>dove siamo  >chi siamo  >Contrattazione  >Documenti  >Dipartimenti  >Agenda  >News  >Uff.Stampa >Mappa sito >Le nostre foto >Valle Giulia >Disclaimer

 

               Stampa questo documento

Lucca

 

 

Attivo provinciale dei delegati della Fillea Cgil della provincia di Lucca

 

Sicurezza e legalità nel comparto delle costruzioni: analisi e proposte.

Palazzo Mediceo di Seravezza – 11 maggio 2007.

 

 

 

 

Relazione di Enrico Profetti -  Segretario Generale della Fillea CGIL di Lucca

(Bozza non corretta.)

 

Sicurezza sul lavoro: un’emergenza nazionale.

            La questione della sicurezza nei luoghi di lavoro, rappresenta un’emergenza nazionale, meglio ancora mondiale, a cui far fronte con tutti i mezzi possibili, senza  ritardi ed esitazioni. Parafrasando Kant, si deve rispondere ad un imperativo categorico, secondo  il quale il lavoro non sia causa di morte  o malattia,  ma momento di espressione delle potenzialità umane, fattore di crescita e sviluppo, secondo   una concezione di  giustizia e sostenibilità,  per gli uomini e l’ambiente nel quale vivono.

            Oggi non è così, seppur con condizioni molto diversificate fra aree del mondo ed anche all’interno del nostro paese e dei nostri territori.

            Nel 2006, secondo le stime dell’Oil, nel mondo  ci sono stati 2.200.000 morti sul lavoro (di cui 350.000 bambini), 270.000.000 infortuni e 160.000.000 casi di malattie professionali.

            In Italia, 1.280 morti sul lavoro, di cui 137 extracomunitari,  1.000.000 di infortuni denunciati, ai quali aggiungere un ulteriore 20% presunto, derivante da mancate denunce di lavoratori  irregolari o più semplicemente regolari ma  intimiditi e ricattati, da caporali e “presunti “ datori di lavoro. Un costo per il paese pari 42 miliardi di euro, coincidente con il 3% del Pil, il costo di una manovra finanziaria, un costo ben aldisopra degli investimenti in innovazione, sviluppo sicurezza,  del sistema imprenditoriale nazionale.

            Sono cifre degne di un bollettino di guerra, ma indegne per un paese civile e democratico. Ogni giorno in questo paese, 4 lavoratori si recano al lavoro per morirvi, in media  1 di loro è un edile, 80 di loro mediamente in 1 anno,  trovano la morte nella nostra regione.

            Dall’inizio dell’anno i morti sul lavoro, su base nazionale,  sono già più di 300, 305.000 gli infortuni, oltre 7.000 i nuovi invalidi.

            Potremmo  riassumere tutto ciò che occorre fare,  in una sola frase, “tolleranza zero sugli infortuni nel lavoro”, ma sarebbe per quanto umanamente comprensibile, politicante riduttivo, bisogna invece avere la capacità e la pazienza di analizzare il fenomeno ed individuare le soluzioni adeguate. Ma una responsabilità del genere non può essere lasciata ricadere sul solo Sindacato, va equamente divisa, secondo i ruoli e le competenze, con gli Enti ispettivi, le Istituzioni, le Asl, e soprattutto le imprese ed il Governo.

            Noi discuteremo stamani del comparto provinciale delle costruzioni (edilizia – lapidei – legno etc..), con l’intenzione di andare oltre la sola denuncia o limitandoci all’analisi, ma avanzando proposte concrete, agli interlocutori territoriali, che possono raccoglierle e che ringraziamo di aver partecipato a questa iniziativa. Un’iniziativa che è anche un tentativo di sintesi, delle varie esigenze degli RLS e RSU del comparto e nasce da anni di confronti, riunioni, documenti, assemblee.

            Vogliamo iniziare le nostre osservazioni di merito sulla sicurezza, sottoponendovi alcuni dati riferiti ai lavoratori dipendenti, dei settori artigiani ed industriali dei comparti edilizia- legno-lapidei.

