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Venafro. Convegno su legalità nel settore delle costruzioni

Il rispetto della legalita’ per un cantiere di qualita’.Una proposta della Fillea Cgil per la crescita e la modernizzazione dell’industria delle costruzioni nel Molise

 

 

Relazione di Michele  Carlucci, Segretario territoriale  della Fillea di Campobasso

 

Il tema che andiamo ad affrontare in questa circostanza è uno dei più interessanti e dei più impegnativi tra quelli che attengono allo sviluppo di un territorio e alla sua crescita economica e sociale.

Infatti, da sempre l’industria delle costruzioni ha svolto, nel bene e nel male, un ruolo particolarmente rilevante come strumento per influenzare il ciclo economico accentuando le spinte di ripresa o contrastando le fasi sfavorevoli.

Ciò sia per la capacità di distribuire in tempi rapidi reddito ed occupazione in ampie fasce della società e del territorio che il comparto indubbiamente ha, sia per l’effetto positivo che la realizzazione di infrastrutture può esercitare anche in altri settori produttivi stimolandone la crescita e gli investimenti, sia ancora per l’azione psicologica rassicurante che sicuramente deriva dalla prospettiva di attuazione di un programma di sviluppo infrastrutturale.

Peraltro, l’edilizia – proprio per le sue caratteristiche di accentuata dinamicità e per la fitta rete di relazioni e interdipendenze tra pubblici poteri e operatori economici che si determinano e si rendono necessarie – diventa uno dei settori più a “rischio” con la possibilità di comportamenti deviati, contrari alle norme di diritto, potenzialmente pericolosi per la convivenza sociale e fonte di grande sperpero di risorse pubbliche.

Da qui l’attenzione continua rivolta al settore, le polemiche che si sviluppano in merito alle varie iniziative, il proliferare di norme spesso estemporanee e fra loro mal coordinate e gli scandali che periodicamente scoppiano in relazione a comportamenti scorretti messi in essere da soggetti a vario titolo coinvolti nel processo di programmazione, finanziamento, progettazione e realizzazione di opere pubbliche ed anche private, queste ultime comunque sottoposte a vincoli ed autorizzazioni di tipo pubblicistico.

Il momento più eclatante di queste gravi disfunzioni per il nostro Paese indubbiamente è stato il periodo definito di “tangentopoli”, nel quale sono venuti alla luce insieme molti episodi di corruzione e di malgoverno che hanno evidenziato i gravi limiti e le distorsioni del sistema degli appalti e del rilascio delle autorizzazioni, lasciando nello sconcerto e nella sfiducia larghi strati dell’opinione pubblica e dei cittadini comuni, ignari della perversità dei rapporti tra politici ed imprenditori e della grande diffusione dei fenomeni distorsivi.

Da quei foschi anni, dopo un periodo di quasi totale blocco degli appalti determinato da una sorta di “sciopero della firma” da parte dei funzionari pubblici e dalla inevitabile mancanza di certezze derivata dal crollo del sistema che si era creato, si è venuti pian piano fuori con la sofferta elaborazione di una normativa in materia di affidamenti pubblici più garantistica che cercava di incidere in maniera significativa nelle fasi più delicate degli affidamenti e della gestione delle commesse, ponendo una serie di vincoli che impedissero o, quanto meno, limitassero le eccessive discrezionalità e le connesse prevedibili distorsioni.

Certo, il sistema messo in essere dalla legge 109 (la cosiddetta Merloni dal nome del ministro che la portò all’approvazione del Parlamento) non era perfetto, aveva bisogno di aggiustamenti graduali che ne facilitassero l’applicabilità e ne snellissero le procedure senza, peraltro, eliminare quelle garanzie di trasparenza , imparzialità ed efficienza che avevano motivato la “rivoluzione” nel sistema degli appalti.

