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CGIL Intervento di Domenico di Martino, Segretario Regionale CGIL
UN’INDUSTRIA DELL’EDILIZIA MODERNA, SICURA E NELLA LEGALITA’ PER LO SVILUPPO DEL MOLISE E PER LA CRESCITA DELL’OCCUPAZIONE NELLA NOSTRA REGIONE ________________ “Un’industria dell’edilizia moderna, sicura, e nella legalità per lo sviluppo del Molise e per la crescita dell’occupazione nella nostra Regione” Questo deve essere lo slogan da mettere in campo per i prossimi anni, questo deve essere l’obiettivo chiaro e preciso non soltanto per la nostra organizzazione e per i tanti lavoratori che essa rappresenta, ma per tutta la società molisana e per coloro che sono istituzionalmente impegnati per la sua crescita e per quel recupero di competitività, da tutti auspicato e mai avviato, che renda possibile la sopravvivenza del Molise come entità economica, sociale e produttiva autonoma nel contesto nazionale ed europeo.
Pertanto, a nostro avviso, forze politiche ed organi istituzionali, associazioni sindacali ed imprenditoriali, rappresentanze della società civile e del mondo produttivo devono - nel delicato periodo che ci attende - tenere ben presente questo traguardo e finalizzare le proprie iniziative ed i loro programmi al raggiungimento di tale obiettivo che dovrà rappresentare una priorità da perseguire con programmi mirati e coerenti e con l’azione coordinata di tutti i soggetti interessati.
Impegno della nostra organizzazione, la più forte e rappresentativa del settore edile - per questa ragione - deve essere appunto quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e tutte le componenti della società molisana verso questo traguardo facendolo diventare centrale nell’ambito dei programmi di sviluppo della nostra Regione ed anche metro di giudizio e di paragone della validità dei programmi e degli uomini, che si presenteranno nelle ormai imminenti competizioni elettorali.
E la Fillea-CGIL - in questa battaglia, determinante - a nostro avviso – per l’avvenire dei nostri corregionali e del nostro territorio, dei giovani, delle fasce sociali più deboli, delle aree soggette a spopolamento - impegnerà le sue risorse e il peso della sua capacità organizzativa.
E ciò non per orgoglio di bandiera o, soltanto, per porsi al centro dell’attenzione o ancora per dare importanza al proprio lavoro e al proprio ruolo.
Lo farà perché siamo tutti convinti della centralità dell’industria delle costruzioni per il rilancio dell’economia regionale prostrata da anni di crisi ricorrenti e da scelte sbagliate e inadeguate degli organi del governo regionale, che non hanno saputo far altro che negare la gravità della situazione e disperdere le già poche risorse disponibili in una miriade di interventi a pioggia, mal coordinati e finalizzati soltanto a tamponare le emergenze e a conseguire il favore e l’appoggio di questo o quel potente locale.
Invece, l’edilizia - nonostante le scelte infelici di questi ultimi tempi e la pervicace volontà del Governatore regionale, Michele Iorio, di tenere fuori le parti sociali da ogni processo decisionale e concertativo - è l’unico settore nella Regione che ha saputo manifestare un trend positivo e sta contribuendo in modo determinante a “salvare” il PIL regionale in forte affanno e a contenere la disoccupazione assicurando un reddito distribuito in ampie fasce della società regionale e del territorio, compensando la perdita di posti di lavoro verificatasi in altri settori.
Nonostante tali aspetti positivi, sicuramente non da attribuirsi all’azione o all’iniziativa della Giunta Regionale, sono molteplici i problemi e le difficoltà del settore edile nella nostra Regione, difficoltà e problemi solo marginalmente affrontati e per nulla risolti, con la conseguenza di una grande precarietà sia per il sistema delle imprese, che non riescono ad assumere una dimensione industriale, sia per i lavoratori che, quando possono – soprattutto per le giovani generazioni –, si allontanano sempre più frequentemente dall’occupazione nei cantieri edili.
A ciò si aggiunga il ricorso ancora massiccio al “lavoro nero” e all’evasione contributiva, usati da taluni scorretti imprenditori come strumenti di concorrenza sleale per l’acquisizione delle commesse, e la scarsa considerazione per i problemi della sicurezza sul lavoro, evidenziata dal numero di infortuni, anche gravi, che ancora, purtroppo, si registrano sui nostri cantieri con gravi conseguenze di tipo personale per gli interessati e di ordine sociale per tutta la categoria e per le comunità locali della nostra Regione.