 

                                                                                  1

Infortuni  Lucca – Piana – Garfagnana-

                                               2004                                        2005                            2006

 

EDILIZIA                                   367  ( 1 mortale)                       300 (2 mortali)   292

 

LAPIDEI ED ESTR.NE               37                                            28                                32

 

LEGNO                                    46                                            34                                33

                                   -----------------------------------------------------------------------

Totali                                       450                                          362                              357

 

Infortuni Versilia

                                               2004                                        2005                            2006    

 

EDILIZIA                                   442                                          452                              436

 

LAPIDEI E INERTI                     177                                          128                              128

 

ESTRAZIONE                            20                                           15                                10

 

LEGNO                                    154                                          127                              126                                                     

                                   --------------------------------------------------------------------------------

totali                                        793                                          722                              700

 

Totale infortuni in provincia

                                               2004                                       2005                            2006

 

EDILIZIA                                  809                                          752                              728

LAPIDEI *                                234                                          171                              170      

LEGNO                                    200                                          161                              159

                                   --------------------------------------------------------------------------------

totali                                       1.243                                       1.084                           1.057

*(Inerti, cave, tras.ne etc..)

 

                                                          

            Dato di prevedibilità degli infortuni:

 

EDILIZIA          84%      LAPIDEO         88%      ESTRAZIONE 97%        LEGNO 91%

 

            Rapporto infortuni addetti:

                        2004                 2005                            2006

 

edilizia            21,5%               19%                             15,8%

 

lapidei             10,7%                 8 %                              8,1%

 

legno               nc                    nc                                  nc

 

 

                                                                       2                     

            L’esame dei dati, conferma una percettibile diminuzione degli eventi infortunistici, sia in termini assoluti che percentuali. L’impegno quotidiano del Sindacato e degli RLS, degli Enti ispettivi e delle Asl, l’applicazione dei protocolli sulla sicurezza, l’attività formativa ed informativa degli Enti Bilaterali dell’edilizia e del lapideo, sono certamente fra le cause apprezzabili di questo lento ma continuo miglioramento.

            Tuttavia è timore diffuso che i dati ufficiali siano incompleti, abbiamo segnalazioni sul diffondersi della prassi, derivante da condizioni di pressione quando non di ricatto delle imprese,  di sconsigliare il lavoratore a denunciare l’infortunio,  ricorrendo impropriamente alla malattia,  o peggio di obbligarlo a non  denunciare  l’infortunio, pena il licenziamento. Questi avvenimenti un tempo, erano ascrivibili all’area del lavoro nero in edilizia, oggi tendono ad  estendersi  anche agli impianti fissi, soprattutto nelle piccole imprese artigiane, ma anche le medio-  grandi non ne sono immuni. Non dimentichiamo infine, i numerosi casi di mancato infortunio, la cui segnalazione da parte degli RSPP e dei medici competenti, se fosse obbligatoria, fornirebbe un quadro più preoccupante di quello apparente.

            Infine il dato ci consegna un contesto nel quale almeno oltre l’80% degli infortuni era prevenibile, se si fossero rispettate le normative e le prescrizioni esistenti in materia di sicurezza.  Questo ultimo  aspetto, ci trasmette quanto sia ancora lontano un livello accettabile di cultura e prevenzione sulla sicurezza, in questo caso da parte delle aziende e quanto sia necessario agire su tutti i versanti possibili, per colmare questo livello di lacunosità, a partire dal quadro legislativo.

 

Sicurezza e legislazione.

            In questi anni, abbiamo ereditato dal precedente governo, interventi legislativi che hanno inciso negativamente sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, a cominciare dal tentativo nel 2005, respinto dal Sindacato, di un nuovo Testo Unico di legge sulla sicurezza, pensato per liquidare la legge 626\94, depenalizzando e deresponsabilizzando tutto quanto era possibile. I pesanti tagli economici e di organici  agli Enti Ispettivi ed alle Asl, l’indebolimento e lo  snaturamento del ruolo dell’Ispettorato del lavoro, attraverso la conciliazione monocratica e  la possibilità per gli Ispettori di fare consulenza alle imprese sulle materie oggetto di ispezione, hanno finito per assicurare maggiore impunità al sistema del lavoro irregolare. La ripetitività dei condoni nelle finanziarie, quasi a premiare la violazione delle leggi ed il disprezzo del senso dello Stato, hanno incrementato la mole del lavoro nero, che oggi interessa 3.500.000 di lavoratori e produce il 20% del Pil nazionale, compiendo un danno morale e materiale di enormi proporzioni.  Questo  danno,   consegnatoci dal Governo Berlusconi, al quale ci siamo opposti strenuamente ed in alcuni casi in assoluta solitudine, deve essere riparato al più presto.

