattoneria e gli asfalti

-          le attrezzature/macchine utilizzate sono quasi tutte di proprietà dell’impresa; il noleggio sembra essere poco diffuso così come la formula di comodato d’uso.

 

Il sistema sicurezza

-          la redazione della documentazione del POS viene appaltata a professionisti esterni da 95 imprese e da 67 imprese approntata internamente. Ben 49 sono però gli intervistati tra coloro che non rispondono e che “dichiarano di non sapere”

-          la figura del RSPP è assunta direttamente dal titolare d’impresa per 122 imprese e delegata all’esterno per 55 imprese. Rimane sempre alto il numero di coloro i quali non rispondono o che “dichiarano di non sapere” (32)

-          nell’ultimo anno 123 imprese hanno ricevuto visite ispettive da parte dell’ASL in cantiere e in 48 cantieri sono state riscontrate anomalie legate soprattutto alla cattiva organizzazione del cantiere e al mancato uso dei DPI: 57 imprese hanno dovuto pagare la multa

-          negli ultimi tre anni solo 81 intervistati dichiarano incidenti che hanno avuto conseguenze da Pronto Soccorso. Sulle domande relative tali aspetti si rileva una forte reticenza alle risposte

-          negli ultimi due anni, i dipendenti di 145 imprese hanno seguito corsi di formazione sulla sicurezza, mentre ben 53 hanno risposto negativamente

-          la figura del RL è presente solo in 143 imprese del campione

-          le ore lavorate dai dipendenti sono circa 8 al giorno per 150 imprese e 9 per 39; solo 93 titolari dichiarano di richiedere straordinari per rispettare i tempi di consegna lavoro

-          55 titolari di impresa dichiarano di ingaggiare manodopera stagionale

 

Finanziamenti, investimenti  e prestiti

-          la capacità, o volontà, di ottenere finanziamenti statali è molto bassa. Sul campione 180 imprese dichiarano infatti di non averne mai usufruito

-          l’attività dell’impresa è costantemente sostenuta attraverso il ricorso a prestiti bancari (128 imprese dichiarano di averne fatto ricorso negli ultimi 3 anni). E nel 2002 la percentuale di incidenza sul fatturato dei prestiti si concentra nella fascia dall’11 al 20 % per ben 36 imprese, e per ben 14 nella fascia dal 41% a oltre il 50%.

 

 

tab.3 - Incidenza % dei presiti bancari sul fatturato del 2002

 

Fasce  %

di incidenza del prestito

Numero imprese

% sul campione

1% - 10 %

28

13,3

11% - 20 %

36

17,1

21% - 30 %

28

13,3

31 % - 40%

15

7,1

41 % - 50%

7

3,3

oltre il 50%

7

3,3

n.r.

90

42,7

Totale

211

100,0

 

-        Negli ultimi tre anni la grande maggioranza delle impresa (174) ha realizzato investimenti prevalentemente nell’acquisto di attrezzature (149)

 


2. ANALISI DEI DATI

2.1 NOTA SUL TRATTAMENTO DEI DATI

 

Una volta ricevuti i questionari compilati, si è proceduto alla registrazione  dei dati rilevati su un data base ACCES e successivamente alla loro importazione su un foglio elettronico (EXCEL), ritenuto lo strumento informatico più idoneo, per semplicità e flessibilità, ai fini delle successive elaborazioni.

I dati registrati appaiono sotto forma di una tabella rettangolare dove ogni riga rappresenta un intervistato e le colonne le variabili rilevate.

L’analisi dei dati e, quindi, le elaborazioni effettuate, hanno lo scopo di indagare le variabili più significative afferenti alle diverse sezioni dei questionari.

Si è proceduto inoltre ad una distribuzione dei due campioni secondo le tre grandi ripartizioni territoriali (Italia settentrionale, centrale, meridionale e insulare) al fine di evidenziare eventuali differenze. A tale fine sono state elaborate delle tabelle di frequenza (assolute e percentuali) a doppia entrata, nelle quali le variabili oggetto di analisi sono state associate ad esempio nel caso del campione “lavoratori” con l’età e la ripartizione geografica di residenza.

Per rendere più agevole la lettura e l'interpretazione dei dati, spesso si è fatto ricorso a grafici, in genere istogrammi a una o più dimensioni. Laddove la numerosità all'interno delle celle era sufficientemente elevata da consentire la corretta applicazione di test statistici, per valutare la significatività o meno delle associazioni riscontrate è stato calcolato il test C2. 

Così nel caso di due variabili, la prima con R modalità (costituita ad es. dall’età, dalla ripartizione geografica o dalla mansione) e la seconda con C (ad es. la caratteristica in esame ad esempio rischio di incidenti), per verificare l'indipendenza tra le due è stata prima elaborata la tabella doppia delle frequenze:

Età

Rischio di incidenti

1

j

---

C

totale

1

n11

 

n12

n1C

n10

i

ni1

nij

niC

ni0

 

 

R

nR1

nRj

nRC

nR0

totale

n01

n0j

n0C

n

 

Quindi è stato calcolato il test:

dove:

i = 1,2,…,R    è l’indice di riga

j = 1,2,…,C                                     è l’indice di colonna

nij = frequenza osservata nella casella i,j

cij = frequenza teorica che si avrebbe in caso d’indipendenza tra testate ed eventi

 

Il test, che si distribuisce asintoticamente secondo il C2, con un numero di gradi di libertà pari a (R-1)´(C-1), confrontato con i valori teorici in corrispondenza a determinati livelli di significatività, consente di valutare se tra le variabili in esame ci sia o meno un qualche legame.

I risultati delle elaborazioni effettuate sono riportati rispettivamente a seguito dei commenti alle stesse articolate in due sezioni distinte: tavole con frequenze assolute e tavole con frequenze relative percentuali.

 


2.2 LAVORATORI

2.2.1 CARATTERISTICHE SOCIODEMOGRAFICHE

In questo paragrafo viene descritta la struttura del campione degli intervistati con riferimento alla distribuzione territoriale, alla composizione per classi di età e alla scolarizzazione.

Distribuzione territoriale e tassi di campionamento

Nella tabella 1 è riportato la distribuzione, in frequenza assoluta e percentuale, degli intervistati nelle tre grandi ripartizioni geografiche:

- Nord        Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna;

- Centro   Toscana, Umbria, Marche, Lazio

- Sud         Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna.

 

Tab. 1 - Numero di intervistati per ripartizione geografica

Ripartizione

Frequenze

assolute

percentuali

Nord

601

35,1

Centro

303

17,7

Sud

809

47,2

Italia

1.713

100,0

 

Delle 1713 interviste effettuate 601 (35,1%) hanno riguardato lavoratori residenti nel nord dell’Italia, 303 (17,7%) lavoratori del centro e 809 (47,2) lavoratori delle regioni meridionali e insulari.

Per valutare il grado di copertura territoriale del campione è stato calcolato il tasso di campionamento, rapportando il numero degli intervistati al numero di dipendenti nel settore delle costruzioni nel 2001 (ultimo anno disponibile nella banca dati dell’INAIL):

 

Tab. 2 - Numero di intervistati, numero di dipendenti nelle costruzioni e tasso di campionamento per ripartizione geografica

Ripartizione

Numero intervistati

Numero. dipendenti

Tasso di campionamento (x1.000)

Nord

601

833.398

0,7

 

Centro

303

292.348

1,0

 

Sud

809

395.353

2,0

 

Italia

1.713

1.521.099

1,1

 

 

Complessivamente è stata effettuata un’intervista ogni 1.000 lavoratori dipendenti, con un tasso variabile tra le ripartizioni da un minimo di 0,7 interviste per 1.000 dipendenti al Nord ad un massimo di 2 interviste ogni 10.000 al Sud.

Distribuzione degli intervistati per classi di età

La distribuzione per classi di età (tab. 3) mette in evidenza come una quota rilevante degli intervistati (44%) presenta un’età compresa tra i 36 e i 50 anni, consistente è anche la presenza di lavoratori con età inferiore ai 36 anni (il 35,9%), mentre più esigua è la presenza nel campione di lavoratori anziani.

