Agenda News Contrattazione

Dipartimenti

Documenti

Uff.Stampa

Dove siamo

Chi siamo

Mappa sito

   

Resoconto della giornata di visita della delegazione Fillea Cgil ai cantieri per la ristrutturazione della “Citta’ Italiana a Tianjin (Tientsin) in Cina su cui è impegnata la Societa’ Sirena di Napoli.

 

Su gentile disponibilita’ del Presidente di Sirena arch. Bruno Discepolo, che ringraziamo pubblicamente, presente all’incontro con i collaboratori Como e Minghetti, si è svolta la visita ai cantieri aperti a Tianjin (Tientsin), della delegazione delle strutture meridionali della Fillea Cgil.

L’intervento di Sirena, esclusivamente ed unicamente  di consulenza tecnica, unica nel suo genere, forse, nell’intera Cina, è teso al restauro, al recupero e al ripristino dell’insediamento abitativo e non, del quartiere italiano della storica cittadina cinese, si fa per dire, con i suoi 9 milioni d’abitanti.

Tianjin è una municipalita’ direttamente dipendente dal governo, cosi’come Pechino e Shangai.

Un affidamento ottenuto grazie ad un’opera di divulgazione delle missioni di Sirena, a partire dalla ristrutturazione del Centro Storico di Napoli.  

Il comprensorio, estremamente suggestivo e originale, fu messo a dura prova dall’occupazione di sfollati, dopo i moti rivoluzionari della fine degli anni ’40, che ne hanno modificato in parte la struttura, dovendo adattare le villette a ricevere, a volte, piu’ di 40 nuclei familiari, ed è chiaro che questo non sempre si concilia con il rispetto dell’ambiente, anche grazie ad una sostanziale indifferenza del governo dell’epoca.

Il risultato alla fine è stato devastante sul versante della conservazione dell’architettura, soprattutto interna degli edifici della cittadina.

Ed è su questo, unitamente al recupero della facciate esterne che si sta concentrando il lavoro di Sirena non senza difficolta’ e problemi. Il primo dei quali è l’assoluta mancanza di una cultura del restauro e della conservazione.

L’idea ossessiva della demolizione e costruzione ex novo, fa letteralmente impazzire i dirigenti di Sirena alle prese, tra l’altro, con le scarsissime risorse professionali del luogo, per il tipo d’intervento in corso.

Il programma di  visite e i vari incontri con l’Associazione Italia –Cina ci hanno consentito di assumere notizie ed informazioni attraverso le quali  è venuto fuori, con un concreto riscontro, un quadro e condizioni d’estremo disagio e precarieta’ nelle quali si svolge il lavoro nei cantieri.

Sicurezza del tutto assente e riconducibile al solo uso del casco (l’hanno tutti e se lo portano a casa), fanno impressione i ponteggi di bambù altissimi, così come l’assenza di civili ed elementari strutture di cantiere.  Ci sono notizie di  iniziative di momenti formativi e divulgativi sul tema della sicurezza e dell’ambiente  ma che evidentemente rimangono fine a se stesse, considerata la realtà.

I ragazzi, che provengono tutti per lo piu’ dalle campagne, ma anche adulti, mangiano per le vie del quartiere e dormono in sovraffollamento, in baracche fatiscenti e in precarie condizioni sanitarie o in case multiple messe a disposizione dal referente delle grandi holding.

Case in enormi palazzoni, verso le quali si recano folti gruppi di giovani lavoratori con casco in mano e indumenti di lavoro addosso, attraversando le vie della Citta’ di Tientsin e anche di Pechino, senza “bicicletta”.

Turni di lavoro ininterrotti sulle 24 ore, organizzazione del lavoro analoga in tutti i cantieri di Pechino e Provincia, sia quelli d’infrastrutture sia quelli ordinari, e turni unici che vanno molto al di là delle 8 ore, con retribuzioni, ci dicevano, che non superano i 70/80 euro, paghe forse sovrastimate. La ricchezza che si accumula non viene assolutamente redistribuita, né c’è forma di contrattazione che lo consenta.

Si ha l’impressione di non essere di fronte ad inadempienze, comuni ad altri luoghi, come i nostri cantieri tra l’altro, bensi’ ad una cultura del lavoro che assegna, in maniera categorica e passivamente condivisa, ai tempi di realizzazione dell’opera la priorita’ assoluta, evidentemente imposta dalla crescita possente e distorta del Paese, su tutto e su tutti.

Qualcuno da noi ci ha provato, con la Legge Obiettivo e il General Contractor, ma qui è tutt’altra storia! 

Dalle poche notizie faticosamente recuperate, è dato capire che non c’è una struttura d’impresa che sorregge il settore così come non c’è nessuna forma di rappresentanza né è ben definita la filiera del processo. Con i pochi elementi a disposizione si è tentato di approssimare un minimo di scenario.

Nel caso dell’intervento di Sirena, ci raccontano che nel corso di riunioni preparatorie del programma dei lavori, alcune volte partecipano persone che parlano in nome dei lavoratori, ma siamo ben lontani da qualsiasi legittima rappresentanza, viste le condizioni in cui versano gli stessi lavoratori.

I lavori, gestiti dalle grandi holding multinazionali e i cui cantieri non hanno nessuna forma d’identificazione all’esterno, attraverso uno spezzettamento in fasi, vengono affidati a trattativa privata a “referenti imprenditoriali” del luogo (caporali?) i quali attraverso il reclutamento di giovani dalle campagne e con l’ausilio di qualche tecnico, anche occidentale, svolgono il lavoro. Qualcosa che somiglia un po’ al nostro subappalto o alla fornitura, ovviamente però non è la stessa cosa.    

Certo non basta una visita, anche se organizzata ma comunque estemporanea, ne’le frammentate notizie affannosamente acquisite, per farsi un esatto quadro di riferimento né ovviamente per esprimere un giudizio su un grande Paese come la Cina, sia pure dal versante segmentato di un settore, ci mancherebbe, si rischierebbero pressappochismi presuntuosi e deleteri.

E’ talmente vasto il tema che merita l’attenzione e le analisi a livelli evidentemente diversi, come sta avvenendo oggi, con approcci più strutturati.  

Ma per quanto visto e sentito è innegabile l’esistenza di un grave problema di diritti negati.

Non c’e’ assolutamente la velleita’ di esportare il “Cantiere Qualita” della Fillea, sarebbe, probabilmente, un impresa titanica, considerate le difficoltà che incontra questo progetto, per affermarsi nella nostra realtà nella quale il lavoro e la sua dignità sicuramente, nonostante i gravi problemi che presenta il settore, sono, come dire, paradigmi consolidati, anche se non sempre realizzati. 

Ne’di trasferire la <bilateralita’> della mutualizzazione, formazione e sicurezza, che pur nelle difficoltà di una non piena praticabilità e esigibilità e nelle insidie di snaturamento funzionale in essere con la legge 30, rappresenta un riferimento  ancora valido e solido per l’intero settore e per il sistema.

Ma sicuramente si pone un problema di come assicurare, e qui ovviamente si rischia volutamente la retorica, i diritti, la qualita’ e la dignita’ del lavoro e di chi lo svolge anche da queste parti, e comunque indicare ed incoraggiare un orizzonte di superamento di una precarietà rassegnata, quanto insopportabile.

 

 

 

Napoli 6 giugno 2005

                                                                                     

Via G.B. Morgagni 27 - 00161 ROMA - Tel: ++39 06 44.11.41  fax: ++39 06 44.23.58.49

©Grafica web michele Di lucchio