Invece, purtroppo, l’attenuarsi della tensione morale derivata dalla scoperta delle distorsioni del passato, l’affermarsi di esigenze di tipo diverso e la disinvoltura di questo Governo nell’emanazione, alquanto incoerente, di norme di vario tipo hanno rimesso in discussione il sistema di garanzia creato dalla Merloni attenuandone l’efficacia senza, peraltro, ottenere significativi risultati sul piano della snellezza delle procedure e della velocizzazione dei tempi di realizzazione delle opere.

A ciò si aggiunga la confusione creatasi dopo la modifica del Titolo Quinto della Costituzione, che ha riconosciuto una competenza regionale esclusiva in materia di disciplina delle opere pubbliche, competenza inopportunamente interpretata da qualche Regione come sistema di anacronistica tutela dell’imprenditoria locale dalla concorrenza dei forestieri in palese violazione delle norme e dei principi comunitari e, soprattutto, dell’interesse della collettività ad una crescita effettiva del sistema delle imprese e della sua capacità di competere e di confrontarsi in un contesto sempre più ampio ed aperto.

In questa situazione e tenuto conto delle premesse che necessariamente abbiamo dovuto svolgere, si pone il problema del rilancio del settore delle costruzioni che faccia del rispetto delle regole e della ottimizzazione della qualità degli interventi l’asse portante dello sviluppo e della qualificazione dell’apparato produttivo, che deve perdere le caratteristiche di approssimazione e di non adeguata efficienza che lo pongono ai margini del comparto industriale e lo rendono sempre meno appetibile ai giovani e alla parte più qualificata della forza lavoro.

L’edilizia deve diventare un settore industriale a tutti gli effetti, con un adeguato dimensionamento economico ed organizzativo, una efficiente programmazione delle attività ed una forte moralizzazione dei comportamenti.

In questo è sicuramente fondamentale l’impegno degli operatori economici e delle organizzazioni che li rappresentano, come pure la consapevolezza che soltanto l’applicazione di comportamenti corretti e l’adozione di standard operativi efficienti consentiranno la permanenza e la crescita nel settore mentre saranno fortemente penalizzate “furbizie” e inadeguatezze operative con la progressiva emarginazione delle imprese scorrette, abituate ad accaparrarsi il lavoro con il mancato rispetto delle regole, soprattutto nei confronti della manodopera, e con la scadente qualità degli interventi, a tutto scapito degli interessi della collettività.  

Per giungere a questo risultato - importante e qualificante - è necessario creare e, soprattutto, far funzionare una cornice di “legalità e qualità” che fornisca i parametri e i  modelli di riferimento sia per i funzionari pubblici chiamati a rappresentare le amministrazioni ed interpretare le norme, sia per gli operatori economici, che sicuramente vanno controllati ai fini dell’applicazione delle norme, alle quali sono tenuti, ma vanno anche incentivati adeguatamente “premiando” la loro capacità di essere “regolari”, di investire ed essere innovativi, fornendo ad essi gli strumenti per crescere ed adeguarsi ad un mercato, per il quale sicuramente sono sottodimensionati sotto il profilo finanziario ed organizzativo e che richiede, invece, competenze e professionalità qualificate.

In questa direzione vanno indirizzati tutti gli sforzi e le attenzioni delle amministrazioni e degli enti che istituzionalmente sono chiamati al controllo e di quelli destinati al supporto delle aziende; sul sostegno a queste iniziative va concentrato l’impegno delle forze sociali, anche di quelle rappresentative delle categorie imprenditoriali che non devono avere timore di uscire allo scoperto per denunciare le inadempienze e le scorrettezze di talune aziende e per assicurare forme di controllo più adeguate, perchè tutto ciò andrà a vantaggio della libera concorrenza e dello sviluppo di un modello d’imprenditoria onesto e adeguato ai tempi.