 

Tab. 3 - Numero di intervistati per classi di età

Classi di età

Frequenze

assolute

percentuali

fino a 25 anni

165

10,8

26-35 anni

430

25,1

36-50 anni

753

44,0

51-60 anni

249

14,5

oltre 60 anni

33

1,9

non indicata

63

3,7

Totale

1.713

100,0

 

 


Dalla tabella 4 si evidenzia come la distribuzione per classi di età nelle singole ripartizioni geografiche non è molto dissimile da quella riscontrata nell’intero campione. Poiché gli intervistati sono stati selezionati mediante un campionamento casuale, si può desumere che, almeno per quanto riguarda la composizione per età, i lavoratori nell’edilizia presentano forti omogeneità territoriali.

 


Tab. 4 - Classi di età e ripartizione geografica

Classi di età

Ripartizioni geografiche

Italia

Nord

Centro

Sud

fino a 25 anni

11,8

10,9

10,0

10,8

26-35 anni

25,4

21,1

28,3

25,1

36-50 anni

43,3

47,2

43,3

44,0

51-60 anni

13,8

13,5

15,5

14,5

oltre 60 anni

1,7

2,0

2,1

1,9

non indicata

4,0

5,3

2,8

3,7

Totale

100,0

100,0

100,0

100,0

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Distribuzione degli intervistati per scolarizzazione

Come si evince dalla tabella 5 il campione degli intervistati è caratterizzato da un basso grado di scolarizzazione: il 22% non ha completato la scuola dell’obbligo avendo limitato il suo percorso formativo alla frequenza della scuola elementare, circa il 60% ha frequentato la scuola media inferiore ed ha quindi interrotto gli studi, mentre soltanto il 15,6% ha frequentato le scuole medie superiori e meno dell’1% l’università.

Tab.5 - Numero di intervistati per scuola frequentata

Scuola frequentata

Frequenze

assolute

percentuali

elementare

380

22,2

media inferiore

1.024

59,8

media superiore

268

15,6

università

15

0,9

non indicata

26

1,5

Totale

1.713

100,0


L’analisi condotta per ripartizione geografica (tabella 6) evidenzia un più elevato livello d’istruzione dei lavoratori del centro (il 21,8 % ha proseguito gli studi dopo la scuola dell’obbligo) rispetto a quelli del nord (17,8%) e del sud (13,6%)

 

Tab. 6 - Scuola frequentata e ripartizione geografica

Scuola frequentata

Ripartizioni geografiche

Italia

Nord

Centro

Sud

elementare

21,0

17,5

24,9

22,2

media inferiore

58,7

58,7

60,9

59,8

media superiore

17,0

19,8

13,1

15,6

università

0,8

2,0

0,5

0,9

non indicata

2,5

2,0

0,6

1,5

Totale

100,0

100,0

100,0

100,0


L’analisi condotta per classi di età (tab.7) mette in evidenza un grado di scolarizzazione decrescente al crescere dell’età. L’istruzione più elevata dei lavoratori più giovani è presumibilmente spiegata da un lato dal maggiore tasso di scolarizzazione che ha interessato l’intero Paese in questi ultimi decenni, dall’altro dalle sempre maggiori difficoltà dei diplomati a trovare un inserimento professionale adeguato al titolo di studio conseguito.

Tab. 7 - Scuola frequentata e classi di età

Scuola frequentata

Classe di età

Totale

fino a 35 anni

36-50 anni

oltre 50 anni

elementare

10,4

23,1

47,2

22,2

media inferiore

67,5

59,2

43,3

59,8

media superiore

19,2

15,7

8,9

15,6

università

1,5

0,8

0,0

0,9

non indicata

1,5

1,2

0,7

1,5

Totale

100,0

100,0

100,0

100,0

 


 

Prima di iniziare a lavorare nei cantieri l’11,8% degli intervistati ha seguito almeno un corso professionale e il 3,6% più di un corso (tab.8).

La frequenza di corsi professionali è più accentuata tra i lavoratori edili del Nord rispetto a quelli delle due altre ripartizioni geografiche.

Tab. 8  - Corsi professionali e ripartizione geografica

Ha seguito un corso professionale

Ripartizioni geografiche

Italia

Nord

Centro

Sud

si, più di uno

4,5

2,3

3,5

3,6

si, uno

10,3

8,6

6,4

8,2

so, nessuno

82,2

87,8

89,2

86,9

non indicato

2,0

1,3

0,9

1,3

Totale

100,0

100,0

100,0

100,0

 

 


 

L’analisi condotta della frequenza di corsi professionali per classi di età (tab.9) non mostra differenze significative fra i tre gruppi presi in considerazione

Tab.9 - Corsi professionali e classi di età

Ha seguito un corso professionale

Classe di età

Totale

fino a 35 anni

36-50 anni

oltre 50 anni

si, più di uno

2,8

3,9

3,9

3,6

si, uno

9,1

7,6

6,7

8,2

so, nessuno

87,2

87,5

88,7

86,9

non indicato

0,9

1,0

0,7

1,3

Totale

100,0

100,0

100,0

100,0

 

L’ATTIVITÀ LAVORATIVA

In questo paragrafo viene analizzata l’attività lavorativa degli intervistati con riferimento all’età dell’entrata nel mondo del lavoro in generale e più specificatamente nel settore dell’edilizia, i motivi che hanno portato a lavorare in questo settore, la mansione attualmente svolta e la valutazione dell’intervistato su alcuni aspetti inerenti il lavoro svolto.

L’entrata nel mondo del lavoro, gli anni di attività nell’edilizia e i motivi della scelta

I lavoratori edili intervistati sono caratterizzati dall’avere iniziato a lavorare molto precocemente, infatti, come si desume dalla tabella 10, il 74,8% ha fatto il suo ingresso nel mondo del lavoro prima dei 18 anni e di questi il 54,4% prima dei 16 anni. Soltanto 1l 10,4% ha cominciato a lavorare dopo i 21 anni.

Tab. 1 0 - Età in cui hanno iniziato a lavorare

Età in cui è andato a lavorare

Frequenze

assolute

percentuali

Prima di 15 anni

244

14,3

15-16 anni

687

40,1

17-18 anni

350

20,4

19-21 anni

232

13,5

21-25 anni

144

8,4

Oltre 25 anni

41

2,4

non indicata

15

0,9

Totale

1.713

100,0

 

Ai fini del nostro studio è interessante analizzare l’esperienza lavorativa maturata nel settore dell’edilizia. Dalla tabella 11 si evince che circa il 32% degli intervistati lavora in questo settore da più di 20 anni, il 25% da 11 a 20 anni e solo una piccola componente (il 5%) svolge questa attività da meno di un anno.

Tab. 11 - Anni di lavoro nell’edilizia

Anni di lavoro nell’edilizia

Frequenze

assolute

percentuali

1 anno

90

5,3

2-4 anni

248

14,5

5-7 anni

184

10,7

8-10 anni

200

11,7

11-20 anni

430

25,1

Oltre 20 anni

545

31,8

non indicata

16

0,9

Totale

1.713

100,0


Le possibilità occupazionali offerte dal settore costituiscono la principale motivazione che ha spinto gli intervistati a cercare e trovare lavoro nell’edilizia (tab.12). Infatti, indicano questo motivo come esclusivo oltre il 43% dei lavoratori e circa il 22% lo segnala in associazione con altri motivi. Circa il 16% del campione motiva la scelta nella tradizione familiare, ragione questa strettamente collegata alla precedente poiché  è da supporre che la presenza di un familiare operante nel settore abbia facilitato l’inizio dell’attività lavorativa. Molta bassa è la percentuale (6,6%) di coloro che hanno scelto di lavorare nell’edilizia a motivo di una buona retribuzione.

 

 

 

 

 

 

 

Tab.12 - Motivo della scelta del lavoro nell’edilizia

Motivi della scelta

Frequenze

assolute

percentuali

Tradizione familiare

268

15,7

Gruppo amicale

86

5,0

Possibilità occupazionale

741

43,3

Buona retribuzione

113

6,6

Non necessaria alta scolarizzazione

88

5,1

Possibilità occupazionale ed altri motivi

372

21,7

non indicata

45

2,6

Totale

1.713

100,0

 


L’età non sembra influenzare in modo significativo i motivi della scelta (tab.13), anche se l’incidenza della tradizione familiare presenta un andamento crescente con l’età (dal 13,2% al 18,4%) mentre quella del gruppo amicale mostra un andamento decrescente dal 7,3% al 2,8%).

