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EDILIZIA E LEGNO:

QUALI PROSPETTIVE PER IL TERRITORIO IMOLESE

 

 

 

RELAZIONE DI MORENA VISANI, SEGRETARIO GENERALE FILLEA IMOLA

 

Prima di dare avvio ai nostri lavori vorrei innanzi tutto ringraziare calorosamente tutti gli intervenuti a questa nostra iniziativa.

 

In particolare ai delegati e alle delegate, alle aziende e alle associazioni imprenditoriali con le quali quotidianamente ci confrontiamo e cui abbiamo voluto dedicare questo momento specifico di confronto anche con il contributo delle istituzioni per fare il punto della situazione e cercare di capire quali saranno le prospettive future nel nostro territorio per quanto riguarda il settore del legno e dell’edilizia.

 

Può sicuramente sembrare anomalo costituire un’iniziativa di questo genere su due settori così diversi tra loro e che hanno alla base dinamiche e caratteristiche settoriali completamente diverse tra loro ma il nostro intento è di fare della giornata odierna un punto di partenza che speriamo possa essere spunto di riflessioni da approfondire in futuro in maniera specifica.

 

Un punto di partenza che s’inserisce inoltre nel contesto del dibattito congressuale che in questi giorni stiamo affrontando e che ne costituisce parte integrante.

 

Partendo da questa premessa credo sia opportuno considerare il quadro generale che ha caratterizzato questi due settori negli ultimi anni.

 

A partire dalla metà degli anni ’90 abbiamo assistito ad un fenomeno d' espansione che ha investito sia il settore edile che quello del legno.

 

L’edilizia usciva da una delle peggiori crisi che aveva attanagliato il settore per diversi anni modificando profondamente quello che era stato il proprio modello produttivo.   

 

La ripresa del settore è stata accompagnata da un nuovo sistema di frammentazione e  polverizzazione del ciclo produttivo con il ricorso sempre più massiccio al sub appalto creando un nuovo modello che è quello utilizzato nelle forme più spinte che oggi conosciamo con tutte le conseguenze connesse a questa situazione.

 

Il legno dopo una fase estremamente positiva in questi ultimi anni è oggi attraversato da fenomeni di ristrutturazione e trasformazione delle imprese nonché da esternalizzazioni che hanno ridimensionato in parte la struttura produttiva ed hanno peggiorato in molte realtà le condizioni di vita e di lavoro.

 

In ambito territoriale la fase  espansiva ha avuto il suo culmine fino al 2000/2001 dopodiché nel settore legno  abbiamo assistito a  fasi oscillanti determinate sicuramente dalle diverse caratteristiche produttive.

 

La composizione a livello locale è costituita in prevalenza da aziende di piccole e medie dimensioni con la presenza di alcune realtà medio grandi (tra cui la 3 elle che oggi ci ospita) e da una presenza di aziende artigiane di sufficiente rilievo per un totale complessivo di circa un migliaio di addetti.

 

In linea generale le nostre imprese si misurano nell’ambito della competitività internazionale rispondendo adeguatamente con prodotti di standard elevato e qualificato ed abbiamo assistito in questi anni, come già citato, al consolidamento e allo sviluppo d’alcune importanti realtà aziendali del nostro territorio.

 

Il trend positivo si è riscontrato proprio nelle realtà fortemente collegate al settore dell’edilizia e non solo producendo sviluppo occupazionale e sviluppo dimensionale attraverso aperture di nuovi siti e anche di nuove attività collegate.

 

Tuttavia si è prodotto una sorta di bivio tendenziale dove alcune realtà aziendali hanno mantenuto il ciclo espansivo mentre altre si sono trovate a dover fronteggiare la crisi rispetto all’andamento del loro prodotto specifico con ripercussioni sotto il profilo organizzativo- dimensionale.

 

Questo ha provocato fenomeni di ristrutturazioni che in specifici casi hanno prodotto l’utilizzo della Cassa Integrazione Straordinaria oltre l’avvio di licenziamenti collettivi ed il conseguente uso della mobilità.

 

Questa situazione fortunatamente ha coinvolto poche nostre aziende ma al contempo assistiamo già da un paio d’anni a questa parte alla richiesta dell’attivazione della Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria e delle richieste di sospensione all’EBER per le aziende artigiane.

 

Dagli ultimi dati in nostro possesso risulta che nel mese dell’anno in corso nel settore legno siano state utilizzate circa 1800 ore di CIGO e 2568 ore di sospensione.