            Ci vorrà del tempo per sovvertirne gli effetti, ma dobbiamo registrare, che gli interventi compiuti dal Governo e dalla Regione negli ultimi mesi vanno nella giusta direzione, anche se c’è ancora molto da fare.

 

                                                                       3

            E’ necessario soffermarsi brevemente sui contenuti di questi interventi, derivanti soprattutto  dalle nostre iniziative, supportate dagli scioperi generali, nazionali e regionali, per esaminarne i risultati, che per quanto ancora insufficienti sono comunque apprezzabili.

            Insisto sulla conoscenza del quadro normativo, per togliere ogni alibi al partito della rassegnazione e della fatalità, quello che sostiene che mancano le leggi, gli strumenti operativi, che l’infortunio è spesso fatalità e comunque non necessariamente derivante dal lavoro nero,  che la vigilanza il controllo e la repressione sono atteggiamenti quasi superflui  nella difesa della vita dei lavoratori, che è meglio monetizzare i rischi sulla sicurezza, che tutelarsi con norme astratte ed inapplicabili.

            Bene a costoro possiamo dire in primo luogo che la salute e la sicurezza nel lavoro,  non si monetizzano mai, che c’è un nesso inscindibile  fra lavoro  irregolare e precario ed infortuni che va spezzato,  che gli strumenti per avere condizioni di maggior sicurezza sul lavoro ci sono, bisogna usarli con equilibrio, ma anche con la dovuta fermezza nel sostenere la legalità, colpendo le imprese irregolari e illegali senza esitazione. Solo così si salvaguarda la salute di lavoratori,  mantenendo alta la coesione sociale e tutelando la leale concorrenza fra imprese.

            Vediamo dunque sommariamente cosa sta cambiando sul versante legislativo, consapevoli che fin quando non verrà smantellata la possibilità di aggiudicarsi le gare di appalto secondo il criterio del  massimo ribasso, ogni intervento normativo sulla sicurezza sarà parziale. Allo stesso tempo,  l’altro efficace strumento deterrente, da praticare per  contrastare il lavoro irregolare, sta nella ricomposizione del il ciclo produttivo, estendendo a tutti i lavori uguali diritti e contratti, secondo il principio della responsabilità solidale fra azienda appaltante e subappaltante, tornando alla filosofia che ispirò la legge 1369\60 sul divieto di intermediazione di manodopera.

            Fatte queste considerazioni introduttive, passiamo ai principali contenuti normativi:

legge 248\06 nota come decreto Bersani.

-          Gli Ispettori del lavoro, possono adottare la sospensione dell’attività di cantiere, se il 20% dei lavoratori occupati nel cantiere risultino essere irregolari,la sospensione dura fino alla regolarizzazione dei lavoratori irregolari

-          la stessa misura si applica in caso di ripetute violazioni in materia di orario di lavoro e riposo giornaliero e settimanale.

-          I lavoratori che lavorano in cantiere, inclusi gli autonomi e prestatori d’opera, debbono avere un cartellino di riconoscimento con foto, generalità, indicazione del datore di lavoro.

-          Il datore di lavoro ha l’obbligo di comunicare al servizio pubblico competente, l’assunzione di lavoratori dipendenti, un giorno prima l’instaurazione del rapporto di lavoro.

-          Le sanzioni per mancato rispetto della legge, aggiuntive a quelle già esistenti civili e penali, oscillano da 1.500 a 12.000 euro per lavoratore irregolare, più un ulteriore incremento percentuale.

4

Legge finanziaria dic. 2006.

-          estensione a tutti i comparti lavorativi del Documento unico di regolarità contributiva, detto DURC. Il Durc è stato introdotto nel 2003 nel comparto edile, il suo rilascio,  attesta la piena regolarità dell’azienda sul versante contrattuale, previdenziale ed assicurativo,  indispensabile all’esercizio di una qualsiasi attività, nell’ambito  dell’edilizia pubblica e privata.

-          Interventi di rafforzamento dell’attività ispettiva, incluso l’impiego  delle forze dell’ordine, in materia di lotta al lavoro nero;

-          Incentivi fiscali alla trasformazione di contratti di lavoro precari in contratti a tempo indeterminato,

-          Misure di sostegno alle forme di emersione spontanea, garantendo la stabilità occupazionale.