Tab. 13 - Motivo della scelta del lavoro nell’edilizia per età degli intervistati

Motivi della scelta

Classe di età

Totale

fino a 35

36-50

oltre 50

Tradizione familiare

13,2

17,0

18,4

15,7

Gruppo amicale

7,3

4,1

2,8

5,0

Possibilità occupazionale

44,2

41,8

46,7

43,3

Buona retribuzione

6,3

6,1

8,2

6,6

Non necessaria alta scolarizzazione

4,9

5,2

5,3

5,1

Possibilità occupazionale ed altri motivi

22,6

23,0

17,1

21,7

Non indicato

1,5

2,8

2,5

2,6

Totale

100,0

100,0

100,0

100,0

La mansione svolta e valutazione su alcuni aspetti del lavoro

Gran parte dei lavoratori intervistati non svolge una mansione specifica, infatti Il 23% dichiara di svolgere più mansioni tra quelli indicate nel questionario. Tra coloro che svolgono una sola mansione la più frequente è quella di manovale (18%), seguita  dal muratore (17%) e dal carpentiere (12%).

Tab. 14 - Mansione svolta attualmente

Motivi della scelta

Frequenze

assolute

percentuali

manovale

309

18,0

muratore

293

17,1

carpentiere

211

12,3

autista

109

6,4

ferraiolo

75

4,4

altre mansioni

295

17,2

più mansioni

394

23,0

non indicata

27

1,6

Totale

1.713

100,0

 

Nella tabella che segue viene riportata la valutazione data dagli intervistati su alcuni aspetti relativi al lavoro svolto. Più precisamente è stato chiesto se ritengono il loro lavoro: difficile, pericoloso, stressante, faticoso, utilizzando per la risposta la seguente scala qualitativa ordinata: moltissimo, molto, abbastanza, poco, per niente

L’aspetto che maggiormente caratterizza il lavoro svolto è quello di essere faticoso, infatti circa il 54% degli intervistati lo ritiene moltissimo o molto faticoso e il 30% abbastanza.

Il secondo aspetto è costituito dalla pericolosità, il lavoro è giudicato moltissimo o molto pericoloso da quasi il 46% del campione e un altro 35% lo ritiene abbastanza pericoloso.

Giudizi più moderati sono espressi con riferimento allo stress e alle difficoltà del lavoro.

 

Tab. 15 - Valutazione del lavoro svolto

Valutazione

Aspetti del lavoro

Difficile

Pericoloso

Stressante

Faticoso

moltissimo

5,2

18,1

12,4

22,4

molto

13,7

27,7

20,5

31,5

abbastanza

48,3

35,1

30,9

30,1

poco

18,2

10,1

22,0

8,5

Per niente

6,6

2,3

5,7

1,5

non indicata

8,0

6,7

8,5

6,0

Totale

100,0

100,0

100,0

100,0

 

 

 

 


2.2.2 I TEMI DELLA SICUREZZA

In questo paragrafo sono presi in considerazione gli aspetti relativi all’organizzazione del cantiere, con particolare riferimento ai dispositivi di sicurezza adottati per la prevenzione dei rischi e ai dispositivi di protezione individuale utilizzati. Sono, inoltre, evidenziate le valutazioni dei lavoratori sui rischi più rilevanti presenti in cantiere.

Organizzazione del cantiere, misure di sicurezza e rischi

Nella tabella 16 è riportata la valutazione data dagli intervistati sull’organizzazione del cantiere in cui lavorano, sull’adeguatezza delle misure di sicurezza.

Tab. 16 - Valutazione dell’organizzazione del cantiere e delle misure per la sicurezza

Organizzazione e sicurezza del cantiere

Valutazione dell’adeguatezza/correttezza

Adeguato, corretto

Non adeguato, non corretto

Non sa, non indicato

Totale

Organizzazione del cantiere

46,9

28,7

24,4

100,0

Manutenzione attrezzature e macchine

64,8

31,8

3,4

100,0

Attrezzature antincendio

44,6

51,4

4,0

100,0

Possibilità di fuga tempestiva dall’area del cantiere

68,1

27,7

4,2

100,0

Informazioni sui rischi da parte dl responsabile della sicurezza

48,5

48,3

3,2

100,0

Informazioni sui rischi e sulle misure di prevenzione

47,9

47,9

4,2

100,0

Il 46,9% ritiene che il cantiere abbia un’organizzazione adeguata, mentre il 28,7% la ritiene non adeguata e una percentuale piuttosto elevata (24,4%) non sa fornire una valutazione.

Analizzando aspetti specifici le percentuali più elevate relative alla inadeguatezza o non correttezza riguardano nell’ordine: le attrezzature antincendio segnalate come non adeguate dal 51,4% dei lavoratori, le informazioni sui rischi fornite da parte del responsabile della sicurezza (48,3%) e più in generale le informazioni sulle misure di protezione che devono essere adottate (47,9%).

Più soddisfacenti appaiono i giudizi sulla manutenzione delle attrezzature e delle macchine considerate adeguate dal 64,8% degli intervistati, e sulle possibili vie di fuga nei casi in cui si renda necessario il tempestivo abbandono dell’area del cantiere con una percentuale di giudizi positivi pari al 68,1%.

Nella tabella 17 sono riportate in modo sintetico le valutazioni espresse sulla presenza o meno di alcune tipologie di rischi.

 

Tab. 17 - Valutazione dei rischi presenti in cantiere

Tipo di rischio

Valutazione del rischio

molto presente

presente

assente

non indicata

Totale

Movimentazione dei carichi

53,6

31,6

6,2

8,6

100,0

Circolazione dei mezzi

28,4

45,8

15,4

10,4

100,0

Stoccaggio dei materiali

20,5

43,5

23,0

13,0

100,0

Macchine

33,7

42,7

11,9

11,7

100,0

Elettrici

36,6

39,5

12,8

11,1

100,0

Rumore

53,4

29,9

6,4

10,3

100,0

Montaggio/smontaggio e lavoro sui ponteggi

64,2

18,9

8,1

8,8

100,0

Altri

22,3

27,3

7,6

42,8

100,0

 


 

La movimentazione dei carichi costituisce il fattore di rischio maggiormente evidenziato, infatti la sua presenza viene indicata dall’85,2% dei lavoratori e nel 53,6% questo rischio viene percepito come molto presente.

Il montaggio/smontaggio e il lavoro sui ponteggi presenta percentuali analoghe la sua presenza viene evidenziata dall’83,1% dei lavoratori e nel 64,2% il rischio è considerato molto presente.

Seguono nell’ordine con percentuali di presenza meno accentuate, ma comunque sempre superiori al 70%,i rumore,  i rischi connessi all’uso delle macchine, i rischi elettrici e i rischi collegati alla circolazione dei mezzi.

 

Dalla tabella 18 nella quale è riportata la distribuzione del giudizio sintetico espresso sulla sicurezza del cantiere, si evince quanto segue:

Tab. 18 - Giudizio sulla sicurezza del cantiere

Ritiene sicuro il cantiere in cui lavora

Frequenze

assolute

percentuali

molto sicuro

166

9,7

abbastanza sicuro

859

50,1

poco sicuro

436

25,5

per niente sicuro

107

11,5

non indicato

55

3,2

Totale

1.713

100,0

 

 


Circa il 60% degli intervistati ritiene che il cantiere in cui lavora è molto o abbastanza sicuro. Comunque la percentuale del 37% di coloro che lo ritengono poco o per niente sicuro sta ad indicare che, per lo meno secondo la percezione di coloro che vi lavorano, in non tutti i cantieri la sicurezza di chi vi lavora è assicurata in modo soddisfacente.

 

Rischi connessi alla mansione svolta e utilizzo di dispositivi di protezione individuale

 

Gli infortuni a cui è esposto il lavoratore dipendono, oltre che dai rischi presenti nel cantiere e dalle misure di sicurezza adottate per eliminarli, dai rischi connessi con la mansione svolta e dalle misure adottate per la protezione individuale.

