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Ancora una morte annunciata Un giovane di appena 17 anni perde la vita cadendo dal settimo piano. E’ ancora lunga è la strada per l’affermazione della legalità, della qualità e della sicurezza
Ancora una morte bianca sui cantieri edili della provincia di Napoli. Una morte annunciata! In occasione dello sciopero della categoria svolto lo scorso 22 luglio, a seguito dell’ennesimo infortunio mortale sul cantiere del Rione Terra opera finanziata da fondi nazionali e comunitari, abbiamo denunciato con forza una caduta grave e preoccupante di tensione e d’attenzione, sul tema della sicurezza, da parte delle Istituzioni e del sistema d’impresa, quasi a ritenere il fenomeno ormai “fisiologico” del settore. E’ evidente che non bisogna arrendersi a questa conclusione. Un compito nostro immediato: come diamo continuità e vigore a questa nostra battaglia, a questo nostro “assillo quotidiano”. La morte prematura del povero Ciro Leonardo, aveva solo 17 anni, un giovane “operaio”, lo virgoletto, solo perché credo che a quest’ età si debba andare a scuola e poi magari uscire con la ragazza, e invece aveva scelto il cantiere per non cadere nelle tentazioni di “guadagni veloci”, (ma può essere questa l’unica alternativa in un’area a forte degrado sociale ed ambientale?), conferma tutta intera l’analisi di un settore che presenta al suo interno meccanismi degenerativi che ci dicono che ancora lunga è la strada per l’affermazione della legalità, della qualità e della sicurezza. Il giovane è caduto dal settimo piano di un edificio per il quale si stava effettuando un’impermeabilizzazione, nell’ambito della legge 219/81 (la legge post-terremoto ndr) gestita dal Comune di Caivano, un comune a nord di Napoli dove passa la tratta napoletana dell’Alta Velocità, sulla quale abbiamo denunciato, di recente, un abbassamento grave dei livelli di qualità, di sicurezza e dei diritti di chi lavora in quei cantieri tra Caivano ed Afragola. Un lavoro, pubblico quindi, affidato ad un’azienda la quale a sua volta lo ha riaffidato ad una “ditta individuale” (un cottimista) a condizioni economiche stracciatissime. Quindi operai assunti a nero e sicurezza pari allo zero. Ma che fanno i Direttori dei Lavori e i Coordinatori alla Sicurezza? Assicurare alla giustizia i responsabili. Questo è il contesto dentro il quale si è consumato l’ennesimo tributo alla lunga catena di morti sui cantieri. Senza rischiare la facile retorica, avverto tutta intera una “stanchezza morale e un disagio profondo” dover commentare, con una cadenza impressionante ed agghiacciante, i morti sui cantieri. Penso altresì, però, che mai debba essere abbassata la guardia, anche della denuncia, e mai ritenere superflua l’indignazione (trovo appropriatissime le parole di Padre Pizzuti a proposito della sconfitta della civiltà, quando muore un ragazzo di 17 anni per lavoro). Vorrei ogni tanto parlare di sviluppo, quello vero, di lavoro senza aggettivi, dell’Ospedale del Mare che parte, di Bagnoli che da lavoro, di Napoli Est ristrutturata e riconsegnata ai napoletani, di un Centro Storico che vada oltre il Progetto Sirena, di Scampia e del destino dei suoi giovani, non solo per dire che ci sono i progetti, ma per “contare” le nuove assunzioni, quelle vere, un indotto sano che decolla, ragionare su come mettere in sicurezza i cantieri con l’ausilio degli Enti preposti alla prevenzione come il CPT, le ASL, magari prima che aprano i cantieri, altrimenti dopo è tutto più difficile, di formazione continua e di base (il povero Ciro quel mestiere non sapeva neanche che esistesse). Ecco di questo si dovrebbe parlare e non di vite spezzate. Siamo di fronte, invece, ad un processo regressivo, i controlli sono inadeguati, e a volte inefficaci, manca qualsiasi coordinamento tra gli enti sul piano della prevenzione e della repressione e scarse sono le risorse a disposizione. E il governo pensa bene di ridurre gli Ispettori nel Mezzogiorno e a Napoli. I protocolli sulla sicurezza e sul lavoro nero, stipulati in tante realtà della provincia di Napoli, a volte faticosamente, sono di fatto disattesi. Le imprese continuano a ritenere le regole e la sicurezza impacci e variabili indipendenti dal lavoro e dal cantiere. Mentre si estende sempre di più l’area del lavoro grigio. La politica dei blitz e dei controlli a campione e a sorpresa, è fallimentare e ha fatto il suo tempo. E’ inquietante l’allarme lanciato dal Coordinamento Antiracket, sul tasso di permeabilità del settore alla malavita organizzata e non e alla interposizione imprenditoriale della camorra nella filiera degli appalti,dei subappalti e forniture. Occorrono,di contro, politiche di sostegno forti ed efficaci (mi domando che fine hanno fatto i corsi di formazione e d’informazione banditi dalla regione Campania, quasi 900.000 Euro da impegnare sulla sicurezza sui cantieri edili), sul versante della prevenzione, ma anche su quello della qualificazione delle imprese, per dare strutturalità ad un sistema frantumato, quasi l’85% delle aziende non supera i 4 addetti (dati Cassa Edile). Riproponiamo tutta intera la piattaforma posta a base dello sciopero del 22 luglio u.s. e su quella intendiamo chiamare alle proprie responsabilità Istituzioni, Enti e Associazioni Imprenditoriali. Piena applicazione delle norme e dei vincoli della 626 e 494, contrasto alla precarietà e alla destrutturazione del settore, piena affermazione della legalità giuridica e contrattuale, revoca degli affidamenti in caso di inadempienze, Osservatorio Provinciale sul settore, approvazione rapida della legge regionale sugli appalti e sulla sicurezza e attivazione del DURC.
Napoli 27 settembre 2005
Gianni Sannino Segretario Generale Fillea CGIL-Napoli
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