A tal fine risultano estremamente utili e positivi i provvedimenti ottenuti con le iniziative messe in campo dal sindacato per moralizzare e qualificare il mercato del lavoro attraverso il DURC, la Banca Dati delle imprese regolari e di quelle irregolari, la denuncia preventiva delle assunzioni sui cantieri edili, la obbligatorietà della regolarità contributiva anche per i lavori privati; questi sono risultati acquisiti soltanto attraverso la lotta e l’impegno dei lavoratori e dei loro rappresentanti; queste sono armi formidabili per contrastare il lavoro nero nelle sue varie forme, la illegalità tanto diffusa nel settore delle costruzioni, la concorrenza sleale basata sulla violazione delle norme di legge e contrattuali a tutela dei lavoratori: questi nuovi strumenti vanno usati con puntualità ed efficienza per ottenerne il massimo ritorno in termini di efficacia dei risultati.

Come pure hanno acquisito un ruolo fondamentale – per il nostro impegno e per la nostra costanza – gli enti paritetici del settore edile (le Casse Edili, le Scuole Edili e i CPT), ai quali la legge ora giustamente riconosce funzioni di grande valenza sotto il profilo della gestione del mercato del lavoro oltre che della qualificazione e della riqualificazione della manodopera.

In particolare, una funzione delicata ed importante potranno svolgere i Comitati Paritetici per la Prevenzione degli Infortuni e per la Tutela della Salute dei Lavoratori nel diffondere la cultura della sicurezza tra operai, tecnici ed imprenditori e contrastare la purtroppo ancora molto diffusa superficialità nell’applicazione delle misure prevenzionistiche nei cantieri, nonostante che la legge preveda apposite voci di spesa – non soggette a ribasso – per la copertura degli oneri della sicurezza.

Sono questi progressi decisivi per ottenere quella moralizzazione del settore delle costruzioni che è l’elemento chiave e il fattore determinante per assicurarne la crescita e la competitività che, ripetiamo, non può essere realizzata al ribasso, diminuendo artificiosamente i costi e impoverendo la qualità delle opere attraverso la dequalificazione del personale e delle aziende; questa crescita, invece, per essere sostanziale e duratura, va perseguita attraverso la qualificazione del settore che deve realizzarsi con il rispetto della legalità e il continuo miglioramento della qualità dell’organizzazione e della preparazione professionale a tutti i livelli, che necessariamente si riversano sulla qualità e l’affidabilità delle opere realizzate senza aggravi di costi.

In questo modo il settore potrà crescere, tornare ad essere competitivo anche sul piano internazionale, migliorare su piano dell’immagine fortemente compromessa dai comportamenti del passato e attrarre le giovani generazioni, finora restie ad occuparsi in edilizia e, d’altra parte, fondamentali nel processo di rinnovamento che ora si rende necessario. Molta strada è stata fatta, molti risultati che sembravano impossibili sono stati raggiunti; però, naturalmente molto rimane ancora da fare; ciò sicuramente sotto il profilo della gestione delle norme in materia di lavoro, del loro necessario miglioramento  e coordinamento anche ai fini della valutazione della congruità del costo del lavoro, così come pure dell’integrazione e della collaborazione fra enti ed istituzioni preposti alla loro applicazione, elementi fondamentali per la realizzazione dell’auspicato quadro di legalità necessario per il settore.

Però, diventa fondamentale anche l’impegno a migliorare l’impianto complessivo della normativa sui lavori pubblici, negli ultimi tempi sempre più portata ad aumentare la confusione e la deregolamentazione, cose che certo non giovano a migliorare la qualità e non danno prospettive incoraggianti a chi, pur animato da buone intenzioni, si trova a dibattersi in congerie di leggi che lasciano ampi spazi all’approssimazione e alle incertezze, con la possibilità d’inserimento di comportamenti scorretti e prevaricanti.    

 

 

IL MOLISE

 

I discorsi relativi alla “legalità” e alla “qualità” nel settore delle costruzioni acquistano una particolare valenza se riferiti al Molise, regione – come sappiamo - ai confini tra l’Italia Centrale e quella Meridionale, proiettata già da qualche anno fuori dall’area dell’Obiettivo 1 dell’Unione Europea e in pieno phasing out , cioè in fase di uscita dagli incentivi in misura maggiore previsti per i territori più disagiati dell’Europa comunitaria.