 

Tab. 19 - Rischio della mansione svolta

Sono stati rilievi e/o prescrizioni da parte della ASL

Ritiene rischiosa la sua mansione

Totale

si

no

Non sa, non indicato

Manovale

68,0

22,3

9,7

100,0

Carpentiere

76,3

16,6

7,1

100,0

Autista

70,6

24,8

4,6

100,0

Assistente

58,8

37,2

7,0

100,0

Pittore

62,1

34,5

3,4

100,0

Gruista

81,0

14,3

4,7

100,0

Ferraiolo

74,7

18,7

6,6

100,0

Muratore

75,4

17,7

6,9

100,0

Addetto alla manutenzione

72,7

15,2

12,1

100,0

Altra mansione

63,5

27,7

8,8

100,0

Più mansioni

76,4

16,0

7,6

100,0

Totale

72,0

20,2

7,8

100,0

 

 

Come si evince dalla tabella 19, il 72% dei lavoratori ritiene che l’attività svolta presenta dei rischi d’infortunio. Tale percentuale varia con la mansione svolta da un massimo dell’82% dei gruisti ad un minimo del 58,8% degli assistenti.

Non sempre gli intervistati sono in grado di valutare la presenza o meno di rischi legati alla mansione svolta, ciò si verifica nel 7,8% del campione complessivo, con una punta del 12,1% nel sottogruppo degli addetti alla manutenzione. Probabilmente ciò è dovuto ad una non sempre corretta ed adeguata informazione fornita ai lavoratori.

Il 30,5% degli intervistati dichiara di utilizzare sostanze tossiche o pericolo nello svolgimento del proprio lavoro (tab.20) Inquietante è l’elevata percentuale di coloro che non sono in grado di fornire una risposta a questo quesito (28,6%) legata, come sottolineato in precedenza, alla scarsa informazione.

Tab. 20 - Utilizzazione di sostanze tossiche o pericolose

Sono stati rilievi e/o prescrizioni da parte della ASL

Ripartizioni geografiche

Italia

Nord

Centro

Sud

Si

30,4

35,6

28,6

30,5

No

34,3

36,6

39,2

37,0

Non sa

29,0

24,1

30,0

28,6

Non indicato

6,3

3,6

2,2

3,9

Totale

100,0

100,0

100,0

100,0

 

 

 


L’utilizzo di dispositivi di protezione individuale è ampiamente diffuso fra tutti i lavoratori (81,5%) e in tutte le ripartizioni territoriali. Soltanto una bassa percentuale dichiara di non farne riscorso.

 

Tab. 21-Utilizzo di dispositivi di protezione individuale

Sono stati rilievi e/o prescrizioni da parte della ASL

Ripartizioni geografiche

Italia

Nord

Centro

Sud

Si

82,9

76,2

82,4

81,5

No

12,6

19,8

16,1

15,5

Non indicato

4,5

4,0

1,5

3,0

Totale

100,0

100,0

100,0

100,0

 

 

 

 

 

 

 


 

Negli ultimi cinque anni soltanto il 21,1% ha seguito almeno un corso sulle tecniche di pronto soccorso (tab.22), con percentuali significativamente diverse tra i lavoratori del centro e del nord, rispettivamente 27,7% e 25,5%, e quelli del sud del paese (15,3%)

 

Tab.22 - Corsi effettuati negli ultimi cinque anni su tecniche di pronto soccorso

Negli ultimi cinque anni ha effettuato corsi su tecniche di pronto soccorso

Ripartizioni geografiche

Italia

Nord

Centro

Sud

Si, più di uno

6,5

7,6

3,7

5,4

Si, uno

19,0

20,1

11,6

15,7

No, nessuno

69,9

65,6

83,1

75,9

Non sa, non indicato

4,7

3,7

1,6

3,0

Totale

100,0

100,0

100,0

100,0

 

Incidenti sul lavoro, frequenza, cause e conseguenze

In questo paragrafo sono presi in esame gli incidenti sul lavoro verificatesi nel corso dell’ultimo anno di cui sono  stati vittime i lavoratori intervistati. Oltre a valutare l’incidenza degli infortuni nel campione, vengono analizzati alcuni aspetti connessi con l’incidente: mese e orario della giornata in cui si è verificato, gravità, giorni di malattia diagnosticati, ricorso al pronto soccorso ed eventuali giorni di ricovero ospedaliero.

Incidenza, stagionalità e distribuzione giornaliera degli incidenti sul lavoro

Il 7,9% degli intervistati ha dichiarato di avere avuto almeno un incidente nel corso del 2002 (tab.23). In totale si sono avuti 155 infortuni sul lavoro, con un’incidenza del 9,0%, non molto distante da quella fornita dalle statistiche dell’INAIL per l’intero settore delle costruzioni.

Tab. 23 - Incidenti sul lavoro nel corso del 2002

Numero di incidenti

Frequenze

assolute

percentuali

Nessuno

1579

92,2

uno

114

6,7

due

19

1,1

tre

1

0,1

Totale

1.713

100,0

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Nella tabella 24 è riportata la distribuzione degli incidenti secondo il mese in cui si sono verificati. L’andamento temporale, meglio descritto dal corrispondente grafico, mette in evidenza una forte stagionalità degli eventi infortunistici.

Si ha, infatti, una notevole concentrazione nei tre mesi invernali, nei quali si verifica il 48% degli incidenti complessivamente dichiarati, con una punta massima del 23,5%. nel mese di febbraio. Ciò può trovare giustificazione nelle avverse condizioni atmosferiche che aumentano notevolmente il rischio d’infortunio per chi lavora nei cantieri.

L’andamento nei mesi successivi è progressivamente decrescente, con una massimo estivo nel mese di luglio e un minimo in quello di agosto, in coincidenza con la chiusura dei cantieri.

Tab. 24 - Andamento mensile degli incidenti sul lavoro

Numero di incidenti

Frequenze

assolute

percentuali

Gennaio

17

11,2

Febbraio

36

23,5

Marzo

21

13,3

Aprile

11

7,1

Marzo

5

3,1

Giugno

8

5,1

Luglio

13

8,2

Agosto

5

3,1

Settembre

8

5,1

Ottobre

16

10,1

Novembre

8

5,1

Dicembre

8

5,1

Totale

155

100,0

 

 


Per completare l’analisi dell’andamento temporale degli incidenti è stata presa in esame la loro distribuzione durante quattro intervalli di tempo caratterizzanti l’orario di lavoro:

-          Inizio del lavoro

-          Prima dell’interruzione per il pranzo

-          Inizio ripresa lavoro

-          Verso fine lavoro

Il 45,9% degli incidenti si verifica nel tardi della mattina, prima dell’interruzione per il pranzo. Negli altri tre intervalli temporali considerati la distribuzione degli incidenti si presenta in un modo pressochè uniforme.

Tab. 25 - Andamento degli incidenti durante la giornata lavorativa

Intervalli temporali

Frequenze

assolute

percentuali

Inizio lavoro

26

16,5

Prima interruzione pranzo

71

45,9

Inizio ripresa lavoro

29

18,8

Verso fine lavoro

29

18,8

Totale

155

100,0

 


Gravità e conseguenze degli incidenti sul lavoro

Il 44,6 degli incidenti che sono verificati nel 2002 nel campione di lavoratori intervistati sono stati considerati di gravità elevata, il 29,8% di gravità media e il 25,6 di gravità lieve.

Tab. 26 - Valutazione della gravità dell’incidente subito

Gravità

Frequenze

assolute

percentuali

Elevata

69

44,6

Media

46

29,8

Lieve

40

25,6

Totale

155

100,0


Anche nel caso in cui gli incidenti occorsi sono stati valutati di lieve gravità si è ritenuto opportuno ricorrere al pronto soccorso. Infatti in ben 128 casi, pari all’82%, la vittima dell’incidente è stata portata al pronto soccorso (tab. 27) e in poco meno della metà di questi (47,7%) è stato redatto un verbale da parte della polizia.

 

Tab. 27 - Incidenti per i quali si è dovuto ricorrere al pronto soccorso

Pronto soccorso

Frequenze

assolute

percentuali

Si

128

82,6

No

27

17,4

Totale

155

100,0

 

Tab. 28  - Incidenti con verbale di polizia

Verbale di polizia

Frequenze

assolute

percentuali

Si

61

47,7

No

67

52,3

Totale

128

100,0

 

Per una valutazione più oggettiva della gravità degli incidenti è stata analizzata la loro distribuzione secondo i giorni di malattia che hanno comportato.