-          Stanziamento di risorse per attività formativa e progetti innovativi, migliorativi delle condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro;

 

Testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

            Il testo, sotto forma di legge delega, è stato approvato il 14 aprile dal Consiglio dei Ministri, attualmente è all’esame del Parlamento, ci auguriamo che diventi legge al più presto. Eccone i punti salienti:

-          estensione delle normative sulla sicurezza, presenti e future, a tutti i lavoratori, inclusi i parasubordinati e gli autonomi;

-           tutele e livelli formativi più avanzati,  per i giovani, gli stranieri e gli interinali,

-          semplificazioni negli adempimenti burocratici, mantenendo alto il livello di garanzia, affermando il principio che la sicurezza non è una prassi burocratica subita, ma un obbiettivo primario di gestione aziendale;

-          modifica del sistema di assegnazione degli appalti, superando la logica del massimo ribasso.

-          Introduzione della responsabilità solidale fra impresa appaltante e subappaltante

-          Coordinamento fra gli enti ispettivi nell’attività di vigilanza e controllo.

-          Promozione della cultura della salute e della sicurezza sul lavoro, all’interno dell’attività scolastica ed universitaria.

Legge regionale sugli appalti ( attualmente approvata dalla giunta regionale ed all’esame del Consiglio regionale), la cui bozza iniziale, è stata profondamente modificata, raccogliendo le indicazioni della Fillea e della CGIL regionali.

-          la normativa si riferisce ai contratti pubblici di appalto, escludendo quelli privati,

-          istituzione di un osservatorio regionale, con ampio mandato di raccolta ed elaborazione dati,

-          istituzione di un prezzario regionale, nell’elaborazione dei capitolati di appalto, evitando possibili offerte anomale sui costi dei  materiali e  della manodopera,

-          priorità dell’offerta più vantaggiosa nell’assegnazione degli appalti, rispetto ad altre forme, quali il massimo ribasso;

5

-          responsabilità solidale fra le aziende destinatarie di appalti e subappalti, garanzia del Committente pubblico nel pagamento delle retribuzioni in caso di inosservanza o ritardo delle imprese.

-          Risoluzione del contratto dell’Ente pubblico con le imprese,  in caso di gravi violazioni sugli obblighi assicurativi, previdenziali e contrattuali e per mancato rispetto dei piani di sicurezza;

-          Verifica di idoneità per le imprese in subappalto;

-          Valorizzazione del ruolo del RLS nel comparto edile.

 

Sottolineo che molte di queste novità normative, sono state anticipate nella nostra provincia, attraverso un’innumerevole serie di iniziative, documenti, collaborazioni con le  ASL e gli enti ispettivi, ma in modo davvero significativo in almeno in due esperienze territoriali:

-          i protocolli sulla legalità e la sicurezza nei cantieri edili, siglati dal 2005 ad oggi con 15 comuni, la provincia  di Lucca e le Asl, la cui verifica procede con molta difficoltà per la scarsa sensibilità delle amministrazioni e della Dirigenze comunali competenti. Abbiamo inviato  solleciti  da ottobre 2006, ottenendo la sola risposta del Comune di Forte dei Marmi, delle 2 Asl e della Provincia di Lucca, alla quale chiediamo di assumere un ruolo di coordinamento, sia per verificare l’applicazione e gli effetti della stessa nei comuni firmatari, sia per favorire la sigla dei protocolli con i Comuni mancanti.

Voglio ricordare lo scetticismo e gli ostacoli d’ogni genere che salutarono l’avvio di questa inizativa, oggi, assieme ad altre iniziative analoghe nella Toscana, si rivela lungimirante e concreta. Proprio per questo,  incalzeremo i Comuni sulle verifiche,  obbligandoli al pieno rispetto dei contenuti,  senza tollerare ulteriori ritardi.

Il secondo caso, merita una considerazione particolare, riguarda il protocollo Henraux, siglato nel 2006 con l’Azienda, i Comuni di Seravezza e Stazzema, il Parco delle Apuane. L’accordo rappresenta un raro esempio di concertazione di alto livello, nella quale si valorizza la filiera, attraverso il riconoscimento delle esigenze produttive,dei diritti sindacali, delle tutele ambientali, della difesa dell’occupazione e della  sicurezza, inclusa quella ambientale, introducendo per l’azienda committente il principio di responsabilità diretta,   almeno per una parte di attività condotte da altre imprese,  ma inerenti il ciclo di filiera.  Un modello di sintesi di diverse esigenze, indirizzato a valorizzare  concretamente  nel territorio, delle forme di  sviluppo avanzato, modello che assicura più di ogni altro, sicurezza e legalità per i lavoratori e per il territorio.  Un esempio da esportare nel Distretto lapideo apuo versiliese, non appena verrà reinsediato il Comitato di Distretto, scaduto dal giugno 2006 che per un’irritante vocazione immobilista, ascrivibile prevalentemente ai soggetti interessati, della provincia di Massa\ Carrara, tarda ad essere rinominato.

