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NON E' IL DURC CHE PROVOCA LA CRISI DELLE IMPRESE EDILI

La lettera di Iorio a Tremonti affronta un aspetto limitato del problema – Necessaria azione comune per fronteggiare la crisi dell'edilizia e i ritardi nei pagamenti

 

Il Presidente Iorio giustamente – e lo diciamo con convinzione perché, contrariamente a quello che qualcuno sostiene, non siamo polemici e astiosi per partito preso – ha protestato con INPS, Protezione Civile e Ministero delle Finanze per l'iniquo trattamento subito dai cittadini del 14 Comuni molisani del “cratere” e dalle imprese che ivi lavorano che stanno subendo danni per le azioni di recupero avviate e per il mancato rilascio del DURC da parte dell'Istituto di Previdenza, in seguito alla troppo restrittiva interpretazione data alla normativa sulla sospensione contributiva nelle zone terremotate. Ciò si aggiunge anche alla discriminazione subita dagli stessi cittadini molisani, che devono restituire l'intero importo dei contributi sospesi, a differenza di quanto avvenuto in altre Regioni, dove in analoghe circostanze ci fu un abbattimento del 40% del dovuto.

Anzi - diciamo di più - il Governatore questa protesta avrebbe dovuto farla prima e in forma più clamorosa, anche coinvolgendo le rappresentanze delle forze sociali e della società civile per “costringere” il Governo centrale a tener conto delle giuste aspettative dei  molisani, per i quali il terremoto prima e, poi, l'alluvione si sono aggiunti ad una situazione di crisi economica e sociale profonda e diffusa.

Quello che, invece, vogliamo evidenziare a chiare note è che il problema del mancato rilascio dei DURC da parte dell'INPS e, conseguentemente, anche dell'INAIL e della Cassa Edile - con la conseguente impossibilità da parte delle imprese edili di riscuotere i crediti maturati - esiste, è grave, però rappresenta solo un aspetto limitato della situazione di crisi di tutto il settore edile molisano che si trova a fare i conti con la mancanza di liquidità delle amministrazioni locali alle prese con i ritardi nei trasferimenti di risorse da parte del Governo e i vincoli del “patto di stabilità”, che non possono applicarsi così rigidamente e ciecamente a situazioni già gravemente compromesse.

Si aggiunga a ciò l'atteggiamento molto prudente - per non definirlo in maniera diversa e giustamente più dura – adottato dal sistema bancario che localmente sta restringendo sempre di più le clausole per la concessione di anticipazioni di credito e avanza sempre più pretese nei confronti degli “affidati”. Tale concorso di circostanze sta privando in modo sempre più penalizzante il sistema delle imprese molisane della necessaria liquidità, con ricadute anche sulla capacità delle aziende di far fronte ai propri impegni nei confronti di dipendenti e fornitori.

Tutto ciò, come si può ben capire, mette in crisi l'intera società molisana, in cui l'edilizia rappresenta – per il reddito che produce e per l'influenza sui settori collegati – il volano più importante per l'economia regionale. Se i lavoratori delle costruzioni e dell'indotto non possono spendere, per la mancata o ridotta erogazione dei salari o, peggio ancora, perché licenziati, è l'intero tessuto sociale, che intorno ad esso vive, ad andare in crisi con conseguenze non interamente prevedibili sulle prospettive future.

Si consideri anche, come da tempo stiamo anticipando - non perché dotati di doti di preveggenza ma perché leggiamo le statistiche e gli studi elaborati a livello nazionale – che in tutta Italia stiamo entrando in un periodo di pesante recessione che, in altre Regioni, ha già determinato un calo del fatturato e dell'occupazione dell'ordine del 2%, come testimoniano anche le associazioni imprenditoriali e gli istituti di ricerca economica.

In queste circostanze, come le stime del passato ampiamente testimoniano, il Molise risente sempre con un certo ritardo dei fattori di crisi che, una volta avviati incidono – però – più duramente su una realtà precaria e meno attrezzata come quella dei nostri territori, soprattutto quelli delle aree interne.

Con prospettive di questo genere e con una situazione generale, che anche a livello nazionale, europeo e mondiale, è estremamente difficile, c'è veramente da preoccuparsi e da rimboccarsi le maniche per trovare tutte le soluzioni ed i rimedi possibili per contenere i danni e fronteggiare la congiuntura.

Lo stiamo dicendo da tempo - senza spirito polemico e senza voler fare le “cassandre” - ma finora non abbiamo raccolto nessuna adesione da parte delle istituzioni e da chi le rappresenta; anzi, siamo stati anche derisi da qualche non troppo attento commentatore, che ci ha voluto attribuire simpatie e appoggi per quelli che lui definiva “palazzinari” e che considerava in grande espansione. Invece, quelli che palazzinari non sono, in quanto principalmente appaltatori di opere pubbliche, purtroppo sono in forte affanno e la loro crisi può riverberarsi pesantemente su tutta la società regionale.

Se ne sono accorte, finalmente, anche organizzazioni datoriali, che fino a poco tempo fa privilegiavano rapporti diretti ed esclusivi con i politici locali, ricercando accordi e collaborazioni che si sono dimostrate inefficaci e poco significative; adesso, invece, sotto la pressione delle difficoltà incombenti, si ricercano quelle sinergie e quegli accordi con le rappresentanze dei lavoratori che in altre stagioni, probabilmente meno critiche di quella attuale, servirono a salvare e rilanciare il tessuto imprenditoriale e produttivo locale.

E' tempo di rinunciare alle posizioni di intransigenza da parte di tutti, anche della “politica”, e di riaprire quel confronto, quel tavolo di concertazione che è lo strumento più efficace nei momenti di difficoltà perché solo con l'accordo e con la mediazione è possibile giungere a scelte, anche impopolari, se sono necessarie per dare una svolta alla situazione.

Ribadiamo, perciò, ancora una volta l'appello a tutti i soggetti interessati per esaminare insieme le problematiche dell'edilizia, con i necessari investimenti e le scelte strategiche più opportune che, garantendo il rispetto della legalità e la correttezza dei comportamenti, servano a far crescere e modernizzare l'industria delle costruzioni molisana.

Potrebbe in questo modo riaprirsi una stagione di speranza e di iniziativa per tutti coloro che gravitano intorno al mondo delle costruzioni e che dal suo rilancio e dal suo definitivo consolidamento come settore produttivo sano ed efficiente possono avere l'opportunità per un'occupazione adeguata ed una sicurezza familiare nella propria terra.

 

Campobasso li 28.11.2008

                                                                                      Domenico di Martino

                                                                                    Coordinatore Regionale

                                                                                           Fillea CGIL

 

 

 

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