Tab. 29 - Incidenti per giorni di malattia diagnosticati

Giorni di malattia diagnosticati

Frequenze

assolute

percentuali

Fino a 5

30

19,3

6-15

47

30,3

18-30

37

23,9

31-60

21

13,5

61-120

10

6,5

Oltre 120

10

6,5

Totale

155

100,0

 


Solo per il 19,1% degli incidenti sono stati diagnosticati meno di 6 giorni di malattia, per circa il 30% dai 6 ai 15 giorni, per il 23,9% dai 18 ai 30 giorni e per il restante 27,5% più di 30 giorni. In 52 casi, pari al 33,5% del totale,  l’incidente ha comportato il ricovero ospedaliero, e in alcuni di questi per un periodo abbastanza prolungato.

Dalla tabella 30 si evince che nel 65,4% dei ricoveri la degenza è stata limitata a pochi giorni (da uno a cinque), è da presumere per accertamenti o per interventi non particolarmente rilevanti a seguito dei quali l’infortunato è stato dimesso. Nel 19,2% la durata del ricovero è stata più prolungata da 6 a 14 giorni e nel 15,4% ha superato le due settimane.

Tab. 30 - Ricoveri ospedalieri per durata della degenza 

Giorni di degenza ospedaliera

Frequenze

assolute

percentuali

1-2

16

30,8

3-5

18

34,6

6-14

10

19,2

15-30

7

13,5

Oltre 30

1

1,9

Totale

52

100,0

 

 

2.2.3 PROFILO SOCIOLOGICO DEI LAVORATORI EDILI

 

Come si è già scritto il questionario si propone d’investigare due questioni nodali:

1)    come i lavoratori valutano la loro condizione lavorativa in rapporto alla sicurezza sul lavoro e ai rischi ai quali possono incorrere durante lo svolgimento della loro attività ;

2)    qual’è il profilo sociologico dei lavoratori cogliendo alcune questioni ritenute importanti , come : l’autostima che essi hanno del loro lavoro e di come la comunità d’appartenenza  li apprezzi ; i pregiudizi razziali espliciti o latenti presenti nella popolazione esaminata ; il sistema delle relazioni familiari e personali e il grado di soddisfazione derivante dalla loro condizione di edili.

 

Questo secondo punto permette di completare il quadro del cosiddetto “fattore umano” dell’industria edilizia dell’inizio degli anni 2000.

Com’è noto con l’avvio del processo di globalizzazione dell’inizio degli anni ’90 l’Italia , analogamente ad altri Paesi del vecchio continente come il Regno Unito , ha fatto una scelta decisiva per la trasformazione del sistema economico-sociale del Paese. Tale scelta va sotto il nome di “deindustrializzazione” .

L’apparato industriale ritenuto strategico di un Paese è delocalizzato altrove, soprattutto nei Paesi emergenti asiatici o del sistema degli Stati già dell’area del Comecon ove la manodopera è a basso costo, dove le garanzie sindacali e i condizionamenti ambientali sono inesistenti. La società di servizi che si viene a consolidare in sostituzione del vecchio apparato industriale comporta un sistema d’imprese sostanzialmente polverizzato e tale che il rischio d’impresa sia “diffuso” e non più gravante sullo Stato. Pertanto un’imprenditoria diffusa è quella che si richiede. Di qui è naturale esplorare se tra i lavoratori edili oggi dipendenti esista una volontà di fare impresa. La risposta è cautamente positiva (36,4%) con un profondo scarto nelle risposte tra i lavoratori che risiedono ed operano al Nord (43,1%) e quelli che risiedono ed operano al Sud (32,0%).

Tra coloro che hanno fatto impresa ,però, solo una piccolissima minoranza dichiara che ha avuto successo (5,8%). Una percentuale che dovrebbe far riflettere sulle difficoltà di “fare impresa” in Italia. Le ragioni andrebbero indagate: professionalità inadeguata; mancata programmazione dell’operazione; sistema autorizzatorio macchinoso; sistema creditizio arretrato, e così via. La difficoltà risultano essere analoghe sia al Nord, al Centro che al Sud.

 

Storicamente, e la letteratura a tal proposito dà ampie testimonianze, il lavoro di costruttore , inteso come colui che realizza un manufatto è stato circondato da un grande rispetto da parte della comunità d’appartenenza. Un mestiere rispettabile e “limpido” per l’alta valenza sociale che svolge l’edile. L’indagine conferma tale “rispetto” senza alcuna differenziazione rispetto alle grandi circoscrizioni geografiche del Paese (82,7%). I familiari se da un lato vivono con orgoglio la condizione dei loro congiunti impegnati nell’edilizia (44,2%), dall’altro sostengono che il lavoro nell’edilizia è un lavoro come tutti gli altri (31,7%).

E’ anche la categoria che ha più chiaramente presente che la scarsa scolarizzazione che si ritrova al suo interno gioca negativamente sulla professione (38,7%) con una diversità tra lavoratori operanti al Nord (36,1%) e quelli del Sud (40,7%) . Tale diversità è imputabile al contesto meridionale ove la scolarizzazione è più alta rispetto al Nord.

 

I flussi migratori di manodopera straniera hanno investito prepotentemente il settore delle costruzioni .Nei cantieri dell’Italia Centrale la presenza di manodopera straniera ha toccato il 51,2% , nell’Italia Settentrionale il 48,1%, mentre al Sud d’Italia la percentuale è del 26,6%.

Si pongono numerosi problemi sia in ambiente lavorativo che nelle relazioni interpersonali.

Su tali problemi aleggia sempre la paura e il sospetto di uno strisciante razzismo.

Occorre subito dire che fenomeni macroscopici di razzismo , per esemplificare come quelli veicolati dalla Lega Nord , non appaiono presenti .

Si è voluto indagare se esiste un razzismo che si è definito “strisciante” nei rapporti professionali. I requisiti professionali dei lavoratori stranieri sono ritenuti nel complesso insufficienti in misura rilevante (72,9%). Tale giudizio è ulteriormente rafforzato da un 60,8% degli intervistati che vedono nella manodopera straniera un ostacolo alla produttività del lavoro.

Le risposte prendono atto di una situazione obiettiva legata fra l’altro alla precarietà e al forte tournover della manodopera straniera che risulta essere nella stragrande maggioranza in una situazione individuale di irregolarità e che si muove ,inoltre ,  in un contesto di non conoscenza della lingua italiana ( e delle sue versioni dialettali assai presenti nei cantieri).

Un’altra risposta obiettiva è quella di prendere atto, anche in un contesto di difficoltà sopra segnalate, i lavoratori stranieri risultano essere “accettabili” per il loro impegno nel lavoro (69,6%).

Si è voluto fare un ulteriore passo per approfondire il pregiudizio razziale nelle relazioni che delineino l’acquisizione nell’ambito familiare di un nuovo parente di recente immigrazione. Le mancate risposte e il “non sa” risultano essere pari al 42,6% della popolazione intervistata , mentre il 40,5% vede possibile il matrimonio misto con evidenti differenze tra Nord (36,9%) e Sud (43,3%). Ciò è facilmente spiegabile sia per motivi storici : il Sud è stato sempre terra d’invasioni e di durevoli insediamenti di popolazioni esterne e inoltre il Sud è stato tributario di una forte migrazione anche extracontinentale.

Il 44,1% degli intervistati conosce correttamente il tributo pagato dall’Italia in termini di persone che per necessità di lavoro sono state costrette ad emigrare all’estero.

Il pregiudizio razziale può essere quantificato attorno al 20,0% , percentuale d’intervistati che ritengono gli africani portatori di malattie contagiose.

 

Nella storia d’Italia un ruolo fondamentale è stato svolto dalle Organizzazioni Sindacali nella diffusione di conquiste e di diritti legati ai processi produttivi.

Di tale ruolo sono ancora convinti 85,2% degli intervistati che nell’iscrizione al Sindacato percepisce una “sensazione di maggiore tutela”, percentuale confermata dal numero degli iscritti (86,6%), anche se la partecipazione all’attività del Sindacato è del 62,9%. Partecipazione quasi analoga si riscontra nella partecipazione a scioperi che pongono questioni politiche a tutela dei diritti dei lavoratori (62,4%).

Una limitata partecipazione alle Assemblee Sindacali porta – nonostante che la sottoscrizione del Patto per l’Italia sia stato un momento drammatico di lacerazione del processo d’unità sindacale – solo il 43,1% degli intervistati a conoscere i termini esatti di tale Patto e di questi solo il 5,5% sa quali saranno gli effetti sui propri diritti legati al lavoro.

