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ANCORA LUTTI NEI CANTIERI EDILI MOLISANI

 

Occorre uno sforzo eccezionale di tutte le istituzioni per porre fine allo stillicidio di infortuni gravi che funestano il settore delle costruzioni nella nostra Regione

 

 

Ancora una volta dobbiamo piangere la morte sul lavoro di un operaio edile molisano, Michele Fattaccio di soli 26 anni, travolto dal crollo dell’altare di una Chiesa di Agnone, alla cui ristrutturazione stava lavorando. Al di là delle responsabilità specifiche per questa ennesima tragedia, che compete all’Autorità Giudiziaria accertare e sanzionare, rimane per tutta la categoria e per noi che la rappresentiamo la rabbia per non essere riusciti a fare quanto necessario per evitarla.

Non è accettabile che un giovane padre di una bambina di soli quattro anni, uscito di casa per guadagnare onestamente il suo salario, non debba più farvi ritorno lasciando una famiglia nella disperazione più atroce e alle prese con gravi problemi per il suo futuro. Queste parole possono sembrare retoriche; purtroppo, però, sono la pura e semplice rappresentazione di una realtà che, sul nostro territorio, si ripete senza molte varianti con terribile ed angosciante frequenza.

Sinceramente non ce la sentiamo più di accettare con fatalismo questo stato di cose, che fa pensare alla rappresentazione di un teatro di guerra, al quale l’industria delle costruzioni non deve in nessun modo avvicinarsi.

Abbiamo, infatti, la ferma convinzione - non soltanto la speranza - che tutto ciò possa essere evitato e che si debba mettere in essere una inversione di tendenza che, coinvolgendo tutti i soggetti impegnati nella realizzazione del processo costruttivo edile, ponga al centro dell’attenzione la vita umana al primo posto, con la consapevolezza che tutti gli sforzi e tutti gli apprestamenti per la tutela della salute dei lavoratori sono fondamentali ed indispensabili; in nessun caso essi possono essere considerati un costo inutile e superfluo.

Ormai le normative nazionali e comunitarie in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro sono diventate stringenti e molto ben articolate; esse, tra l’altro, per i lavori pubblici garantiscono alle imprese il rimborso di tutte le spese sostenute per la prevenzione degli infortuni, non consentendo che vengano praticati ribassi per quei costi.

Da parte delle organizzazioni sindacali - la nostra è in prima linea su questo fronte – c’è il massimo impegno e viene esercitata la pressione più forte ed assidua perché le normative in vigore siano rispettate non soltanto nella forma, ma soprattutto nella sostanza.

Gli organismi paritetici del settore (come il CPT regionale), su nostra proposta, curano la diffusione tra i lavoratori e le imprese di materiale informativo e propagandistico, effettuano le visite mediche d’idoneità e la formazione di base per i lavoratori, per i Responsabili del Servizio di Prevenzione e Protezione, per i Rappresentanti dei Lavoratori e per gli Addetti alle Emergenze; con notevoli oneri per gli Enti distribuiscono, inoltre, a tutti gli operai delle imprese iscritte alla Cassa Edile e alla Edilcassa del Molise i Dispositivi di Protezione Individuale (caschi, tute, scarpe antinfortunistiche, ecc.) e cercano in ogni modo di diffondere – a tutti i livelli – quella “cultura della sicurezza” che è alla base di qualsiasi politica prevenzionistica.

Proprio di recente siamo riusciti a livello nazionale ad ottenere il DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva) ed ora stiamo organizzandoci per attuarlo a livello regionale. Si tratta in questo caso di un potente strumento che, non solo, tutela il rispetto dei diritti dei lavoratori sotto il profilo contrattuale e di legge, ma è anche un potente deterrente contro quelle imprese scorrette che ritengono di poter lucrare risparmiando sulle misure di sicurezza nei cantieri, operando in questo modo una concorrenza scorretta nei confronti degli onesti.

Il sindacato, ancora, è riuscito ad imporre la presenza, nella proposta di legge in materia di Lavori Pubblici predisposta dalla Giunta Regionale, di norme specifiche per la tutela della salute dei lavoratori, tra cui l’istituzione di un apposito organismo d’indirizzo e controllo oltre che le visite e la consulenza nei cantieri da parte dei locali CPT. Tutto ciò, però, non basta; non ci sentiremo appagati fino a quanto non saremo riusciti a vedere su ogni cantiere l’adozione delle misure di sicurezza più rigorose.

Siamo convinti che per arrivare a ciò, che sicuramente sarebbe un segnale di civiltà e di maturità per la nostra comunità regionale, occorre lo sforzo di tutti, istituzioni ed organizzazioni rappresentative delle parti sociali insieme ad imprenditori, tecnici e lavoratori, che devono considerare, con una nuova sensibilità,  la sicurezza come problema centrale e lanciare nei confronti di se stessi una sfida per riuscire ad azzerare del tutto gli infortuni gravi.      

 

 

                                                                                              Per la Segreteria

                                                                                         (Domenico di Martino)

 

 

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