 

In considerazione di quanto sopra  riteniamo che, allo stato attuale, il settore possa mantenere un trend complessivamente positivo fermo restando le difficoltà riscontrate determinate da una situazione congiunturale del paese sicuramente negativa.

 

E’ indubbio quindi che i segnali di difficoltà, che pur non rappresentano per il momento una fase drammatica del settore, necessitino d’interventi a breve termine al fine di evitare processi di deindustrializzazione e delocalizzazione come già sta avvenendo ad esempio nei settori del meccanico e del tessile.

 

Proprio per le cose dette finora è assolutamente necessaria una politica finalizzata agli investimenti, all’innovazione di processi e di prodotto, allo sviluppo e ricerca per competere sugli attuali mercati al fine di mantenere gli standard attuali..

 

Ovviamente tutto questo sconta una politica nazionale del governo che a differenza degli altri paesi europei taglia gli stanziamenti alla ricerca e non attua adeguate politiche industriali finalizzate allo sviluppo.

 

Un dato altresì preoccupante del settore legno è rappresentato dall’elevata esposizione al rischio infortuni.

 

Analizzando i dati dell’Azienda USL del nostro circondario in materia di infortuni rileviamo come nel 2004 vi sia stata una diminuzione pari al 18% sull’anno 2003  rispetto al numero di infortuni avvenuti e del 4% rispetto alla durata media dei giorni di assenza.

 

Dal 1996,anno in cui entrò in vigore i decreto legislativo 626, notiamo un andamento oscillante sul numero degli infortuni con il dato più basso nel 2004 a differenza  del dato della durata media dei giorni di assenza che dal 1996 al 2004 è sempre aumentato con scostamenti o positivi o negativi un anno sull’altro.

 

Stesso fenomeno si verifica nel settore edile nel corso del 2004 ma in senso contrario. Si riduce in maniera consistente rispetto al 2003 la durata media delle assenze (- 17%) ed il numero degli infortuni diminuisce dell’8%.  

 

Qui abbiamo disponibile il dato dal 1990 in poi e notiamo infatti come il numero degli infortuni sul lavoro sia significativamente diminuito (dai 542 del 1990 si è passati ai 321 del 2004) ma come la durata media delle giornate di assenza mantenga una certa costanza (il dato più basso si registra nel 1997 con 7,9 giornate medie di assenza e quello più alto nel 2003 con 10,1 giornate).

 

Questo significa che ci si fa male di meno ma in maniera  grave.

Pertanto il livello di attenzione non deve mai essere abbassato per acquisire standard di sicurezza adeguati.

 

Purtroppo anche il nostro territorio non è esente da infortuni mortali sul lavoro che negli anni passati ha visti coinvolti sia il settore del legno che quello edile e purtroppo registriamo anche quest’anno il ripetersi di questo triste fenomeno.

 

Ma quando parliamo di sicurezza in  edilizia non possiamo fare a meno di evidenziare la piaga del lavoro nero e del lavoro grigio che hanno ovviamente delle ricadute anche in termini di sicurezza.

 

Infatti i dati che abbiamo disponibili tengono ovviamente conto delle posizioni di regolarità ma tutti siamo a conoscenza del fenomeno devastante di irregolarità che colpisce il settore e dei meccanismi di sfruttamento presenti che costringono molte volte i lavoratori a non denunciare l’infortunio.

 

Queste situazioni legate all’esistenza del lavoro nero e agli standard inadeguati di sicurezza devono essere affrontati tenendo conto di una questione essenziale ovvero affermare la centralità del valore lavoro e l’esercizio concreto dei diritti per costituire un sistema di legalità diffuso.

 

Nonostante le grandi problematiche che affliggono il settore abbiamo assistito in questi anni ad un enorme sviluppo e l’edilizia si configura ancora come comparto trainante dell’economia nazionale in maniera insostituibile e decisiva per lo sviluppo in un quadro di grosse difficoltà economiche a livello complessivo.

 

 Questo modello di sviluppo configura delle incongruenze in quanto si assiste a grandi operazioni immobiliari ovvero alla sottrazione di risorse alla produzione nonché all’aumento del trend speculativo.

 

 

Ma per tornare al nostro circondario la composizione dell’ edilizia è caratterizzata dalla presenza di un’azienda di grande rilevanza come la CESI che funge da equilibrio nel territorio essendo la stessa presente nei primi 20 posti tra le maggiori imprese italiane nel settore delle costruzioni.

 

Nel nostro territorio il numero di addetti complessivo nelle costruzioni si aggira sulle  tremila unità.