 

Una democrazia in una società dominata da un “ingorgo” comunicativo unidirezionale oltre agli aspetti legati alla sua strumentazione formale vive soprattutto nella partecipazione degli individui alla vita e alle decisioni della comunità.

Nonostante che il lavoro impegni per circa 10 ore  , il 38,5% dei lavoratori edili partecipa alla vita del quartiere , il restante 61,5% è totalmente assente e vive la questione civile attraverso la delega che assegna alle istituzioni di governo.

Una riprova dell’estraniazione politica risulta dalla percentuale elevata di coloro che non leggono alcun periodico (74,3%).

 

L’edile e il suo contesto familiare è un tema affascinante che andava indagato. Oggi i “figli d’arte” rispetto al passato sono una minoranza (38,0%). Le nuove leve sono soprattutto il frutto della superflessibilità che oggi permea il mondo del lavoro e non certo la scelta ragionata di un giovane. La conseguenza è la scarsa qualità professionale nell’avvio e durante il primo periodo di lavoro.

I familiari , anche se affermano che il lavoro dell’edilizia, è un “lavoro come gli altri” lo apprezzano per l’alta valenza sociale e civile (68,0%).

La famiglia del lavoratore edile ha molte comunanze con le famiglie italiane : è a monoreddito (73,0%), il grado d’istruzione del coniuge non si differenzia, l’ampiezza della famiglia è di due unità per il 12,4% , di tre unità nel 27,2%; di quattro unità nel 33,4% , oltre nel 26,9%.

Il 73,3% dichiara di essere soddisfatto della propria abitazione , anche se il 64,7% delle abitazioni ha un solo bagno, che il 53,0 % vive in periferia  e che solo il 55,6% è proprietario dell’abitazione dove vive.

In conclusione il 44,9% della popolazione intervistata dichiara di avere un grado di soddisfazione “buona” della propria situazione lavorativa e familiare , il 46,9% di tale situazione ne dà un giudizio di “mediocre con sufficienza” mentre il 4,8% vive la propria situazione in termini di sofferenza individuale (“pessima”).

 

 

 

 

 

 


2.3. TITOLARI DI IMPRESA

Distribuzione territoriale

La struttura del campione degli intervistati vede in valore assoluto 211 titolari di impresa.

La distribuzione territoriale secondo le tre macroaree geografiche non è omogenea con una forte componente del gruppo di intervistati del Sud, il 46,4 % del campione (98 intervistati), seguiti dal Nord 37,4% (79 intervistati) e dal Centro 16,1% (34 intervistati) (tab.1). Da un primo confronto tra le risposte del questionario, nonostante il limite del campione, non emergono differenze significative tra i tre gruppi, ma è comunque possibile confrontarli separatamente.

 

Tab. 1 - Numero di intervistati per ripartizione geografica

Ripartizione

Frequenze

assolute

percentuali

Nord

79

37,4

Centro

34

16,1

Sud

98

46,4

Italia

211

100,0

 

 

Al fine di  valutare il grado di copertura territoriale del campione è stato calcolato il tasso di campionamento, rapportando il numero degli intervistati al numero di imprese di costruzioni attive censite al 2002 (tab.2 - Fonte Infocamere 3 trim. 2002):

Tab. 2 - Numero di intervistati, numero di dipendenti nelle costruzioni e tasso di campionamento per ripartizione geografica

Ripartizione

Numero intervistati

Imprese di costruzioni attive

Tasso di campionamento (x1.000)

Nord

79

334.655

0,2

 

Centro

34

120.105

0,3

 

Sud

98

178.473

0,5

 

Italia

211

633.233

0,3

 

 

Complessivamente è stato effettuato uno 0,3 di intervista ogni 1.000 imprese di costruzioni attive, con un tasso variabile tra le macroaree da un minimo di 0,2 al Nord ad un massimo di uno 0,5 ogni 1.000 imprese di costruzioni al Sud. Il campione così strutturato non è sufficientemente rappresentativo, e, di conseguenza, le elaborazioni che di seguito vengono illustrate sono da considerarsi non totalmente rappresentative dell’universo, nonostante possano essere comunque analizzate per tracciare, seppur con i limiti denunciati, il profilo dei titolari di impresa e indirettamente del mondo dalle imprese dal punto di vista dei titolari delle stesse.


 

Distribuzione degli intervistati per classi di età e livello di scolarizzazione

La distribuzione per classi di età (tab. 3) sull’intero campione mette in evidenza come più della metà degli intervistati ha un’età compresa tra i 41 e i 55 anni (52,6%), rilevante è anche la presenza di titolari di impresa con età compresa tra i 36 e 40 anni (16,1%).

Tab. 3 - Numero di intervistati per classi di età sull’intero campione

 

Classi di età

 

Frequenze

Assolute

 

Percentuali

18-24

0

0,0

25-30

10

4,7

31-35

16

7,6

36-40

34

16,1

41-45

45

21,3

46-55

66

31,3

56-60

26

12,3

oltre 60

13

6,2

n.r

1

0,5

Totale

211

100

 

Entrando nel dettaglio della lettura per macroaree territoriali, nonostante per grandi linee si confermi quanto rilevato a livello nazionale, emerge un quadro che evidenzia alcune  particolarità “locali”.

In relazione alla lettura in termini percentuali all’interno delle singole macroaree è possibile evidenziare come al Nord la fascia di età compresa tra i 31-35 anni ha lo stesso peso di quella oltre i 60 anni, ovvero il 7,6%; al Centro e al Sud un peso importante è rivestito dalla fascia di età 36-40 anni rispettivamente 20,6% e 16,1%.

L’analisi comparativa tra i gruppi delle tre macroaree, evidenzia come l‘iniziativa imprenditoriale giovanile (25-30 anni) sia più forte al Sud, mentre al Centro la fascia di età 31-35 anni è la più presente rispetto alle altra macroaree, mentre la Nord la fascia di età sopra i 60 anni risulta avere un peso maggiore.

Si può dedurre che l’ingresso nel mondo del lavoro è più precoce nelle Regioni del Sud tra i 25 e i 30 anni, al Centro si sposta nella fascia di età tra i 31 e i 35 e al Nord in quella tra i 36 e 40. Mentre la permanenza nel settore, oltre i 60 anni, è più forte nelle Regioni del Nord.

Tab. 4 – Classi di età per macroaree

 

Classi di età

 

Nord

Centro

Sud

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

25-30

3

3,8

1

2,9

6

4,7

31-35

6

7,6

6

17,6

4

7,6

36-40

14

17,7

7

20,6

13

16,1

41-45

17

21,5

5

14,7

23

21,3

46-55

23

29,1

10

29,4

33

31,3

56-60

9

11,4

4

11,8

13

12,3

oltre 60

6

7,6

1

2,9

6

6,2

n.r.

1

1,3

0

0,0

0

0,5

Totale

79

100,0

34

100,0

98

100,0

 

Il livello di scolarizzazione è definibile medio, ovvero a scala nazionale gran parte del campione ha un diploma di media superiore (53,6% pari a 113 intervistati), il 23 % di media inferiore, e il 18% un diploma di laurea.

 

Tab. 5 – Livello di scolarizzazione sull’intero campione

 

Scuola frequentata

Frequenze

Assolute

Frequenze

%

Elementare

6

2,8

Media inferiore

49

23,2

Media superiore(liceo, istituto tecnico)

113

53,6

Diploma universitario

2

1,9

Laurea

20

18,0

N.r.

21

0,5

Totale

211

100,0

 

Tali dati sono falsati da 21 non risposte, di queste ben 20 sono intervistati del Sud, tale reticenza suggerisce che tali non risposte andrebbero collocate nella fascia più bassa di scolarizzazione, che al Sud risulta essere, rispetto alle altre macroaree, più forte (4,1%).

Comunque a livello di macroaree si conferma sostanzialmente il quadro nazionale. I titolari di impresa con una laurea al Sud sono solo in valore assoluto solo 2 su 78 risposte rispetto agli 11 del Nord sempre sullo stesso numero di intervistati e 7 del Centro su 34 intervistati; interessante è notare la presenza di 2 diplomati universitari solo Nord. 

 

Tab.6 - Livello di scolarizzazione per macroaree

Scuola frequentata

Nord

Centro

Sud

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Elementare

2

2,5

0

0,0

4

4,1

Media inferiore

22

27,8

7

20,6

20

20,4

Media superiore

41

51,9

20

58,0

52

53,1

Diploma univers.

