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Pordenone

 

I buchi neri del Distretto

Giuseppe Dario: Una realtà sempre più precaria e senza regole.

I lavoratori stranieri sono spesso i più esposti.

 

Un cinese che si rompe un braccio senza essere soccorso, cinquanta rumeni che cambiano in blocco padrone senza cambiare fabbrica. Due storie diverse, ma con almeno due comuni denominatori: il primo che balza agli occhi è che si tratta in entrambi i casi di lavoratori stranieri, il secondo è la zona dove entrambi gli episodi si sono verificati, il distretto del mobile, una realtà dove troppe piccole e medie aziende sfuggono al controllo del sindacato, complice un mercato del lavoro sempre più flessibile, precario, mercificato.

Ma veniamo ai casi, per chi ancora non li conoscesse. Il primo si è verificato alla Acf  International, una piccola realtà di Brugnera appartenente al gruppo Atma, della famiglia Polesello: nell’impresa lavorano 25 dipendenti: 16 sono cinesi, nessuno è iscritto al sindacato. Il fattaccio capita proprio a un cinese, un giovane di 26 anni, che si trova con il braccio incastrato in una macchina spazzolatrice. A soccorrerlo è un connazionale, che chiede subito l’intervento dell’azienda: i soccorsi però non arrivano, nonostante lo sfortunato lavoratore continui a sentire forti dolori al braccio. L’ambulanza arriva solo dopo la fine del turno, quando i colleghi informano i carabinieri e viene chiesto l’intervento del 118.

Il sindacato viene informato dell’accaduto solo il giorno dopo, quando i cinesi decidono di scioperare e di rivolgersi in alla sede Cgil di Sacile. Immediata la richiesta di un incontro con l’azienda, tenutosi il giorno successivo all’incidente, ma sulla vicenda adesso vuole far luce anche la magistratura: non solo per verificare le cause dell’incidente, ma anche per comprendere i motivi del ritardato arrivo dei soccorsi.

È proprio questo infatti l’aspetto più inquietante: «L’episodio è molto grave – commenta il Segretario della Fillea-Cgil di Pordenone Giuseppe Dario – ma ha anche un risvolto positivo, ovvero la decisione di scioperare in blocco presa in piena autonomia dai lavoratori cinesi, in una fabbrica che non era sindacalizzata. Peccato che gli altri lavoratori che operano nella stessa azienda non abbiano ritenuto di solidarizzare con i colleghi. Quanto all’azienda, oltre che non permettere un adeguato soccorso  ha pure attribuito l’infortunio alla negligenza e all’incuria del lavoratore. Come Fillea abbiamo denunciato pubblicamente il caso e abbiamo risposto chiedendo un’accurata verifica sulla situazione all’interno dell’impresa, con particolare riferimento al rispetto e all’applicazione della legge 626 sulla sicurezza».

Diverso, ma altrettanto inquietante, il caso dei 50 lavoratori interinali rumeni operanti all’interno di della Friuli Intagli di Prata, una grande fabbrica di oltre 700 dipendenti. Loro lavorano lì, ma sono nel libro paga di un’agenzia interinale, la Sinterim 25, accusata però da un’altra agenzia che li aveva precedentemente in organico, la Gevi, di averli “sottratti” in modo illegittimo. Il risultato: una guerra di carte bollate nella quale rischiano di restarci di mezzo anche i lavoratori, ai quali la Gevi aveva sospeso la retribuzione di marzo. L’intervento sindacato nazionale ha sbloccato il pagamento delle retribuzioni, ma rimane ancora da risolvere il problema delle restanti spettanze e dei tempi di preavviso da parte degli assunti a tempo indeterminato, visto che tra le dimissioni dalla Gevi e il nuovo contratto con la Sinterim 25 non ci sarebbero state interruzioni temporali.

Nel frattempo alcuni lavoratori si sono trovati costretti a presentarsi  in tribunale per deporre sull’andamento della vicenda. La verità è che tutto è avvenuto a loro insaputa: l’unica cosa che interessa ai lavoratori, infatti, è di avere un posto stabile. Non è certo causa loro se si trovano al centro di una vicenda puramente commerciale, trattati non solo da precari, ma alla stregua di un qualsiasi prodotto da vendere sul mercato. È il frutto amaro della legge 30 non a caso la Cgil continua a battersi perché venga cambiata.

 

 

Giuseppe Dario

Segretario Generale Fillea Cgil Pordenone

 

 

Pordenone 18 aprile 2007

 

 

 

 


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