 

Vi sono ovviamente altre aziende di medie dimensioni che rivestono grande importanza e che caratterizzano il modello di sviluppo territoriale e la stabilità occupazionale.

 

La presenza di realtà medio grandi determinano la presenza di un ampio indotto edile in cui trovano spazio le aziende minori di carattere artigiano che sviluppano nicchie specifiche ed in  certi casi specialistiche del lavoro edile.

 

Pensiamo di potere dire che il raggiunto equilibrio che si è determinato in questi anni possa dirsi consolidato e pertanto manterrà un trend per gli anni successivi.

 

Ovviamente quanto sopra dichiarato è comunque strettamente collegato all’andamento del comparto e considerata la ciclicità del settore possiamo dire che l’elemento di positività prosegue i propri effetti oltre ogni aspettativa, nonostante negli ultimi anni alcuni indicatori di settore ne prevedessero comunque un rallentamento.

 

Voglio inoltre rilevare che nel nostro territorio a differenza della provincia di Bologna e del panorama nazionale presenta i tratti di un’edilizia ancora tradizionale non investita da grandi opere infrastrutturali (come ad esempio l’alta velocità e la variante di valico).

 

Importanti invece sono i lavori di edilizia scolastica, sanitaria, sociale e di riqualificazione e ristrutturazione sono stati effettuati nell’ambito circondariale quali ad esempio il centro storico di Imola, la nuova biblioteca di Castel S. Pietro , lavori di manutenzione delle strade tra cui alcune arterie importanti.

 

Abbiamo altresì avuto una dinamicità dell’imprenditoria privata attraverso la costruzione di insediamenti urbani e industriali come ad esempio la costituzione di un polo industriale nell’area lungo la provinciale S .Carlo tra Castel S. Pietro Terme e Castel Guelfo, la lottizzazione collinare e l’ area programma A ad Imola, lo sviluppo delle realtà urbane minori del nostro circondario.

 

Tutto questo viene richiamato a titolo di esempio per riportare alcuni degli interventi essenziali senza voler escluderne altri di pari importanza.

 

Anche nei prossimi anni sono previsti importanti lavori primo tra tutti per citarne uno quello della bretella .

 

Appare evidente pertanto che in futuro sarà necessario  mantenere un livello di confronto costante con le amministrazioni comunali sui piani regolatori sulle aziende assegnatarie dei lavori in termini di rispetto delle norme contrattali e legislative.

 

A questo proposito vorrei richiamare l’importanza del DURC per le imprese edili (Documento Unico sulla Regolarità contributiva) che in questi giorni sta entrando a regime e che rappresenta uno strumento di trasparenza e certificazione della  regolarità contributiva delle imprese nonché un incentivo al sistema di concorrenza leale tra le aziende sia per quanto riguarda gli appalti pubblici sia i lavori privati.

 

Riteniamo che questo sia un elemento importante, fortemente voluto dalle Organizzazioni Sindacali che inserisce un tassello nella lotta quotidiana alla regolarità del settore.

 

La forte presenza di lavoratori stranieri è un’altra caratteristica che contraddistingue il settore delle costruzioni.

 

Purtroppo le condizioni di vita e di lavoro di questi lavoratori sono spesso contrassegnate da difficoltà di ogni genere e quotidianamente  assistiamo a fenomeni veramente tristi, di bieco sfruttamento, di lavoro nero, di caporalato e  di mancata erogazione delle retribuzioni, di disagio sociale nella ricerca di abitazione e molto altro ancora.

 

Su questa situazione riteniamo siano state inadeguate le risposte del Governo che sono state date a questo problema in quanto non sono stati contrastati i fenomeni degeneranti che sono  indegni di un paese civile.

 

La tutela per i diritti dei lavoratori stranieri attraverso la vertenzialità sindacale è una costante e rappresenta un fenomeno di una tale gravità sulla quale le parti sociali attraverso uno sforzo congiunto per la parte di competenza devono trovare adeguate soluzioni supportate dalle istituzioni.

 

Un altro fenomeno a cui abbiamo assistito negli ultimi anni è stato il diffondersi della messa in proprio di lavoratori edili che da dipendenti sono diventati lavoratori autonomi.

 

Ovviamente anche in questo caso si verificano molto spesso situazioni di lavoro dipendente mascherato da lavoro autonomo ma è indubbio che il ricorso al sub appalto come sistema predominante abbia fatto sì che molti abbiano operato questo tipo di scelta.

 

E’ interessante vedere come molte di queste imprese individuali negli ultimi anni abbiano come titolari imprenditori di origini extra comunitarie e la costituzione delle stesse abbia maggior concentrazione nella città di Bologna e nei comuni della provincia più grandi tra cui Imola appunto.