2

2,5

0

0,0

0

2,0

Laurea

11

13,9

7

20,6

2

20,4

N.r.

1

1,3

0

0,0

20

0,0

Totale risposte

78

 

34

 

78

 

Totale

79

100,0

34

100,0

98

100,0

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le esperienze lavorative prima di diventare titolare di impresa edile

La quasi totalità degli intervistati proviene dal mondo dell’edilizia in particolare sull’intero campione il 32,7% svolgeva attività diregenziale ed impiegatizia ed il 15,2% la mansione di operaio specializzato. A livello di macroaree si può notare la provenienza dal mondo dei lavoratori autonomi ai titolari di impresa solo nel Sud e nello stesso anche una maggiore provenienza dal settore del lavoro autonomo. Mentre la provenienza da settori altri, è riscontrabile solo tra gli intervistati del Nord. Quest’ultimo dato può evidenziare una maggiore attenzione nel Nord al mondo dell’imprenditoria edile come attività di profitto slegata dalla tradizione lavorativa personale.

 

Tab. 7 – Mansioni svolte prima di diventare a titolare di impresa sull’intero campione

Mansioni svolte

Frequenze

Assolute

Frequenze

%

Capo cantiere

25

11,8

Dirigente, impiegato tecnico

69

32,7

Operaio semplice dipendente da altra impresa

10

4,7

Autonomo

4

1,9

Operaio specializzato dipendente da altra impresa

32

15,2

Autonomo

3

1,4

Altro

13

6,2

N.r.

55

26,1

Totale

211

100

 

Tab.8 - Mansioni svolte prima di diventare a titolare di impresa per macroaree

Mansioni svolte

Nord

Centro

Sud

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Capo cantiere

8

10,1

3

8,8

14

14,3

Dirigente, impiegato tecnico

25

31,6

12

35,3

32

32,7

Operaio semplice dipendente da altra impresa

5

6,3

0

0,0

5

5,1

Autonomo

0

0,0

0

0,0

4

4,1

Operaio specializzato dipendente da altra impresa

15

19,0

6

17,6

11

11,2

Autonomo

1

1,3

0

0,0

2

2,0

Altro

10

12,7

2

5,9

1

1,0

n.r.

15

19,0

11

32,4

29

29,6

Totale

79

100,0

34

100,0

98

100,0

 


La dimensione societaria dell’impresa, il lavoro dei titolari ed il numero degli addetti

Le non risposte sono molto elevate, il 53,1% sull’intero campione, ovvero 112 intervistati. Comunque la lettura dei dati conferma un quadro consolidato livello nazionale, ovvero la grande prevalenze di imprese con un unico socio ( il 25,1% del campione), seguite da quelle con 2/3 soci, non stupisce quindi che gli stessi titolari svolgano qualsiasi tipo di mansione all’interno della propria impresa (30,8%). Unico dato di eccezione è la presenza di 2 imprese, rispettivamente al Nord e al Centro con un numero di soci superiori a 16.

 

Tab. 9 – Numero di soci per macroaree e sul totale del campione

Numero

soci

Nord

Centro

Sud

TOTALE

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

1

19

24,1

15

44,1

19

19,4

53

25,1

2

15

19,0

4

11,8

14

14,3

33

15,6

3

5

6,3

1

2,9

1

1,0

7

3,3

da 4 a 15

0

0,0

2

5,8

2

2,0

4

2,0

da 16 in poi

1

1,3

1

2,9

0

0,0

2

1,0

n.r.

39

49,4

11

32,4

62

1,0

112

53,1

Totale macroaree

79

100,0

34

100,0

98

100,0

211

100,0

 

La maggior parte sono imprese a carattere individuale (63,5% del campione), solo il 2,8 % partecipa ad associazioni temporanee di imprese (ATI) e l’1,9% a consorzi temporanei (completamente assenti nelle dichiarazioni degli intervistati del Sud).

Agli intervistati è stato chiesto di dichiarare il numero dei dipendenti nel triennio 2000 -2002 al fine di comprendere la dimensione delle imprese coinvolte nell’indagine ed relativo il trend.

Al 2002 sull’intero campione il 49,8 % ha una dimensione che va da 4 a 15 addetti, con un peso maggiore in termini percentuali nella fascia 10-15 addetti.

Nel triennio si registra un incremento generalizzato del numero degli addetti nelle tre fasce: da 7a 9, da 10 a 15 e oltre 30 addetti.

 

Tab. 10 – Numero di dipendenti variazione % e assoluta nel triennio 2000/2003 sul campione

Numero dipendenti

2000

2001

2002

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

1

7

3,3

7

3,3

6

2,8

2 -3

31

14,7

25

11,4

16

7,6

4 -6

33

15,6

36

16,6

34

16,1

7 - 9

19

9,0

23

10,4

27

12,8

10 -15

31

14,7

29

14,7

44

20,9

16 -20

28

13,3

26

12,3

18

8,5

21 -25

10

4,7

9

5,2

15

7,1

26 -30

7

3,3

11

4,7

9

4,3

oltre 30

28

13,3

31

15,2

35

16,6

n.r.

17

8,1

14

6,2

7

3,3

Totale

211

100,0

211

100,0

211

100,0

 

 

 


 

 

Sempre al 2002, identificando il numero di titolari con il numero di imprese coinvolte nell’indagine, la configurazione dimensionale del campione vede in relazione alla distribuzione territoriale per macroaree un campione articolato come illustrato nella tabella che segue.

 

Tab. 11 – numero di dipendenti per macroaree al 2002

2002

Numero dipendenti

Nord

Centro

Sud

TOTALE

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

1

2

2,5

1

2,9

3

3,1

6

2,8

2 – 3

9

11,4

1

2,9

6

6,1

16

7,6

4 – 6

14

17,7

9

26,5

11

11,2

34

16,1

7 – 9

11

13,9

3

8,8

3

13,3

27

12,8

10 – 15

11

13,9

9

26,5

24

24,5

44

20,9

16 – 20

8

10,1

1

2,9

9

9,2

18

8,5

21 – 25

5

6,3

4

11,8

6

6,1

15

7,1

26 – 30

3

3,8

0

0,0

6

6,1

9

4,3

oltre 30

12

15,2

4

11,8

19

19,4

35

16,6

n.r.

4

5,1

2

5,9

1

1,0

7

3,3

Totale

79

100,0

34

100,0

98

100,0

211

100,0

 

Raggruppando le classi di addetti sopra identificate in classi di maggiori dimensioni - ovvero da 1 a 3 addetti; da 4 a 9 addetti; da 10 a 15 addetti; da 16 a 25; oltre i 26 addetti – la lettura dell’analisi vede le imprese per classi di addetti distribuite come segue.

-          classe da 1 a 3: Nord 11 imprese; Centro 2  imp.; Sud 9 imprese

-          classe da 4 a 9: Nord 25 imprese; Centro 12  imp.; Sud 14 imprese

-          classe da 10 a 15: Nord 11 imprese; Centro 9 imp.; Sud 24 imprese

-          classe da 16 a 25: Nord 13 imprese; Centro 5  imp.; Sud 15 imprese

-         classe oltre i 26: Nord 15 imprese; Centro 14 imp.; Sud 25 imprese.

All’interno del campione, quindi il Nord ed il Centro vedono una maggior numero di imprese concentrare nella fascia da 4 a 9; il Sud vede quasi equivalente il peso delle imprese concentrate nelle fasce di addetti da 10 a 15 ed oltre i 26.

 

 


 

I clienti, e il numero dei cantieri

Il 63% dei titolari di impresa hanno un numero di clienti che va da 3 a 10 ed il 19% un numero da 11 a 20.  Non si rilavano differenze territoriali in merito.

 

Tab. 12 -  Numero di clienti

Numero clienti

Nord

Centro

Sud

TOTALE

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

1

0

0,0

0

0,0

2

2,0

2

0,9

2 -3

8

10,1

7

20,6

19

19,4

34

16,1

4 -5

14

17,7

10

29,4

27

27,6

51

24,2

6-10

16

20,3

7

20,6

25

25,5

48

22,7

11-15

9

11,4

3

8,8

8

8,2

20

9,5

16-20

12

15,2

4

11,8

4

4,1

20

9,5

21-25

6

7,6

0

0,0

2

2,0

8

3,8

26-30

3

3,8

1

2,9

2

2,0

6

2,8

31- 40

4

5,1

1

2,9

2

2,0

7

3,3

41- 60

1

1,3

0

0,0

2

2,0

3

1,4

61- 90

0

0,0

0

0,0

0

0,0

0

0,0

oltre 91

3

3,8

1

2,9

3

3,1

7

3,3

n.r.

