Piemonte
Prove di Bolkestein
Vladimir, manovale a Torino e' moldavo. Paga: 1 euro l'ora. Articolo di
Liberazione del 30/10/2005
Prove di Bolkestein
(ovvero di schiavismo) nei cantieri del Piemonte: 10-12 ore di lavoro al giorno
sulle impalcature per uno "stipendio" di 242 euro. La Fillea Cgil: "Non è un
eccezione"
Prove generali di Bolkestein nei cantieri di Torino. Un euro l'ora per
"importare" un manovale dalla Moldavia, attirato con la prospettiva di
guadagnarne 150 euro al mese. La storia di Vladimir non è così singolare come
sembra, però. E' una delle tante denunciate dalla Fillea Cgil che sulla piaga
dei nuovi schiavisti all'ombra della Mole sta raccogliendo un voluminoso
dossier. Il segretario degli Edili Gianni Pibiri racconta: «Siamo ormai oltre
ogni livello possibile di illegalità. Abbiamo ditte, che lavorano anche in
centro in cantieri importanti - e che denunceremo con i nostri avvocati - che
non danno mai una busta paga regolare, che non pagano secondo il contratto, che
non rispettano orari e diritti, per non parlare della sicurezza». A scorrere la
documentazione della Fillea Cgil sembra di trovarsi di fronte proprio agli
"allegati" della direttiva Bolkestein, in procinto di essere discussa, peraltro,
nel corso della plenaria del parlamento europeo: paghe da 5 euro all'ora o
addirittura da tre sono all'ordine del giorno a Torino e in pronvicia.
Il compenso regolare si aggira invece intorno ai 10 euro l'ora. Continua Pibiri,
che alcuni giorni fa ha denunciato la situazione degli edili torinesi sulle
pagine della "Stampa": «Nessuno si domanda come sia possibile che stia dilagando
il part time nell'edilizia? Si è mai visto un cantiere con le persone che
lavorano dalle 8 alle 12 come in un asilo? E questo accade in estate quando
tutti sanno che il settore tira al massimo». E' il trucco della paga a metà. Il
lavoratore viene registrato come part-time ma arriva a lavorare in realtà fino a
dieci-dodici ore al giorno, sabato compreso. Vladimir l'ha provato sulla propria
pelle. Alla fine del mese si è ritrovato 242 euro per 240 ore di lavoro
effettivo. Lui a protestare ci ha provato. I suoi datori di lavoro gli hanno
promesso che gli avrebbero dato 700 euro, cioè tre euro all'ora. Ma quei soldi
non sono mai arrivati.
Il giochino è semplice. Ci sono molte ditte italiane che aprono una "filiale"
nei paesi dell'Est europeo. Con un semplice annuncio su un giornale locale
attirano lavoratori stranieri promettendo un salario di 150-200 euro. Per il
livello di vita di quei paesi rappresenta una cifra dignitosa. Una volta in
Italia il Vladimir di turno viene sistemato in una stanza con altri suoi
connazionali e così tra affitto e spese varie non rimane nulla da mandare a
casa. «Molti rientrano, altri decidono di rimanere perché non potrebbero
sopportare la vergogna di tornare a mani vuote - racconta Pibiri. Rimangono, ma
a quel punto diventano facilmente ricattabili dai datori di lavoro».
Con il trucco del falso part-time l'azienda incassa un risparmio complessivo sul
costo del lavoro di circa il 50%, grazie anche al fatto che una parte del
compenso viene erogata in nero. «In questo modo il lavoratore matura una base di
calcolo insignificante per tutte le altre voci della busta paga», conclude
Pibiri.
Tra gli altri, anche la storia di quattro marocchini che dopo una estenuante
trattativa erano riusciti ad ottenere sette euro l'ora, salvo poi essere
lasciati a casa il giorno dopo perché nel frattempo una piccola squadra di
Ucraini aveva accettato di lavorare a 5 euro.
Il sindacato lo chiama "il mercato della carne". E si capisce anche perché. Per
tanti Vladimir che escono allo scoperto trovando nella disperazione chissà come
la forza di parlare, tanti altri scelgono la via la muta sopportazione. Qualche
tempo fa qualcuno lanciò l'idea di tutelare chi si espone concedendo il permesso
di soggiorno. Con questo governo di centrodestra, leghista e xenofobo, è
impossibile passare all'applicazione pratica.
Fabio Sebastiani
Liberazione 30 ottobre 2005
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