 

Considerata la ciclicità dell’edilizia, il livello di frammentazione delle imprese e la presenza di un numero considerevole di immigrati, ci pone di fronte a un quesito:

cosa potrà succedere qualora vi fosse un rallentamento che prima o poi sarà inevitabile e quali problematiche ulteriori dovremo affrontare in questo nuovo contesto e quali difficoltà dovremo fronteggiare  nel territorio a fronte delle eventuali perdite di posti di lavoro.

 

Senza farci illusioni su soluzioni che siano la panacea di tutti i mali è comunque necessario effettuare una riflessione politica congiunta tra le parti sociali e le istituzioni su come affrontare il problema e limitare le possibili implicazioni in prospettiva.

 

Un elemento centrale per affrontare la prospettiva di medio periodo e per la qualificazione del settore è l’attivazione di un’efficace formazione professionale.

 

 Il ricorso massiccio al sub appalto ha accompagnato in maniera esponenziale  fenomeni di deprofessionalizzazione e di perdita di competenze.

 

Nonostante vi sia una buona competenza professionale della platea lavoratrice territoriale legata per lo più alle aziende storiche e consolidate tuttavia occorre evidenziare che un settore deve investire al momento dell’ingresso e deve in maniera lungimirante costruire professionalità sempre più mirate e qualificate tramite la formazione continua.

 

A questo proposito vorrei ricordare l’importanza di uno strumento che già possediamo ed è la presenza dell’Istituto Professionale Edile nel nostro territorio che deve essere sempre più valorizzato con un coinvolgimento più fattivo di tutti i soggetti interessati, in quanto sono in ballo degli elementi decisivi per lo sviluppo delle professionalità in edilizia.

 

Infatti mentre alcuni settori devono combattere la concorrenza attraverso la valorizzazione della qualità del prodotto grazie all’innovazione di processo, in edilizia la battaglia si giocherà sullo sviluppo degli standard professionali e sulla capacità delle imprese di saper valorizzare al meglio le proprie risorse umane.

 

Questo è uno sforzo che deve vedere impegnate attraverso il confronto le Organizzazioni Sindacali e le Associazioni Datoriali creando un valore aggiunto a quanto già disposto dagli articolati contrattuali e degli integrativi provinciali.

 

Per concludere e senza nulla togliere a nessuno vorrei completare la breve panoramica che ho fatto evidenziando la presenza di  settori contigui al settore edile (laterizi, manufatti e lapidei).

 

Nonostante sino presenze più limitate in termini numerici complessivi rispetto ai due comparti maggiori non lo sono certamente in termini strategici in quanto abbiamo la presenza di alcune importantissime realtà aziendali sia come multinazionali, sia come gruppi all’avanguardia a livello nazionale nonchè di importanti cooperative.

 

Anche in questi settori siamo in presenza di una fase espansiva che ha beneficiato del trend positivo dell’edilizia.

A differenza però di questo si tratta di realtà aziendali strutturate di grandi dimensioni e con condizioni contrattuali oggettive spesso sopra la media del settore.

Per concludere possiamo dire che il nostro giudizio è complessivamente piuttosto positivo rispetto all'andamento economico del nostro circondario e nei settori del legno e dell'edilizia.

Questo comunque non deve farci dimenticare i punti di criticità che ho evidenziato sia in termini produttivi sia in termini di riqualificazione della coesione sociale del nostro territorio. 

Tutto sommato possiamo quindi dare un giudizio a nostro parere positivo accompagnato però da luci e ombre che ci devono fare riflettere sulle prospettive nel nostro territorio.  

Umanizzare il lavoro, ridurre lo sfruttamento, estendere i diritti deve essere l'obiettivo strategico della nostra azione nonché il punto essenziale su cui le parti sociali devono costruire la priorità politica.

Pertanto l'iniziativa di oggi vuole lanciare un messaggio positivo poiché tramite il confronto si possono condividere gli obiettivi comuni sopra enunciati.

Rimane in ogni caso la prospettiva economica di carattere generale sulla quale sempre di più si dovranno misurare adeguate politiche di sostegno allo sviluppo sia a livello nazionale che a livello territoriale.

Questo vuole essere da parte nostra, anche attraverso l'iniziativa di oggi , l'avvio di un fecondo dibattito che sia di stimolo e di interesse per tutti gli interlocutori presenti e per il loro contributo che sarà molto utile e prezioso. 

 

 

Imola, 3 novembre 2005

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