Tutto ciò nonostante il grande impegno della parte sindacale e, soprattutto, della nostra organizzazione per l’applicazione del DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva) e per il corretto funzionamento degli Enti Paritetici, in particolare del CPT Regionale, in ordine ai quali ci scontriamo con la grande insensibilità dimostrata da una certa parte della rappresentanza imprenditoriale, che non arriva a comprendere che tutta la categoria degli imprenditori edili si gioverebbe enormemente della diffusione dei comportamenti corretti nel processo di realizzazione delle opere edili nella Regione e della più adeguata funzionalità degli Enti Paritetici, ai quali la normativa nazionale assegna un ruolo sempre più centrale nella gestione del rapporto di lavoro, della formazione, della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro.
Eppure, nonostante tutti questi problemi e il disinteresse dimostrato a livello istituzionale, l’edilizia svolge un ruolo importante a cominciare – come dicevamo - dalla realizzazione del PIL regionale, alla cui formazione concorre in maniera oltremodo significativa, assicurando un reddito in ampie fasce sociali e in tutto il contesto territoriale, garantendo occupazione sia direttamente con le imprese che operano nel settore, sia attraverso l’indotto a vari livelli generato.
Ma non sono sicuramente solo questi i vantaggi che provengono dall’edilizia e, soprattutto, quelli che potrebbero derivarne con una gestione più corretta e più attenta al rispetto delle regole e alla salvaguardia delle persone che nel settore prestano la loro attività e, se adeguatamente motivate e valorizzate, potrebbero concorrere a renderlo più moderno, più efficiente e più competitivo.
Come ormai è noto a tutti, il Molise ha un deficit infrastrutturale molto considerevole, ciò sia per quanto riguarda le infrastrutture civili e sociali, sia per quanto attiene a quelle produttive e industriali, con una dotazione che – secondo rilevazioni di fonte indipendente – pone la nostra Regione non solo agli ultimi posti nel contesto nazionale, ma addirittura nel confronto con gli Stati della fascia mediterranea dell’Unione Europea (Spagna, Portogallo, Grecia).
Ciò sia sotto il profilo della quantità delle opere esistenti che della qualità delle stesse e del loro stato di manutenzione.
Il sistema dei trasporti è obsoleto e completamente inadeguato: le arterie stradali più importanti, realizzate negli anni ’60 e ‘70 su progetti elaborati nel decennio precedente tenendo conto delle esigenze allora prevedibili, sono ormai al collasso.
Del collegamento Termoli – S. Vittore, del quale torneremo più innanzi a parlare, si continua a discutere sul piano teorico cercando d’imporre una struttura autostradale assolutamente non funzionale alle esigenze delle popolazioni molisane, economicamente non sostenibile ed evitando di porre il problema vero che è quello di capire come e quando sarà finanziata l’opera.
La rete ferroviaria, nonostante i continui rattoppi e le conseguenti frequenti interruzioni del servizio, è la stessa costruita alla fine dell’ottocento e sicuramente non risponde più in alcun modo alle esigenze di moderna mobilità delle persone e delle merci.
Lo stesso discorso degli interporti è affrontato in maniera inorganica ed insufficiente.
Il territorio, per le sue caratteristiche naturali e per l’incuria degli uomini, è devastato dalle frane e dagli smottamenti, che travolgono reti di collegamento e centri abitati.
L’acqua, della quale il nostro Molise è estremamente ricco, manca o è insufficiente in vaste aree della Regione per la mancanza o la vetustà delle reti di adduzione e delle opere irrigue.
Le città ed anche i centri minori sono affogate dal traffico, che non riesce a trovare sfogo per mancanza delle idonee strutture di parcheggio e di sistemi di viabilità adeguata.
Così carente e inadeguato è il sistema dell’approvvigionamento e della distribuzione delle fonti energetiche; inutile anche affrontare il discorso delle reti telematiche di trasmissione dati, ormai indispensabili per la gestione di qualsiasi attività produttiva o commerciale.
A ciò si aggiungano i danni causati in vaste aree della provincia di Campobasso dal terremoto e dall’alluvione dell’autunno inverno 2002-’03, che in minima parte sono stati riparati con gravi conseguenze sulle attività produttive e sulla stessa struttura sociale delle nostre comunità del Molise interno, soggette ad uno spopolamento ancora più accentuato per la mancanza di lavoro e di prospettive per il futuro.
