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La Fillea Cgil su Protocollo formazione sicurezza.

Relazione Enzo Petruzziello a Iniziativa su sicurezza

 

 

Firmato un protocollo d’intesa tra il Vice Presidente della Regione Campania Ass. ai lavori pubblici Antonio Valiante, l’Assessora al lavoro e alla formazione Adriana Buffardi, la Fillea Cgil, Filca  Cisl Feneal Uil, nelle persone dei Seg. Regionali , Vincenzo Petruzziello, Ceres Gerardo e Correale Emilio, l’Associazione Regionale dei Costruttori e i Comitati Tecnici Paritetici delle province campane.

L’obbiettivo è di fornire, attraverso la formazione, ai lavoratori del settore  quel Know How necessario a prevenire morti come quelle di Iacomino e Tricarico, che ancora oggi sono tragicamente di attualità.

L’accordo, che riguarderà circa 2600 lavoratori, potrà contare su uno stanziamento di 889.500 euro, provenienti dai fondi POOR, prevede un bando Regionale di 20 corsi di 400 ore per responsabili e del servizio di prevenzione e protezione, 10 corsi per addetti all’emergenza e al pronto soccorso di 200 ore e un pacchetto di 240 ore di formazione per i lavoratori.

Al termine dei corsi è previsto un convegno ed una verifica finale che valuterà l’operato.

È una prima risposta positiva delle istituzioni all’emergenza della sicurezza sul lavoro in Campania, che da tempo come sindacato denunciamo.

L’obbiettivo è quello di avviare una formazione permanente strutturata per rafforzare la prevenzione sui cantieri e far crescere tra tutti gli addetti ai lavori la cultura della sicurezza.

Rappresenta per noi un primo passo verso una maggiore sinergia tra sindacati , sistema d’impresa e istituzioni, che darà certamente più consapevolezza circa i rischi che si possono correre se non si rispettano le regole.

 

Napoli 12/10/2004   

 

Segretario Fillea Cgil Regionale Campania

                  Enzo Petruzziello

 

 

 

 

 

Napoli. Iniziativa sulla sicurezza

 

Relazione Di Enzo Petruzziello, Segretario Generale Fillea Campania

L’incontro di oggi era stato pensato precedentemente alle cronache drammatiche di questi giorni. Le due morti accadute nei giorni scorsi ripropongono la piaga delle morti bianche, degli incidenti sul lavoro come dramma quotidiano su cui dobbiamo tutti riflettere e mobilitarci per trovare le risposte giuste.

Due morti sul lavoro in Campania in pochi giorni, 4 morti al giorno in Italia segnalano una drammaticità della situazione a livelli non più sostenibili.

Ci aspettiamo, dopo questi fatti drammatici una presa di posizione seria e costruttiva da parte di tutti i soggetti interessati alla questione della sicurezza;  innanzitutto da parte degli imprenditori serve una iniziativa che affronti il problema alla radice e con coraggio.

Vogliamo ringraziare il Prefetto Profili che nei giorni scorsi ha attivato un tavolo con tutte le parti sociali e le istituzioni per affrontare in maniera urgente la situazione che si è venuta a creare; e vogliamo ringraziare anche il sindaco Iervolino che proprio stamattina ha convocato un incontro per affrontare la questione per il territorio napoletano.

Speriamo solo che l’attenzione a questi argomenti non sia alta solo in questi momenti drammatici, ma che venga affrontato in maniera organica e stabile anche per il futuro.

Non serve dire che non è solo l’edilizia il settore a rischio. In edilizia la mancanza di sicurezza e di tutela della salute è più grave che altrove. Lo dimostrano i dati emersi dall’incontro in Prefettura a Napoli, in cui si afferma che nove imprese su dieci non sono in regola con le prescrizioni e le norme sulla sicurezza.

Noi non vogliamo dire che siamo all’anno zero. Sappiamo bene che in questi dieci anni dall’entrata in vigore del D. Lgs 626 molti passi in avanti sono stati fatti. Stanno lì a dimostrarlo i dati dell’INAIL, sia per quanto riguarda gli incidenti mortali che per quanto attiene alle percentuali di infortuni. Tra il 2001 e il 2003 gli infortuni nel settore delle costruzioni sono passati dal 103.261 a   105.748 e poi calare lo scorso di nuovo a 103.237 a fronte di un incremento di ore lavorate. In Campania gli infortuni sono 4.133  nel 2001, 3.702 nel 2002 e 3.512 nel 2003; mentre gli infortuni mortali sono stati rispettivamente 332, 317, 316 sempre nel periodo 2001 – 2003, mentre in Campania sono stati 127, 183, 131. Oltre il 33% del numero complessivo dei morti sono in Campania. Sono risultati inquietanti, e noi sospettiamo che essi siano sottodimensionati a causa di una crescita sostanziale del lavoro nero ed irregolare come testimoniano le diverse ricerche condotte in questo periodo in Italia.