 

            Vogliamo passare adesso alle proposte, avendo evidenziato come si sia dotati di strumenti che permettono ed impongono, di fare di più sul versante della sicurezza.

 

                                                                       6                                 

La sicurezza del comparto nel contesto territoriale, analisi e proposte.

1 –sicurezza,  legalità e modelli di sviluppo.

 

La lotta al lavoro nero ed all’illegalità, è l’atto imprescindibile da compiere,  per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro, che deve essere sostenuto da interventi ispettivi diffusi, tempestivi ed efficaci. Il versante parallelo sui cui è necessaria un’azione collegiale del mondo politico, delle imprese e del sindacato, consiste nel modello di sviluppo che si adotta sul territorio e sull’erogazione di politiche formative di profilo adeguato.

            L’edilizia rimane sul versante del lavoro nero e degli infortuni, il comparto più a rischio. La tumultuosa  crescita economica dell’edilizia, che dura ormai da 9 anni ininterrottamente nella nostra provincia,  non risponde del tutto ai bisogni collettivi, né sul versante residenziale, né su quello infrastrutturale. In alcuni casi, finisce per assecondare le scelte economiche peggiori, basate sulla dismissione di attività industriali, in cambio di concessioni ad edificare case ed appartamenti, dai prezzi d’acquisto irraggiungibili, perdendo occupazione e degradando l’ambiente.

            Agli Enti locali, chiediamo che nei piani strutturali e nei regolamenti urbanistici, si consideri l’attività manifatturiera un bene indispensabile per il territorio, favorendo ed incentivando, nel caso di ostacoli ambientali ed infrastrutturali per l’attività produttiva, le imprese che si ricollocano in aree industriali adeguate e che  mantengono i livelli occupazionali.

            Questo è un concreto intervento, di sostegno agli investimenti innovativi, in contrapposizione alla rendita parassitaria, scoraggiando le aspettative di chi cessando un’attività produttiva, spera di arricchirsi con la speculazione immobiliare.

Il Comune di Seravezza, sta inviando in questa direzione,  segnali positivi ed incoraggianti, da sviluppare nelle prossime settimane.

            Il sistema produttivo locale è frantumato e sottodimensionato, anche nel comparto lapideo, un tale contesto finisce per incidere negativamente sulla sicurezza e la legalità, esprimendo livelli di competitività marginale e fragile, rispetto alle esigenze di mercato. Noi insistiamo sulla scelta della produzione di filiera, della crescita dimensionale delle aziende, della consortilità, poiché è in quella direzione che le strategie industriali possono avere un futuro. Questo genere di scelte, rende universali ed omogenei sul territorio, anche i diritti contrattuali e le condizioni di sicurezza rispondenti, è in sostanza il modello Henraux trasferito ai Distretti.

Altro nodo da affrontare, per sostenere un modello di sviluppo avanzato e sicuro, è quello riferito  alla precarietà nel lavoro, che va osservato sotto diversi aspetti.

            La precarietà in entrata  nei rapporti di lavoro, con contratti a tempo, spesso con minori garanzie salariali e normative, introdotte in particolare dalla legge 30 e rappresentate dall’assurdità nel comparto edile della crescita impressionante di contratti di lavoro p\time. Quest’ultimo caso è emblematico, di come l’uso strumentale di una prassi  legale, provoca illegalità, è noto che quei lavoratori p\time lavoreranno 10\12 ore al giorno, percependo salario a nero per la metà della loro prestazione lavorativa.                                               7

            La precarietà delle imprese, risultanti dalla frammentazione e dal sottodimensionamento produttivo, che fa registrare nel nostro comparto un dato pari all’80% di imprese con meno di 10 addetti, di appena 7-8 aziende fra 100 e 200 addetti, nessuna oltre quella soglia dimensionale, di aziende prive di managerialità e risorse economiche e professionali, che al primo accenno di crisi, prima tagliano i posti di lavoro poi chiudono.

            La precarietà dei presunti imprenditori, in realtà ex lavoratori dipendenti licenziati e ricattati,  o stranieri che non parlano nemmeno l’italiano, costretti a prendere una partita Iva per continuare a fare lo stesso lavoro nello stesso luogo di lavoro, con molte meno garanzie e diritti, talvolta in condizioni disperate.