Nonostante i frequenti proclami - pieni di ottimismo e di autocompiacimento - del Governatore Iorio, anche Commissario per la emergenza sisma e alluvione, la ricostruzione langue con incertezze sui tempi dei finanziamenti, che si allontanano ulteriormente alla luce della Finanziaria proposta da Tremonti.
Diffuse preoccupazioni permangono sulla trasparenza delle procedure adottate che a quasi tre anni dagli eventi luttuosi rimangono ancora nell’ambito della “straordinarietà” con troppo ampi spazi di discrezionalità e deroghe alla legislazione ordinaria, che risultano pericolose e non si possono giustificare con l’emergenza, come giustamente ha fatto rilevare la Commissione Europea per la Tutela della Concorrenza.
In questo contesto così disastrato ed obbiettivamente bisognoso di straordinarie iniziative per colmare quel deficit di opere e di strutture, che impedisce ed impedirà sempre una politica industriale di crescita basata sulla concorrenza e sulla capacità di competere del nostro territorio, è chiaro ed evidente quale può e deve essere il ruolo dell’edilizia che potrebbe essere il volano intorno al quale programmare il rilancio economico e produttivo della Regione.
E’, perciò, necessario impiantare un discorso serio e responsabile che veda coinvolti tutti i soggetti interessati e ponga come obiettivo centrale della politica regionale la valorizzazione dell’edilizia con programma straordinario di opere pubbliche o con finanziamento totalmente o parzialmente pubblico, per il cui finanziamento occorre battersi con il Governo centrale con quella “vertenza Molise” sempre da tutti auspicata, ma ritardata ed impedita dal Presidente della Giunta Regionale il quale, beato lui, è contento – ma soltanto lui purtroppo – dei trasferimenti che vengono dallo Stato.
Oltretutto, il definire in maniera seria e responsabile un programma di opere pubbliche con tempi e finanziamenti certi garantirebbe anche alle aziende di programmare il loro futuro, di crescere e modernizzarsi con il risultato di essere competitive e capaci d’inserirsi nel più ampio mercato europeo e internazionale, realizzando l’obiettivo di creare nel mondo delle costruzioni un settore industriale a tutti gli effetti capace di produrre reddito, creare professionalità ed occupazione qualificata oltre che di esportare tecnologia e know-how.
Questo sarebbe l’aiuto più importante che le istituzioni regionali potrebbero offrire al sistema delle imprese locali e non, come qualcuno ancora vorrebbe chiedere, tutele protezionistiche anacronistiche e fuori dal tempo, contrarie alle normative nazionali ed europee e, tutto sommato, dannose per l’imprenditoria locale che non deve cercare coperture o agevolazioni particolari, ma ottimizzare le sue risorse, modernizzarsi, crescere sotto il profilo finanziario e dimensionale, costituire aggregazioni in grado di competere meglio sfruttando ogni possibile sinergia, farsi promotore d’iniziative acquisendo un ruolo da protagonista nel processo realizzativo delle reti infrastrutturali.
Senza tali prospettive, che devono essere responsabilmente condivise dalle forze politiche e dalle rappresentanze imprenditoriali, non si avrà mai quel salto di qualità, quel miglioramento strutturale che è determinante per la crescita del settore edile e, di conseguenza, per il decollo del nostro territorio che ha l’indispensabile necessità di un’industria edile moderna ed efficiente.
In questa auspicato contesto di modernizzazione e di crescita un aspetto rilevante e prioritario lo assume il principio di legalità, al quale deve essere improntato tutto il processo realizzativo di un’opera edile, sia essa pubblica o privata.
Insieme ad esso e con esso abbinato si pone il discorso della “qualità” del cantiere edile: su questi temi, come si ricorderà, nella scorsa primavera, la nostra organizzazione ha svolto un apprezzato convegno a Venafro con la partecipazione di autorevoli relatori e ha lanciato una proposta.
Tale proposta tende, da un lato, ad eliminare tutti quegli spazi neri, quelle fasi poco chiare che in molti casi si riscontrano nel corso della realizzazione di un’opera edile, dalla progettazione alla scelta dell’appaltatore, alla contabilità e al collaudo delle opere, alla gestione dei rapporti di lavoro e della sicurezza in cantiere.
L’esigenza di chiarezza, di trasparenza e di conformità alle leggi in vigore, che ne deriva, si pone in maniera più decisa e forte in aree come la nostra, fortunatamente non afflitta da accentuati fenomeni di criminalità organizzata, ma a ridosso di zone ad alto rischio, come la confinante Campania; inoltre, il Molise, che per la cronica precarietà della sua struttura economica ha visto da sempre la sudditanza degli imprenditori nei confronti di una classe politica non adeguatamente evoluta, ha sete di trasparenza e di chiarezza sia nella determinazione delle regole, sia nella loro applicazione.