Sulla base di parametri evidentemente scarsamente rappresentativi della realtà economica e sociale del territorio la Regione è stata considerata già in avanzata fase di decollo economico e per questo motivo parificata, ai fini delle agevolazioni sugli investimenti, alle zone più sviluppate del Centro Italia.

Invece, in contraddizione con tutto ciò, con l’avanzare di una diffusa crisi economica e produttiva coincisa con l’allargamento dei mercati comunitari e negata soltanto dal Presidente Iorio , il Molise sta vedendo ridursi in maniera significativa la produzione nei propri impianti fissi con prospettive assai preoccupanti per il futuro; né si può sperare in un ripensamento della UE tenuto conto dell’esigenza di Bruxelles  di favorire con gli investimenti l’integrazione economica, produttiva e sociale degli Stati dell’Est europeo di più recente acquisizione comunitaria.

In questo contesto così poco rassicurante assume particolare rilevanza la crescita e la modernizzazione della locale industria delle costruzioni, che da sempre assicura ai molisani una fetta consistente del PIL regionale oltre che garantire occupazione e reddito a larghi strati della popolazione.

Inoltre, la Regione presenta un gap infrastrutturale di consistente entità sia in termini di quantità che di qualità, considerata l’obsolescenza della maggior parte delle dotazioni realizzate progettate in larga misura verso la metà del secolo scorso e dimensionate sulle esigenze produttive e civili di quel periodo.

Soltanto un sistema imprenditoriale dell’edilizia efficiente e corretto può concorrere, insieme ad un adeguato programma straordinario d’investimenti, a ridurre tale handicap  che attualmente preclude qualsiasi speranza di “accorciare le distanze” dalle zone più progredite del Paese, evitando colonizzazioni industriali degne di altri tempi.

Ma il locale sistema delle imprese denota ormai da diversi anni un sensibile affanno produttivo, solo in parte mascherato dagli interventi approssimativi e poco coordinati per la ricostruzione post terremoto e post alluvione, gestiti con la logica dell’emergenza dal Presidente della Regione – Commissario Straordinario Michele Iorio.

Infatti, sono molte le aziende anche “di tradizione” che hanno chiuso i battenti intorno alla fine degli anni ’90, molte ancora sono quelle che sopravvivono malamente e non riescono a programmare il loro futuro; manca del tutto una programmazione degli interventi e, soprattutto, nell’ultimo periodo si è nuovamente diffusa la logica clientelare della ricerca del rapporto diretto con il politico di turno per mantenere in piedi un’attività che ha ben poche possibilità di espandersi e svilupparsi.

Le cause di questa situazione, che – è bene ripeterlo – risulta assai preoccupante per una realtà economica assai deteriorata come quella molisana, sono da ricercarsi nella ridotta dimensione aziendale della maggior parte delle realtà produttive, con conseguente inadeguata capacità finanziaria ed organizzativa delle strutture aziendali e la connessa scarsa propensione all’innovazione e agli investimenti, senza i quali non può esserci alcuna prospettiva di sviluppo o di espansione in altri territori, che pure potrebbe risultare interessante.

A queste lacune del sistema imprenditoriale non è posto alcun rimedio da parte della Pubblica Amministrazione che pure avrebbe tutto l’interesse a valorizzare un patrimonio professionale e produttivo di tutto rispetto, che però si sta progressivamente impoverendo con la fuoriuscita dal mondo del lavoro delle vecchie generazioni non sostituite in maniera adeguata dai giovani spaventati dalle prospettive poco incoraggianti per il futuro, dalla confusione del sistema, dalla scarsa qualità della maggior parte delle strutture aziendali e dall’insufficiente rispetto delle norme di legge e contrattuali in materia di lavoro.

Proprio per queste ragioni e per valorizzare quel patrimonio culturale e di lavoro posseduto, significativo nel limitato contesto produttivo della nostra Regione, sarebbe importante svolgere un’azione pianificata e coordinata con tutti i soggetti interessati finalizzata a chiarire e semplificare le norme in modo da applicarle in modo uniforme e costante per tutti; cercando nel contempo di isolare ed emarginare quei soggetti scorretti che inquinano il mercato penalizzando le imprese che cercano di competere rispettando le regole, imprese queste ultime che andrebbero incentivate con adeguate “norme premiali”.