            La precarietà nelle condizioni di lavoro, determinate dalla scomposizione del sistema produttivo, diffuse in particolare nei subappalti assegnati alle piccole imprese  artigiane e a  quelle di trasferisti,  con orari e condizioni di sicurezza, in aperta  violazione di leggi e contratti di lavoro,  bacino principale di infortuni e morti sul lavoro.

            La precarietà in uscita, rappresentata dalla legge Maroni,  che obbligherà, se non abrogata,  a lavorare da 3 a 7 anni in più, milioni di lavoratori dell’industria, accentuandone il rischio di usura fisica e di salute,  sottoponendoli ad una ulteriore ingiusta e crudele penalità, per giungere al diritto della pensione.

            Passiamo rapidamente ai temi della formazione e dei controlli ispettivi.

2  - La formazione ed il controllo ispettivo.

            E’ ancora troppo presente la concezione di una formazione come adempimento burocratico e non di momento partecipativo e di crescita professionale. Troppe le realtà aziendali prigioniere di questa cultura anacronistica. Per affermare il modello formativo, scaturito dalla legge 626\94, occorre rilanciare, valorizzando la formazione pubblica e certificata, circoscrivendo quella di comodo di molte agenzie formative private. In questo ambito un ruolo prezioso viene esercitato dagli enti bilaterali di settore, si tratta di estenderlo ed aggiornarlo, ne avremo ritorni positivi, soprattutto coinvolgendo più intensamente, oltre ai lavoratori e gli RLS,  imprenditori e preposti,  frequentemente e più o meno inconsapevolmente, a digiuno della responsabilità dei propri ruoli in materia di sicurezza.

            Per gli Rls la formazione è un’esigenza quasi esistenziale, per questo bisogna incoraggiare ogni forma di socializzazione fra gli RLS, all’interno ed anche all’esterno del comparto, questa modalità rende più consapevoli e sicuri del proprio ruolo.  Di formazione hanno poi bisogno gli stranieri, sempre più presenti nel comparto,  in provincia sono ben il 25% degli addetti in edilizia ed in forte crescita esponenziale. Una formazione che deve essere accompagnata da politiche di accoglienza e di inserimento, affinché i lavoratori stranieri possano conoscere la lingua, le leggi e le  regole, la cultura del nostro paese, altrimenti la loro formazione sulla sicurezza rimane un inutile esercizio burocratico.           Ultima considerazione per gli enti ispettivi. Occorre fare di più, essere più efficaci, più tempestivi in presenza di segnalazioni di grave rischio per la sicurezza dei lavoratori, avere più visibilità sul

 

                                                                       8

territorio, indirizzando l’attività ispettiva a quella miriade di microimprese di dubbia

 regolarità, non limitandosi alle visite nelle imprese storiche e strutturate, queste ultime  osservazioni valgono soprattutto per il comparto edile.

            Siamo consapevoli della difficoltà operative e del rischio anche personale che attiene lo svolgimento dell’attività di controllo e vigilanza, ma se vogliamo arginare le morti e gli incidenti sul lavoro e allo stesso tempo respingere la cultura qualunquista che alberga nel paese, secondo la quale chi svolge l’attività ispettiva è inefficiente,  o peggio,  colluso con i fenomeni d’illegalità, bisogna dare segnali di coraggio ed impegno forti ed inequivocabili.

            L’adozione di task force territoriali, composta anche dalle forze dell’ordine può essere una soluzione ai problemi presenti sul versante della pericolosità. Ci attendiamo però anche interventi determinati, che vedano l’adozione delle norme esistenti, che oggi ci sono e sono sufficienti, alla repressione delle forme di illegalità e lavoro nero.

            E’ con l’affermarsi di questi comportamenti che si reintroduce il senso dello stato anche nel mondo del lavoro, oltre a quello della legalità e della sicurezza, in questo modo si qualifica l’attività ispettiva sul territorio.

 

Nel portare a sintesi, le nostre proposte, intendiamo rivolgerci alle istituzioni, agli enti Ispettivi, alle Asl, alla categoria ed alla Confederazione.