Certo, non giova a questo discorso l’impostazione data alle procedure della ricostruzione post terremoto e post alluvione dal Commissario Straordinario Michele Iorio, che – invocando a giustificazione celerità e snellezza degli interventi – ha creato ampi spazi di eccessiva discrezionalità con il risultato paradossale , innanzitutto, di non accelerare in alcun modo il recupero e la messa in sicurezza degli immobili e delle infrastrutture danneggiate e, poi, purtroppo, di rafforzare quegli spazi di clientela e di subordinazione delle imprese e dei professionisti nei confronti di politici ed amministratori, che danneggia enormemente il tessuto economico e produttivo regionale.
Contro questa discrezionalità, contro questa imposizione dall’alto delle procedure e degli interventi senza alcun coinvolgimento delle rappresentanze sindacali e di quelle imprenditoriali, queste ultime colpevolmente arrendevoli e silenziose, la Fillea CGIL in questi anni si è continuamente battuta sollevando l’ira stizzita del Commissario Presidente Iorio e della corte che gli è asservita.
E tale battaglia sicuramente non è terminata; continueremo ad incalzare Iorio e tutti coloro che hanno voluto imporre procedure straordinarie, che solo la stretta emergenza poteva giustificare, e hanno pervicacemente tenuto fuori le forze sociali e le rappresentanze della società civile dalla ricostruzione, con il risultato di una discutibile scelta della priorità degli interventi e una disdicevole dispersione di risorse preziose, che sarebbe stato più utile concentrare in azioni strategiche per il recupero delle comunità locali e per la ripresa delle attività produttive.
Non tollereremo, d’altra parte, neanche i vacui trionfalismi inutilmente portati avanti per decantare un “modello Molise” nella ricostruzione, che fa acqua da tutte le parti e al quale Michele Iorio non è riuscito neanche a portare i finanziamenti vanamente promessi da Berlusconi e dai suoi ministri.
Contro queste inefficienze, contro queste sopraffazioni continueremo a lottare con il sostegno dei lavoratori e con il loro indispensabile aiuto e non ci lasceremo intimidire dalle gratuite accuse e dalle pretestuose minacce di farci rimanere isolati sulle posizioni sostenute con forza.
Siamo al riguardo sicuri di essere nel giusto e di non portare avanti discorsi faziosi o di parte; il nostro sforzo è, invece, proprio quello di coinvolgere tutte le energie vive, che intorno all’edilizia si muovono nella nostra Regione, su un progetto di sviluppo, che sia largamente condiviso e non, invece, calato ed imposto dall’alto.
Così pure continueremo a far sentire forte la nostra voce sul problema del collegamento viario Termoli – S. Vittore, per il quale i vertici regionali sempre più isolati vorrebbero imporre un’autostrada economicamente insostenibile e sicuramente poco funzionale alle esigenze della comunità molisana.
Insisteremo, infatti, per la realizzazione di un progetto, meno faraonico e dispersivo, più coerente anche con gli studi portati avanti dall’ANAS, che veda la realizzazione di una superstrada senza pedaggi, strettamente integrata con la viabilità ordinaria e veramente funzionale alle esigenze di mobilità dei nostri corregionali.
Insisteremo soprattutto perché vengano assunti impegni credibili sui modi e sui tempi di finanziamento, non tollerando che la nostra Regione venga trattata come “figlia di un dio minore” dal governo Berlusconi, sempre prodigo di vacue promesse per il Mezzogiorno, mentre le risorse in misura sempre più significativa vengono convogliate verso le aree forti del Paese, insofferenti a quel principio di solidarietà nazionale costituzionalmente sancito e vissuto, per quel che ci riguarda, con concreto sacrificio dalle generazioni che ci hanno preceduto.
Con il sostegno e con il consenso dei lavoratori che rappresenta, la nostra organizzazione porterà avanti anche la lotta per una politica di rilancio e valorizzazione dei centri storici della nostra Regione con interventi di limitato impatto ambientale che servano, però, a ridare vita e funzionalità a quei centri, a quelle strutture che conservano la storia delle nostre comunità e delle nostre tradizioni e che hanno una forte validità urbanistica e una interessante valenza economica e commerciale.