Comunque anche se buoni, il risultato non è sufficiente. Gli infortuni restano ancora alti; e in edilizia sono spesso mortali ed invalidanti e comunque non sono accettabili dal punto di vista etico e sindacale.

Per questo vogliamo ragionare oggi sul cosa fare, in concreto, per garantire maggiore sicurezza e tutela della salute sui posti di lavoro.

Vorrei ricordare che nel luglio del 2001 come FLC facemmo un grande sciopero, che ebbe la partecipazione convinta di migliaia di lavoratori. Alcune cose sono state fatte; altre sono rimaste lettera morta.

Noi vogliamo rilanciare la questione sicurezza ponendola al primo posto della nostra agenda di lavoro, delle nostre attività.

Per questo, subito dopo gli incidenti occorsi a Francesco Iacomino e a Nicola Tricarico abbiamo chiesto al Prefetto un incontro urgente per affrontare la situazione in maniera organica. Sappiamo che lo scorso anno, per impulso della Conferenza Stato – Regione si sono create squadre di Ispettori dei diversi enti che si occupano di sicurezza per visitare i cantieri della regione in maniera diffusa. Poi non se ne è saputo più niente. Noi proponiamo di rendere stabili tali gruppi, pensiamo a vere task force di Ispettori del lavoro, di funzionari dell’ASL e di ispettori dell’INAIL in grado di dividersi i ruoli e di visitare a tappeto l’intera regione. E chiediamo anche che le Prefetture siano la cabina di regia di questa operazione. Pensiamo cioè ad un tavolo di monitoraggio e di impulso nelle diverse prefetture in grado di coordinare e di mobilitare le risorse che abbiamo. Un tavolo che veda impegnate tutte le istituzioni che si occupano di sicurezza, in collaborazione con le forze sociali.

Sappiamo che vi sono lamentele da parte di questi enti che denunciano la carenza di organico. E non sottovalutiamo tutto ciò, ma non può essere l’elemento che ci impedisce di avviare una verifica diffusa sul territorio. Certo non aiuta il D. Lgs del governo, in cui si è deciso di dare agli ispettori un ruolo sostanzialmente di consulenza. E’ sbagliato. Lo Stato deve colpire gli imprenditori fuorilegge, i senza scrupolo che pensano solo all’arricchimento personale.

E pensiamo anche che si debba affidare, in concerto con le task force, sopra richiamate un ruolo più incisivo ai nostri CPT. Un ruolo più forte che parta dalla constatazione che essi sono gli unici enti bilaterali sul tema della sicurezza che esistono e funzionano. Chi più chi meno. Ma dalla loro istituzione sul territorio ad oggi molti passi in avanti sono stati fatti e molta attività è stata messa in cantiere. Noi rivendichiamo la bontà del loro funzionamento, ma pensiamo che possiamo fare ancora meglio. A partire dal coordinamento tra l’attività di vigilanza degli enti e quella di consulenza ed informazione dei CPT. Valutiamo insieme come è possibile impegnare i nostri enti bilaterali al meglio, facciamogli svolgere un ruolo di filtro e di indirizzo; insomma creiamo sinergie tra gli operatori della sicurezza.

Per questo, e lo diciamo soprattutto al Prof. Menegozzo, pensiamo che il coordinamento regionale tra tutti gli enti previsti dall’art. 27 del D.Lgs 626 debba uscire dalla fase di esistenza virtuale per avviare un lavoro serio di attività di coordinamento, di indirizzo di approfondimento delle tematiche della sicurezza. Individuiamo i punti critici, vediamo quali sono le difficoltà; noi saremo sempre al fianco di chi vuole lavorare per creare più sicurezza; per chi vuole dare più dignità ai lavoratori.

Lo diciamo perché, senza fare alcuna demagogia, noi sappiamo che la battaglia per la sicurezza è una battagli non solo sindacale e politica ma anche, e in alcuni casi soprattutto, culturale.

Per questo dobbiamo intervenire sul versante della prevenzione e della repressione. Prevenzione dunque; ovvero siamo convinti che bisogna mettere in rete tutti i soggetti coinvolti, fare sistema, incentivare le imprese con sgravi e con aiuti ad investimenti sicuri; con politiche formative ed informative adeguate. Sappiamo che la 626 imputa all’imprenditore i costi di queste voci, ma riteniamo anche una scelta encomiabile quella di destinare ingenti risorse, come ha fatto l’assessorato regionale alla formazione, adesso, e l’INAIL precedentemente, a queste attività. Noi siamo al loro fianco e pensiamo che si possa e si debba fare una attività capillare per coinvolgere la gran parte delle imprese e dei lavoratori.

Ma sappiamo anche che non tutti sono disponibili a lasciarsi coinvolgere in tali attività.

E allora bisogna reprimere, reprimere, reprimere.