 

Alle istituzioni chiediamo di :

- dare attuazione presso la provincia di Lucca ad un Osservatorio sugli appalti pubblici e privati del comparto edile,  coinvolgendo tutti i comuni e gli enti pubblici nella fornitura di dati, prevedendo momenti di confronto fra istituzioni e parti sociali, almeno con frequenza semestrale;

-          introdurre nei contratti di appalto quanto già c’è nei protocolli provinciali, sancito oggi anche dall’evoluzione legislativa,  ma non più ed unicamente nel settore pubblico, ma estendendo i principi di garanzia anche al settore privato. Possiamo arrivare a questo obbiettivo attraverso un confronto plenario fra imprese, istituzioni e sindacato nella provincia, che conduca ad un accordo di programma provinciale sulla sicurezza nel comparto delle costruzioni;

-          fare rapidamente, attraverso il coordinamento della Provincia,  la verifica sui protocolli sulla legalità in edilizia, convocando i comuni non firmatari per giungere alla sigla degli accordi, in coerenza con la legislazione in atto, ma soprattutto con i contenuti del protocollo siglato fra Anci – Urpt – Uncem e cgil\cisl\uil regionali il 6 ottobre 2006. Ricordiamo che sulle basi di quell’accordo  è nata la legge regionale sugli appalti, accordo   nel quale è contenuto esplicitamente,  l’impegno per gli enti pubblici firmatari, alla sostituzione del massimo ribasso con l’offerta più vantaggiosa, come modalità per aggiudicarsi una gara d’appalto;    

-          chiedere alla Prefettura di Lucca, il 14 maggio prossimo, in occasione della prima e ritardata verifica,  sul protocollo  sulla sicurezza e legalità, siglato nel

9

2005 da sindacati, imprese, istituzioni, enti ispettivi ed asl, l’attuazione immediata di una task force integrata fra i vari servizi ispettivi e l’arma dei carabinieri, per i controlli nei cantieri edili,

-          procedere rapidamente alla nomina del Comitato di Distretto lapideo, chiedendo appena insediato, una riunione plenaria fra tutti i componenti, sullo stato della sicurezza nel comparto lapideo;

-          impegnare i Comuni e gli altri enti competenti,  nell’approvazione dei piani di coltivazione, presentati dalle imprese per l’esercizio dell’attività estrattiva, alla considerazione delle condizioni di sicurezza sul lavoro ed alla stabilità occupazionale, fra i fattori determinanti per  il rilascio della concessione, 

-          realizzare con le scuole superiori della Provincia di Lucca, attraverso l’intervento dell’amministrazione Provinciale, una convenzione che promuova nelle scuole, la conoscenza delle problematiche della sicurezza del lavoro, consentendo la presenza del Sindacato e degli RLS alle lezioni formative;

-          prevedere  nei Comuni, momenti formativi presso gli Enti bilaterali dell’edilizia, degli addetti all’urbanistica ed alla Polizia Municipale, in materia di sicurezza e legalità sui cantieri,

-          disciplinare, con i mezzi normativi possibili, l’accesso alla professione imprenditoriale in edilizia, con la definizione di un sistema di requisiti di qualità,  da possedere  per esercitare la professione di imprenditore edile;

-          incoraggiare, sotto varie forme, nell’assegnazione di appalti pubblici, l’innalzamento dei livelli dimensionali delle imprese, anche sotto forma di consorzi od altre forme aggreganti;

-          disporre nelle stazioni appaltanti pubbliche una serie di controlli sulla validità e veridicità dei Durc, in stretto collegamento con Inps-Inail e Cassa Edile;

Agli Enti ispettivi e alle Asl chiediamo di:

-          inasprire ed incrementare le visite ispettive, soprattutto in Versilia e nella zona di Altopascio, coinvolgendo gli RLS nei luoghi di lavoro in occasione delle ispezioni, riconoscendogli pubblicamente, anche  in quella circostanza,  un ruolo, davanti ai lavoratori ed all’azienda, 

-          estendere l’attività di coordinamento ispettivo sul territorio, attraverso controlli congiunti fra Inps, Asl, Ispettorato del lavoro, guardia di Finanza,  o in alternativa,  cooordinare controlli in rapida successione temporale fra i vari servizi ispettivi;

-          prevedere incontri  periodici e congiunti fra enti ispettivi, nel corso dei quali gli stessi  comunichino i dati e gli esiti delle  rilevazioni relative ai controlli,  alle organizzazioni sindacali, alfine di monitorare la sicurezza dei comparti; 

-          destinare almeno il 5% del bilancio aziendale da parte della Asl 2 e 12 all’attività relativa alla sicurezza sul lavoro, con momenti di reale verifica;