Che senso ha continuare a costruire disordinatamente nelle periferie delle nostre città con interventi che incidono in maniera sempre più invasiva sull’ambiente circostante e che hanno un forte costo economico in termini di allacci ed infrastrutturazioni primarie e secondarie, quando si può convenientemente valorizzare il patrimonio edificato esistente, che con interventi mirati e non lasciati alla speculazione può rendere più vivibili le nostre città e i nostri centri minori.
L’edilizia va vissuta ormai in termini diversi, non deve essere più contraddistinta da mito della “ruspa” che tutto abbatte senza curarsi dell’ambiente e della cultura esistente; l’industria delle costruzioni può diventare, se gestita convenientemente, e deve diventare lo strumento più efficace per recuperare un ambiente in molti casi degradato e per renderlo più fruibile dalle presenti e dalle future generazioni.
Certo, questo è un salto di qualità che si richiede, ma è un cambiamento essenziale se si vuole dare un futuro alla nostra società e ruolo efficace e riconosciuto all’industria edile, migliorandone immagine e credibilità.
Tale progetto è sicuramente ambizioso e, per decollare, ha bisogno di essere largamente condiviso; però, ha tutti i numeri ed i requisiti per essere accettato e sostenuto almeno dalla parte più sensibile e moderna della classe politica e di quella imprenditoriale oltre che dall’opinione pubblica regionale.
Come ha tutti i numeri e le credenziali necessarie per portare avanti il discorso per questo rilancio del settore edile la Fillea CGIL, da sempre impegnata a tutela dei lavoratori del settore e sensibile alle esigenze di crescita e modernizzazione della imprenditoria locale, purché questa si ponga nell’alveo della legalità e della correttezza dei comportamenti nei confronti dei lavoratori.
Il ruolo del sindacato deve sempre essere attento alla tutela scrupolosa dei diritti dei lavoratori, alla loro sicurezza, ma non può limitarsi a questo, in quanto la possibilità di lavorare e far valere i propri diritti si giocano in momenti ancora precedenti, quelli nei quali si discute di programmazione, di investimenti, di scelte strategiche e di regole, che non afferiscono soltanto al rapporto di lavoro, ma alla gestione complessiva degli appalti e a quella del territorio.
Proprio per questa ragione il sindacato – e la Fillea è in prima linea su questo fronte – deve essere presente su tutti i tavoli, nei quali si pongono le basi della politica economica regionale, soprattutto per quanto ci riguarda, relativamente agli investimenti in infrastrutture.
Al sindacato e ai lavoratori, che esso rappresenta, deve interessare anche la crescita sana del sistema imprenditoriale e della sua struttura di rappresentanza; perché solo così si può assicurare un avvenire sereno al settore che soprattutto nella nostra realtà è, purtroppo, caratterizzato da strutture aziendali di assai piccola dimensione e di inadeguata capacità economica e finanziaria, troppo deboli per affrontare le turbolenze del mercato e per resistere ai condizionamenti e alle pressioni dei politici.
Preferiremmo che le rappresentanze imprenditoriali conducessero le battaglie per la tutela degli interessi dei propri iscritti in autonomia e trasparenza, utilizzando sui temi di comune interesse, che sono tanti, anche le possibili sinergie con le organizzazioni sindacali; tutto ciò ognuno nel rispetto dei propri ruoli istituzionali e delle proprie responsabilità.
Invece, in molte occasioni siamo rimasti isolati a sostenere la ripresa della concertazione sulla programmazione regionale, sulla scelta delle procedure, sulla tutela dell’ambiente, sulla sicurezza, ecc.
Si è preferito molto spesso continuare a far affollare le segreterie dei politici e degli amministratori da piccoli imprenditori assolutamente non in grado di far valere le loro legittime aspettative.
Perciò, abbiamo voluto con forza la ripresa dei lavori della Consulta dell’Edilizia, un organismo di concertazione sui grandi temi dello sviluppo del settore, che negli ’90 - in concomitanza con il periodo più nero della crisi del settore edile, seguita agli scandali di tangentopoli - ha prodotto eccellenti risultati salvando dal tracollo finanziario molte aziende strangolate dalle inadempienze economiche delle pubbliche amministrazioni e consentendo a tutto il sistema delle imprese di superare i momenti più critici.
Nonostante l’inadeguato impegno degli altri soggetti egualmente coinvolti, premeremo per il ripristino pieno della funzionalità di questo comitato, che è stato uno dei primi esempi in Italia della concertazione e dei positivi effetti che essa può produrre e che, nell’attuale situazione di confusione esistente nella gestione delle politiche regionali per l’edilizia, potrebbe offrire un determinante apporto di chiarezza.