 

Va chiarito a questo riguardo che , anche se nel Molise e nel settore dell’edilizia in particolare non si registrano i fenomeni di grande criminalità che caratterizzano altre realtà anche limitrofe rispetto al nostro territorio, pure sarebbe necessario concentrare gli sforzi per diffondere quel principio di rispetto e valorizzazione diffusa della “legalità” anche nei comportamenti più semplici che servano a “normalizzare” il settore delle costruzioni, rendendolo più trasparente e più sicuro per gli operatori.

Accanto a ciò e ad una politica di controlli non oppressiva, ma efficace, che renda credibile l’applicazione delle norme, andrebbe perseguita un’azione di sostegno del sistema delle imprese, che ne valorizzi i punti forza e ne attenui le debolezze; ciò attraverso incentivi mirati per la creazione di consorzi, anche in forma stabile, per attenuare il deficit dimensionale, per migliorare la professionalità degli addetti, per favorire l’accesso di capitali privati (che pure non mancano) ai programmi d’infrastrutturazione del territorio, per rendere più facile l’acquisizione di commesse fuori dal territorio regionale.

Invece, al di là di periodiche rassicurazioni di circostanza e di poco attendibili liste di lavori da eseguire non si sa quando, né con quali fondi, il Governo Regionale persegue una politica tutta diversa che sicuramente dei concetti di diffusione della legalità e della qualità non tiene molto conto.

Si veda, al riguardo, la insensibilità dimostrata nell’applicazione anticipata del DURC ai lavori della ricostruzione, da noi proposta all’indomani del terremoto e dell’alluvione sulla scorta dell’esperienza maturata in altre realtà territoriali, accettata a parole da Iorio e mai concretamente attuata.

Si veda la pervicacia della Giunta Regionale e dello stesso Presidente nell’evitare di ripristinare la funzionalità della Consulta Regionale dell’Edilizia, organismo di concertazione previsto da un apposito Protocollo d’Intesa mai smentito, che nel periodo più bui della crisi del settore tanti risultati positivi aveva prodotto.

Si veda anche la volontà di mantenere in piedi, nonostante le censure dell’Unione Europea, per i lavori di ricostruzione le procedure dell’emergenza che si giustificano soltanto nell’immediato seguito delle calamità naturali e che assumono connotati prettamente clientelari comportando elevata, anzi si può tranquillamente dire, eccessiva  discrezionalità ed il rischio conseguente di comportamenti non corretti e di scarsa qualità degli interventi.

Si veda ancora la mancanza di sensibilità della Giunta Regionale per qualsiasi confronto serio con le forze sociali e con le organizzazioni rappresentative della società civile sui temi dello sviluppo e degli investimenti, per i quali – oltre a trionfalistiche dichiarazioni di ottimismo – si preferisce una gestione verticistica e clientelare.

In ciò favorita da censurabili atteggiamenti di una parte degli imprenditori edili molisani alla ricerca più del favore personale che dell’affermazione del loro ruolo nella società molisana. 

Contro questi comportamenti dobbiamo lottare e richiamare l’attenzione dei lavoratori, degli imprenditori (o, almeno, della parte più attenta di essi), di tutta l’opinione pubblica; perché questi comportamenti, oltre a non giovare in alcun modo all’immagine della nostra Regione e a porsi in contrasto con l’esigenza di trasparenza e di correttezza che viene da tutta la parte sana della popolazione, compromettono la possibilità di un futuro di crescita e di sviluppo per l’industria delle costruzioni molisana.

Bisogna levarsi dalla testa che il favore del politico di turno, gli steccati artificiosamente creati a tutela di alcuni e a danno di altri, il vorticoso svilupparsi di procedure emergenziali possano far crescere un settore che, comunque, dovrà sempre confrontarsi con una concorrenza sempre più agguerrita ed attrezzata.