Per questo chiediamo il tavolo in Prefettura, ma anche una legge regionale più stringente sui temi della sicurezza e della lotta all’evasione. Perché le due cose sono intrinsecamente connesse. Laddove c’è lavoro nero c’è lavoro insicuro e viceversa.

Per questo proponiamo di dare maggiore cogenza a tutte una serie di norme nelle legge regionale sugli appalti che portino anche alla rescissione dei contratti e alla denuncia alla magistratura degli imprenditori più spregiudicati, e alla sospensione della certificazione SOA per la partecipazione alle gare di appalto.

Riteniamo che si debba chiudere l’iter della legge prima della scadenza della legislatura regionale. Sarebbe una iattura se dovessimo iniziare tutto daccapo. E per tale motivo pensiamo di chiedere un incontro tra l’Assessore ai lavori pubblici Valiante e le tutte le Organizzazioni Sindacali per valutare a che punto è l’iter della legge e per avanzare ulteriori proposte.

Serve un patto tra imprenditoria, forze sindacali ed istituzionali per garantire la effettiva sicurezza sui luoghi di lavoro.

Già oggi avremmo alcuni strumenti. Penso al coordinatore esecutivo della sicurezza. Una figura cardine per l’applicazione delle norme sulla sicurezza, con grandi poteri che spesso non esercita. Riteniamo che vada affrontato un confronto con le stazioni appaltanti, per far sì che i coordinatori alla sicurezza, consultino effettivamente, come indica la norma, gli RLS o RLST e in loro mancanza le organizzazioni territoriali.

Bisogna far in modo che essi non ripetano l’esperienza dei direttori dei lavori. Ne hanno la possibilità, le funzioni, le competenze. Bisogna esercitarle e bene. Fino ad oggi sia i coordinatori per l’esecuzione dei lavori sia i direttori dei lavori non hanno svolto alcun ruolo sostanziale. Spesso, o non sono affatto presenti sui cantieri o si limitano a verificare il corretto avanzamento dei lavori senza alcun interesse per lo svolgimento sicuro e in piena regola dei diritti dei lavoratori.

Sono i comuni e gli enti appaltanti a dover svolgere un controllo effettivo su questi tecnici; sono essi che li nominano ed essi devono sovrintendere al loro lavoro, garantendo che gli oneri per la sicurezza siano effettivamente spesi.

Per questo ci aspettiamo molto dall’incontro con la Iervolino e dall’incontro con gli altri enti appaltanti.

Infine una riflessione strategica. Noi abbiamo lanciato come Fillea l’obiettivo del cantiere di qualità.

Un cantiere di qualità è un cantiere sicuro con professionalità adeguate, e regolarità salariali dirette ed indirette. Un cantiere sicuro è un cantiere dove la concertazione tra imprese e lavoro è pane quotidiano, dove c’è profitto adeguato e tutela e sviluppo del lavoro e della sua professionalità. Per questo abbiamo chiesto, al di là delle sperimentazioni previste dal Ministero, che il DURC sia adottato in tutte le province campane. Noi pensiamo ad un confronto nei prossimi giorni con gli imprenditori, con le Prefetture e con gli enti interessati per valutare anche in Campania tale possibilità. Per noi avviare il DURC anche in Campania è un modo concreto di avviare il cantiere di qualità.

Ma dobbiamo fare la nostra parte anche autonomamente. In Lombardia le parti sociali hanno sperimentato, e crediamo che sia una giusta iniziativa, il bollino blu. Si tratta di un marchio dato a quelle imprese che avviano con tutti gli enti bilaterali del settore un rapporto positivo e continuo. Laddove esse si impegnano a chiedere visite del CPT trimestrali, a fornire ai loro lavoratori la formazione necessaria e continua, laddove versino regolarmente i contributi alla cassa edile e agli enti previdenziali si rilascia tale bollino. E’ un modo concreto per far crescere quel cantiere di qualità cui auspichiamo.

Ecco pensiamo che cultura della sicurezza, cultura imprenditoriale innovativa e relazioni industriali corrette siano nessi inscindibili di una battaglia sindacale da far progredire nei prossimi mesi e nelle prossime stagioni contrattuali. Avvieremo con gli altri sindacati di categoria un confronto per arrivare a definire impegni comuni su tutto il problema della sicurezza. UN confronto non difficile visto che nel luglio 2001 abbiamo unitariamente svolto uno sciopero regionale. E dalla Campania ci sentiamo di lanciare un’ appello affinché tale questione sia messa in cima all’agenda del sindacato nazionale, non escludendo la mobilitazione generale di tutto il mondo del lavoro. Una mobilitazione che incalzi il governo su tutte le vicende aperte, dalla Merloni al Testo Unico sulla sicurezza dove i segnali sono inquietanti e tutti nel segno di un ridimensionamento delle garanzie.

 

 

Napoli, 12/10/04

 

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