Analogamente chiederemo la immediata attivazione dell’organismo previsto dalla legge sui lavori pubblici per lo studio e la valutazione delle misure di sicurezza nei cantieri edili, organismo questo che dovrà lavorare in stretta sinergia con il nostro C.P.T. regionale che, nonostante le difficoltà che vengono frapposte al suo funzionamento, ha prodotto risultati significativi sia per la diffusione della tutela sanitaria dei lavoratori, sia per la formazione delle figure previste dal decreto legislativo 626.
Speriamo anche che finalmente riesca a vedere la luce la Legge Regionale sui Lavori Pubblici di Interesse Regionale che, nonostante abbia raccolto ormai da molto tempo il consenso di tutte le categorie interessate, non riesce ancora a giungere all’esame del Consiglio Regionale e a diventare operativa.
Non ci attendiamo da questo provvedimento la soluzione di tutti i numerosi problemi dell’edilizia molisana, ma almeno sarà realizzato un quadro di certezze, un punto di riferimento per la definizione delle procedure necessarie per la realizzazione di un’opera pubblica.
Tra l’altro non bisogna dimenticare che, per nostra ferma insistenza, nella stessa proposta di legge è codificata la completa applicazione del DURC e sono previste a carico delle imprese inadempienti nei confronti dei lavoratori e non in regola in materia di sicurezza gravi sanzioni, che possono arrivare sino alla risoluzione in danno del contratto stipulato, con obblighi di verifica periodici imposti ai direttori dei lavori e ai responsabili del procedimento.
Come si accennava prima, la proposta di legge in questione non risolve tutti i problemi e, soprattutto, lascia troppi spazi vuoti, troppe caselle da riempire con la successiva emanazione di un regolamento di competenza della Giunta Regionale, sui cui tempi e sui cui contenuti non si hanno adeguate garanzie e per il quale nutriamo legittimi dubbi e preoccupazioni.
In particolare, non viene affrontato in alcun modo il problema di una efficace attivazione del project financing, un istituto che potrebbe risolvere molti problemi in una Regione, come la nostra, povera di finanziamenti e assai bisognosa di infrastrutture.
Invece, nel Molise questo istituto, a parte qualche limitata eccezione, è del tutto ignorato, a differenza di altre realtà territoriali, dove è servito a risolvere importanti problemi; però, per far questo, è necessario prevedere adeguate incentivazioni per enti e soggetti promotori, così da rendere interessante l’investimento nella realizzazione di pubbliche infrastrutture di risorse e capitali privati.
Analogamente, se si crede che l’industria delle costruzioni può svolgere un ruolo significativo per il rilancio economico della nostra Regione, è necessario programmare investimenti pubblici per aiutare il sistema delle imprese a crescere e a modernizzarsi, favorendo la costituzione di consorzi ed di aggregazioni di vario genere per rendere più convenienti gli acquisti, per favorire l’acquisizione delle commesse anche fuori dal territorio regionale e nazionale e per consentire la gestione ottimale dei lavori.
Analogamente va favorita la crescita professionale e tecnologica delle aziende attraverso iniziative di studio e di formazione, che vedano coinvolti titolari, quadri tecnici ed amministrativi, impiegati ed operai.
In questo modo, si potrebbe anche combattere quel fenomeno di disaffezione verso il settore edile, che sta impoverendo sempre di più la forza lavoro qualificata facendo perdere un prezioso patrimonio di conoscenze e di “mestieri”, indispensabile per il rilancio di queste attività, che ormai in misura assai ridotta viene trasmesso dagli anziani alle giovani generazioni.
Certo, il programma che perseguiamo è ambizioso e richiede l’attivo coinvolgimento di vari soggetti; siamo, però, convinti della sua validità, della sua correttezza e dell’importanza che può rivestire per lo sviluppo del nostro Molise e per quel recupero di produttività, che possa consentire di assicurare a giovani e meno giovani una prospettiva e un avvenire nella propria terra.
Ci batteremo, perciò, con passione per la sua realizzazione e per la sua accettazione e condivisione da parte di tutti i soggetti, pubblici e privati, interessati; come pure ci batteremo per il sempre più completo rispetto della legalità nel settore delle costruzioni e per la diffusione dei criteri della qualità nei cantieri edili, che non può prescindere in nessun modo dalla completa osservanza delle norme a favore dei lavoratori e a tutela della loro sicurezza.
Campobasso li 12.10.2005
Il Segretario Regionale CGIL Domenico di Martino
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