A questo punto, senza cercare scorciatoie che non portano da nessuna parte, è molto più conveniente che la competizione si svolga nel rispetto delle regole, confrontandosi sul piano dell’efficienza e della razionalizzazione delle procedure, avvalendosi di quadri e maestranze qualificate.

In questa maniera si gettano le basi per un sistema imprenditoriale capace e preparato, che può raccogliere le sfide provenienti da altre realtà, anche più consolidate, sul proprio territorio e può portarle anche al di fuori di esso, inserendosi in un mercato assi ricco e potenzialmente senza limiti.

Questo è il nocciolo della proposta che la Fillea CGIL del Molise formula e porta all’attenzione dei lavoratori, della classe politica nel suo complesso, degli imprenditori e delle loro organizzazioni e di tutta l’opinione pubblica molisana: fare dell’industria delle costruzioni una punta di diamante dell’economia regionale, aiutandola a crescere e a rinforzarsi in tutte le sue componenti, sostenendola nel necessario sforzo di innovazione e di adeguamento qualitativo del processo e del prodotto, con l’unico essenziale presupposto della legalità, intesa come diffuso ed integrale rispetto a tutti i livelli delle norme, che vanno razionalizzate e snellite al massimo ed applicate in modo intelligente e corretto da una struttura amministrativa efficiente e proiettata al soddisfacimento dei bisogni del cittadino (sia esso lavoratore, imprenditore o altro ancora).

In tal modo si conseguirà l’obiettivo di realizzare quello che in modo semplice ed emblematico potremmo definire un “cantiere di qualità” nel quale tutti possano lavorare in sicurezza ed applicare la propria professionalità. 

Al fine di raggiungere il risultato sopra definito, di fondamentale importanza sia sotto il profilo strategico e sia sotto quello etico, abbiamo individuato una serie di provvedimenti da approvare  e di azioni, da mettere in essere in modo coordinato e per la cui attuazione dovremo mobilitarci coinvolgendo tutti gli altri soggetti interessati:

 

1.     immediata approvazione della Legge Regionale in materia di Lavori Pubblici  nel testo già sottoposto alle parti sociali, che tra l’altro prevede norme di salvaguardia dei diritti dei lavoratori e per la tutela della loro sicurezza;

2.     riattivazione immediata della Consulta Regionale dell’Edilizia,  con il coinvolgimento diretto dei vertici politici e amministrativi della Regione, delle rappresentanze dei lavoratori e dei datori di lavoro e di quelle degli ordini professionali; si ripristinerà così un tavolo di concertazione specifico per il settore con la possibilità di monitorare costantemente le problematiche  esistenti e di formulare proposte condivise sulle tematiche più importanti;

3.     coordinamento operativo tra le strutture regionali, i responsabili degli enti preposti e le rappresentanze delle forze sociali per un controllo costante della corretta applicazione delle norme di legge e contrattuali;

4.     attivazione di una Agenzia Regionale della Sicurezza nei Cantieri Edili con il coinvolgimento degli organismi preposti, delle parti sociali e degli Enti Paritetici, che valuti le problematiche specifiche del settore e formuli proposte per la diffusione della “cultura della sicurezza” fra i datori di lavoro ed i lavoratori;

5.     attivazione di una Agenzia per la Promozione dello Sviluppo dell’Industria delle Costruzioni nel Molise che studi e realizzi iniziative volte a favorire la crescita e la modernizzazione delle imprese molisane (promozione di consorzi ordinari e consorzi stabili, iniziative di project financing, formazione di dirigenti e di quadri, alta specializzazione, lavori all’estero, ecc.);

6.     stipula di Protocolli di Legalità con le principali stazioni appaltanti che operano nella Regione e le organizzazioni imprenditoriali e sindacali, in modo da diffondere e valorizzare modelli di comportamento improntati alla correttezza e alla qualità prevedendo incentivi per la loro adozione.

 

 

 

 

Venafro16 aprile 2005

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