3

3,8

0

0,0

2

2,0

5

2,4

Totale

79

100,0

34

100,0

98

100,0

211

100,0

 

La commessa è prevalentemente acquista direttamente dall’impresa (166 imprese, il 78,7% sul campione), solo 33 imprese lavorano in regime di subappalto. Al  Centro il peso delle imprese che lavorano in subappalto sembra essere maggiore, segue il Nord e Sud.

 

Tab. 13 – Modalità di acquisizione della commessa

Acquisizione lavori

Nord

Centro

Sud

TOTALE

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Acquisisce direttamente la commessa

60

75,9

25

73,5

81

82,7

166

78,7

Lavora in

 subappalto

12

15,2

8

23,5

13

13,3

33

15,6

n.r.

7

8,9

1

2,9

4

4,1

12

5,7

Totale

79

100,0

34

100,0

98

100,0

211

100,0

 

Il numero di cantieri in essere al momento della rilevazione sono, per impresa nel numero di 2/5, ovvero il 67,3% del campione, ma a livello di macroaree mentre al Nord e ala Centro il numero di cantieri compresi nella fascia tra 6/10 ha un certo peso (rispettivamente 20,3% e 14,7%) al Sud il 14,3% dei titolari intervistati dichiara di avere in essere un solo cantiere in essere ed il 3,1% nessuno. Quest’ultimo dato sembra evidenziare una differenza sostanziale, ovvero una momentanea carenza di lavoro al Sud rispetto alle altre aree territoriali, nonostante si rilevino risposta proprio al Sud per un numero di cantieri nella fascia da 21 a 25.  Solo al Nord e al Centro è stata segnalata la fascia da 16 a 20.

 

Tab. 14 – Numero di cantieri

Numero cantieri

 

Nord

Centro

Sud

TOTALE

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

nessuno

0

0,0

0

0,0

3

3,1

3

1,4

1

5

6,3

1

2,9

14

14,3

20

9,5

2-3

22

27,8

14

41,2

41

41,8

77

36,5

4-5

23

29,1

12

35,3

30

30,6

65

30,8

6-10

16

20,3

5

14,7

4

4,1

25

11,8

11-15

5

6,3

0

0,0

1

1,0

6

2,8

16-20

3

3,8

1

2,9

0

0,0

4

1,9

21-25

0

0,0

0

0,0

2

2,0

2

0,9

n.r.

5

6,3

1

2,9

3

3,1

9

4,3

Totale

79

100,0

34

100,0

98

100,0

211

100,0

 

 


Il lavoro e gli infortuni

Le ore lavorate mediamente dagli addetti delle imprese sull’intero campione sono 8 (71,1%) e per il 18,5 % 9 ore, ma gli straordinari vengono richiesti dal 44,1% del campione (93 intervistati hanno risposto affermativamente) e le ore di straordinario richieste mediamente a settimana si concentrano nella fascia da 6 a 10.

 

Tab. 15 – Ore lavorate mediamente a settimana

Ore lavorate mediamente a settimana

 

Nord

Centro

Sud

TOTALE

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

7 ore

1

1,3

0

0,0

6

6,1

7

3,3

8 ore

49

62,0

24

70,6

77

78,6

150

71,1

9 ore

19

24,1

7

20,6

13

13,3

39

18,5

10 ore

5

6,3

0

0,0

0

0,0

5

2,4

oltre 10 ore

0

0,0

0

0,0

0

0,0

0

0,0

n.r.

5

6,3

3

8,8

2

2,0

10

4,7

Totale

79

100,0

34

100,0

98

100,0

211

100,0

 

Tab. 16 – Ore settimanali di straordinario

Ore settimanali di straordinario

 

Nord

Centro

Sud

TOTALE

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

1 -2

2

2,5

1

2,9

1

1,0

4

1,9

3 -5

11

13,9

2

5,9

20

20,4

33

15,6

6 -10

16

20,3

9

26,5

22

22,4

47

22,3

oltre 10

11

13,9

1

2,9

1

1,0

13

6,2

n.r.

39

49,4

21

61,8

54

55,1

114

54,0

Totale

79

100,0

34

100,0

98

100,0

211

100,0

 

La maggior parte degli intervistati (26% sul campione) dichiarano di non ricorrere a lavoratori stagionali, per la sola durata di un cantiere; solo al Sud sembrerebbe essere una prassi ampiamente consolidata: alla domanda hanno infatti risposto affermativamente 38 intervistati (su 95 risposte effettive) contro i 9 del Nord (su 73 risposte effettive) e 8 del Centro ( su 31 risposte effettive).

Tab.17 -  Ingaggio di lavoratori stagionali

Ingaggio di lavoratori stagionali

Nord

Centro

Sud

TOTALE

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

9

11,4

8

23,5

38

38,8

55

26,1

no

64

8,0

23

67,6

57

58,2

144

68,2

n.r.

6

7,6

3

8,8

3

3,1

12

5,7

Totale

79

100,0

34

100,0

98

100,0

211

100,0

 

Sul totale degli intervistati 81 (38,4%) dichiarano un evento infortunistico in cantiere negli ultimi tre anni che ha comportato il trasporto al pronto soccorso. Solo al Nord la frequenza percentuale alla risposta affermativa è superiore a quella negativa, nonostante 5 non risposte.

 

 

 

Tab.18 -  Ingaggio di lavoratori stagionali

 

Verificarsi di incidenti

 

Nord

Centro

Sud

TOTALE

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

41

51,9

9

26,5

31

31,6

81

38,4

no

33

41,8

22

64,7

64

65,3

119

56,4

n.r.

5

6,3

3

8,8

3

3,1

11

5,2

Totale

79

100,0

34

100,0

98

100,0

211

100,0

 

 


La domanda relativa il numero degli incidenti verificatesi negli ultimi tre anni vede la seconda fascia numerica ovvero 2-3 incidenti quella dove si concentra il maggior numero di risposte a livello dell’intero campione. Al Nord su 40 risposte affermative, 14 intervistati dichiarano 1 unico incidente; 20 int., 2-3 incidenti; 5 int. 4-5 incidenti e 2 int. 10 – 15.  Al Centro su 9 risposte affermative 1 intervistato dichiara 1 incidente; 6 int., 2-3, 1 int. 6-9 e 1 int. 10 – 15 incidenti;  e al Sud su 31 risposte affermative, 13 intervistati dichiarano un unico incidente; 13 int. 2 – 3 incidenti;  4 int. 4-5 incidenti; ed infine un unico intervistato 16 e oltre incidenti.

 

Tab. 19 – Numero di infortuni

Numero di infortuni

Nord

Centro

Sud

TOTALE

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

1

13

16,5

1

2,9

13

13,3

28

12,8

2 - 3

20

25,3

6

17,6

13

13,3

39

18,5

4 - 5

5

6,3

0

0,0

4

4,1

9

4,3

6 - 9

0

0,0

1

2,9

0

0,0

1

0,5

10 -15

2

2,5

1

2,9

0

0,0

3

1,4

16 e oltre

0

0,0

0

0,0

1

1,0

1

0,5

n.r.

39

49,4

25

73,5

67

68,4

131

62,1

Totale

79

100,0

34

100,0

98

100,0

211

100,0

 




Numero di infortuni negli ultimi 3 anni:  Frequenze percentuali Nord, Centro Sud

Nord                                                   Centro                                                Sud

 

 

Gli infortuni dichiarati mortali registrano una frequenza percentuale sull’intero campione del 2,4%.

 

 

Tab. 20 – Infortuni con esito mortale

 

Esiti mortali incidenti

 

Nord

Centro

Sud

TOTALE

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

Frequenze assolute

Frequenze

%

3

3,8

1

2,9

1

1,0

5

2,4

no

38

48,1

8

23,5

30

38,8

76

36,0

n.r.

38

48,1

25

73,6

67

60,2

130

61,6

Totale

79

100,0

34

100,0

98

100,0

211

100,0