-          proseguire il  confronto con le Asl 2 e 12, sulle problematiche del lavoratore che opera da solo nei luoghi di lavoro,  alfine di individuare prescrizioni e  soluzioni adeguate da diffondere nei vari comparti;

10

-          istituire presso la Direzione provinciale del lavoro,  una banca dati sugli appalti, relativi a lavoratori ed aziende straniere; mirata anche al monitoraggio dell’istituto del distacco di manodopera straniera;

 

 

Al sindacato confederale ed a quello di categoria, proponiamo di :

-          rendere centrale in ogni rinnovo contrattuale, nazionale, territoriale ed aziendale, il contratto di lavoro a tempo indeterminato, quale forma prevalente di assunzione;

-          impegnarsi concretamente nel settore lapideo, per la realizzazione di un contratto di Distretto, riferito ai lavoratori delle province di Lucca e Massa C.

-           introdurre  la figura dell’RLST, attraverso accordi contrattuali,  in tutti i settori artigiani, dando attuazione agli impegni già  esistenti nel protocollo siglato con la Prefettura nel 2005, sostanzialmente disattesi fino ad oggi,

-          inserire nei rinnovi contrattuali, norme specifiche di accoglienza e formazione per i lavoratori stranieri;

-          programmare un’iniziativa regionale di categoria, sulla sicurezza nei comparti delle costruzioni, che sintetizzi le iniziative e gli accordi territoriali in una Piattaforma sulla sicurezza regionale per il comparto delle costruzioni, da discutere con la Regione Toscana, le Asl gli Enti ispettivi e di vigilanza regionali; le associazioni Datoriali regionali.

Dopo questa lunga serie di proposte, permettetemi  una nota per le Imprese. Mi rivolgo ovviamente a quelle sane e regolari, sollecitandole ad agire con una dose maggiore di coraggio e coerenza, sul versante della sicurezza del lavoro. La denuncia delle aziende irregolari, deve provenire anche da loro, quando ne siano a conoscenza, gli investimenti in sicurezza e formazione della sicurezza debbono crescere rispetto a quelli attuali, i ruoli di controllo per il rispetto delle normative debbono essere continuativi, non praticati solo quando si attende o è in corso un intervento ispettivo.

Il RLS, non è un avversario da isolare e discriminare, ma un figura insostituibile per assicurare uno svolgimento lavorativo regolare e sicuro. Le imprese che sanno valorizzarne il ruolo ed averne rispetto, scommettono sulla qualità, guardano al futuro, chi rimane prigioniero della diffidenza verso gli RLS, o ha qualcosa da nascondere, o è prigioniero di strategie industriali anacronistiche, lontane dagli standard europei.    Più coraggio nel rifiuto della via bassa allo sviluppo, fatta di tagli ed espedienti,  non è con i risparmi sulla sicurezza ed  i diritti che si afferma la qualità e la stabilità di un’azienda.

Voglio concludere questa relazione, insistendo sul fatto che non ci si deve rassegnare mai, addebitando le morti sul lavoro all’errore, alla fatalità, al caso. Quando questi eventi si verificano, è sempre per responsabilità di qualcuno, che per profitto o carriera, obbliga altri a disattendere o a non applicare i comportanti e le prescrizioni che se adottate, impedirebbero infortuni e morti sul lavoro. La maggiore responsabile di questi eventi, è inevitabilmente l’impresa, poi ci sono le responsabilità di mancati o superficiali controlli, o di chi ha svolto una formazione approssimativa e generica.

                                                                                  11

 

Oggi abbiamo la possibilità di invertire la spirale infortunistica in tutto il paese. A noi spetta farlo nel nostro territorio, con passione ed impegno, ma da soli, non ci riusciremo mai, lanciamo pertanto un appello alle istituzioni, alle imprese, agli enti ispettivi e di vigilanza, agiamo assieme, sconfiggiamo assieme questa piaga indegna ed avremo dato un contributo concreto di civiltà e di giustizia al nostro paese ed alla nostra provincia.

 

Seravezza, 11 maggio 2007.  

 

                                                                                  Enrico Profetti.

                                                                                  Segretario generale della Fillea\Cgil

                                                                                  della Provincia di Lucca.

 


Via G.B. Morgagni 27 - 00161 Roma - Tel: ++39 06 44.11.41  fax: ++39 06 44.23.58.49  Home page

©Grafica web michele Di lucchio